lunedì 31 marzo 2014

Il martire di Dachau



Giuseppe Girotti, morto martire a Dachau, sarà beatificato il 26 aprile


Costruì una rete di contatti a sostegno degli ebrei. La celebrazione si terrà ad Alba

SANTE ALTIZIOTORINO

Fratel Giuseppe Girotti, domenicano, diventerà beato il prossimo 26 aprile, ad Alba, il giorno prima della canonizzazione di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII.

È possibile che pochi se ne accorgeranno, ma sarebbe un peccato, perché padre Giuseppe Girotti, morto martire a Dachau l’1 aprile del 1945, a 39 anni, è stato davvero un grande.

Per capire chi era padre Girotti bisogna aver visitato almeno una volta nella vita le colline delle Langhe. Terra, sudore e tradizioni dalle radici profonde.

I Girotti non erano una famiglia benestante, come molti da quelle parti. Tuttavia avevano a cuore l’istruzione dei figli, e così Giuseppe iniziò il suo percorso in convento sulle orme di san Domenico di Guzman, fondatore dei Frati Predicatori, meglio conosciuti come i Domenicani.

Le Langhe, in quegli anni, erano il crocevia di un nuovo modo di intendere la letteratura, la poesia e anche la teologia. Tre nomi su tutti: Cesare Pavese, Beppe Fenoglio e Don Natale Bussi. 

“Erano grandi amici, per noi giovani seminaristi di allora – ricorda don Cesare Battaglino – vederli insieme a discutere di Sacre Scritture e bere un bicchiere di vino era un piacere. Sapevamo di essere in ottime mani”.

Giuseppe Girotti era fraterno amico di don Bussi. La teologia che si produceva ad Alba aveva molte contaminazioni francesi, ma soprattutto, pose alcuni mattoni di quella che sarebbe stata trent’anni dopo, la magnifica avventura del Concilio Vaticano II.

Crescere ad Alba, in un contesto simile, per Girotti fu determinante. Incarnò il carisma domenicano con singolare concretezza. Soprattutto divenne un promettente biblista, anche grazie alla preziosa parentesi di studio a Gerusalemme. La Bibbia divenne terreno di studio e di discernimento spirituale e morale.

Padre Athos Antoniani, suo ex allievo ricorda: “Ci diceva: ragazzi ricordate che questa è sì Parola di Dio, ma anche parola dell’uomo”.

Divenuto professore di Sacra Scrittura, venne successivamente sospeso dall’insegnamento per motivi disciplinari. Trovò spazio tra i Missionari della Consolata, in corso Ferrucci a Torino, ove tenne lezione, fino allo scoppio della guerra.

Padre Girotti, che viveva nel convento domenicano della parrocchia di Santa Maria delle Rose, cominciò a costruire una rete di contatti a sostegno degli ebrei. Non sappiamo come iniziò, ma sappiamo che soprattutto dopo l’8 settembre del 1943 prese a muoversi con sempre maggior determinazione, insieme con alcuni amici incontrati fuori convento.

Ancora oggi qualche anziano prete torinese ricorda che si diceva in giro: “Girotti è uno che rischia”.

Per una delazione venne consegnato alla Gestapo, il 29 agosto del 1944. Prima le Carceri Nuove di Torino, poi San Vittore a Milano, poi ancora Bolzano, infine Dachau. Sulla sua casacca da internato venne apposto il triangolo rosso, quello riservato ai prigionieri politici.

Nel 2008 è morto don Angelo Dalmasso, che, con padre Girotti, condivise le tappe di questa terribile “Via Crucis”. Ne è stato il primo custode della memoria.

Durante la prigionia Girotti, quando e come poteva, scriveva. Don Dalmasso, tornato a casa, consegnò alla comunità domenicana di Torino tutto ciò che aveva conservato di padre Giuseppe. Purtroppo è andato perduto.

Di Girotti ci rimane un’omelia pronunciata nella cappella di fortuna che i preti e i religiosi detenuti nella baracca 26 di Dachau - più di tremila - erano riusciti ad allestire. Il testo è scritto in latino e tratta dell’unità dei cristiani. Verrà letta integralmente, ad Alba, il giorno della beatificazione. È il suo testamento spirituale.

I Frati della provincia San Domenico in Italia hanno voluto ricordare padre Giuseppe Girotti producendo, per la realizzazione della NOVA-T, un documentario intitolato: “il triangolo rosso”.

Fra Massimo Rossi, attuale priore della comunità torinese che fu di Girotti, afferma: “La testimonianza di carità del padre Girotti non può cadere nell’oblio! È necessario recuperare la memoria di un martire domenicano che ha affrontato la Via Crucis del lager con il coraggio della fede”.

Comunque, almeno ad Alba, il ricordo di Girotti non è mai venuto meno. Merito soprattutto di Renato Vai, che, del recupero della memoria albese della seconda guerra mondiale ha fatto una ragione di vita.  Insieme con i parenti di Girotti e un gruppo di concittadini determinanti quanto lui, ha dato vita all’Associazione intitolata a Padre Girotti, con sede presso il Centro culturale San Giuseppe, altra istituzione della città.

Se il 26 aprile padre Giuseppe Girotti diventerà beato è anche e soprattutto merito della gente di Alba.