giovedì 19 marzo 2015

Evangelii gaudium, un vocabolario di pace



Cercare parole di pace, anche quando la pace appare quotidianamente e duramente contraddetta, seguendo l’Evangelii gaudium. Il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, come ultimo appuntamento di preparazione all’incontro di sabato prossimo con il Pontefice, in visita alla città partenopea, chiama a confrontarsi con i sacerdoti diocesani e religiosi il direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, che ieri ha pprofondito il capitolo IV dell’Esortazione apostolica. Tema: «Il dialogo sociale come contributo per la pace». Perché «ogni cristiano diventi strumento di pacificazione e testimonianza credibile di una vita riconciliata». Tarquinio ha ricordato che il Papa indica tre ambiti specifici di dialogo: con gli Stati; con la società; con i credenti non cristiani e con i non credenti disposti a essere «preziosi alleati» nella umanizzazione della società. E ha sottolineato come la Chiesa abbia nella visione di Francesco due 'armi' decisive per costruire comprensione e pace: una lunga «esperienza di umanità» e la «memoria della vita e della sofferenza dei popoli». L’importante è aver chiaro che questo impegno non è mai solo affare «di una frazione, un gruppo, un’élite», un progetto esclusivo («di pochi per pochi», dice il Papa), ma un cammino comune. 

Certamente – ha aggiunto il direttore, citando ancora Francesco – «la Chiesa non dispone di soluzioni tecniche per tutte le questioni». Tuttavia propone con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza, «senza farsi espropriare di parole e significati, senza rinunciare ai valori fondanti l’esistenza e che possono e debbono suggerire anche azioni politiche». Perché la Chiesa, nella prospettiva del Papa, 'parla' con gli Stati «a partire dal popolo, da ciò che esso sperimenta e soffre». E proprio ripartendo dagli ultimi, dai più poveri (per soldi, salute, speranza, libertà...) può dialogare senza paura 
– meglio, «fare amicizia» – anche con la scienza (e con l’arte). Consapevole che alcuni scienziati vanno però «oltre l’oggetto della loro disciplina », con l’intenzione di 'pesare' il valore e la dignità della vita, facendosi portatori non di ragione ma di «una ideologia che chiude la strada a un dialogo autentico e fruttuoso». 

La Chiesa non rinuncia poi a incalzare con umile tenacia la politica di fronte alle terribili ingiustizie economiche frutto dell’«idolatria del denaro» e a «costruire ponti» verso ogni altro credente (soprattutto con gli islamici) per fermare la pianificata follia delle persecuzioni contro le minoranze (soprattutto cristiane). Una riflessione che così si è infine riannodata con l’introduzione del cardinale Sepe: l’impegno di sacerdoti e religiosi «a costruire ponti di comprensione e di comunione, perché pace e dialogo crescano nella società».
Avvenire