giovedì 23 ottobre 2014

Curia e dintorni...




...si apre una stagione di “avvicendamenti”?

di Lorenzo Bertocchi
Secondo il prof. Riccardi, fondatore della Comunità di S.Egidio, “va cambiato il governo centrale della Chiesa”. “Papa Bergoglio – dice a Vatican Insider – ha bisogno di collaboratori in sintonia con lui”, per vincere le principali resistenze al cambiamento presenti in curia.
Archiviato il sinodo straordinario si veleggia verso quello ordinario dell’ottobre 2015 dove, parola di Mons. Paglia, il cambiamento arriverà in porto perchè “ormai è avviato e non si torna indietro”. Nonostante qualcosa sia andato storto.
Secondo quanto dichiarato da Mons. Fernandez a La Nacion alcuni “curiali” avrebbero manifestato il loro dissenso in aula, “ma anche nei corridoi e per la strada”, in modo “aggressivo, irritato, minaccioso”. Nella domanda rivoltagli dalla giornalista Piquet venivano indicati come leaders di questo dissenso il Card. Muller, Pell, Burke e Ouellet.
E allora qualcuno pensa che nel frattempo bisogna operare rimuovendo gli ostacoli, cioè nominando nuovi collaboratori. Un osservatore attento come John Allen ha scritto che ora si potrebbe aprire la stagione degli “avvicendamenti”.
Il card. Burke, come ha ammesso lui stesso in un’intervista, dovrebbe lasciare il ruolo di prefetto del Tribunale della Segnatura apostolica per essere “promosso” a cardinale patrono dei Cavalieri di Malta.
Il card. Ouellet, attualmente prefetto della cosiddetta “fabbrica dei vescovi”, quindi un ruolo altamente strategico perchè ha il compito di proporre le nomine al Papa, fu incaricato nel 2010 da Papa Ratzinger e, secondo le regole, dovrebbe restare in sella per un quinquennio. Tuttavia fonti vaticane informano che il suo ruolo sembra assai sminuito e la sua azione, per così dire, esautorata. Nel dicembre 2013 Papa Francesco ha nominato il nuovo segretario della congregazione nella persona del brasiliano Ilson de Jesus Montanari, sua vecchia conoscenza come coinquilino nella residenza romana di via della Scrofa, inoltre ha depennato quattordici membri del dicastero fra cui lo stesso Burke e i card.li Bagnasco, Ruoco Varela e Piacenza. A ciò si aggiunga che, a differenza del pontificato precedente, Papa Francesco sembra agire per le nomine in modo molto diretto. Le recenti nomine di Chicago, Mons. Cupich, e dell’arcivescovo di Madrid, Mons. Osoro, pare siano frutto di consultazioni parallele a quelle del dicastero guidato da Ouellet e svolte direttamente dal Papa, che quindi ha deciso senza troppa discussione collegiale.
Il card. Pell è membro del cossiddetto C8, il gruppo di 8 cardinali voluti da Francesco proprio per riformare la curia. Attualmente è capo della nuova segreteria dell’economia, ma non appena ha fatto sentire la sua voce contraria sulla questione dei sacramenti ai divorziati risposati ecco che, un po’ a orologeria, sono uscite voci su suoi presunti coinvolgimenti in inchieste riguardanti casi di preti pedofili. Lo stesso Pell “oserà” partecipare anche al prossimo pellegrinaggio “Summorum pontifium” dei fedeli devoti al rito della S.Messa in vetus ordo. E potrebbero essere altri guai.
A proposito di culto divino è nota l’attuale “sede vancate” dopo che il card. Canizares è stato nominato vescovo di Valencia, diverse voci vorrebbero ormai pronta la nomina di Mons. Piero Marini, ma altre indicazioni sono addirittura per il Card. Ravasi o per un altro prelato sudamericano.
Il prefetto per la congregazione per la Dottrina della Fede, il Card. Muller, allievo di Ratzinger e da lui incaricato nel 2012, dovrebbe essere più che tranquillo. Ma diverse voci dicono che le cose forse non sono così scontate. Ci potrebbe essere un “promoveatur ut amoveatur” verso una qualche diocesi tedesca, lasciando così via libera ai tanti pretendenti. Uno di questi è proprio quel Mons. Bruno Forte che abbiamo visto protagonista al recente sinodo (per lui l’alternativa è l’arcidiocesi di Palermo dove il Card. Romeo è ormai prossimo alla rinuncia del mandato).
Uscendo dalla curia, ma rimanendo nell’ambito di quei cardinali che avrebbero resistito al recente sinodo diamo un’occhiata a Bologna. Il prossimo giugno il Card. Caffarra terminerà i due anni di proroga al suo servizio pastorale nella città felsinea e, a quanto si dice insistentemente, il suo posto potrebbe essere preso da Mons. Bregantini attuale vescovo di Campobasso molto vicino a Papa Francesco.
Nel suo discorso di chiusura al Sinodo il Papa ha richiamato in più occasioni la sua figura di garante dell’unità della chiesa, e più volte nel suo magistero (anche di vescovo) ha dichiarato di amare la “pluriformità” come “realtà centripeta che armonizza polarità diverse e in tensione” rendendo possibile la “unitas ordinis”. L’eventuale stagione di “avvicendamenti” ci mostrerà come verrà composta questa “unitas ordinis”.

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Mons. Oliveri sì, mons. Paglia e mons. Mogavero no: perchè?

di Antonio Righi
Massimo Franco, editorialista del Corriere della Sera, con un passato di vaticanista, domenica scorsa si è espresso con grande libertà e parresia: la Chiesa oggi è divisa. Franco lo può dire: non è più vaticanista, non ha amicizie, contatti, relazioni da mantenere, come accade in genere a chi di Vaticano si occupi per mestiere.
Grande divisione, non solo a causa della gestione del sinodo, ma in generale di gestioni opache di cui non si comprende gran che. Sembra infatti evidente, oramai, che gli scandali economici vengano colpiti, a seconda di chi ne è protagonista. Prendiamo il caso di mons. Paglia:
la sua diocesi, Terni, è andata in bancarotta:
Vi sono stati scandali su scandali. Paglia rimane lì, al Pontificio Consiglio per la Famiglia. Nessuno osa dire nulla. Al contrario: è lui che oggi, su Vatican Insider, si butta a capofitto: la strada per le novità è aperta, nessuno la può fermare.
E quello che il Sinodo ha deciso? Non importa nulla, ragiona Paglia, così è, se vi pare o se non vi pare. Alla faccia della sinodalità.
Il giorno prima, sempre su Vatican Insider, Andrea Riccardi, anche lui di sant’Egidio, all’attacco: occorre fare spoil sistem, tutti i ratzingeriani fuori dalla curia. Senza mezze parole. San’Egidio, sembra di capire, è compatta. Che cerchi altri posti al sole? Anni orsono Sandro Magister raccontò che nell’imminenza del conclave che avrebbe eletto Ratzinger, quelli di sant’Egidio erano andati ad accogliere all’aeroporto il cardinal Bergoglio, ipotizzandolo papabile. Si sa mai, che facendogli una buona accoglienza…
Quale poi sia il disegno sotteso, difficile a dirsi. Riccardi, il dominus di sant’Egidio, è anche colui che contribuì a lanciare Monti e il partito di Monti. Salvo poi fare un passo indietro, al momento della candidatura, piazzando in lista alcuni dei suoi uomini (avanti voi, io sto al coperto? Se fu così, aveva capito bene…).
Da Paglia, a mons. Mogavero. Pur vescovo in un piccolissimo paesello, Mogavero ha sempre goduto di un certo potere. E ha spesso espresso in libertà le sue opinioni più scabrose. Di questi giorni il suo aver meritato la tessera, almeno in pectore, dell’Arcigay: dopo Berlusconi, Pascale, Luxuria ecc., ci voleva anche un vescovo.
Anche Mogavero, come Paglia, sembra fiutare il vento. Anche lui, come Paglia, può permettersi di rimanere al suo posto, nonostante la sua diocesi sia in bancarrotta, per colpa certamente anche sua:
Se fosse ratzingeriano, come mons Mario Oliveri di Albenga, probabilmente sarebbe già stato rimosso, commissariato, sospeso a divinis (come i sei sacerdoti dei Francescani dell’Immacolata)… Scandalizzarsi? Certamente, ma sereni. Dio non va in pensione. E come dicevano già gli antichi, il tempo è galantuomo… ma ne vedremo delle belle.