martedì 18 agosto 2015

Un solo futuro comune





Il  tweet di Papa Francesco: "Quando sperimentiamo l’amore misericordioso del Padre, siamo più capaci di condividere questa gioia con gli altri." (18 agosto 2015)

*

Communauté de Taizé: Messages reçus de la part des responsables d’Eglises 
 Communauté de Taizé 

*

Nella preghiera e nel lavoro dei cristiani. C’è un solo futuro comune

Pubblichiamo, quasi per intero, il testo del messaggio inviato per l’occasione dal segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese.
(Olav Fykse Tveit) A 75 anni da quando questa straordinaria visione ha preso vita, Taizé continua ad attirare e a ispirare migliaia e migliaia di giovani in tutto il mondo. Taizé è un villaggio, è una comunità religiosa, ma ancor più è una casa spirituale, una stazione preziosa sul percorso della vita e un punto d’incontro con altri che seguono questo stesso cammino.
Ciò vale sia quando essi s’incontrano qui, in questo luogo, sia quando s’incontrano nello spirito di Taizé in molte altre occasioni in giro per il mondo.
L’attrazione verso un’esperienza di semplicità nella vita e nella preghiera testimonia in modo straordinario come tanti giovani diano una nuova espressione al motto centenario ora et labora, prega e lavora. Rendendo più profonda la mia spiritualità e ispirando la mia azione, Taizé ha svolto un ruolo trasformatore anche nel mio cammino di fede. Sarò sempre grato a fratel Roger e alla comunità da lui fondata. Sotto la sua guida, caro fratel Alois, la comunità ha invitato a un «pellegrinaggio di fiducia sulla terra». I giovani hanno risposto con entusiasmo, motivati dal forte legame tra la spiritualità condivisa e la pratica della solidarietà. Lei ha scritto: «Mentre continuiamo il pellegrinaggio di fiducia sulla terra, che riunisce giovani da molti Paesi, comprendiamo meglio e più in profondità questa realtà: l’intera umanità forma una sola famiglia umana e Dio vive in ogni essere umano senza eccezione».
È fondamentale per noi, oggi, onorare la verità spirituale profonda secondo cui viviamo insieme come unica famiglia umana e facciamo parte dell’intera rete della vita. Riconoscere che siamo collegati gli uni con gli altri è l’inizio della fiducia reciproca e della solidarietà, necessarie per cambiare e trasformare la realtà incerta che stiamo affrontando. Dobbiamo sentire nel profondo del cuore che la nostra appartenenza al Dio uno e trino comporta l’appartenenza gli uni agli altri e al creato. Questo vale sia oggi sia domani. Vivere insieme significa che il nostro futuro è legato in modo indissolubile al futuro dell’altro. C’è un solo futuro comune per tutti noi. L’esperienza della vita in comunità rispecchia in modo efficace l’interdipendenza degli esseri umani. Settimana dopo settimana, a Taizé i giovani si uniscono ai fratelli nel ritmo di vita comune, partecipando alla preghiera, allo studio della Bibbia e all’incontro, e condividendo i compiti pratici che permettono di vivere insieme. Molte volte per noi è una sfida; spesso ci cambia. Ma in tutta la storia del cristianesimo, gli aspetti più stimolanti e importanti della nostra fede e della nostra missione nel mondo di Dio sono stati compresi ed espressi in comunità.
E quindi, le lezioni apprese qui sull’impegno a vivere insieme, a condividere una visione comune, sono grandi doni mentre affrontiamo le incertezze del nostro futuro. La comprensione della forza dell’interrelazione tra Chiesa, umanità e intero creato è fondamentale mentre osserviamo la devastante minaccia del cambiamento climatico. È essenziale in un mondo caratterizzato da una dolorosa disuguaglianza e dalla mancanza di solidarietà, in cui le condizioni socioeconomiche ancora mantengono milioni di persone nella povertà più abietta. È essenziale in un mondo in cui la mancanza di assistenza sanitaria adeguata ha conseguenze mortali per troppe persone colpite da virus e malattie prevenibili. Abbiamo appena commemorato i 70 anni dal lancio delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki, un terribile ricordo degli orrori della guerra e del pericolo costante della potenza nucleare. Queste minacce alla vita colpiscono in modo indiscriminato, e tuttavia ci colpiscono tutti. Di fatto, dobbiamo renderci conto: l’intera umanità forma una sola famiglia umana e Dio vive in ogni essere umano senza eccezione.
Il pellegrinaggio è la caratteristica che definisce oggi il movimento ecumenico. L’invito della comunità di Taizé a un «pellegrinaggio di fiducia sulla terra» fa eco all’invito della decima assemblea del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec), tenutasi a Busan, a compiere un pellegrinaggio della giustizia e della pace. Quando si parla di un pellegrinaggio che unisce le dimensioni spirituali della preghiera e del culto all’azione pratica per la giustizia e la pace, ci viene ricordato che la vita e l’identità cristiana fanno parte di qualcosa che è più grande di noi stessi, qualcosa che ci unisce nella solidarietà reciproca quale espressione della grazia e dell’amore di Dio. Abbandoniamo un approccio autoreferenziale ed egocentrico alla fede e alla vita cristiana. Camminare insieme in questo pellegrinaggio esige e incoraggia l’apertura al dialogo, l’accettazione e la pratica della responsabilità reciproca, nonché l’inclusione dell’altro nel proprio futuro. Cercando un senso al di là di se stessi o di noi stessi come parte di un gruppo particolare, di una Chiesa, di una tradizione, si scopre il senso che dà importanza alla vita di una fratellanza più ampia di quanti camminano insieme.
Di fatto, considero molto significativo che insieme con il settantacinquesimo anniversario della fondazione della comunità di Taizé celebriamo anche il centenario della nascita di fratel Roger e il decimo anniversario della sua morte. Camminando insieme nel pellegrinaggio della giustizia e della pace ci affermiamo anche reciprocamente come persone con doni e impegni specifici che siamo disposti a condividere. Come cristiani, ci consideriamo gli uni gli altri fratelli e sorelle che si sostengono reciprocamente per vivere come discepoli di Cristo seguendo il cammino di Gesù. Fratel Roger ha dimostrato la gioia e il dolore del discepolato con la sua vita e la sua testimonianza. Il suo cammino di vita ci aiuta a riconoscere il significato più profondo dell’essere una cosa sola nel corpo di Cristo nella preghiera e nella pratica. Le sue riflessioni sulla fede in Cristo, in mezzo al terrore nazista e alla guerra, e infine la tragedia della sua morte, mantengono la nostra attenzione sulla croce di Cristo. Ci viene ricordato dell’amore unificante, riconciliante e abnegato di Cristo per il mondo e il dono della nuova vita nell’Eucaristia.
Essendo una nel corpo di Cristo, la Chiesa deve essere un segno profetico e un anticipo del regno di Dio di giustizia e di pace che verrà. Si tratta di una visione, una visione che comprenderemo solo attraverso l’esperienza. Ora et labora — prega e lavora — il culto e la pratica, volgersi verso Dio e volgersi verso il mondo: sono tutte cose che vanno insieme e segnano il ritmo fondamentale della nostra vita di cristiani. Secondo la mia esperienza diretta, ciò che vediamo e impariamo a Taizé serve da ispirazione duratura per il nostro pellegrinaggio personale.
***
Per Taizé tre anniversari e un annuncio
La comunità di Taizé si appresta ad aprire, nel settembre prossimo, una fraternità a Cuba. Ad annunciarlo è stato il priore, fratel Alois, che ha reso noto di aver accettato l’invito rivoltogli lo scorso anno da un presule cattolico e da un teologo evangelico. L’annuncio è arrivato nel contesto delle celebrazioni conclusive organizzate in questi giorni sulla collina della Borgogna per i tre anniversari del 2015: il centesimo della nascita (12 maggio) di fratel Roger; il settantacinquesimo di istituzione della comunità; il decimo della morte (16 agosto) del fondatore.

L'Osservatore Romano