domenica 8 giugno 2014

Invocazione per la pace. Intervento di Sua Eccellenza il Presidente dello Stato di Israele Shimon Peres



Invocazione per la pace. Intervento di Sua Eccellenza il Presidente dello Stato di Israele Shimon Peres. "Due popoli – gli israeliani e i palestinesi – desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali

[Text: Italiano, English] 
Traduzione in lingua italiana (originale in inglese)
(Il Presidente ha aggiunto nel corso della lettura diverse frasi da noi non riportate)
Sua Santità Papa Francesco
Sua Eccellenza Presidente Mahmoud Abbas
(Ringraziamenti)
Sono venuto dalla Città Santa di Gerusalemme per ringraziarvi per questo vostro invito eccezionale. La Città Santa di Gerusalemme è il cuore pulsante del popolo ebraico. In ebraico, la nostra lingua antica, la parola Gerusalemme e la parola “pace” hanno la stessa radice. E infatti pace è la visione stessa di Gerusalemme.
Come si legge nel Libro dei Salmi (122, 6-9):
“Chiedete pace per Gerusalemme.
Vivano sicuri quelli che ti amano.
Sia pace nelle tue mura
sicurezza nei tuoi palazzi.
Per i miei fratelli e i miei amici
Io dirò: “Su di te sia pace”.
Per la casa del Signore nostro Dio,
chiederò per te il bene”.
Durante la Sua storica visita alla Terra Santa, Lei ci ha toccato con il calore del Suo cuore, la sincerità delle Sue intenzioni, la Sua modestia, la Sua gentilezza. Lei ha toccato i cuori della gente – indipendentemente dalla sua fede e nazionalità. Lei si è presentato come un costruttore di ponti di fratellanza e di pace. Noi tutti abbiamo bisogno dell’ispirazione che accompagna il suo carattere e il suo cammino.
Grazie.
Due popoli – gli israeliani e i palestinesi – desiderano ancora ardentemente la pace. Le lacrime delle madri sui loro figli sono ancora incise nei nostri cuori. Noi dobbiamo mettere fine alle grida, alla violenza, al conflitto. Noi tutti abbiamo bisogno di pace. Pace fra eguali. Il Suo invito a unirsi a Lei in questa importante cerimonia per chiedere la pace, qui nei Giardini Vaticani, alla presenza di autorità Ebree, Cristiane, Musulmane e Druse, riflette meravigliosamente la Sua visione dell’aspirazione che tutti condividiamo: Pace.
In questa commovente occasione, traboccanti di speranza e pieni di fede, eleviamo con Lei, Santità, una invocazione per la pace fra le religioni, le nazioni, le comunità, fra uomini e donne. Che la vera pace diventi nostra eredità presto e rapidamente.
Il nostro Libro dei Libri ci impone la via della pace, ci chiede di adoperarci per la sua realizzazione.
Dice il Libro dei Proverbi: “Le sue vie sono vie di grazia, e tutti i suoi sentieri sono pace”. Così devono essere le nostre vie. Vie di grazia e di pace. Non è per caso che Rabbi Akiva ha colto l’essenza della nostra Legge con una sola frase: “Ama il tuo prossimo come te stesso”. Noi tutti siamo uguali davanti al Signore. Noi siamo tutti parte della famiglia umana. Perciò, senza pace noi non siamo completi e dobbiamo ancora compiere la missione dell’umanità. La pace non viene facilmente. Noi dobbiamo adoperarci con tutte le nostre forze per raggiungerla. Per raggiungerla presto. Anche se ciò richiede sacrifici o compromessi. Il Libro dei Salmi ci dice: “Se ami la vita e desideri vedere lunghi giorni, trattieni la tua lingua dal male e le tue labbra dalla menzogna. Allontànati dal male e fa il bene, cerca la pace e perseguila”.
Questo significa, che dobbiamo perseguire la pace. Ogni l’anno. Ogni giorno. Noi ci salutiamo con questa benedizione: Shalom, Salam. Noi dobbiamo essere degni del significato profondo ed esigente di questa benedizione. Anche quando la pace sembra lontana, noi dobbiamo perseguirla per renderla più vicina.
E se noi perseguiamo la pace con perseveranza, con fede, noi la raggiungeremo.
Ed essa durerà grazie a noi, a tutti noi, di tutte le fedi, di tutte le nazioni, come è stato scritto: “Essi trasformeranno le loro spade in aratri e le loro lance in falci. Un popolo non alzerà più la spada contro un altro popolo e non si eserciteranno più nell’arte della guerra”.
Lasciatemi concludere con una preghiera:
Colui che fa la pace nei cieli faccia pace su di noi e su tutto Israele e sul mondo intero, e diciamo: Amen.
Testo orginale in inglese.
Your Holiness Pope Francis,
Your Excellency President Mahmoud Abbas,
I have come from the Holy City of Jerusalem to thank you for your exceptional invitation. The Holy City of Jerusalem is the beating heart of the Jewish People. In Hebrew, our ancient language, the word Jerusalem and the word for peace share the same root. And indeed peace is the vision of Jerusalem.
As it is said in the Book of Psalms:
Pray for the peace of Jerusalem:
“May those who love you be secure.
7 May there be peace within your walls and security within your citadels.”
8 For the sake of my family and friends,
I will say, “Peace be within you.”
9 For the sake of the house of the Lord our God,
I will seek your prosperity.
During your historic visit to the Holy Land, you moved us with the warmth of your heart, the sincerity of your intentions, your modesty, and your kind ways. You touched the people’s hearts – regardless of their faith or nation. You emerged as a bridge-builder of brotherhood and peace.We are all in need of the inspiration which accompanies your character and your way. Thank you.
Two peoples – Israelis and Palestinians – still are aching for peace. The tears of mothers over their children are still etched in our hearts. We must put an end to the cries, to the violence, to the conflict. We all need peace. Peace between equals.
Your invitation to us to join you in this momentous ceremony to call for peace, here in the Vatican garden, in the presence of Jewish, Christian, Muslim, and Druze leaders,graciously reflects your vision of the aspiration we all share: Peace.
On this moving occasion, brimming with hope and full of faith, let us all raise with you, Your Holiness, a call for peace between religions, between nations, between communities, and between fellow men and women. Let true peace become our legacy soon and swiftly. Our Book of Books commands upon us the way of peace, demands of us to toil for its realization.
It is said in the book of Proverbs:
“Her ways are ways of grace, and all her paths are peace.”
So too must our ways be. Ways of grace and peace. It is not by chance that Rabbi Akiva captured the essence of our Torah in one sentence: “Love your neighbor like thyself.” We are all equal before the Lord. We are all part of the human family. For without peace, we are not complete, and we have yet to achieve the mission of humanity.
Peace does not come easy. We must toil with all our strengths to reach it. To reach it soon. Even if it requires sacrifice or compromise.
The Book of Psalms tells us:
“Whoever loves life and desires to see many good days, keep your tongue from evil and your lips from telling lies. Turn from evil and do good, seek peace and pursue it.” This is to say, we are commanded to pursue after peace. All year. Every day. We greet each other with this blessing. Shalom. Salam. We must be worthy of the deep and demanding meaning of this blessing. Even when peace seems distant, we must pursue it to bring it closer. And if we pursue peace with perseverance, with faith, we will reach it.
And it will endure through us, through all of us, of all faiths, of all nations, as it is written: “They will beat their swords into plowshares and their spears into pruning hooks. Nation will not take up sword against nation, nor will they train for war anymore.”
The soul is elated upon the reading of these verses of eternal vision. And we can – together and now, Israelis and Palestinians – convert our noble vision to a reality of welfare and prosperity. It is within our power to bring peace to our children. This is our duty, the holy mission of parents.
Let me end with a prayer:
He who makes peace in the heavens shall make peace upon us and upon all of Israel, and upon the entire world, and let us say Amen.