domenica 28 settembre 2014

Migliaia di anziani in Piazza San Pietro con Francesco e Benedetto XVI



Decine di migliaia di persone sono in Piazza San Pietro per l’incontro del Papa con gli anziani e i nonni del mondo. Presente anche Benedetto XVI accolto sul sagrato da Francesco mentre Andrea Bocelli cantava “Con te partirò”.Ha aperto l’incontro mons. Vincenzo Paglia, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che ha definito Benedetto XVI "primo nonno tra tutti i nonni" e ha osservato che spesso la vecchiaia è vissuta come un naufragio e la fragilità come una condanna. Quindi ha ricordato come Anna Magnani fosse orgogliosa delle sue rughe, che, diceva, "me le sono guadagnate una per una". Sono seguite poi alcune testimonianze, in particolare quella di Mubarak, profugo dal Kurdistan iracheno, in piazza con la moglie Aneesa: sposati da 51 anni, hanno dieci figli e 12 nipoti. Mubarak ha ricordato le sofferenze del suo popolo. 
Quindi ha parlato Papa Francesco. “Vi ringrazio - ha esordito - di essere venuti così numerosi! E grazie della festosa accoglienza: oggi è la vostra festa, la nostra festa! Ringrazio Mons. Paglia e tutti quelli che l’hanno preparata. Anche ringrazio specialmente la presenza del Papa Emerito Benedetto XVI. Io ho detto tante volte che mi piaceva tanto che lui abitasse qui in Vaticano, perché era come avere il nonno saggio a casa. Grazie!”.
“Ho ascoltato – ha proseguito - le testimonianze di alcuni di voi, che presentano esperienze comuni a tanti anziani e nonni. Ma una era diversa: quella dei fratelli venuti da Kara Qosh, scappati da una violenta persecuzione. A loro tutti insieme diciamo un “grazie” speciale! E’ molto bello che siate venuti qui oggi: è un dono per la Chiesa. E noi vi offriamo la nostra vicinanza, la nostra preghiera e l’aiuto concreto. La violenza sugli anziani è disumana, come quella sui bambini. Ma Dio non vi abbandona, è con voi! Con il suo aiuto voi siete e continuerete ad essere memoria per il vostro popolo; e anche per noi, per la grande famiglia della Chiesa. Grazie! Questi fratelli ci testimoniano che anche nelle prove più difficili, gli anziani che hanno fede sono come alberi che continuano a portare frutto. E questo vale anche nelle situazioni più ordinarie, dove però ci possono essere altre tentazioni, e altre forme di discriminazione. Ne abbiamo sentite alcune dalle altre testimonianze”.
“La vecchiaia, in modo particolare, è un tempo di grazia, nel quale il Signore ci rinnova la sua chiamata: ci chiama a custodire e trasmettere la fede, ci chiama a pregare, specialmente a intercedere; ci chiama ad essere vicino a chi ha bisogno… Ma gli anziani, i nonni hanno una capacità per capire le situazioni più difficili: una grande capacità! E quanto pregano per queste situazioni, la loro preghiera è forte, è potente!”.
“Ai nonni, che hanno ricevuto la benedizione di vedere i figli dei figli (cfr Sal 128,6), è affidato un compito grande: trasmettere l’esperienza della vita, la storia di una famiglia, di una comunità, di un popolo; condividere con semplicità una saggezza, e la stessa fede: l’eredità più preziosa! Beate quelle famiglie cha hanno i nonni vicini! Il nonno è padre due volte e la nonna è madre due volte. E in quei Paesi dove la persecuzione religiosa è stata crudele - penso, per esempio, all’Albania, dove mi sono recato domenica scorsa - in quei Paesi sono stati i nonni a portare i bambini a battezzare di nascosto, a dare loro la fede. Bravi! Sono stati bravi nella persecuzione e hanno salvato la fede in quei Paesi!”.
“Ma non sempre l’anziano, il nonno, la nonna, ha una famiglia che può accoglierlo. E allora ben vengano le case per gli anziani… purché siano veramente case, e non prigioni! E siano per gli anziani: siano per gli anziani e non per gli interessi di qualcuno altro! Non ci devono essere istituti dove gli anziani vivono dimenticati, come nascosti, trascurati. Mi sento vicino ai tanti anziani che vivono in questi Istituti, e penso con gratitudine a quanti li vanno a visitare e si prendono cura di loro. Le case per anziani dovrebbero essere dei “polmoni” di umanità in un paese, in un quartiere, in una parrocchia; dovrebbero essere dei “santuari” di umanità dove chi è vecchio e debole viene curato e custodito come un fratello o una sorella maggiore. Fa tanto bene andare a trovare un anziano! Guardate i nostri ragazzi: a volte li vediamo svogliati e tristi; vanno a trovare un anziano, e diventano gioiosi!”.
“Però esiste anche la realtà dell’abbandono degli anziani: quante volte si scartano gli anziani con atteggiamenti di abbandono che sono una vera e propria eutanasia nascosta! E’ l’effetto di quella cultura dello scarto che fa molto male al nostro mondo. Si scartano i bambini, si scartano i giovani, perché non hanno lavoro, e si scartano gli anziani con la pretesa di mantenere un sistema economico “equilibrato”, al centro del quale non vi è la persona umana, ma c’è il denaro. Siamo tutti chiamati a contrastare questa velenosa cultura dello scarto!”.
“Noi cristiani, insieme a tutti gli uomini di buona volontà, siamo chiamati a costruire con pazienza una società diversa, più accogliente, più umana, più inclusiva, che non ha bisogno di scartare chi è debole nel corpo e nella mente, anzi, una società che misura il proprio “passo” proprio su queste persone”.
“Come cristiani e come cittadini, siamo chiamati a immaginare, con fantasia e sapienza, le strade per affrontare questa sfida. Un popolo che non custodisce i nonni e non li tratta bene è un popolo che non ha futuro! Perché non ha futuro? Perché perde la memoria, e si strappa dalle proprie radici. Ma attenzione: voi avete la responsabilità di tenere vive queste radici in voi stessi! Con la preghiera, la lettura del Vangelo, le opere di misericordia. Così rimaniamo come alberi vivi, che anche nella vecchiaia non smettono di portare frutto. E’ una delle cose più belle della vita di famiglia, della nostra vita umana di famiglia, è carezzare un bambino e lasciarsi carezzare da un nonno e da una nonna. Grazie!”.
Dopo il discorso del Papa inizia la seconda fase dell'incontro coi nonni, la Santa Messa presieduta da Francesco e concelebrata da numerosi sacerdoti anziani.

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Francesco incontra i nonni. Mons. Paglia: anziani nel cuore della Chiesa

Questa domenica il Papa incontra in Piazza San Pietro gli anziani e i nonni del mondo. L’evento si svolge in due fasi: la prima, in forma di testimonianza e di dialogo, inizia alle 9.30. In questa fase sarà presente anche Benedetto XVI che ha accettato volentieri l’invito di Papa Francesco. Poi, alle 10.30 inizia la Messa: concelebreranno con il Santo Padre alcuni sacerdoti anziani. La giornata è intitolata “La benedizione della lunga vita” ed è organizzata dal Pontificio Consiglio per la Famiglia. Stefano Leszczynski ha intervistato il presidente del dicastero, mons. Vincenzo Paglia:
R. - In un mondo che scarta gli anziani, Piazza San Pietro vuol dire che gli anziani non sono “scarti”, anzi stanno nel cuore stesso della Chiesa con Papa Francesco. In questo senso, è un gesto che vuole sottolineare la “decisività” di questi anni - vorrei dire - per la vita delle famiglie, della Chiesa e anche della nostra società.
D. - Da un lato, il problema della marginalizzazione degli anziani, soprattutto nelle società occidentali; dall’altro lato, gli anziani come categoria debole e vulnerabile in tante situazioni di crisi nel mondo: sono tra coloro che soffrono di più e anche, il più delle volte, tra coloro che poi si trovano a farsi carico di quelli che sono stati i danni dei conflitti…
R. - Purtroppo, ovunque nel mondo, ormai gli anziani cominciano a essere guardati con grande diffidenza e, in effetti, c’è come una sorta di parallelo tra la globalizzazione del mercato del profitto e la marginalizzazione di chi non produce, di chi appunto è concepito come “di peso”.
D. - Cosa può fare la Chiesa per sensibilizzare nei confronti della condizione degli anziani?
R. - Io credo debba, anzitutto, dire agli anziani che hanno più anni che c’è un nuovo compito da svolgere: gli anziani stessi devono comprendere che quell’età è un’età nella quale sono chiamati a convertirsi; Papa Giovanni - che aveva già 80 anni - nei suoi diari scrive che anche da Papa, anche da vecchio deve continuare a convertire il proprio cuore. Allora, io immagino che il grande popolo degli anziani, così numeroso oggi - in un mondo di conflitti, di guerre e di odio - sia un po’ come Mosè sul monte, che prega, mentre si deve combattere una battaglia per un mondo più giusto che è davvero difficile da combattere. Quindi, abbiamo bisogno degli anziani che preghino. C’è, poi, l’esortazione ai nipoti e ai figli degli anziani a non disperdere questo tesoro, a non scartarlo; nello stesso tempo, invece, gli anziani possono offrire il loro contributo e, di fatto, già lo fanno - soprattutto in questo tempo di crisi - con un contributo spesso economico, ma anche contributo di educazione, di accompagnamento. Credo che sia importante ricordare il rapporto tra le generazioni, perché se questo rapporto si rompe costruiamo un presente triste e un domani, forse, ancor più triste.
D. - Domenica ci sarà la presenza anche di una coppia di anziani coniugi iracheni. Che significato assume nel contesto attuale questa presenza?
R. - A me ha fatto impressione - seguendo la tragedia di questa guerra - vedere tanti anziani che, dopo una vita di risparmio, di fatiche, sono dovuti scappare, abbandonando tutto. Una tragedia quasi più dura di quella dei bambini, per certi versi, e mostra l’assurdità della guerra; per di più dall’Iraq, da dove Abramo partì perché chiamato da Dio per un disegno di straordinaria grandezza. Qui, purtroppo, hanno dovuto lasciare la loro terra perché colpiti, violentati da chi, persino in nome di Dio, compie drammi così gravi. Allora, io credo che la presenza di questi anziani - che provengono, appunto, da Erbil - nel giorno dell’incontro con il Papa, sia un nuovo grido contro la follia della guerra e contro la cattiveria degli uomini, quando non sanno guardare con umanità i loro simili, anche se hanno magari cultura diversa, credo diverso o condizioni diverse.
D. - Avrà uno spazio al Sinodo sulla Famiglia la questione degli anziani?
R. - Certamente sì. Il fatto che questo incontro avvenga alla vigilia del Sinodo mi fa pensare che loro siano i pionieri, le avanguardie, coloro che certamente hanno vissuto più tempo in famiglia, coloro che certamente potrebbero parlare molto di quello che a loro è accaduto, di bene o anche di male. Ecco perché direi che questi anziani, la settimana prima del Sinodo, vengano a dire che la famiglia sia davvero il cuore della vita, e quando manca è una tragedia.
Radio Vaticana