venerdì 28 agosto 2015

Cari amici di CL...

Meeting di Rimini, locandina

di Stefano Fontana

In questi giorni diverse lettere e messaggi sono arrivati in redazione - da parte di persone appartenenti a Comunione e Liberazione e non - che esprimono perplessità sull'edizione del Meeting di Rimini appena conclusa. In genere molto apprezzate alcune mostre, ma sul filo rosso che ha legato incontri, scelta dei temi (anche quelli da non affrontare) e relatori le reazioni sono state di sorpresa e sconcerto. Per non parlare poi della reazione ad alcuni episodi negativi che hanno macchiato la settimana riminese. Tale reazione, anche all'esterno di CL, non deve stupire perché il movimento per diversi decenni è stata l'unica presenza cristiana visibile nella società italiana, e punto di riferimento per tanti cattolici smarriti. E il Meeting è stato segno di questo desiderio di giudicare tutto e di sfidare tutti a partire dall'incontro con Cristo. Oggi si nota un cambiamento e si cerca di capirne la ragione e l'obiettivo. Scegliamo perciò di pubblicare una lettera, che sintetizza tanti degli argomenti suscitati e chiede una risposta, che lasciamo anzitutto ai nostri lettori e collaboratori.  
Caro direttore,
mi piacerebbe che qualcuno dei miei amici di Comunione e Liberazione mi spiegasse cosa sta succedendo nel Movimento, se sta succedendo qualcosa. A me sembra di sì e il Meeting di quest’anno, in particolare, lo ha evidenziato. 
Un Meeting dal programma così attento a non disturbare i manovratori non si era mai visto. Scarse le proposte controcorrente. Scarse le proposte cattoliche. Molti gli incontri aziendali ed economici, molti i rappresentanti delle istituzioni invitati, da Monica Maggioni, nuova presidente RAI a Domenico Delrio, sottosegretario alla presidenza del consiglio e ministro per le Infrastrutture, dal premier Renzi a Roberto Maroni, da Francesco Rutelli al ministro Gentiloni. Molto composti ed equilibrati gli incontri interreligiosi. Non potevano mancare i temi delle “periferie” dello sviluppo sostenibile, e infatti non sono mancati. Non poteva non essere presente la sociologa Chiara Giaccardi, che in un articolo su Avvenire di luglio aveva propugnato il gender cattolico, ed infatti era presente. Perfino il tema della scuola, tanto caro a Comunione e Liberazione, è stato trattato in sordina, affidato a Luigi Berlinguer l’incontro aveva per titolo “statale o paritaria purché sia migliore”. In tutto il Meeting non c’è stato un accenno alla libertà di educazione, e perfino il tema della sussidiarietà è stato confinato in un incontro del gruppo interparlamentare per la sussidiarietà.

Completamente assenti le grandi sfide di oggi: la vita, la procreazione, la denatalità, le unioni civili, il gender, l’eterologa, le nuove forme di famiglia distruttive della famiglia, l’utero in affitto, la lotta alle leggi ingiuste. Eppoi i grandi applausi per il premier Renzi che con Comunione e Liberazione non si sa cosa ci azzecchi. Dimenticato il suo centralismo statalista, le leggi contro la famiglia che vuole siano approvate per l’autunno prossimo, l’assenza del governo sull’eterologa, la discutibilissima legge sulla scuola.
Le cronache si sono molto soffermate sul caso Carbone (clicca qui), ossia sull’annullamento dell’intervento del domenicano Padre Giorgio Carbone e delle giornaliste Raffaella Frullone e Benedetta Frigerio (quest’ultima, tra l’altro, del settimanale Tempi) sul gender. Le ricostruzioni de La Nuova Bussola Quotidiana hanno messo in evidenza le pressioni del quotidiano Repubblica e sembra che il Meeting non abbia voluto introdurre un elemento di disturbo nei confronti dell’ideologia gay. Però non si è trattato solo di questo. L’osservatore esterno, quale io sono, intuisce una transizione in atto molto più generale.
Una mia amica di CL mi ha detto che il Movimento sta diventando l’Azione Cattolica. Si concepisce ormai come un movimento di formazione e non di appartenenza. Non so se abbia ragione o no, però a me sembra che un Movimento che non scende più in piazza sembra aver fatto una specie di “scelta religiosa”. Ma in questo caso si potrebbe ancora parlare di Comunione e Liberazione come l’abbiamo sempre conosciuto?
Una delle menti pensanti di Comunione e Liberazione è il filosofo Massimo Borghesi. Da tempo egli dà una lettura del rapporto con la modernità che non mi sembra essere molto in linea con il pensiero di don Giussani e con la storia di Comunione e Liberazione. Specialmente nel suo libro sulla teologia politica, ma anche in molti suoi interventi su “Il Foglio” esattamente l’anno scorso a seguito di alcune critiche di Roberto De Mattei e poi quest’anno dopo l’analisi di Maurizio Crippa sull’assenza di CL dalla manifestazione del 20 giugno, Borghesi sostiene che oggi la modernità ci riconduce allo stesso clima di laicità propria della Chiesa delle origini. In questo modo, però, mentre si sbarazza del confessionalismo di Stato, elimina anche la pretesa cattolica che Gesù Cristo sia la risposta finale anche per la costruzione della società. Ma questa era anche la pretesa di CL. O sbaglio?