martedì 6 agosto 2013

Testo integrale della Meditazione del cardinale maltese Prospero Grech indirizzata ai 115 cardinali elettori presenti il giorno dell’apertura del Conclave che il 13 marzo elesse nuovo Pontefice Papa Francesco



ITA/ESP

Testo integrale della Meditazione del cardinale maltese Prospero Grech indirizzata ai 115 cardinali elettori presenti il giorno dell’apertura del Conclave che il 13 marzo elesse nuovo Pontefice Papa Francesco 
Alla veneranda eta` di 87 anni sono uno dei più anziani del collegio cardinalizio, ma in quanto a nomina sono appena un neonato; e poichè la mia vita era sempre dedicata allo studio, la mia conoscenza delle vicende di Curia non supera la terza elementare. Solo in quanto tale oso presentare questa semplice meditazione in nomine Domini. L’atto che state per compiere dentro questa Cappella Sistina è un kairos, un forte momento di grazia, nella storia della salvezza, che continua nella Chiesa fino alla fine dei tempi. Siete coscienti che questo momento chiede da voi la massima responsabilità. Non importa se il Pontefice che eleggerete sia di una nazionalità o di un’altra, di una razza o di un’altra, importa solo se, quando il Signore gli rivolge la domanda « Pietro, mi ami? » egli possa rispondere con tutta sincerità: « Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo ». (1)
Allora le pecorelle affidategli da Gesù saranno al sicuro, e Pietro seguirà Cristo, il sommo Pastore, ovunque vada. Con ciò non ho nessuna intenzione di fare l’identikit del nuovo papa, e molto meno presentare un piano di lavoro al futuro pontefice. Questo compito delicatissimo spetta allo Spirito Santo, il quale negli ultimi decenni ci ha regalato una serie di ottimi pontefici santi. Il mio intento è quello di trarre dalla Scrittura alcune riflessioni per farci capire ciò che Cristo vuole dalla sua Chiesa, riflessioni che vi potranno aiutare nelle vostre discussioni. Durante la sua vita Gesù inviava i discepoli ad annunziare il Regno di Dio. (2) Il Regno ha molte sfaccettature, ma possiamo sintetizzare la sua essenza come il momento di grazia e di riconciliazione che il Padre offre al mondo nella persona e opera di Cristo. Regno e Chiesa non coincidono, il Regno è la sovranità paterna di Dio che comprende tutti i beneficiari della sua grazia. Dopo la sua risurrezione Gesù mandò gli apostoli nel mondo intero per fare discepoli di tutte le genti e di battezzarli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. (3) La Chiesa fa questo presentando il Vangelo senza sconti, senza diluire la parola; con le parole di Paolo: « Io infatti non mi vergogno del vangelo, poichè è la potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, del Giudeo prima e poi del Greco». (4) Quando si scende a compromessi con il Vangelo lo si svuota della sua dynamis, come se ad una bomba a mano si rimuovesse il tritolo in essa contenuto. Non si deve cedere nemmeno alla tentazione pensando che, poichè il Concilio Vaticano II abbia appianato la salvezza anche a coloro che sono fuori della Chiesa, si relativizzi la necessità del battesimo. Oggi si aggiunge l’abuso di tanti cattolici indifferenti che trascurano o rifiutano di battezzare i propri figli. L’annuncio del Vangelo del Regno di Dio si concretizza nell’annuncio di « Gesù Cristo, e questi crocifisso». (5) Sia la figliolanza divina di Cristo sia la sua crocifissione costituiscono lo scandalum crucis, « stoltezza per quelli che vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio ». (6) E' proprio questo scandalo della croce che umilia la hybris della mente umana e la eleva ad accettare una sapienza che viene dall’alto. Anche in questo caso, relativizzare la persona di Cristo ponendola accanto ad altri “salvatori” significa svuotare il cristianesimo stesso della sua sostanza. E' proprio la predicazione dell’assurdità della croce, che in meno di trecento anni ridusse al minimo le religioni dell’Impero Romano e aprì la mente degli uomini ad una visuale nuova di speranza e di risurrezione. Della medesima speranza è assetato il mondo odierno, che soffre di una depressione esistenziale. Il Cristo crocifisso, però, è intimamente legato alla Chiesa crocifissa. E' la Chiesa dei martiri, da quelli dei primi secoli fino ai numerosi fedeli i quali, in certi paesi, si espongono alla morte semplicemente andando alla messa domenicale. Ma la Chiesa crocifissa non si limita soltanto ai suoi martiri. Quando essa riflette la persona, l’insegnamento e il comportamento di Cristo, non fa altro che presentare la Verità, che è Cristo medesimo. (7) La Chiesa quindi chiede agli uomini di rispecchiarsi nello specchio di Cristo e di se medesima. Tutti desiderano conoscere la verita` , ma quando essa rivela i nostri difetti allora viene odiata e perseguitata: « Oculis aegris odiosa lux, quae sanis amabilis », (8) dice Agostino. E Gesu` predice: « Se hanno perseguitato me, perseguiteranno voi ». (9) Percio` , la persecuzione e` un quid constitutivum della Chiesa, come è la debolezza dei suoi membri, da cui non può prescindere senza perdere la sua individualità, è una croce che deve abbracciare. La persecuzione però, non è sempre fisica, c’è anche la persecuzione della menzogna: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno, e, mentendo diranno ogni sorte di male contro di voi per causa mia ». (10) Di ciò avete fatto esperienza recentemente per mezzo di alcuni media che non amano la Chiesa. Quando le accuse sono false non bisogna farne caso, anche se causano dolore immenso. Un’altra cosa e` quando contro di noi si dice la verità, come è accaduto in molte delle accuse di pedofilia. Allora bisogna umiliarsi di fronte a Dio e agli uomini e cercare di sradicare il male ad ogni costo, come ha fatto, con grande suo rammarico, Benedetto XVI. E' solo così che si riguadagna credibilità di fronte al mondo e si dà un esempio di sincerità . Oggi tanta gente non arriva a credere in Cristo perchè il suo volto viene oscurato o nascosto dietro un’istituzione che manca di trasparenza. Ma se recentemente abbiamo pianto su tanti avvenimenti spiacevoli accaduti a clero e laici, persino nella casa pontificia, dobbiamo pensare che questi mali, pur gravi che siano, se comparati con certi mali del passato nella storia della Chiesa, non sono che un raffreddore. Come, con l’aiuto di Dio questi sono stati superati, si supererà anche la crisi presente. Ma anche un raffreddore bisogna curarlo bene perche´ non si sviluppi in polmonite. Lo spirito maligno del mondo, il mysterium iniquitatis, (11) si sforza continuamente di infiltrarsi dentro la Chiesa. Inoltre, non dimentichiamo il monito dei profeti all’antico Israele di non cercare alleanze nè con la Babilonia nè con l’Egitto, ma di seguire una pura politica ex fide fidandoci solamente di Dio (12) e della sua alleanza. Coraggio! Cristo ci solleva d’animo quando esclama: «Abbiate fiducia, io ho vinto il mondo». (13) Facciamo adesso un passo avanti nella nostra domanda sulla volonta` di Dio a riguardo della Chiesa. Non c’e dubbio che l’unita` del suo corpo sia il summum desideratum di Cristo, come dimostra la sua preghiera sacerdotale nell’ultima cena. (14) Purtroppo, il cristianesimo è ancora diviso, sia nella fede sia nell’amore. I primi tentativi di ecumenismo immediatamente dopo la seconda guerra mondiale (mi ricordo di essere stato presente in alcuni incontri con Romano Guardini a Burg Rothenfels), come anche l’impegno suscitato dalla Unitatis redintegratio, stanno portando frutto, pur restando una lunghissima strada da fare. I pregiudizi muoiono molto lentamente e raggiungere un accordo teologico non è affatto facile. Siamo tentati di stancarci su questa strada che sembra spesso a senso unico. Ma desistere dal dialogo sarebbe andare esplicitamente contro la volontà di Dio. Più delle discussioni o gli incontri ecumenici, però, serve una preghiera fiduciosa ed intensa da tutte le parti e un cammino convergente verso la santità e lo spirito di Gesù . Non meno facile per il futuro pontefice sarà il compito di tenere l’unità nella Chiesa Cattolica medesima. Tra estremisti ultratradizionalisti e estremisti ultraprogressisti, tra sacerdoti ribelli all’obbedienza e quelli che non riconoscono i segni dei tempi, ci sarà sempre il pericolo di scismi minori che non soltanto danneggiano la Chiesa, ma che vanno contro la volontà di Dio: l’unità ad ogni costo. Unità però, non significa uniformismo. E' evidente che cio` non chiude le porte alla discussione intra-ecclesiale, presente in tutta la storia della Chiesa. Tutti sono liberi di esprimere i loro pensieri circa il compito della Chiesa, ma che siano proposte nella linea di quel depositum fidei che il pontefice insieme a tutti i vescovi hanno il compito di custodire. Pietro rendera` il suo compito tanto più facile quanto lo condivide con gli altri apostoli. Purtroppo oggi la teologia soffre del pensiero debole che regna nell’ambiente filosofico, e necessitiamo un buon fondamento filosofico per poter sviluppare il dogma con un’ermeneutica valida che parli un linguaggio intelligibile dal mondo contemporaneo. Accade spesso, però, che le proposte di tanti fedeli per il progresso della Chiesa si basano sul grado di libertà che si concede in ambito sessuale. Certamente leggi e tradizioni che sono puramente ecclesiastiche possono essere cambiate, ma non ogni cambiamento significa progresso; bisogna discernere se tali cambiamenti agiscano per aumentare la santità della Chiesa o per oscurarla. Passiamo adesso ad un capitolo ancora piu` scottante. Nell’Occidente, almeno in Europa, il cristianesimo medesimo e` in crisi. L’Europa non ha voluto nemmeno prendere in considerazione le proprie tradizioni storiche cristiane. C’e` un laicismo e un agnosticismo dilagante che ha diverse radici, per menzionarne qualcuna: la relativizzazione della verità, frutto del summenzionato pensiero debole, tema sottolineato spesso da Benedetto XVI, un materialismo che misura tutto in termini economici, l’eredità di governi e partiti che avevano l’intento di rimuovere Dio dalla societa`, l’esplosione della liberta` sessuale e quel rapidissimo progresso scientifico che non conosce freni morali e umanitari. Inoltre, regna un’ignoranza e una noncuranza non soltanto della dottrina cattolica, ma dell’ABC stesso del cristianesimo. Si sente perciò l’urgenza della nuova evangelizzazione che comincia dal kerigma puro e nudo annunciato a non credenti, seguito da una catechesi continua alimentata dalla preghiera. Però, il Signore che non viene mai sconfitto dalla trascuratezza umana sembra che, mentre in Europa gli si chiudono le porte, egli le stia spalancando altrove, specialmente nell’Asia. E anche nell’ Occidente, Iddio non mancherà di riservarsi un resto di Israele che non si genuflette di fronte a Baal, un resto che troviamo principalmente in tanti movimenti laicali dotati di carismi diversi che stanno dando un forte contributo alla nuova evangelizzazione. Questi movimenti sono pieni di giovani, tanto amati dagli ultimi due pontefici. Sono essi la semente che, ben curata, crescerà in un albero nuovo pieno di frutti. Si guardi però che movimenti particolari non credano che la Chiesa si esaurisce in loro. Insomma, Dio non può essere sconfitto dalla nostra noncuranza. La Chiesa e` sua, le porte degli inferi la potranno ferire nel calcagno, ma non la potranno mai soffocare. Finora abbiamo parlato di papi, cardinali, vescovi e sacerdoti, ma c’è un altro fattore di speranza nella Chiesa che non dobbiamo trascurare, il sensus fidelium. Agostino lo chiama « il Maestro interiore » in ciascun credente, e S. Giovanni “l’unzione” che ci insegna ogni cosa, (15) essa crea nell’intimo del cuore quel criterio di discernimento del vero dal falso, ci fa distinguere istintivamente ciò che è secundum Deum da ciò che viene dal mondo e dal maligno. (16) Secondo la Dei Verbum 8, anche il sensus fidelium è un locus theologicus che bisogna sia preso in considerazione dai pastori della Chiesa. La brace della fede devota e` tenuta viva da milioni di fedeli semplici che sono lontani da essere chiamati teologi, ma i quali, dall’intimità delle loro preghiere, riflessioni e devozioni, possono dare profondi consigli ai loro pastori. Sono questi che « distruggeranno la sapienza dei sapienti e annulleranno l’intelligenza degli intelligenti ». (17) Ciò vuol dire che quando il mondo, con tutta la sua scienza e De Conclavi ad eligendum Summum Catholicae Ecclesiae Pontificem 357 intelligenza, abbandona il logos della ragione umana, il Logos di Dio brilla nei cuori semplici, che formano il midollo da cui la spina dorsale della Chiesa si nutre. Ma perchè sto dicendo tutto questo? E` perchè, pur professando il luogo comune che lo Spirito Santo è l’anima della Chiesa, non sempre lo prendiamo in considerazione nei nostri disegni sulla Chiesa. Egli trascende ogni analisi sociologica e previsione storica. Supera gli scandali, le politiche interne, gli arrivismi e i problemi sociali, i quali, nella loro complessità oscurano il volto di Cristo che deve brillare anche attraverso dense nuvole. Sentiamo Agostino: «Gli apostoli vedevano Cristo e credevano nella Chiesa che non vedevano; noi vediamo la Chiesa e dobbiamo credere in Cristo che non vediamo. Aderendo saldamente a ciò che vediamo, giungeremo a vedere colui che ora non vediamo». (18) E voi, perchè vi trovate qui? Nel 1961 Giovanni XXIII ricevette in udienza il corpo diplomatico presso la Santa Sede in questa Cappella Sistina. Indico` la figura dominante del Cristo giudice nell’affresco di Michelangelo, e disse loro che Cristo giudichera` anche l’operare delle singole nazioni nella storia. Voi vi trovate in questa medesima Cappella, sotto la figura di quel Cristo, con la mano alzata, non per schiacciare, ma per illuminare il vostro voto, che sia secundum Spiritum, non secundum carnem, cioè, «Non in sinistrum nos ignorantia trahat, non favor inflectat, non acceptio muneris vel personae corrumpat ». E' in questo modo che l’eletto non sara` solo il vostro, ma essenzialmente il Suo. Vorrei chiudere con una nota più leggera. Questo non è il primo conclave in cui sono stato presente. Io ero anche nel conclave di Paolo VI, come semplice sagrestano che preparava gli altari. Un giorno venne da me il Card. Montini, che mi chiese di confessarlo, dopo due ore era papa. Morto lui, si preparava il conclave, e c’erano presso di noi al Collegio S. Monica, tre cardinali, tra loro il Card. Luciani. Essendo il più anziano presente mi toccò dare loro il saluto prima della loro partenza per la Cappella Sistina. Mi ricordo di aver detto: «Dire a voi auguri non è di buon gusto, dirvi arrivederci, è ancora peggio. Dico soltanto: Dio vi benedica». Sono un uccello di buon augurio! Il medesimo saluto porgo a voi: Il Signore sia con voi e vi benedica.
Note
1 Cfr Gv 21, 17-19.
2 Lc 9, 2.
De Conclavi ad eligendum Summum Catholicae Ecclesiae Pontificem 353
3 Mt 29, 19.
4 Rm 1, 16.
5 1 Cor 2, 2.
6 1 Cor 1, 18.
7 Gv 14, 6.
8 Conf. VII, 22.
354 Acta Apostolicae Sedis – Commentarium Officiale
9 Gv 15, 20.
10 Mt 5, 11.
11 2 Ts 2, 7.
12 Cfr Is 30, 1; 31, 1-3; Os 12, 2.
13 Gv 16, 33.
14 Gv 17.
15 Cfr Ger 31, 34.
16 1 G v2, 20. 27; 4, 1-6.
17 1 Cor 1, 19.
18 Sermo 328, 3.

Fonte: Acta Apostolicae Sedis - 5 Aprilis - 3 Maii 2013.

*

“la Repubblica” - Rassegna "Fine settimana"
(Paolo Rodari) Un sottobosco cresce nel regno di Jorge Mario Bergoglio. Gruppi di tradizionalisti, ultra-conservatori, perfino sedevacantisti, che sul web — non così sui media tradizionali — trovano l’humus in cui proliferare e di qui lanciare i propri strali contro (...)
*

Texto de la intervención del cardenal Prosper Grech en el Cónclave que eligió Papa Francisco

(Traducción: La Buhardilla de Jerónimo - Texto sin Notas) - Gracias a que la Santa Sede lo ha hecho público en las Acta Apostolicae Sedis, podemos ofrecer nuestra traducción de la interesante intervención, cuyo contenido hasta ahora era desconocido, que el Cardenal Prosper Grech dirigió a los cardenales electores antes del Cónclave celebrado en marzo de este año, en el cual fue elegido Papa el Cardenal Jorge Mario Bergoglio, tomando el nombre de Francisco.
***
A la venerable edad de 87 años soy uno de los más ancianos del Colegio Cardenalicio, pero en cuanto a nombramiento soy apenas un neonato; y ya que mi vida estuvo siempre dedicada al estudio, mi conocimiento de los asuntos de la Curia no superan el tercer grado. Sólo en cuanto tal me atrevo a presentar esta sencilla meditación in nomine Domini.El acto que estáis por realizar dentro de esta Capilla Sixtina es un kairos, un momento fuerte de gracia, en la historia de la salvación, que continúa en la Iglesia hasta el final de los tiempos. Sed conscientes de que este momento pide de vosotros la máxima responsabilidad. No importa si el Pontífice elegido sea de una nacionalidad o de otra, de una raza o de otra, importa solamente si, cuando el Señor le dirige la pregunta “Pedro, ¿me amas?”, él puede responder con toda sinceridad: “Señor, tú lo sabes todo, tú sabes que te amo”. Entonces las ovejas confiadas por Jesús estarán seguras, y Pedro seguirá a Cristo, el Supremo Pastor, donde quiera que vaya.
Con esto no tengo ninguna intención de hacer un identikit del nuevo Papa y mucho menos de presentar un plan de trabajo al futuro Pontífice. Esta tarea delicadísima corresponde al Espíritu Santo, el cual en las últimas décadas nos ha regalado una serie de óptimos pontífices santos. Mi intento es tomar de la Escritura algunas reflexiones que nos permitan comprender lo que Cristo quiere de su Iglesia, reflexiones que os podrán servir de ayuda en vuestras discusiones.
Durante su vida Jesús enviaba a los discípulos a anunciar el Reino de Dios. El reino tiene muchas facetas, pero podemos sintetizar su esencia como el momento de gracia y de reconciliación que el Padre ofrece al mundo en la persona y obra de Cristo. Reino e Iglesia no coinciden, el Reino es la soberanía paterna de Dios que comprende a todos los beneficiarios de su gracia. Después de la Resurrección, Jesús mando a los apóstoles al mundo entero para hacer discípulos de todas las naciones y bautizarlos en el nombre del Padre, del Hijo y del Espíritu Santo. La Iglesia hace esto presentando el Evangelio sin reduccionismos, sin diluir la palabra; con las palabras de Pablo: “Yo no me avergüenzo del Evangelio, porque es el poder de Dios para la salvación del que cree, del judío en primer lugar y también del griego”. Cuando se llega a compromisos con el Evangelio se lo vacía de su dynamis, como si a una bomba en la mano se le quitase el explosivo en ella contenido. No se debe ceder tampoco a la tentación, pensando que, como el Concilio Vaticano II ha allanado la salvación también a aquellos que están fuera de la Iglesia, se relativiza la necesidad del bautismo. Hoy se agrega el abuso de tantos católicos indiferentes que descuidan o rechazan bautizar a los propios hijos.
El anuncio del Evangelio del Reino de Dios se concretiza en el anuncio de “Jesucristo, y éste Crucificado”. Tanto la filiación divina de Cristo como su crucifixión constituyen el scandalum crucis, “locura para los que se pierden, pero para los que salvan – para nosotros – fuerza de Dios”. Es precisamente este escándalo de la cruz el que humilla la hybris de la mente humana y la eleva a aceptar una sabiduría que viene de lo alto. También en este caso, relativizar la persona de Cristo poniéndola junto a otros “salvadores” significa vaciar el cristianismo mismo de su sustancia. Fue precisamente la predicación de lo absurdo de la cruz la que, en menos de trescientos años, redujo al mínimo las religiones del Imperio Romano y abrió la mente de los hombres a una visión nueva de esperanza y de resurrección. De esta misma esperanza está sediento el mundo actual, que sufre una depresión existencial.
El Cristo crucificado, sin embargo, está íntimamente vinculado a la Iglesia crucificada. Es la Iglesia de los mártires, desde aquellos de los primeros siglos hasta los numerosos fieles que, en ciertos países, se exponen a la muerte simplemente yendo a la Misa dominical. Pero la Iglesia crucificada no se limita sólo a sus mártires. Cuando ella refleja la persona, la enseñanza y el comportamiento de Cristo, no hace más que presentar la Verdad, que es Cristo mismo. La Iglesia, por lo tanto, pide a los hombres reflejarse en el espejo de Cristo y de sí misma. Todos desean conocer la verdad, pero cuando ella revela nuestros defectos, entonces es odiada y perseguida: “Oculis aegris odiosa lux, quae sanis amabilis”, dice Agustín. Y Jesús predice: “Si me han perseguido a mí, también os perseguirán a vosotros”. Por eso, la persecución es un quid constitutivum de la Iglesia, como lo es la debilidad de sus miembros, de la que no puede prescindir sin perder su individualidad, es una cruz que debe abrazar.
La persecución, sin embargo, no siempre es física, está también la persecución de la mentira: “Felices vosotros cuando os insulten, os persigan, y os calumnien en toda forma a causa de mí”. Esto lo habéis experimentado recientemente por medio de algunos medios que no aman a la Iglesia. Cuando las acusaciones son falsas, no es necesario hacerles caso, aún si causan un inmenso dolor.
Otra cosa es cuando contra nosotros se dice la verdad, como ha ocurrido en muchas de las acusaciones de pedofilia. Entonces es necesario humillarse delante de Dios y de los hombres y tratar de extirpar el mal a toda costa, como ha hecho, con gran pesar, Benedicto XVI. Sólo así se recupera credibilidad frente al mundo y se da un ejemplo de sinceridad. Hoy mucha gente no llega a creer en Cristo porque su rostro es oscurecido o escondido detrás de una institución que carece de transparencia.
Pero si recientemente hemos llorado por muchos acontecimientos desagradables ocurridos entre el clero y los laicos, incluso en la casa pontificia, debemos pensar que estos males, por graves que sean, si se comparan con ciertos males del pasado en la historia de la Iglesia, no son más que un resfriado. Así como, con la ayuda de Dios, estos han sido superados, se superará también la crisis presente. Pero también un resfriado tiene necesidad de ser curado bien para que no se convierta en neumonía.
El espíritu maligno del mundo, el mysterium iniquitatis, se esfuerza continuamente por infiltrarse dentro de la Iglesia. Además, no olvidemos la advertencia de los profetas al antiguo Israel de no buscar alianzas ni con Babilonia ni con Egipto, sino seguir una pura política ex fide confiando solamente en Dios y en su alianza. ¡Ánimo! Cristo nos anima cuando exclama: “Tengan confianza, yo he vencido el mundo”.
Hagamos ahora un paso adelante en nuestra pregunta sobre la voluntad de Dios respecto a la Iglesia. No hay duda que la unidad de su cuerpo es el summum desideratum de Cristo, como demuestra su oración sacerdotal en la última cena. Lamentablemente, el cristianismo está todavía dividido, tanto en la fe como en el amor. Los primeros intentos de ecumenismo inmediatamente después de la segunda guerra mundial (recuerdo haber estado presente en algunos encuentros con Romano Guardini en Burg Rothenfels), como también el compromiso suscitado por la Unitatis redintegratio, están dando fruto, aún quedando un larguísimo camino por delante. Los prejuicios mueren muy lentamente y alcanzar un acuerdo teológico no es, de hecho, fácil. Estamos tentados de cansarnos en este camino que, a menudo, parece darse en una sola dirección. Pero desistir del diálogo sería ir explícitamente contra la voluntad de Dios. Más que las discusiones o los encuentros ecuménicos, sin embargo, se necesita una oración confiada y conjunta de todas las partes y un camino convergente hacia la santidad y el espíritu de Jesús.
No menos fácil para el futuro Pontífice será la tarea de mantener la unidad en la Iglesia Católica misma. Entre extremistas ultratradicionalistas y extremistas ultraprogresistas, entre sacerdotes rebeldes a la obediencia y aquellos que no reconocen los signos de los tiempos, estará siempre el peligro de cismas menores que no sólo dañan a la Iglesia sino que van en contra de la voluntad de Dios: la unidad a toda costa. Unidad, sin embargo, no significa uniformidad. Es evidente que esto no cierra las puertas a la discusión intra-eclesial, presente en toda la historia de la Iglesia. Todos son libres de expresar sus pensamientos sobre la tarea de la Iglesia, pero que sean propuestas en la línea de aquel depositum fidei que el Pontífice, junto con todos los obispos, tiene el deber de custodiar. Pedro hará su tarea tanto más fácil cuanto la comparta con los otros Apóstoles.
Por desgracia hoy la teología sufre del pensamiento débil que reina en el ambiente filosófico y necesitamos de un buen fundamento filosófico para poder desarrollar el dogma con una hermenéutica válida que hable un lenguaje inteligible al mundo contemporáneo. Ocurre a menudo, sin embargo, que las propuestas de muchos fieles para el progreso de la Iglesia se basan sobre el grado de libertad que se concede en ámbito sexual. Ciertamente leyes y tradiciones que son puramente eclesiásticas pueden ser cambiadas, pero no todo cambio significa progreso; es necesario discernir si tales cambios se realizan para aumentar la santidad de la Iglesia o para oscurecerla.
Pasemos ahora a un capítulo todavía más acuciante. En el Occidente, al menos en Europa, el cristianismo mismo está en crisis. Europa no ha querido ni siquiera tomar en consideración las propias tradiciones históricas cristianas. Hay un laicismo y un agnosticismo galopante que tiene diversas raíces, por mencionar sólo algunas: la relativización de la verdad, fruto del ya mencionado pensamiento débil, tema subrayado a menudo por Benedicto XVI, un materialismo que mezcla todo en términos económicos, la herencia de gobiernos y partidos que tenían el intento de remover a Dios de la sociedad, la explosión de la libertad sexual y aquel rapidísimo progreso científico que no conoce frenos morales y humanitarios. Además reina una ignorancia y descuido no sólo de la doctrina católica sino del ABC mismo del cristianismo. Se siente, por eso, la urgencia de la nueva evangelización que comienza con el kerigma anunciado a los no creyentes, seguido por una catequesis continua alimentada por la oración.
Sin embargo, el Señor, que nunca es vencido por la negligencia humana, parece que, mientras en Europa se le cierran las puertas, Él las está abriendo de par en par en otros lados, especialmente en el Asia. Y también en el Occidente, Dios no dejará de reservarse un resto de Israel que no se arrodilla frente a Baal, un resto que encontramos principalmente en los muchos movimientos laicales dotados de carismas diversos que están dando una fuerte contribución a la nueva evangelización. Estos movimientos están llenos de jóvenes, muy amados por los últimos dos pontífices. Son ellos la semilla que, bien cuidada, crecerá en un árbol nuevo lleno de frutos. Debe cuidarse, sin embargo, que los movimientos particulares no crean que la Iglesia se agota en ellos.
En pocas palabras, Dios no puede ser derrotado por nuestra negligencia. La Iglesia es suya, las puertas del infierno la podrán herir en el talón pero nunca la podrán sofocar.
Hasta ahora hemos hablado de papas, cardenales, obispos y sacerdotes, pero hay otro factor de esperanza en la Iglesia que no debemos olvidar: el sensus fidelium. Agustín lo llama “el Maestro interior” en cada creyente, y san Juan “la unción” que nos enseña cada cosa, ella crea en lo íntimo del corazón aquel discernimiento entre lo verdadero y lo falso, nos hace distinguir instintivamente lo que es secundum Deum de lo que viene del mundo y del maligno. Según la Dei Verbum, también el sensus fidelium es un locus theologicus que debe ser tomado en consideración por los pastores de la Iglesia. Las brasas de la fe devota son mantenidas vivas por millones de fieles sencillos que están lejos de ser llamados teólogos, pero los cuales, desde la intimidad de sus oraciones, reflexiones y devociones, pueden dar profundos consejos a sus pastores. Son ellos quienes “destruirán la sabiduría de los sabios y rechazarán la ciencia de los inteligentes”. Esto quiere decir que cuando el mundo, con toda su ciencia e inteligencia, abandona el logos de la razón humana, el Logos de Dios brilla en los corazones sencillos, que forman la médula de la que se nutre la espina dorsal de la Iglesia.
¿Pero por qué estoy diciendo todo esto? Porque, aún profesando el lugar común de que el Espíritu Santo es el alma de la Iglesia, no siempre lo tomamos en consideración en nuestros planes sobre la Iglesia. Él trasciende todo análisis sociológico y previsión histórica. Supera los escándalos, las políticas internas, los arribismos y los problemas sociales, los cuales, en su complejidad, oscurecen el rostro de Cristo que debe brillar incluso a través de densas nubes. Escuchemos a Agustín: “Los apóstoles veían a Cristo y creían en la Iglesia que no veían; nosotros vemos a la Iglesia y debemos creer en Cristo a quien no vemos. Adhiriendo firmemente a lo que vemos, llegaremos a ver a aquel que ahora no vemos”.
Y vosotros: ¿por qué os encontráis aquí? En 1961 Juan XXIII recibió en audiencia al Cuerpo diplomático ante la Santa Sede en esta Capilla Sixtina. Indicó la figura dominante del Cristo juez en el fresco de Miguel Ángel y les dijo que Cristo juzgará también el obrar de cada nación en la historia. Vosotros os encontráis en esta misma Capilla, bajo la figura de ese Cristo, con la mano levantada, no para aplastar sino para iluminar vuestro voto, para que sea secundum Spiritum, non secundum carnem, es decir, “non in
sinistrum nos ignorantia trahat, non favor inflectat, non acceptio muneris vel
personae corrumpat”. Es de este modo que el elegido no será solamente el vuestro sino esencialmente el Suyo.
Quisiera cerrar con una nota más ligera. Éste no es el primer cónclave en el que he estado presente. Yo estuve también en el cónclave de Pablo VI, como simple sacristán que preparaba los altares. Un día vino a mí el Cardenal Montini, que me pidió confesarlo; dos horas después era Papa. Muerto él, se preparaba el Cónclave, y estaban con nosotros en el Colegio Santa Mónica, tres cardenales, entre ellos el Cardenal Luciani. Siendo el más anciano me tocó dirigirles el saludo antes de su partida a la Capilla Sixtina. Recuerdo haber dicho: “Deciros `éxitos´ no es de buen gusto; deciros `nos vemos´ es todavía peor. Sólo os digo: Dios os bendiga”. ¡Soy un pájaro de buen agüero! El mismo saludo os dirijo a vosotros: ¡El Señor esté con vosotros y os bendiga!