giovedì 5 giugno 2014

La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie




Discorso del Santo Padre ai partecipanti all’Incontro promosso dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti “La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie. “Gli zingari sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona nelle varie dimensioni del vivere civile

Alle ore 11.30 di questa mattina, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, il Santo Padre Francesco ha ricevuto in Udienza i partecipanti all’Incontro mondiale dei Promotori episcopali e dei Direttori nazionali della Pastorale degli Zingari, organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti sul tema: “La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie” (Vaticano, 5-6 giugno 2014).

Cari fratelli e sorelle,
in occasione dell’Incontro mondiale dei promotori episcopali e dei direttori nazionali della pastorale degli zingari, vi do il mio benvenuto e vi saluto tutti cordialmente. Ringrazio il Cardinale Antonio Maria Vegliò per le sue parole di introduzione. Il vostro convegno ha come tema «La Chiesa e gli zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie». In questo tema c’è anzitutto la memoria di un rapporto, quello tra la comunità ecclesiale e il popolo zingaro, la storia di un cammino per conoscersi, per incontrarsi; e poi c’è la sfida per l’oggi, una sfida che riguarda sia la pastorale ordinaria, sia la nuova evangelizzazione.
Spesso gli zingari si trovano ai margini della società, e a volte sono visti con ostilità e sospetto - io ricordo tante volte, qui a Roma, quando salivano sul bus alcuni zingari, l'autista diceva: "Attenti ai portafogli"! Questo è disprezzo. Forse sarà vero, ma è disprezzo... - ; sono scarsamente coinvolti nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio. Sappiamo che è una realtà complessa, ma certo anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune, e questo è possibile con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno.
Tra le cause che nell’odierna società provocano situazioni di miseria in una parte della popolazione, possiamo individuare la mancanza di strutture educative per la formazione culturale e professionale, il difficile accesso all’assistenza sanitaria, la discriminazione nel mercato del lavoro e la carenza di alloggi dignitosi. Se queste piaghe del tessuto sociale colpiscono tutti indistintamente, i gruppi più deboli sono quelli che più facilmente diventano vittime delle nuove forme di schiavitù. Sono infatti le persone meno tutelate che cadono nella trappola dello sfruttamento, dell’accattonaggio forzato e di diverse forme di abuso. Gli zingari sono tra i più vulnerabili, soprattutto quando mancano gli aiuti per l’integrazione e la promozione della persona nelle varie dimensioni del vivere civile.
Qui si innesta la sollecitudine della Chiesa e il vostro specifico contributo. Il Vangelo, infatti, è annuncio di gioia per tutti e in modo speciale per i più deboli e gli emarginati. Ad essi siamo chiamati ad assicurare la nostra vicinanza e la nostra solidarietà, sull’esempio di Gesù Cristo che ha testimoniato loro la predilezione del Padre.
È necessario che, accanto a questa azione solidale in favore del popolo zingaro, vi sia l’impegno delle istituzioni locali e nazionali e il supporto della comunità internazionale, per individuare progetti e interventi volti al miglioramento della qualità della vita. Di fronte alle difficoltà e ai disagi dei fratelli, tutti devono sentirsi interpellati a porre al centro delle loro attenzioni la dignità di ogni persona umana. Per quanto riguarda la situazione degli zingari in tutto il mondo, oggi è quanto mai necessario elaborare nuovi approcci in ambito civile, culturale e sociale, come pure nella strategia pastorale della Chiesa, per far fronte alle sfide che emergono da forme moderne di persecuzione, di oppressione e, talvolta, anche di schiavitù.
Vi incoraggio a proseguire con generosità la vostra importante opera, a non scoraggiarvi, ma a continuare a impegnarvi in favore di chi maggiormente versa in condizioni di bisogno e di emarginazione, nelle periferie umane. Gli zingari possano trovare in voi dei fratelli e delle sorelle che li amano con lo stesso amore con cui Cristo ha amato i più emarginati. Siate per essi il volto accogliente e gioioso della Chiesa.
Su ciascuno di voi e sul vostro lavoro invoco la materna protezione della Vergine Maria. Grazie tante e pregate per me.


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Udienza di Papa Francesco ai partecipanti al Convegno "La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie". Il Saluto del cardinale Antonio Maria Vegliò al Santo Padre

Beatissimo Padre,
Le esprimo profonda gratitudine per l’accoglienza che ci riserva all’inizio di questo Incontro Mondiale dedicato alla Pastorale degli Zingari, promosso dal nostro Dicastero. È per me onore e motivo di particolare gioia porgere a Vostra Santità il saluto devoto e filiale di Vescovi, sacerdoti, religiosi/e e laici, impegnati in questa pastorale specifica, che sono convenuti a Roma da varie parti del mondo.
Santità, Ella ci esorta assiduamente ad essere la Chiesa povera e dei poveri e ci ricorda che evangelizzare in questo tempo di grandi trasformazioni sociali, richiede una Chiesa missionaria tutta in uscita, capace di operare un discernimento per confrontarsi con le diverse culture e visioni dell'uomo (Udienza ai partecipanti all’Incontro delle Pontificie Opere Missionarie, 9/05/2014).
È in questa prospettiva che vogliamo rileggere il nostro impegno pastorale fra gli Zingari, che ancor oggi sono spesso esclusi e discriminati nella società, per rendere più credibile ed efficace l’opera evangelizzatrice della Chiesa nei loro ambienti. Pertanto il tema scelto per la riunione è: “La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie”.
Fu il Venerabile Paolo VI, ben presto Beato, a dare impulso a questa pastorale specifica con la sua storica visita, il 26 settembre 1965, quando volle personalmente recare la Buona Novella agli Zingari riuniti a Pomezia. Da alcuni decenni, grazie al servizio di numerosi sacerdoti, religiosi/e e operatori pastorali laici, la Chiesa è presente nelle periferie, in cui vivono diverse etnie zingare. Alcune comunità religiose scelgono il loro stile di vita, per superare l’intolleranza e promuovere una cultura di solidarietà e di accoglienza. La Chiesa vanta anche 170 vocazioni, tra sacerdoti, religiosi e diaconi, di provenienza zingara. Tuttavia il cammino da percorrere è ancora lungo e faticoso.
Mi è caro ricordare la gioia degli Zingari che si sono sentiti amati dalla Chiesa nell’Udienza speciale dell’11 giugno 2011, quando furono accolti per la prima volta in Vaticano dal Suo Venerabile Predecessore.
Il popolo zingaro sta attraversando un momento di passaggio da una vita itinerante a una maggiore stabilità, con conseguente ridimensionamento della sua identità, della sua cultura e dei suoi costumi. Numerosi giovani hanno maturato la consapevolezza di doversi adoperare per il bene della propria etnia e dimostrano la volontà di collaborare con le autorità civili ed ecclesiali. Non di rado, però, cercando sostegno e aiuto, trovano ostilità e rifiuto.
Si avverte, perciò, l’urgenza di un nuovo approccio da parte della Chiesa nelle sue varie strutture, soprattutto in quelle parrocchiali, alle quali spesso gli Zingari si rivolgono per trovare aiuto, e talvolta anche per chiedere i sacramenti. Si rende, altresì, necessaria una giusta interpretazione della loro storia e della loro dignità, perché possano inserirsi pienamente nella Chiesa e vivere con maggiore consapevolezza la loro appartenenza alla Chiesa. Molti problemi e difficoltà, che emergono nel processo della loro integrazione e inclusione sociale, richiedono un’effettiva sinergia tra la comunità ecclesiale, quella civile e quella zingara.
Santità, Ella spesso ci assicura che né le nostre debolezze, né i nostri peccati, né i tanti impedimenti ci possono trattenere a donare la gioia del Vangelo ai nostri fratelli e sorelle (id. 9/05/2014). Attendiamo la Sua parola incoraggiante e chiediamo la Benedizione Apostolica che ci accompagni nelle varie realtà dove la Chiesa va incontro agli Zingari. Le assicuriamo la nostra preghiera perché continui ad essere fruttuosa la Sua missione di Pastore di tutto il gregge di Cristo.

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Convegno "La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie". Introduzione ai lavori di mons.  Joseph Kalathiparambil
Eminenza,
Eccellenze,
Cari Direttori Nazionali ed Esperti,
Mi unisco con gioia al cordiale saluto dell’Em.mo Cardinale Presidente e sono lieto di potervi introdurre ai lavori della presente riunione, che si concentreranno attorno al tema La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie. Come ha già accennato il Card. Vegliò nel suo discorso, desideriamo fare una verifica del nostro servizio pastorale.
In particolare ci soffermeremo sull’azione evangelizzatrice del popolo gitano, sulle sfide e problemi che si pongono ad essa.  Inoltre, il nostro studio e le riflessioni vogliono essere una risposta all’invito di Papa Francesco di andare nelle periferie esistenziali e territoriali, per annunciare con gioia ed entusiasmo la verità del Vangelo a ogni persona.
Molti Zingari tutt’ora versano nelle condizioni di vita che spesso oltraggiano la dignità umana e portano allo svilimento della loro identità. La povertà e la loro diversità culturale spesso genera diffidenza da parte della società maggioritaria, con la conseguente esclusione e violazione dei fondamentali diritti umani: a una abitazione dignitosa, alla scolarizzazione e alla formazione professionale, al lavoro e all’accesso alle cure mediche. Particolarmente vulnerabili, gli Zingari subiscono maggiormente gli effetti della crisi economica, dei processi di globalizzazione, dei forti cambiamenti che avvengono nella società civile. Tante volte la povertà materiale è accompagnata dalla povertà spirituale e dalla ricerca dei surrogati del benessere e della serenità. Tuttavia, noi sappiamo che anch’essi spesso non si adeguano alle leggi o ai doveri dei Paesi che li ospitano.
Papa Francesco spesso chiama la Chiesa a ritornare alle sue origini, a seguire le orme del suo Fondatore, Gesù Cristo, che nella sua vita pubblica dedicò molta attenzione proprio ai più poveri, agli “anâwîm”, alle persone indifese, escluse o non protette dalla legge. Il Papa non si stanca di esortare la Chiesa e gli Stati a rafforzare gli impegni per prevenire la crescita della povertà, per fermare i processi di razzismo e xenofobia. La Chiesa e le Autorità civili devono maggiormente adoperarsi per sradicare i pregiudizi, per fermare il fenomeno di antizingarismo e per prevenire che gli zingari siano costretti a trascorrere la maggioranza del tempo nell’ozio e nell’inattività.
Il Papa parla di una Chiesa che “esce”, che sente la forza della sua missione, che non ha paura. Tutti dobbiamo identificarsi con tale Chiesa, ma in modo particolare lo dovete fare voi che condividete le condizioni di vita degli Zingari e fate vostri i loro problemi e le loro difficoltà, aiutandoli ad affrontare con coraggio le contrarietà della vita.
Tra tutti questi problemi e difficoltà, voi tener ben vivo il principio e il centro della missione che la Chiesa vi ha affidato, quello di far conoscere loro l’amore salvifico e misericordioso di Dio. Con la vostra presenza e il vostro servizio voi rammentate agli Zingari le parole che Papa Paolo VI ha rivolto loro durante lo storico incontro di Pomezia, già menzionato da Sua Eminenza. E’ “nella Chiesa -  diceva Paolo VI -  che voi vi accorgete d'essere non solo soci, colleghi, amici, ma fratelli; […] ed è qui, nella Chiesa, che vi sentite chiamare famiglia di Dio, che conferisce ai suoi membri una dignità senza confronti, e che tutti li abilita ad essere uomini nel senso più alto e più pieno; ed essere saggi, virtuosi, onesti e buoni; cristiani in una parola”.
La nostra riunione, possiamo dire, si dispiegherà in due momenti principali. In primo luogo,  cioè nella giornata di oggi, saremo chiamati soprattutto all’ascolto delle relazioni e dei rapporti.
Aprirà i lavori la Dott.ssa Carla Osella, Presidente dell’Associazione italiana “Zingari oggi”, con la conferenza sul tema Gli Zingari nella letteratura dal Concilio Vaticano II e dall’omelia di Paolo VI a Pomezia fino ad oggi: quale aiuto per l’evangelizzazione? La Relatrice da molti anni è impegnata nel servizio in favore degli Zingari e ha stretto con loro rapporti di particolare amicizia. Le esprimiamo la nostra gratitudine per aver accolto l’invito ad essere con noi oggi.
In seguito, avremo la grande gioia di fare tesoro delle parole del Santo Padre Francesco, che alle ore 12.00 ci riceverà in un Udienza speciale in Vaticano.  
Nella sessione pomeridiana ascolteremo due relazioni e un breve rapporto. In primo luogo prenderà parola S.E. Mons. Xavier Novell Gomà, al quale è statp affidato il tema: Gli Zingari e l’invito di Papa Francesco ad andare nelle periferie, alla luce dell’Esortazione apostolica “Evangelii gaudium”. Mons. Xavier viene dalla Spagna, dove vive una numerosa comunità zingara, oltre 700.000 persone, alle quali è offerto un servizio sociale ed ecclesiale molto ben strutturato.
A S.E. Mons. Laurent Dognin, Promotore episcopale della Pastorale dei Migranti e degli Itineranti in Francia, esprimiamo i sentimenti di particolare riconoscenza, poiché, pur non essendo direttamente impegnato nella Pastorale degli Zingari, ha accettato di svolgere il tema: Pellegrinaggio come strumento di evangelizzazione degli Zingari e di incontro delle culture.  Egli condividerà con noi le esperienze positive e le questioni che la Chiesa Locale francese, e in particolare la Cappellania nazionale, si pone su questo argomento.
Concluderà la serie delle relazioni il Vescovo Promotore della Pastorale dei Rom in Ungheria, Mons. János Székely, il quale ci parlerà di una recente consultazione congiunta tra il Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee e la Conferenza delle Chiese Europee (KEK), dedicata al tema: “Migliorare la situazione dei Rom in Europa - sfide e questioni aperte”.
Vi sono previsti, ovviamente, momenti di dialogo, in cui sarà possibile fare delle domande ai Relatori o contribuire con una brevissima riflessione personale.
Il secondo momento, vale a dire la giornata di domani, sarà dedicato alla preparazione delle celebrazioni del 50° anniversario della visita di Paolo VI all’accampamento degli Zingari a Pomezia, il 26 settembre 1965.
Il Rev. Sotto-Segretario del Dicastero, P. Gabriele Bentoglio, ci introdurrà allo studio con  la presentazione dei risultati dell’inchiesta, che è stata svolta presso i Direttori Nazionali al fine di conoscere il vostro parere in merito e di avere un quadro delle vostre proposte e dei suggerimenti. I risultati dell’inchiesta saranno poi oggetto di discussione nei gruppi di studi previsti nel pomeriggio.
Mons. Mario A. Riboldi, testimone oculare dell’incontro di Pomezia, ci riferirà sull’atmosfera e sulle emozioni che hanno accompagnato la visita di Paolo VI. Ci racconterà anche, speriamo, come è nata l’iniziativa e magari cosa motivò il Pontefice a recarsi personalmente dagli Zingari per celebrare la Messa e proclamare loro la Buona Novella. Dobbiamo riconoscere che grazie all’impegno di Mons. Riboldi, il popolo zingaro ha il suo primo e finora unico Beato, Zeffirino Giménez Malla, proclamato da Papa Benedetto XVI “Martire del Rosario”.
Nel pomeriggio la parola sarà data ai Segretari di gruppi di studio, che condivideranno con noi i risultati del loro lavoro. Vi seguirà il dibattito in Assemblea.
I lavori saranno scanditi da momenti di preghiera. Inizieremo le giornate di giovedì e di venerdì con la Santa Messa concelebrata, presiedute, la prima dal Cardinale Vegliò, e la seconda da S.E. Mons. Diarmuid Martin, Arcivescovo di Dublino e Primate dell’Irlanda. Lo ringraziamo di cuore per aver accettato l’invito a tenere la omelia.
Ora, non mi rimane altro che augurare un buon lavoro a voi tutti, che affido alla materna sollecitudine di Maria, Regina degli Zingari.
(Mons.  Joseph Kalathiparambil - Segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti).

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Incontro Mondiale dei Promotori Episcopali e dei Direttori Nazionali della Pastorale degli Zingari (Vaticano, 5-6 giugno 2014). Discorso del cardinale Antonio Maria Vegliò

La giornata del 5 giugno, dopo la celebrazione eucaristica, si aprirà con i discorsi di S. Em. Card. Antonio Maria Veglio e di S.E. Mons. Joseph Kalathiparambil, rispettivamente Presidente e Segretario del Pontificio Consiglio, che offriranno un’analisi della realtà contemporanea, sottolineando le sfide pastorali e presentando i lavori del Congresso. Alle 11.40, il Santo Padre Francesco riceverà i partecipanti in Udienza. 
"La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie"
Discorso di benvenuto
Eccellenze,
Cari Direttori Nazionali ed Esperti,
Ho l’onore di darvi il più cordiale benvenuto, insieme all’Ecc.mo Segretario, Mons. Joseph Kalathiparambil, e a P. Gabriele Bentoglio, Sotto-Segretario, all’inizio di questo Incontro Mondiale dei Promotori Episcopali e dei Direttori Nazionali della Pastorale degli Zingari. Con grande piacere saluto e ringrazio i Confratelli nell’Episcopato e voi, cari Direttori Nazionali ed esperti, per aver accolto l’invito. Sono altresì grato ai nostri Relatori: la Dott.ssa Carla Osella e gli Ecc.mi Vescovi Mons. Xavier Novell Gomá, Mons. Laurent Dognin, e Mons. Jànos Székely. Il tema che ci apprestiamo ad approfondire, La Chiesa e gli Zingari: annunciare il Vangelo nelle periferie, ci chiede di riesaminare il nostro impegno pastorale in favore delle popolazioni zingare, tenendo conto della situazione attuale. Nella realtà sociale che cambia, anche la pastorale degli Zingari è soggetta a evoluzione e richiede alla Chiesa rinnovate strategie pastorali, nuove vie e metodi adeguati alle circostanze. La “strategia pastorale” già esistente deve affrontare la sfida del mutamento e della revisione delle idee alla luce del Vangelo e del Magistero ecclesiale . In questo senso Papa Francesco ci offre numerose indicazioni nell’Esortazione apostolica Evangelii gaudium sull'annuncio del Vangelo nel mondo attuale. Vi ricorreremo spesso in questi giorni.
Papa Francesco in molte occasioni ha espresso l’auspicio che l’annunzio della Buona Novella risuoni nei luoghi più isolati, emarginati e lontani per poter destare gioia e fiducia nei cuori delle persone inclini alla tristezza per le gravi difficoltà che le affliggono. Tra queste possono essere annoverati anche gli Zingari, dato che molti di loro vivono ancora in condizioni umilianti e di estrema povertà, privi di beni indispensabili per una vita libera e dignitosa. La Chiesa, con l’annuncio del Vangelo, porta loro luce e speranza, amore fraterno e solidarietà. Vivere il Vangelo, infatti, e condividerlo con chi ne è privo, è il principale contributo che possiamo dare come Chiesa, chiamata ad essere lievito nel mondo .
In questo contesto, ricordiamo quanto bene ha fatto e quanta energia positiva è scaturita da quella storica visita di Papa Paolo VI, che si recò a Pomezia, il 26 settembre 1965, per portare la Buona Novella agli Zingari in occasione del loro pellegrinaggio internazionale. L’anno prossimo celebreremo il 50° anniversario di quell’evento che, come ben sappiamo, segnò una particolare apertura della Chiesa al popolo gitano. Desideriamo dare a questa ricorrenza opportuno riconoscimento e tutta la rilevanza che merita. Abbiamo oggi qui con noi Mons. Mario A. Riboldi, testimone oculare di quella visita, al quale rendiamo omaggio per il servizio premuroso agli Zingari per oltre 60 anni.
A questo punto, sento il dovere di rievocare l’Udienza speciale dell’11 giugno 2011, che Papa Benedetto XVI ha concesso a oltre duemila rappresentanti di diverse etnie zingare, accogliendoli con paterno amore in Vaticano per la prima volta. È indimenticabile l’entusiasmo e la gioia di queste persone, che si sono sentite amate e stimate dalla Chiesa e, allo stesso tempo, chiamate a vivere in piena comunione con essa, per portare il messaggio di salvezza anche alle loro comunità più lontane ed emarginate.
Per tornare all’incontro di Pomezia, esso fu un passo molto importante nello sviluppo della pastorale specifica per gli Zingari, oggi ben strutturata in 24 Paesi del mondo, soprattutto in Europa, negli Stati Uniti d’America, in Brasile e in Argentina, in India e in Bangladesh. Voi qui presenti avete generosamente raccolto, per mandato dalla Chiesa, l’eredità dei primi evangelizzatori del popolo zingaro e con ragguardevole zelo e impegno la portate avanti. Ammirevole è la vostra dedizione in questo ambito pastorale che richiede coraggio, disinteresse e amore. Annunziando il Vangelo agli Zingari, fate conoscere loro Cristo e le beatitudini, da cui possono trarre incoraggiamento per tessere relazioni positive e corrette con la società ospitante, con persone del proprio gruppo e di diverse etnie.
Ogni popolo può trovare nel Vangelo il senso del proprio destino, la forza per superare le avversità e per maturare la consapevolezza dell’uguale dignità che deriva dall’essere tutti figli di Dio. Per questo gli Zingari attendono da noi l’aiuto necessario per essere affrancati da paure e pregiudizi, per poter godere anch’essi dei benefici delle società in cui vivono, impegnandosi pure a rispettare le regole e a creare ambienti di legalità e di sicurezza. Il Vangelo nelle mani degli Zingari sarà un dono prezioso, ovviamente preceduto e accompagnato da opportuna istruzione, considerando che non di rado nei loro ambienti persistono situazioni di analfabetismo, spesso dovute a poca valorizzazione dell’istruzione degli adulti e al precoce abbandono scolastico tra i giovani zingari.
Eppure l’istruzione, la formazione e la qualificazione professionale sono tra i fattori principali nel processo d’integrazione e d’inclusione sociale degli Zingari. Dunque, creare appropriati contesti e condizioni per favorire l’approccio positivo degli Zingari verso tali valori è l’obiettivo di numerose comunità ecclesiali ed enti sociali. In questo ambito la Chiesa ha il dovere di investire nei progetti educativi, nei servizi dell’ospitalità e dell’accoglienza, senza cadere però nel semplice assistenzialismo. La pastorale degli Zingari deve aiutare a promuovere uno sviluppo umano integrale, sostenere l’autostima e incoraggiare l’esercizio della responsabilità personale. Rafforzare, poi, una sana identità e cultura zingara aiuta a far crescere il rispetto reciproco e a creare comunione .   
“L’evangelizzazione - insegna Papa Francesco nell’Evangelii gaudium - è essenzialmente connessa con la proclamazione del Vangelo a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre rifiutato. I cristiani hanno il dovere di annunciarlo senza escludere nessuno, non come chi impone un nuovo obbligo, bensì come chi condivide una gioia, segnala un orizzonte bello, offre un banchetto desiderabile” (n. 14). Gesù Cristo ha fatto crollare le barriere della divisione, perché nessun popolo si senta escluso della grazia divina. L’annuncio del Vangelo può quindi richiamare la coscienza umana a prendere atto di eventuali situazioni di discriminazione e di ostilità, aiutando a diradare i pregiudizi, a superare gli schemi mentali e le chiusure religiose e culturali. Gli Atti degli Apostoli riportano l’episodio, in cui Dio fa capire a Pietro che non ha preferenza di persone e a tutti è aperta la via della salvezza (cfr Atti 11,1-18). Dunque, anche nei confronti del popolo zingaro, nessuno può arrogarsi il diritto di apprezzare alcune realtà e svalutarne altre, soprattutto quando si tratta di persone, ciascuna dotata di proprio bagaglio spirituale e culturale.
L’evangelizzazione non può trascurare quegli aspetti culturali, linguistici, tradizionali, artistici, che plasmano l’essere umano e i popoli nella loro integrità. Anzi, occorre leggere dall’interno la cultura della popolazione zingara quale elemento da integrare nel disegno salvifico divino. Nell’Evangelii gaudium Papa Francesco ritiene “imperioso il bisogno di evangelizzare le culture per inculturare il Vangelo” (EG n. 69) ed osserva che “una cultura popolare evangelizzata contiene valori di fede e di solidarietà che possono provocare lo sviluppo di una società più giusta e credente, e possiede una sapienza peculiare che bisogna saper riconoscere con uno sguardo colmo di gratitudine” (n. 68). Come tutti i popoli, anche gli Zingari sono fieri della loro cultura. In essa il Vangelo si innesta non come una “cultura” altra, ma come la civiltà dell’amore portata dal Figlio Unigenito di Dio. Con il nostro sostegno e con la nostra vicinanza possiamo aiutare gli Zingari a percorrere autentici itinerari di scambio positivo con altre società e di miglioramento per tutti della qualità della vita.
Concludo con l’auspicio che il Signore benedica questa specifica missione pastorale. Affido a Maria Santissima, Regina degli Zingari, i lavori di questi giorni e auguro a tutti un buon soggiorno a Roma.