lunedì 19 gennaio 2015

Ci ha lasciati soli il Signore, dopo averci ordinato di salpare?



 Attraverso tutte le azioni da lui compiute il Signore ci ammonisce dunque su come dobbiamo vivere quaggiù. In questo mondo tutti infatti sono pellegrini, sebbene non tutti desiderino tornare nella patria. Ma proprio a causa di questo viaggio noi incontriamo le sofferenze dovute a sconvolgimenti e a tempeste; è quindi necessario che siamo almeno nella barca. Poiché se nella barca corriamo pericoli, fuori della barca andiamo incontro a una morte sicura. In realtà, per quante forze abbia nei muscoli delle braccia chi nuota nel mare, talora, sopraffatto dal mare grosso, viene inghiottito dalle onde e affoga. È necessario quindi che siamo nella barca, cioè siamo portati sul legno per essere in grado di attraversare questo mare. Orbene, questo legno, dal quale viene portata la nostra debolezza, è la croce del Signore con la quale veniamo segnati e veniamo preservati dall'annegare nelle tempeste di questo mondo. Siamo soggetti alle tempeste, ma c'è Dio che può venire in nostro aiuto.

 Quanto poi al fatto che, lasciata andare la folla, il Signore salì da solo sul monte a pregare, quel monte significa l'alto dei cieli. Poiché il Signore dopo la risurrezione, lasciata la folla, ascese da solo in cielo, e lì intercede per noi, come dice l'ApostoloC'è pertanto un significato misterioso in quest'azione del Signore il quale, lasciata la folla, sale sul monte per essere solo in preghiera. In effetti egli è ancora oggi il solo primo nato dei risorti il quale dopo la risurrezione del corpo si trova alla destra del Padre quale sommo sacerdote e avvocato delle nostre preghiere. Il capo della Chiesa è nell'alto dei cieli, perché tutte le altre membra lo seguano alla fine. Se dunque intercede per noi, prega da solo, per così dire sulla cima di un monte, al di sopra di tutte le creature più alte.

Frattanto la barca che trasporta i discepoli, cioè la Chiesa, è agitata e scossa dalle tempeste delle avversità, e non cessa il vento contrario, cioè il diavolo che le si oppone e si sforza d'impedirle di giungere alla tranquillità del porto. Ma più potente è Colui che intercede per noi. Poiché in mezzo a queste nostre tempeste, che ci travagliano, egli ci dà fiducia venendo verso di noi e confortandoci; quando siamo turbati badiamo soltanto di non uscire dalla barca e gettarci in mare. In realtà anche se la barca è sbattuta è tuttavia sempre una barca. Essa sola porta i discepoli e accoglie Cristo. È vero, essa corre pericolo nel mare, ma senza di essa uno va in perdizione. Rimani perciò ben saldo nella barca e prega Dio. Quando non approdano ad alcun risultato tutti gli accorgimenti e sono insufficienti le manovre del pilota e le stesse vele spiegate possono apportare più pericolo che utilità; quando non si può più fare affidamento su ogni specie d'aiuti e di forze dell'uomo, ai passeggeri non resta altro che intensificare le preghiere e implorare l'aiuto di Dio. Colui il quale dà ai naviganti la possibilità di arrivare al porto, abbandonerà forse la propria Chiesa senza condurla alla tranquillità?.
Agostino, Serm. 75, 2-4