giovedì 2 febbraio 2012

L'eroico quotidiano




Riporto da "Avvenire" di oggi, 2 febbraio 2012.

​In una società che si va sempre più secolarizzando, dedicare una giornata mondiale alla vita consacrata può apparire un anacronismo; ma proprio per questo si rivela tanto più necessario. Anzitutto per richiamare l’attenzione dei cristiani e degli stessi consacrati sul valore, il significato e il fine della loro esclusiva consacrazione a Dio. In concomitanza con il decennio che la Chiesa propone per educare alla vita buona del Vangelo, questa giornata assume un’importanza capitale. I consacrati – uomini e donne – saranno, ovviamente, nella Chiesa quelli più direttamente impegnati nell’opera educativa. Perché il loro insegnamento abbia efficacia dovrà consistere soprattutto in una coerente testimonianza di vita.

L’educazione alla vita buona del Vangelo richiede perciò che il libro di testo sia ampiamente illustrato. Le immagini vive dovrebbero proprio essere quelle delle persone consacrate che i ragazzi, i giovani e i cristiani di ogni età hanno davanti agli occhi nella vita quotidiana. Questo comporta che le immagini corrispondano al testo del Vangelo, ossia alla vita di Gesù. In coloro che per una vocazione speciale sono stati chiamati a seguirlo «più da vicino», come gli apostoli, si devono vedere i tratti essenziali del Cristo, della sua santità, della sua divina bellezza.

Nel messaggio della Commissione episcopale per il clero e la vita consacrata vengono opportunamente richiamate le quattro note fondamentali costitutive della vita cristiana di cui i consacrati devono essere modello: il primato di Dio, la fraternità, lo zelo divino, lo stile di vita.

Dal primo posto dato a Dio nell’esistenza cristiana scaturisce l’accoglienza di tutti gli uomini come fratelli e l’impegno assiduo nel «presentare all’umanità di oggi così dispersa e divisa» il volto della Chiesa, quale famiglia di Dio, comunione d’amore. I consacrati che vivono in autentiche comunità fraterne possono essere segno di speranza per tutta l’umanità che soffre di interminabili e devastanti conflitti.

Ma per realizzare questa credibile e consolante testimonianza è necessario il buon zelo, l’amore divino, ossia il fuoco dello Spirito acceso nei cuori dei credenti. Soltanto con un ardente amore per Dio e per il prossimo si può cambiare la società vincendo il male con il bene, mettendo pace dove c’è guerra, amore dove c’è odio. Ne consegue uno stile di vita diversa da quella che domina la scena del mondo in cui prevalgono l’egoismo, l’orgoglio, la concupiscenza e tutto il corredo delle passioni che rendono schiavo l’uomo assetato, per assurdo, di libertà.

Nei consacrati, deve potersi vedere Gesù povero, umile, obbediente, gratuito, accogliente. In una parola: santo, irradiante lo splendore della gloria del Padre fin sulla croce. Lì, infatti, si è manifestato il più grande, misericordioso, gratuito amore. Amore per il Padre e amore per i fratelli. Non è ammissibile, oggi, una vita cristiana, ancor più se consacrata, che sia mediocre e facile al compromesso con la mentalità del mondo. È Gesù stesso che spinge fortemente all’eroico quotidiano per poter vivere nel mondo senza essere del mondo. E questo perché il mondo stesso sia conquistato a Dio, si lasci trasformare e consacrare dalla presenza del Cristo consacratore del cosmo.

La giornata mondiale della vita consacrata avrà efficacia soltanto se dilatata nel cuore di tutta la Chiesa – in particolare dei consacrati – come preghiera incessante, come ardente anelito al compimento del Regno di Dio nel pieno splendore della Sua bellezza. Questo non è un sogno o un’utopia. In realtà gli uomini del nostro tempo, pur avendo emarginato Dio, sentono una grande, insopprimibile nostalgia di Lui e quando scoprono persone e comunità che lo rendono visibile nella bellezza del loro stile di vita, ne restano affascinati e si lasciano attrarre a Lui.

Anna Maria Canopi

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Sempre da Avvenire riporto la testimonianza di Suor Maria Valeria, carmelitana

«Quando capii che la preghiera era la mia terra di missione»
Presa da un’ardente passione per Dio, chiamata alla vita claustrale da una vocazione più forte di ogni ostacolo. È la storia di suor Maria Valeria di Gesù Crocifisso, entrata a 22 anni nel Monastero delle Carmelitane Scalze di Moncalieri (Torino).

«Lasciai tutto: università, amici, programmi per il futuro, famiglia, il mio amatissimo fratellino… per abbracciare un progetto che agli occhi di molti oggi appare inverosimile e anacronistico». A casa questa decisione non fu subito compresa, e l’opposizione fu risoluta. Una ragazza così bella, alta, slanciata, una studentessa così brillante doveva proprio chiudersi per sempre in convento? «Ho dovuto affrontare numerose e dolorose lotte per poter realizzare quanto il Signore mi chiedeva. Ma le cose preziose hanno un prezzo molto alto» afferma suor Valeria.

E aggiunge: «Avevo iniziato gli studi di medicina coltivando nel cuore il desiderio di servire concretamente il Signore in terra di missione, nel prossimo povero, solo, sofferente, malato, dimenticato, non amato. Un sogno accarezzato da lungo tempo, fin dalla mia prima giovinezza, ma … c’era un "ma" che continuava a pungolarmi: come raggiungere tutti? Soprattutto, come raggiungere il cuore delle persone, là dove desideravo portare la gioia dell’amore di Cristo, vero medico e vera medicina?».

Suor Valeria prosegue: «Nella mia ricerca in realtà non ero sola, il Signore era con me, seguiva ogni mio passo e mi fece il dono di poter capire in profondità il valore grande, apostolico di una vita di preghiera. È superfluo dire quanto quella scoperta, quella rivelazione avvenuta non durante una meditazione, ma mentre stavo studiando per un esame, abbia ribaltato la mia vita. E d’altra parte non è davvero facile tentare di esprimere a parole quei momenti fugaci come il lampo, ma preziosi quanto l’oro». Nel cammino di suor Valeria incisero anche le omelie del suo parroco; alcuni testi avuti in modo fortuito e letti quasi per curiosità: la <+corsivo>Vita<+tondo> di santa Teresa d’Avila, la <+corsivo>Storia di un’anima<+tondo> di santa Teresa di Gesù Bambino, ma anche gli scritti di sant’Agostino e Gandhi. «Soprattutto la Parola di Dio – sottolinea suor Valeria – la Bibbia ascoltata con passione come Maria, sorella di Marta, quando a Betania si poneva ai piedi di Gesù. Attraverso questo colloquio intimo con il Signore, che diventa attenzione amorosa alla sua volontà, ho compreso che Egli mi chiedeva qualcosa di più radicale».

Chi è Gesù per te? «Un giorno il versetto biblico "Dio è amore" mi colpì tanto profondamente e tanto dolcemente da lasciarmi lo spirito colmo di una gioia indicibile. Da allora Gesù Amore è colui che guida i miei passi, calma le mie ansie, riscalda il mio cuore. È il maestro, il padre, lo sposo. Il mio augurio e la mia preghiera è che tanti giovani alla ricerca della verità, dell’amore, della gioia, nell’incontro travolgente con Gesù, possano trovare quella pace che solo Lui sa dare, nella certezza che la vita acquista un valore sempre più grande nella misura in cui si è disposti a donarla».