venerdì 28 marzo 2014

Intervista a mons. Nunzio Galantino, nuovo segretario generale della Cei



Papa Francesco ha ricevuto ieri mons. Nunzio Galantino, vescovo di Cassano all’Ionio, da lui nominato segretario generale della Cei ad quinquennium. L'intervista:


R. – Guardo a questo impegno come ho guardato al mio impegno di vescovo diocesano, come ho guardato al mio impegno anche di prete di periferia in una parrocchia della Puglia, di Cerignola, in provincia di Foggia. Guardo come ad un’opportunità che il Signore mi offre e mi offre attraverso gli uomini – questa volta, attraverso il Santo Padre – per chiedermi di spendermi, di continuare a spendermi per la Chiesa, di continuare a spendermi per coloro che Lui mi farà incontrare. 

D. – Come sta cambiando, come cambierà la Chiesa che è in Italia?

R. – Io penso che la Chiesa in Italia stia camminando, ormai da tantissimo; io non sono più giovanissimo, per cui se solo dovessi fare la prova a ricordare gli anni trascorsi da me in Seminario e quelli di adesso, vedo come la Chiesa italiana abbia fatto un percorso davvero bello, davvero straordinario. Però, dire che questo percorso sia finito, che possiamo campare di rendita, sarebbe veramente una brutta illusione, per noi, perché la forza della Chiesa, la forza della Chiesa italiana, sta soprattutto in questo non sentirsi mai appagata, ma soprattutto perché è il Vangelo che non ci permette di sentirci appagati. Penso che i maggiori, i più grandi nemici della Chiesa, anche della Chiesa come istituzione, siano gli spiriti sazi, e gli spiriti sazi possono stare anche tra i vescovi, tra i sacerdoti e tra i laici. Gente, cioè, che pensa ad acquisire o ad avere acquisito delle posizioni e a campare di rendita: così non si è mai vissuto, ma oggi in particolare non si può vivere. Per cui, una Chiesa dinamica, una Chiesa che sappia confrontarsi, una Chiesa che ami – anche – sbagliare, perché è capace, poi, di poter dire: “Ci ho provato, ce l’ho messa tutta per venire incontro alle persone”.

D. – A che punto sono le riflessioni tra i vescovi sui nuovi Statuti?

R. – Io intanto inviterei – lo dico in questa sede – a non assolutizzare gli Statuti: noi stiamo lavorando soprattutto sul clima, sulle relazioni, su quello che di nuovo può assicurare alla Chiesa italiana un dinamismo efficiente, efficace e soprattutto consapevole. E’ chiaro che questo dovrà anche riversarsi negli Statuti; però, prima degli Statuti c’è il doversi chiarire, il doverci chiarire insieme: che obiettivi vogliamo raggiungere? C’è da chiarirsi insieme che tipo di passione, di entusiasmo vogliamo noi, quanta passione, quanto entusiasmo vogliamo noi investire su questa nuova prospettiva che sicuramente Papa Francesco sta imprimendo alla nostra Chiesa … Penso che quando avremo interiorizzato di più questo fatto, questa voglia di stare al passo con quanto il Santo Padre ci dice, e quindi con quanto il Vangelo ci dice, allora penso che il “discorso Statuti” verrà tranquillo, da sé, andrà avanti tranquillamente. Infatti, non ci siamo assolutamente accapigliati, anche perché molti di noi i capelli non li hanno … Ma, non ci siamo accapigliati sugli Statuti: stiamo invece lavorando molto sulla necessità di stabilire relazioni diverse, più intense, più leali, meno formali.

D. – L’Italia vive un periodo di forte crisi economica e sociale: la Chiesa italiana come pensa di servire il Paese?

R. – Penso che debba servire il Paese recuperando – se ciò fosse ancora necessario – il suo specifico. La Chiesa non è la stampella dello Stato; la Chiesa non è la stampella attraverso le sue organizzazioni per quello che lo Stato non riesce a fare; anzi, la Chiesa deve fare da stimolo perché lo Stato apra gli occhi sui problemi reali e non faccia lo strabico, lo Stato: è uno strabismo pericolosissimo, perché è dovuto non a malattie congenite, perché l’Italia non è così. E’ dovuto invece ad uno strabismo ideologico, e questo è pericolosissimo. E allora se la Chiesa, con grande lealtà, con grande impegno, con grande passione, aiuta lo Stato a de-ideologizzarsi, vuol dire che l’aiuterà anche ad avere uno sguardo sereno e reale sui problemi e sulle speranze che oggi veramente toccano la nostra società. E le speranze e i problemi sono le speranze e i problemi che riguardano le famiglie, sono i problemi e le speranze che riguardano i giovani … Non dimentichiamolo, tutto questo!

D. – E proprio su questo apriamo il tema delle riforme istituzionali: lavoro e famiglia. Potrebbero essere queste – e glielo dico in modo forse un po’ provocatorio – le uniche due riforme da fare per riportare il Paese ad un livello accettabile?

R. – Io non penso che il problema debba porsi in termini di quantità di riforme da fare, ma di qualità di riforme da fare. Faccio un esempio semplicissimo: lei ha parlato della riforma della famiglia, no? Ma se la riforma della famiglia viene fatta in maniera corretta, viene fatta in maniera integrale e non ideologica, è chiaro che parlare della riforma della famiglia significa metterla innanzitutto al centro della nostra società, ma non con le chiacchiere, non con le manifestazioni esterne, ma incominciando anche a capire quante risorse si possono investire sulla famiglia! Perché di chiacchiere sulla famiglia se ne sono fatte già troppe, da tutte le parti; ma di fatto, di famiglie che fanno fatica ad andare avanti ce ne sono tante: sembra addirittura demagogico ancora affermare questo! Allora, se una riforma sulla famiglia viene fatta seriamente, come attenzione, come opportunità offerte alla famiglia, anche come capacità di valorizzare il ruolo della famiglia, io penso che il problema – ripeto – non sia la quantità di riforme. E’ chiaro che se tu metti in grado una famiglia di fare bene il suo mestiere, di raggiungere bene i suoi obiettivi che sono quelli dettati dalla Costituzione, tu lì metti una famiglia in grado di educare bene, metti la famiglia in grado anche di progettare il futuro dei propri figli … Se invece noi, come si sta facendo, purtroppo, parliamo della famiglia ma unicamente per proporne le alternative … Qui nessuno sta a dire che non dobbiamo garantire i diritti delle singole persone; però, sappiamo tutti che chi assicura futuro a questa nostra benedetta società è la famiglia. E allora, investire di più sulla famiglia!

D. – Oggi, nelle scuole, invece, sembra passare una lettura ideologica della famiglia: mi riferisco, per esempio, alla “teoria del gender” …

R. – Assolutamente! Quella è stata, secondo me, una caduta di stile grandiosa, da parte del governo – non so se quello presente o quello passato. Ma a me pare – scusate, non so se si può dire, questo – mi sembra addirittura ridicolo che un Ministero dica: “Non sapevamo niente della distribuzione di volumi che sono nati dall’interno del Ministero”, perché non conosco bene le gerarchie: ma un dipartimento, un organismo del Ministero non mi sembra che possa essere alla mercé del primo ideologo che viene lì, e può investire soldi su questo … Ecco, proprio a proposito di questo, volevo dire proprio questo: essere attenti alla famiglia. Ma, scusate, la famiglia che fine ha fatto in questa situazione? Cioè: arriva qualcuno dall’esterno della Scuola e mi educa mio figlio, mi educa mia figlia a cose che probabilmente io non avrei mai voluto dire a mio figlio o a mia figlia, ma non perché sono bigotto, ma perché le ritengo idiozia, ma perché le ritengo una riduzione, perché la ritengo un modo banale di affrontare realtà straordinariamente importanti, quali lo sono la differenza sessuale, quali lo sono anche le capacità belle che stanno in questa differenza, no? Questa omologazione … lì, la famiglia, che fine ha fatto? Non sono proprio stati informati, i familiari, che ad un certo punto si sarebbero presentati alcuni signori – o signorine, non so chi sia andato nelle scuole – a distribuire questi volumi come se fosse l’ultimo Verbo! Ma con chi le avete confrontate, queste cose? La famiglia ci sta, o non ci sta? Lo dico al governo: parlare di riforma della famiglia significa innanzitutto recuperare il ruolo di soggetto della famiglia. Non è lo Stato che educa, non è la Chiesa che educa: è la famiglia, sono i genitori!

D. – Papa Francesco ha ricordato che la classe dirigente lontana dal popolo si corrompe. C’è l’incapacità, oggi, in Italia, da parte dei politici di lavorare insieme per un progetto di bene comune?

R. – Io non sono stato presente, perché tra l’altro non sono un politico, alla Messa del Papa. Il Papa è stato molto buono, secondo me, a dire che si corrompono solo quelli che stanno lontani dalla gente. Ci sono anche quelli i quali, quando stanno con gli altri, anzi, fanno un poco peggio, perché mettono insieme la voglia di corrompersi a vicenda, anzi: fanno un poco a gara, alcuni. Ma, a parte la battuta, a parte gli scherzi: certamente, quando manca la presenza della gente, quando manca il contatto con le persone, con i fatti reali delle persone, è evidente che il politico soffre della “sindrome del Padreterno”! Ma d’altra parte, tutta questa gente che dice che non sapeva niente quando le pagano le case, che non sa niente quando le fanno fare i viaggi all’estero, che non sa niente quando le regalano fior di scemenze, che costano però tantissimo, perché dicono che non ne sanno niente? Non ne sanno niente, probabilmente perché non guardano in faccia la gente.

D. – Chiudiamo questo nostro dialogo con una riflessione sulla comunicazione cattolica in Italia. Quali sono le prospettive?

R. – Io penso che la comunicazione in Italia abbia potenzialità straordinarie; dovremmo però, secondo me, essere meno bigotti, tutti quanti. Cioè, essere capaci di intercettare come gli altri e prima degli altri, perché una sensibilità grande nei nostri mezzi di comunicazione sociale, c’è. Noi abbiamo fior di professionisti che però molte volte, per un malinteso senso di ecclesialità, per un malinteso senso di fedeltà alla Chiesa, diventano più bigotti dei bigotti. E questo tipo di comunicazione non va da nessuna parte: non serve a nessuno! Non serve a nessuno!
 Radio Vaticana 

*

Cei: Galantino, media cattolici non devono essere troppo bigotti   

(Salvatore Izzo) "Penso che la comunicazione in Italia abbia  potenzialita' straordinarie; dovremmo pero', secondo me, essere meno bigotti, tutti quanti. Cioe', essere capaci di intercettare temi e  problemi della gente come gli altri e prima degli altri". Cosi' il  segretario della Cei Nunzio Galantino ha risposto a una domanda della Radio Vaticana sui media cattolici in Italia.  Secondo Galantino, "c'e' gia' una sensibilita' grande nei mezzi di comunicazione sociale  cattolici". "Abbiamo - ha concluso - fior di professionisti che pero'  molte volte, per un malinteso senso di ecclesialita', per un malinteso  senso di fedelta' alla Chiesa, diventano piu' bigotti dei bigotti. E questo tipo di comunicazione non va da nessuna parte: non serve a nessuno! Non serve a nessuno". 
Papa: Galantino (Cei), sta cambiando Chiesa, dobbiamo adeguarci 
"Se io vescovo non mi adeguo a quello che fa il  Papa, sto fuori. Posso fare tutte le cerimonie di questo mondo ma sono fuori. Si puo' essere scomunicati sull'ortodossia, ma anche sull'ortoprassi". Ha usato parole durissime il segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino, riguardo all'ipotesi di una strisciante  opposizione alla riforma della Chiesa avviata da Francesco. Galantino ha fatto un esempio molto concreto: l'attenzione che il Papa ha sollecitato  riguardo alle vittime delle mafie, nel recente incontro con 400  familiari promosso dall'associazione Libera di don Luigi Ciotti, e a quelle degli abusi dei preti, con la scelta di inserire una vittima,  Mary Collins, nel Consiglio per la protezione dell'infanzia varato  sabato scorso.
"Stanno avvenendo - ha spiegato ai giornalisti - alcune cose, sicche' ci sono punti di non ritorno. Se io vescovo non mi adeguo sto fuori".
Galantino si e' soffermato in particolare sulla figura di don Ciotti,  che negli anni scorsi non trovava grande accoglienza in molte realta'  ufficiali della Chiesa. "Quell'abbraccio lunghissimo di venerdi' scorso  con il Papa che lo ha preso per mano e' stato un segnale", ha spiegato, rivelando la propria personale amicizia con Ciotti che "dopo l'udienza con il Papa, con la stessa auto e' venuto alla Cei dal segretario generale". Il giorno dopo "l'incontro straordinario, bellissimo" di Francesco con i familiari delle vittime c'e' stato, ha ricordato, il raduno di 100mila persone a Latina promosso ugualmente da Libera. Alla  Chiesa italiana dico: state attenti a queste realta'. Seguire gli  stimoli del Papa e' il modo migliore anche per svegliare la Chiesa, le  frange che hanno passo lento o sono addormentate. La Chiesa - ha concluso il vescovo - e' una grande rete, nel bene e nel male".
Papa: Galantino, sui politici corrotti fin troppo buono
"Il Papa e' stato molto buono, secondo me, a dire che si corrompono solo quelli che stanno lontani dalla gente. Ci  sono anche i politici i quali, quando stanno con gli altri fanno un poco peggio: mettono insieme la voglia di corrompersi a vicenda, anzi: fanno  un poco a gara, alcuni, a chi si corrompe di piu'". Sono parole del  segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino, che ha  evocato "tutta questa gente che dice che non sapeva niente quando gli  pagano le case, che non sa niente quando gli fanno fare i viaggi  all'estero, che non sa niente quando gli regalano fior di scemenze, che  costano pero' tantissimo" commentando, ai microfoni di Radio Vaticana il  monito rivolto ieri dal Papa ai parlamentari italiani, per i quali ha  celebrato in San Pietro.
Secondo Galantino, questi politici "dicono che non ne sanno niente probabilmente perche' non guardano in faccia la gente". Nella conferenza  stampa tenuta oggi, il presule ha usato parole ugualmente dure sul tema  della collusione tra politica e mafie: "prima i delinquenti cercavano  l'aiuto dei politici, ora sono loro stessi che si fanno eleggere".
Altrettanto incisivo, monsignor Galantino lo e' stato sul ruolo della  Chiesa nel nostro Paese. "La Chiesa Italiana - ha detto ancora Galantino - penso che debba servire il Paese recuperando, se cio' fosse ancora  necessario, il suo specifico. La Chiesa non e' la stampella dello Stato;  la Chiesa non e' la stampella attraverso le sue organizzazioni per quello che lo Stato non riesce a fare; anzi, la Chiesa deve fare da  stimolo perche' lo Stato apra gli occhi sui problemi reali e non faccia  lo strabico, lo Stato: e' uno strabismo pericolosissimo, perche' e' dovuto non a malattie congenite, perche' l'Italia non e' cosi'".
Galantino ha parlato alla Radio Vaticana di "uno strabismo ideologico pericolosissimo". "E allora se la Chiesa, con grande lealta', con grande impegno, con grande passione, aiuta lo Stato a de-ideologizzarsi, vuol dire che l'aiutera' anche ad avere uno sguardo sereno e reale sui  problemi e sulle speranze che oggi veramente toccano la nostra societa'.
E le speranze e i problemi sono le speranze e i problemi che riguardano le famiglie, sono i problemi e le speranze che riguardano i giovani. Non  dimentichiamolo, tutto questo!". 

(AGI)

*

"La lettura ideologica del 'genere' è una vera dittatura"

Mons. Nunzio Galantino, Segretario Generale della CEI, esprime l'indignazione dei vescovi italiani per programmi che insegnano una ideologia dittatoriale


“La lettura ideologica del ‘genere’ è una vera dittatura che vuole appiattire le diversità, omologare tutto fino a trattare l’identità di uomo e donna come pure astrazioni”. Lo ha detto stamane monsignor Nunzio Galantino, nominato qualche giorno fa dal Papa Segretario Generale ad quinquennium della CEI, nel corso della conferenza stampa alla Radio Vaticana, durante la quale è stato presentato il comunicato finale del Consiglio Permanente che si è concluso ieri.
La citazione di Galantino parte della prolusione tenuta dal cardinale Angelo Bagnasco lunedì 24 marzo, e riflette bene il sentimento dei vescovi italiani. Il Segretario CEI ha spiegato quanto la Conferenza Episcopale si sia allarma per l’iniziativa dell’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) in merito alla produzione e distribuzione nelle scuole di opuscoli in cui si discriminano le famiglie e la religione.
Il presule ha fatto riferimento a tre opuscoli – destinati rispettivamente alla scuola primaria, alla scuola secondaria di primo grado e a quella di secondo grado – intitolati "Educare alla diversità a scuola e recanti Linee-guida per un insegnamento più accogliente e rispettoso delle differenze".
Monsignor Galantino ha raccontato che “il confronto all’interno del Consiglio Permanente ha messo in risalto la preoccupazione dei Vescovi per forzature che rischiano di colpire pesantemente la famiglia, di associare in maniera indebita religione e omofobia, di presentare come pacifico l’assunto circa l’indifferenza della diversità sessuale dei genitori per la crescita del figlio e di spingere verso il matrimonio tra soggetti dello stesso sesso”.
“Non capisco – ha aggiunto - perché per invitare un vescovo in una scuola o per organizzare una gita scolastica c’è bisogno del parere del consiglio scolastico ed invece per diffondere opuscoli ambigui e far entrare persone che insegnano l’ideologia del ‘genere’, tutto fila liscio”.
Il vescovo di Cassano all’Ionio ha inoltre affermato di aver guardato con interesse al documento che parlava di lotta contro il bullismo e la discriminazione: “Sono rimasto sgomento – ha aggiunto - quando ho letto che gli opuscoli alimentavano la discriminazione contro la religione e contro le famiglie. E’ una vicenda grave scoprire che il Ministero della Pubblica Istruzione non era al corrente né dei contenuti né tantomeno del programma per le scuole”. “Ed è ancora più grave - ha detto il vescovo - scoprire che le famiglie non sono state informate né interpellate per discutere l’eventualità di tale programma scolastico”.
“Qui non si tratta di Chiesa o di Stato: il diritto primario all’educazione dei ragazzi spetta alle famiglie, ed in questo caso non sono state neanche consultate”, ha sottolineato Galantino. E ha annunciato che sarà papa Francesco ad aprire l’Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana (CEI) che si svolgerà a Roma il prossimo maggio.
L’invito è stato proposto dal cardinale presidente Angelo Bagnasco, ed il Papa lo ha accolto con entusiasmo. Il presule ha raccontato anche di essere stato ricevuto ieri dal Pontefice, insieme a Bagnasco. Al centro dei colloqui con il Pontefice ci sono stati i temi discussi dal Consiglio Permanente.
Il Papa, ha riferito il Segretario CEI, ha molto insistito sulla necessità che “tutto ciò che la Chiesa fa e dice abbia un impatto immediato sulla gente”. Monsignor Galantino ha tradotto questo invito spiegando che a volte “essere solo ‘ortodossi’ è comodo, mentre è molto più importante essere coraggiosi e coerenti con la testimonianza del Vangelo”.
Papa Francesco ha quindi esortato i vescovi italiani ad “essere vicini alle persone, a parlare in modo tale che ci capiscano, che la gente si renda conto che il Vangelo non è un’esercitazione ideologica, ma una proposta per rendere più bella la vita di ogni giorno. È dal Vangelo che vanno tratte certe risposte e lo stile con cui accostarsi alla realtà”.
Antonio Gaspari

*

CEI
All’esito dell’iter di elaborazione e valutazione delle Linee guida per i casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici, predisposte a approvate dalla CEI sulla base delle indicazioni della Congregazione per la Dottrina della Fede, venerdì 28 marzo viene pubblicato il testo definitivo (in allegato).
Testo delle linee-guida

*

Pedofilia clericale, un cambio (si spera) epocale
Vatican Insider
 
(Andrea Tornielli) Le linee guida contro la pedofilia della Conferenza episcopale italiana e una vecchia mentalità ecclesiastica da abbattere. --Le parole con le quali il segretario generale della Cei Nunzio Galantino ha accompagnato la presentazione delle Linee guida contro (...) 

*

Di seguito la rassegna stampa sull'incontro del Papa col Presidente Obama... e non solo...

Un faccia a faccia fuori dal protocollo. I nodi di aborto e contraccezione   
Il Corriere della Sera - Rassegna "Fine settimana"
 
(Gian Guido Vecchi) La mano di Raffaello e quella di Francesco. Alle 10.25 Barack Obama ha l’aria emozionata mentre dal Cortile di San Damaso sale alla Seconda loggia del Palazzo Apostolico e percorre l’intero tragitto verso la biblioteca privata del Papa con gli occhi rivolti (...) 
Rassegna stampa del sitoIncontri di "Fine Settimana" 
- Così Barack ricuce con i cattolici Usa (Paolo Mastrolilli in La Stampa) 
- L'incontro con il Papa «Meraviglioso essere qui» (Roberto Monteforte in l'Unità) 
- Francesco spiazza anche Obama (Andrea Tornielli in La Stampa) 
- Dal Papa 50 minuti "Preghi per noi" (Federico Rampini in la Repubblica) 
- Le grandi paure della Chiesa Usa (Vittorio Zucconi in la Repubblica) 
- Obama e Francesco ritorno al futuro (Mauro Magatti in Corriere della Sera) 
- Il momento dei Gentiluomini in frac e la stretta di mano con il presidente (Maria Antonietta Calabrò in Corriere della Sera) 
- Se Francesco detta l'agenda a Obama (Raniero La Valle in il manifesto) 
- Obama, missione compiuta a san Pietro (Luca Kocci in il manifesto)
- Intesa con Francesco sulla lotta alla povertà (Francesco Peloso in pagina99)

*

«Per i corrotti non ci sarà perdono»   
Il Messaggero - Rassegna "Fine settimana"
 
(Franca Giansoldati) Assonnati erano assonnati. Qualcuno si stropicciava ancora gli occhi per via della levataccia alle prime luci dell’alba, ma quando Papa Francesco ha tuonato dall’altare della Cattedra: «ipocriti», «ipocriti» e poi ancora «corrotti», «corrotti» anche i più assonnati (...) 
Rassegna stampa del sito Incontri di "Fine Settimana"  
-Il Papa ai politici; corrotti imperdonabili (Tommaso Ciriaco in la Repubblica)