mercoledì 19 agosto 2015

PUÒ DIO SOFFRIRE?

Guido Reni: Il Padre accoglie il Figlio Imparò l’obbedienza da ciò che patì (Eb 5,8)

reniGuido Reni, 1625, Roma SS. Trinità dei Pellegrini
di Marcello Giuliano
Il patire è una scuola? La sofferenza, il dolore, la passione sarebbero situazioni di vita dalle quali si può imparare qualcosa? Nella Scrittura non vi è altra espressione diretta in cui si dica che il Cristo imparò qualcosa solo dalle cose che patì. E cosa imparò? L’obbedienza. Cos’è l’obbedienza? La radice della parola: ob anteposta ad audire significa prestare ascolto. L’obbedienza è capacità di saper ascoltare
qualcuno fuori di sé.
L’ascolto richiama il suo strumento, l’orecchio. L’orecchio è una fessura, che permette, a ciò che sta fuori, di entrare. L’evidenza dice che un orecchio “pieno” non servirebbe al suo scopo. Non occorre troppa immaginazione per comprendere che l’obbedienza è legata ad un vuoto e ad una ferita. Essere pieni di sé impedisce l’ascolto dell’altro e, quindi, l’obbedienza. Per questo Gesù, uomo nuovo, obbediente a Dio, crebbe al massimo della perfezione possibile nella sofferenza.
Per proseguire: 5 PUO DIO SOFFRIRE