domenica 1 marzo 2015

La gender theory sfigura l'immagine di Dio

Maschile e femminile
Roze: riscoprire la bellezza della diversità 
di Marta Petrosillo

Riscoprire la bellezza della differenza sessuale in una società in cui la cultura cerca di imporsi sulla natura e in cui la differenza è vissuta come un’imposizione, un’oppressione. Ne parla il frate francese Étienne Roze nel libro Verità e splendore della differenza sessuale edito da Cantagalli, che sarà presentato domani a Roma.
Il volume parte da un’analisi della gender theory, che ne indaga cause, scopi e strategie, per poi sviluppare il tema della differenza sessuale sotto i profili filosofico, antropologico, corporeo, sociale ed esegetico. «La gender theory, rappresenta la “sfigurazione” dell’immagine di Dio che l’uomo è chiamato a riflettere – spiega padre Roze a La Nuova Bussola Quotidiana – e nel mio libro ho voluto indicare un percorso mediante il quale reagire al brutto con il bello».
Non una semplice fotografia delle implicazioni della teoria gender nella società, ma l’indicazione di una via per il loro superamento, alla luce di riferimenti quali la teologia del corpo di Giovanni Paolo II. «La migliore confutazione della filosofia decostruttiva del gender – scrive il cardinale Elio Sgreccia nella prefazione – sta nella positività racchiusa nell’antropologia cristiana». 
Padre Roze, perché ha sentito l’esigenza di scrivere un libro sulla differenza sessuale?
Ho lavorato per molti anni a contatto con migliaia di giovani e non ho potuto fare a meno di notare le grandi difficoltà che i ragazzi avevano nel definire la propria identità sessuale. Era come se esitassero ad esprimere il maschile e il femminile attraverso la loro corporeità. Ho deciso allora di approfondire la mia intuizione e indagare le cause di questa indeterminazione attraverso lo studio della Bibbia e di diversi autori, inclusi promotori della gender theory come Judith Butler (1956). Se fino a quel momento avevo osservato i segni dell’indifferenziato nei comportamenti dei ragazzi, dopo un’attenta analisi dei testi della Butler, ho iniziato a capire che le origini della loro confusione erano insite nel modo di concepire il rapporto uomo-donna: una conseguenza del relativismo culturale in cui vivevano e che impregnava il loro modo di pensare la realtà antropologica. 
Il percorso tracciato dal suo libro parte proprio dalla gender theory
Il mio studio inizia con un’analisi della gender theory e dalle ragioni che hanno portato a questa devianza. Lagender theory ruota intorno a tre termini: nichilismo, dualismo e marxismo. Il nichilismo rifiuta ogni verità oggettiva, sostenendo che ognuno è libero di dare un senso alla realtà e plasmarla a proprio piacimento. Quindi si abbandona il sesso, il dato originario, e si pretende di poter progettare ciò che si vuole per la natura umana. Qui entra in gioco la visione dualista, ovvero la tendenza a rifiutare ogni tipo di realtà duale. In questo scenario l’eterosessualità è interpretata come un modello egemone che impedisce alle altre identità di esprimersi e le cui cause discriminatorie devono essere decostruite e minate attraverso la creazione di un terzo genere. Qualcuno ha giustamente associato il terzo genere al “cavallo di Troia”: un’eccellente immagine che mostra come, entrando sovversivamente nella piazza, si può prendere possesso dell’intera città e dei suoi abitanti. Infine si innesca la dinamica dell’odio introdotta dal marxismo, che oggi prende il nome di omofobia e lotta all’omofobia, mentre un secolo fa era identificata nella lotta di classe. Negli ultimi anni questa ideologia è stata ripresa dal femminismo e applicata al gender, mantenendo la stessa struttura. Se cento anni fa era il proletariato che doveva combattere il capitale, oggi occorre eliminare le cause dell’ingiustizia introdotta dalla differenza.
In quest’ottica la differenza diviene diseguaglianza, oppressione…
Nella gender theory la parola differenza crea rivalità e opposizione, perché per questa teoria la natura umana non esiste più. Il gender non considera il corpo, esiste solo un progetto. Ognuno diventa ciò che vuole essere. Uomo, donna, animale. È l’imposizione della cultura sulla natura. E se la natura umana non esiste più, l’eterosessualità diviene un’insopportabile realtà egemone che schiaccia qualsiasi altra identità di genere. Bisogna dunque creare un terzo genere destinato a sconvolgere l’equilibrio binario uomo-donna e a sovvertire l’antropologia classica. Al contrario di quanto sostenuto dalla teoria gender, la realtà ci dice che esiste una relazione di parità tra l’uomo e la donna, in cui lei è uguale a lui e viceversa. Nessuno dei due, preso singolarmente, può esaurire la natura umana, ma entrambi ne sono capaci nel momento in cui si donano l’uno all’altra. Sono fondati su una relazione di parità, ma complementari perché differenti. Questo è il progetto di Dio.
Di fronte alla negazione della differenza sessuale, possiamo parlare di una crisi della verità?
Se l’intelligenza non riconosce la realtà ma se ne inventa una propria, perché è stata ingannata nella ricerca oppure a causa di processi filosofici che ritengono l’intelligenza umana incapace di comprendere la verità, allora si cade nell’idealismo. Oggi l’uomo si è inventato una verità che non è reale.
Nel tracciare una via di reazione a questa «eresia antropologica», lei invita a ripartire dal corpo…
Non esiste “esperienza originaria” che non coinvolga il corpo dell’uomo, il suo corpo sessuato. Il corpo sembra essere il primo testimone dell’“esperienza originaria”. La carne è l’epifania di un vissuto interiore: non posso descrivermi se non con il mio corpo ed è importante comprendere come in esso è improntata la differenza sessuale. La ragione per la quale il dato corporeo è svanito e i significati della carne sono stati in gran parte neutralizzati è lo svuotamento dell’intimità sessuale. Le cause dell’attuale deriva antropologica e della negazione di ogni differenza sono da ricercarsi nella perdita di significato dell’atto coniugale. Grazie a questo relativismo sessuale, l’ideologia del gender ha trovato lo spazio libero per una ridefinizione dell’uomo.

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E ai bambini si impone il gioco del dottore, per "rispetto"
di Amedeo Rossetti de Scander*

“Il gioco del rispetto”, così viene chiamato quello che viene spacciato per gioco didattico educativo e che nei giorni scorsi ha fatto ingresso nelle scuole di infanzia del Comune di Trieste.
Tale “gioco” viene presentato con finta trasparenza ai genitori, mediante generici avvisi affissi nelle bacheche, che introducono il tutto parlando di “sensibilizzazione contro la violenza sulle donne”, come se un bambino di 4 o 5 anni potesse essere un mostro, picchiatore o stupratore di donne.
Si vuole parlare di rispetto ma non si rispetta, e lo fanno facendo credere che sia un obbligo, facendo credere che ciò che dicono il Comune, L’Organizzazione Mondiale della Sanità o chi altro ancora abbia valore di legge. Mi dispiace per loro, ma non è proprio così!
Tutte le scuole presentano un POF, Piano di Offerta Formativa, con il quale vengono esposti i programmi e le linee di insegnamento adottate dalla scuola; il POF serve anche alle famiglie, per poter valutare la scelta dell’istituto che ritengono migliore per i loro figli.
Sarebbe opportuno che il Comune di Trieste, per quanto riguarda le sue scuole di ogni ordine e grado, ci spiegasse perché i POF per l’anno scolastico in corso vengano resi pubblici ad anno scolastico già iniziato e vengano resi accessibili ai genitori soltanto dopo che questi siano stati definitivamente approvati dal consiglio d’istituto.
Nella fattispecie, i POF a Trieste sono stati ufficialmente approvati verso la fine di ottobre ed inseriti online nei primi giorni di novembre, quindi praticamente a 6 settimane dall’inizio dell’anno scolastico per il quale fanno riferimento.
A sfogliare, ed a leggere, il libretto del “gioco del rispetto”, c’è da restare allibiti.
Non so al lettore che sensazione possa fare, ma cito testualmente uno dei passaggi delle “istruzioni all’uso” per gli insegnanti: “… L’insegnante a questo punto fa notare che le sensazioni e le percezioni che (n.d.a.: i bambini) hanno provato sono uguali per i corpi dei maschi e per i corpi delle femmine. I corpi funzionano nello stesso modo. Per rinforzare questa percezione i bambini/e possono esplorare i corpi dei loro compagni/e ( utilizzare uno stetoscopio, se si riesce a reperirlo), ascoltare il battito del cuore a vicenda, respirare per riempire i polmoni e poi svuotarli facendo porre la mano sul torace, ecc.
Ovviamente i bambini/e possono riconoscere che ci sono delle differenze fisiche che li caratterizzano, in particolare nell’area genitale. E’ importante confermare loro che maschi e femmine sono effettivamente diversi in questo aspetto, e nominare senza timore i genitali maschili e femminili ma che tali differenze non condizionano il loro modo di sentire, provare emozioni, comportarsi con gli altri/e”.
Va sottolineato che il progetto legato a questo “gioco” non è mai stato inserito nel POF e mai stato discusso, almeno per l’istituto che conosco io, in Consiglio d’Istituto.
Questa non è una materia prevista dai programmi del Ministero della Pubblica Istruzione, ma è un’iniziativa, per quanto riguarda il nostro territorio, partita dal Comune di Trieste.
E’ pertanto compito del Comune, e di questo sono certo il Comune stesso non mancherà di fornire adeguate delucidazioni, spiegare perché tematiche di questa delicatezza vengano inserite nelle attività didattiche delle scuole, violando di fatto il diritto dei genitori, tutelato dalla nostra Costituzione,  all’educazione dei loro figli.
Non regge la richiesta di autorizzazione ai genitori, in mancanza della quale un bambino verrà convogliato in altra classe durante lo svolgimento di quella attività: di fatto è un atteggiamento discriminatorio nei confronti del bambino e della famiglia, soprattutto perché stiamo parlando, lo ripeto fino alla nausea, di attività non curriculari, ovvero non previste dalla legge.
I figli non si toccano, né fisicamente né emotivamente: questa che viene proposta è violenza.
Non ho avuto timori a difendere la vita di un mio figlio, non ho neppure paura ora a difendere l’integrità dell’altro e saremo noi genitori ad educarlo al rispetto.
Quel rispetto verso il prossimo che parte dal rispetto verso se stessi: manca questo è impossibile l’altro.
*genitore