lunedì 2 giugno 2014

Inserto Osservatore Romano"Donne, Chiesa, Mondo": La sessualità. Quando lo Stato pilota le scelte procreative

Marc Chagall, «Gli amanti in rosa» (1916)


La rivoluzione sessuale prometteva a tutti la felicità attraverso il piacere, un traguardo che sembrava raggiungibile facilmente, a costo zero, a condizione di trasgredire le regole morali, in primo luogo quelle della Chiesa cattolica. La Chiesa, infatti, in quel periodo subì un pesante attacco perché era considerata nemica della felicità umana in quanto nemica del sesso. Oggi sono passati quasi cinquant’anni dalla diffusione di questa utopia, sicuramente una delle cause della secolarizzazione nei Paesi occidentali, e si addensano molte ombre sui suoi esiti. 
La rivoluzione sessuale ha lasciato molti feriti sul campo, soprattutto giovani poco protetti dal ceto sociale, donne che non riescono a realizzare il loro sogno di maternità, e più in generale una società di single che devono fare i conti, ogni giorno, con la propria solitudine. La separazione fra sessualità e procreazione, invece che aprire parentesi di libertà, soprattutto alle donne, si è rivelata un ostacolo alla maternità, inseguita troppo tardi, quando diventa difficile se non impossibile concepire, anche con la procreazione assistita. Addirittura, in molti Paesi, diventa una nuova occasione per lo Stato di entrare con mano pesante nella vita degli esseri umani decidendo al posto degli individui se e quando avere dei figli, in funzione di esigenze economiche o politiche. Ma è una sconfitta sulla quale non si vuole riflettere, sebbene i feriti siano tanti, e la società nel suo complesso risenta del drammatico crollo delle nascite e della crisi della famiglia, effetti riconducibili in gran parte alla libertà sessuale ottenuta. Questo numero è in parte una rassegna di casi critici, di conseguenze drammatiche sulle quali si chiudono gli occhi volentieri, ma vuole anche essere una smentita di quella opinione comune che attribuisce alla tradizione cristiana un bigotto orrore del sesso: basta leggere il Cantico dei cantici per rendersene conto. L’Incarnazione infatti ha inaugurato un nuovo modo di dare senso all’atto sessuale, che diventa parte e strumento del cammino spirituale di ogni cristiano, sia nella via ascetica, sia in quella matrimoniale. In tale percorso si intrecciano naturalmente carne e spirito, sentimenti ed eros come ha mirabilmente spiegato Benedetto xvi nella sua prima enciclica, Deus caritas est: egli afferma infatti che il cristianesimo «non ha per nulla rifiutato l’eros come tale, ma ha dichiarato guerra al suo stravolgimento distruttore, poiché la falsa divinizzazione dell’eros, che qui avviene, lo priva della sua dignità, lo disumanizza». Perché «due cose emergono chiaramente da questo rapido sguardo alla concezione dell’eros nella storia e nel presente. Innanzitutto che tra l’amore e il Divino esiste una qualche relazione: l’amore promette infinità, eternità — una realtà più grande e totalmente altra rispetto alla quotidianità del nostro esistere. Ma al contempo è apparso che la via per tale traguardo non sta semplicemente nel lasciarsi sopraffare dall’istinto. Sono necessarie purificazioni e maturazioni, che passano anche attraverso la strada della rinuncia. Questo non è rifiuto dell’eros, non è il suo “avvelenamento”, ma la sua guarigione in vista della sua vera grandezza». (l.s.)

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Quando lo Stato pilota le scelte procreative


A colloquio con Teresa Lee, che insegna il metodo Billings in Corea del Sud 

«Una decina di anni fa venivano da me donne sposate, per lo più trentenni, volevano sapere come evitare di restare incinta attraverso l’uso di metodi naturali». A parlare è Teresa Lee, cinquantadue anni, laureata all’Università Cattolica di Seoul con la tesi «Come una conoscenza approfondita della fertilità influisce sulla coscienza bioetica».
Teresa lavora da sedici anni nell’Happy Family Movement, la sua attività consiste nell’istruire e consigliare le donne, o le coppie, sui metodi naturali di regolazione della fertilità, in particolare il metodo Billings e la NaPro Technology (un metodo naturale di monitoraggio e mantenimento della salute riproduttiva e ginecologica della donna). «Oggi, invece, vengono da me donne che mi chiedono l’esatto opposto: come rimanere incinta attraverso sistemi naturali. In dieci anni la situazione si è ribaltata!». Siamo seduti a un bar a due passi dalla cattedrale di Myeongdong, a fare da interprete è Agnes, che lavora per l’arcidiocesi di Seoul nel Comitato per la vita.
Iniziamo dal principio...
Una decina di anni fa le donne che venivano al consultorio erano donne rimaste incinte contro la loro volontà, e molte avevano abortito. Questo perché non sempre gli anticoncezionali tradizionali funzionano. Io le istruivo sul metodo Billings, il cui successo è superiore al novanta per cento. Molto dipende dall’atteggiamento che la donna ha rispetto a queste tecniche. L’approccio psicologico è importantissimo. La donna che intende sperimentare il metodo Billings deve sapere che questo richiede impegno e molta dedizione. Il problema è che molte donne sono ancora diffidenti verso queste metodologie naturali e si presentano da me già con un pregiudizio negativo.
Una bella contraddizione se si pensa al successo commerciale di prodotti biologici di ogni tipo: in quel caso tutto ciò che è naturale è salutare.
Lavoro in questo campo ormai da molti anni e posso dire che il metodo Billings è molto più scientifico dei metodi anticoncezionali di tipo tradizionale. Ma le donne non sono abbastanza informate. Sui giornali o in televisione non se ne parla. La Chiesa stessa qui in Corea è scettica, manca un supporto finanziario reale: in qualche modo, dispiace dirlo, anche la Chiesa sembra essersi adeguata allo spirito dei tempi.
La ragione risiede nella scarsa praticità del metodo?
Molte donne ritengono che la prassi del metodo sia troppo esigente. Si può impiegare da sei mesi a un anno per portare a regime il metodo naturale. Quando invece per un preservativo non serve alcun tipo di preparazione. Ma oggi le donne vengono da noi perché hanno il problema opposto: non riescono ad avere dei figli. Da una parte l’età di matrimonio si è alzata notevolmente, le donne che vengono da me oggi hanno più di quarant’anni, e non hanno avuto nessun bambino, pur essendo sposate da diversi anni. Il paradosso è che molte di queste donne, in passato, hanno usato la pillola e ora che vorrebbero avere un figlio si scoprono incapaci. Ma ci sono anche problemi a livello psicologico. Oltre a insegnare metodi naturali per aumentare le chance di restare incinta, cerchiamo di ristabilire una naturale armonia nella coppia.
In Corea del Sud per molti anni la politica governativa ha incentivato l’uso degli anticoncezionali e perfino la sterilizzazione.
Sino al 1996 c’era una politica che incoraggiava le donne a sottoporsi alla sterilizzazioni, l’operazione era assolutamente gratuita. In più c’erano incentivi ad avere un solo bambino. Ora tutto a un tratto il Governo scopre che la popolazione coreana sta invecchiando troppo in fretta, e lancia l’allarme. Ma non c’è alcuna valutazione di ordine morale in tutto questo, si riduce tutto a un mero calcolo economico: se ci sono meno bambini oggi vuol dire che fra una o due generazioni sarà scarso il numero dei contribuenti che serviranno a sostenere il sistema pensionistico oberato da una popolazione sempre più anziana. È l’economia insomma a dettare i valori dell’etica comune.
Che incentivi ha utilizzato il Governo in passato per tenere sotto controllo le nascite?
Prima potevi andare in un centro di salute e avere pillole e preservativi gratis. Mentre oggi il Governo incentiva la diffusione dell’inseminazione artificiale, un cambio di rotta a centottanta gradi!
A questo punto interviene Agnes. Lavora nel Comitato per la vita, fondato nel 2005, che organizza seminari di quattro settimane i cui insegnamenti si basano sui valori centrali della dottrina cattolica. Agnes, come molti giovani coreani che possono permetterselo, ha studiato due anni in Australia. In Corea, però, avere una buona dimestichezza con l’inglese è essenziale per ottenere un punteggio elevato nei test di lingua i cui certificati devono essere presentati nei vari colloqui di lavoro.
Ti racconto brevemente la storia mia e di mio marito. Ci siamo conosciuti molto giovani al liceo, ma siamo diventati una coppia stabile solo all’università. Ci siamo sposati nel 2005, a trent’anni: insomma non proprio giovani ma neppure vecchi. Nei tre anni successivi abbiamo cercato di avere un bambino, senza riuscirvi. Ci siamo chiesti allora se per caso non soffrissimo di un problema di tipo fisico: siamo andati a fare degli esami ma non è risultato nulla di anomalo.
A questo punto avete deciso di provare con l’inseminazione artificiale?
Sì. E la cosa è andata avanti per ben cinque anni. Durante questo periodo abbiamo fatto ben undici tentativi, ma non ha mai funzionato. Il Governo finanzia in buona parte i primi quattro: abbiamo ricevuto un milione di won a intervento (circa settecento euro), ma attualmente il Governo è disposto a contribuire molto di più. Sono pratiche estremamente costose ma molte coppie sono così disperate che sono disposte a tutto. È paradossale che oggi il Governo spenda tanti soldi per ottenere esattamente quello stesso risultato (ossia avere più bambini) che fino a pochi anni fa osteggiava con altrettanti incentivi economici. E non si capisce come una pratica che ha un tasso di successo così scarso possa essere promossa e finanziata dallo Stato.
Ora sta pensando di utilizzare dei metodi di fertilità naturale?
È solo da poco che ho saputo di questa possibilità. Ho conosciuto Teresa di recente e ora sto cominciando ad apprendere un po’ più nei dettagli in cosa consistono queste metodologie naturali. Certamente è una via che intendo esplorare.
Molte donne — conclude Teresa — che hanno provato, senza successo, con l’inseminazione artificiale, oggi si rivolgono a me. Sono la loro ultima speranza. Per fortuna anche la Chiesa oggi sta mostrando interesse perla NaPro Technology che potrebbe davvero rappresentare una seria alternativa all’inseminazione in laboratorio.
Coreana, Teresa Lee, sposata con due figli, ha cinquantadue anni. Laureatasi all’Università Cattolica di Seoul, da sedici anni lavora nell’Happy Family Movement dove insegna il metodo Billings. Metodo che ha appreso dai coniugi australiani nel 1998, durante un seminario di cinque giorni tenuto nella città di Daegu.
Cristian Martini Grimaldi