domenica 26 ottobre 2014

Novità e speranza


Stralcio del discorso di insediamento del nuovo Rettore della Pontificia Università Antonianum in Roma


Mercoledì 22 ottobre 2014 si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico 2014-2015 della Pontificia Università Antonianum e l'insediamento del nuovo Rettore Magnifico, prof.ssa Mary Melone.
Nel corso della cerimonia, al termine della lettura dei decreti di nomina del Rettore Magnifico e del Vicerettore, prof. Agustín Hernández Vidales, la prof.ssa Melone ha pronunciato il giuramento di fedeltà ed è intervenuta auspicando che il cammino della Pontificia Università Antonianum possa proseguire nel prossimo triennio alla luce di tre priorità, ovvero «la fedeltà alla vocazione francescana nella costruzione e comunicazione del sapere», «la qualificazione accademica» e «l’impegno a custodire e accrescere il carattere di universitas». Ecco sotto un brano del suo intervento.
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Mi sia consentito solo un breve riferimento all’attenzione che questa nomina ha portato con sé. Tra le varie letture che sono state date di questa “prima volta di una donna rettore in un’università pontificia”, io ne condivido particolarmente una, quella che sottolinea come si tratti di un segno di speranza.
Non intendo assolutamente dare a quest’affermazione il senso di una rivendicazione di ruoli di responsabilità per le donne, anche se non posso non sottolineare il valore del contributo delle donne, che sono in sé stesse un segno di speranza, per la loro innata capacità di protendersi verso il futuro e per l’attitudine a prendersi cura che le caratterizza. Lo dico naturalmente con il sorriso sulle labbra e senza voler urtare la sensibilità di nessuno, consapevole soprattutto che le donne non hanno certo il monopolio della speranza, ma ne sono comunque portatrici avvantaggiate, anche nella Chiesa.
Io vorrei tuttavia riferirmi ad un altro significato: mi sembra che questa nomina abbia suscitato attenzione, tanto da essere considerata segno di speranza, anzitutto perché è qualcosa di nuovo, perché lascia intravvedere il realizzarsi di una novità.
Questa considerazione mi sembra dire una realtà molto semplice, da cui vorrei trarre qualche indicazione: abbiamo tutti un grande bisogno di novità. Il nuovo a volte può intimorirci e disorientarci, ma in fondo è ciò che sostanzia e sostiene la nostra speranza. Il nuovo che ci fa sperare, però, non è il cedimento superficiale a quella voglia di cambiamento che troppo spesso è criterio dominante della cultura di oggi, ma è la novità che ha a che fare con la creatività dello Spirito, che ci mette dinanzi alle sorprese di Dio. «Dio non ha paura delle novità, ma ci fa nuovi continuamente», affermava solo pochi giorni fa papa Francesco, durante la beatificazione di Paolo VI.
Di questa novità, che segna il passaggio dello Spirito, ha costantemente bisogno la Chiesa per essere davvero una Chiesa in uscita, una Chiesa non arroccata e preoccupata di sé, ma aperta al confronto e al dialogo.
Il testo completo si trova in www.antonianum.eu