sabato 14 marzo 2015

“Chiara Lubich: l’unità e la politica”


Anniversario Chiara Lubich: la ricorda una delle prime compagne

"Portare l’amore di Dio dappertutto, secondo il comandamento di Gesù di amarsi l’un l’altro”. Era questo l’ideale di Chiara Lubich che ancora attira centinaia di persone in tutto il mondo. Oggi, nel settimo anniversario della morte della fondatrice del Movimento dei Focolari celebrato in tutto il mondo e a pochi giorni dall’apertura del suo processo di Beatificazione e Canonizzazione, a ricordarla è Palmira Frizzera, che la conobbe nel 1945 e colpita dall’ideale della “fraternità universale”, decise di seguirla.
R.– Il concetto della fratellanza universale è proprio quello che io ho trovato quando sono entrata nel primo focolare, quasi 70 anni fa: noi eravamo sorelle con Chiara, ma con un "Maestro", una guida, che era Gesù in mezzo a noi, Gesù che vive dove due o più sono uniti nel Suo nome.
D. – Con quale obiettivo siete andate avanti insieme per tanti anni?
R. – Siamo andate avanti non pensando in realtà a niente... avevamo scelto Dio come ideale della nostra vita, lo volevamo amare, coscienti che potevamo anche morire da un giorno all’altro sotto i bombardamenti. Quindi abbiamo cercato di realizzare il Testamento di Gesù, l’amore scambievole, fino all’unità tra di noi. Quello che io ho sentito nel mio incontro con Chiara – ed è generale per tutte le sue prime compagne – è che aveva, una luce e una novità tale –allora non la chiamavamo “il carisma” – con la quale veramente ci ha generate ad una vita totalmente nuova!
D. – È  stato quindi l’amore evangelico vissuto tra voi, incarnato e comunicato agli altri, a generare poi tutto il Movimento?
R. – Ma Chiara non ha mai pensato di fondare nulla! Adesso si dice che Chiara è la fondatrice del Movimento dei Focolari arrivato in tutto il mondo. Però, io non l’ho mai sentita come una persona che fondava qualcosa, ma come una persona che dava la vita a qualcosa di nuovo. Chiara ci diceva: “Ma noi non vogliamo fondare niente. Noi vogliamo fondare Dio nelle anime, con l’amore; portare l’amore dappertutto”. Ecco, proprio quel messaggio che Gesù ci ha lasciato: “Vi do un comandamento nuovo che vi amiate gli uni gli altri come io vi ho amati”. Questo ha portato alla fratellanza universale.
D. – Da gennaio di quest’anno, Chiara è stata dichiarata Serva di Dio ed è iniziato un processo di Beatificazione e di Canonizzazione. Che effetto le fa?
R. – Sento che Chiara non è solo della Chiesa cattolica: Chiara è anche delle altre Chiese, delle altre religioni e, per via dei dialoghi aperti sin dai primissimi tempi, anche con persone che non hanno nessun credo religioso. Sotto questo aspetto, non mi piace restringerla solo alla Chiesa cattolica, però capisco che questa Beatificazione è un grande dono per la Chiesa e per tutti noi.
D. – Le nuove generazioni che lei incontra e che forma perché dopo tanto tempo, anche non avendola conosciuta, sono attratte da Chiara e dalla sua spiritualità?
R. – Chiara è partita, ma sua luce è rimasta, il suo carisma è rimasto. E a questo corrono dietro ai giovani, non alle persone.
D. – Questo settimo anniversario è improntato sulla tematica politica e su come la spiritualità di Chiara può essere vissuta in politica. In questo ambito cosa ci può insegnare?
R. – Ci può insegnare l’arte di amare, di capire, di ascoltare... E questo è un "trait d'union" con tutti: se non si fa così, come alternativa ci sono solo la violenza e la guerra.  Radio Vaticana
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Appello per la Pace e lo Sviluppo dei "Giovani per un mondo unito"

Un appello per ridurre le spese militari, ottenere la pace e la fraternità, vincere la fame ed il sottosviluppo, sconfiggere le organizzazioni che controllano le nuove e vecchie schiavitù, garantire la giustizia e il rispetto dei diritti umani


Riuniti il 12 marzo 2015 alla Camera dei Deputati a Roma, in occasione del convegno “Chiara Lubich: l’unità e la politica”, 400 "Giovani per un Mondo Unito” hanno formulato e sottoscritto un appello rivolto al Parlamento Italiano, al Parlamento Europeo, all’ONU e alle commissioni nazionali dell'UNESCO.
Di seguito il testo dell’Appello.
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Siamo i "Giovani per un Mondo Unito" e facciamo parte del Movimento dei Focolari nato nel 1943 dall’esperienza di Chiara Lubich.
Siamo giovani provenienti da tutto il mondo, di diverse religioni, culture, convinzioni e tradizioni; ci riconosciamo nel principio della fraternità universale e ci impegniamo a vivere secondo la cosiddetta Regola d’Oro che invita a fare agli altri quanto vorremmo fosse fatto a noi.
Siamo consapevoli dello scenario globale attuale costellato da numerosi conflitti da cui scaturiscono fenomeni come le migrazioni dei popoli che tentano di fuggire dalla violenza dalla estrema indigenza, dalla fame e dalle ingiustizie sociali di cui sono vittime nei loro Paesi.
Queste profonde ferite ci coinvolgono direttamente e ci spingono a cercare soluzioni concrete, a cui volgiamo il nostro impegno personale. In tutto il mondo come Giovani per un Mondo Unito stiamo realizzando numerose iniziative volte a promuovere la pace, la cooperazione, l’unità tra i popoli.
Abbiamo raccolto tutti questi frammenti di fraternità nello United World Project, un progetto che nasce dal desiderio di delineare una mappatura storica e geografica della fraternità universale per dimostrare che essa, oltre ad essere un orientamento dell’esistenza, può diventare un nuovo cardine della politica, dell’economia, del lavoro, dello sport e di tutti i campi dell’agire umano.
er realizzare la fraternità universale non basta la buona volontà del singolo: siamo convinti, infatti, che sia necessaria un’azione della politica diretta ad intervenire sulle cause dei conflitti e sulle condizioni che generano diseguaglianza.
In primo piano per la costruzione della pace si impone la questione dell’ingente spesa sostenuta dalle singole nazioni per implementare l’import-export degli armamenti. Ogni anno sono circa mezzo milione le vittime a causa delle armi. Analizzando i flussi delle esportazioni di armi si evidenzia che dai maggiori produttori esse confluiscono verso i Paesi maggiormente interessati dai conflitti in atto (Archivio Disarmo).
Secondo i dati dell’UNHCR solo nel 2014 sono stati almeno 218 mila i profughi che hanno attraversato il Mar Mediterraneo per fuggire da queste zone di guerra mentre le vittime accertate sono 3419: una crisi umanitaria che richiede l’intervento coordinato della comunità internazionale. Nel 2000 i Capi di Stato e di governo di tutti gli Stati membri dell’ONU hanno firmato a New York la “Dichiarazione del Millennio”, nella quale affermavano che “La civiltà globalizzata del terzo millennio possiede la ricchezza, la conoscenza e i mezzi per coronare il sogno di un'umanità affrancata dalla miseria e dalla mancanza dei bisogni di base”.
Questi obiettivi dovevano essere realizzati nel 2015 ma tale traguardo non è stato raggiunto.
Numerose sono le questioni ancora aperte. Dunque ci appelliamo alle Istituzioni e chiediamo di: 1. Ridurre i finanziamenti pubblici destinati agli armamenti al fine di garantire una redistribuzione più equa delle risorse. Attualmente le spese militari a livello globale sono pari a 1740 miliardi di dollari (Archivio Disarmo). Riteniamo che sia necessaria un’inversione di rotta negli investimenti attuali al fine di un maggiore sostegno nella cooperazione fra Paesi per la costruzione della pace.
2. Operare alla radice delle diseguaglianze per contrastare la miseria. La crisi finanziaria infatti ha accentuato ulteriormente il divario tra ricchi e poveri. Più del 35% della popolazione mondiale si trova in una condizione di denutrizione mentre basterebbero 20 centesimi al giorno per salvare un bambino dalla fame (World Food Program). Significative in questo senso le parole di Papa Francesco: “Non è possibile che non faccia più notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada mentre lo sia il ribasso di due punti in borsa (…) No ad un'economia dell'esclusione e dell'iniquità (...) Questa economia uccide" (Evangelii Gaudium).
3. Rivedere i modelli di governance attuali: è necessario un maggiore controllo democratico nella scelta delle politiche economiche e monetarie e una maggiore vigilanza sugli istituti finanziari la cui condotta è stata uno dei principali fattori della crisi economica. Occorre riscoprire una visione politica incentrata sul bene comune e ricondurre il denaro e la finanza a strumento e non a fine dell’agire umano.
4. Adottare un modello di legalità organizzata in opposizione a fenomeni criminali quali il narcotraffico, la tratta degli esseri umani, lo sfruttamento illecito dell’ambiente. In particolare chiediamo di rinnovare l’impegno nel contrastare efficacemente la corruzione dilagante in ambito istituzionale.
5. Garantire un livello di istruzione primaria universale al fine di consentire il pieno sviluppo della persona umana e la sua capacità di autodeterminarsi. Secondo recenti dati dell’Unesco (2014), infatti, un bambino su dieci non ha accesso ad una scuola e 759 milioni di adulti non sono in grado di leggere e scrivere.
Fiduciosi nel vostro ascolto e grati per quanto saprete accogliere le nostre aspirazioni e richieste, salutiamo cordialmente rinnovando la nostra piena adesione a vivere "sii tu il cambiamento che vorresti nel mondo" (Gandhi). 

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Questo il nostro sogno: per la pace e per l'unità tra i popoli

Maria Voce, Presidente Movimento dei Focolari e Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, invitano allunità politica intorno ai grandi valori


Intervenendo al convegno “Chiara Lubich: l’unità e la politica”, svoltosi il 12 marzo nell’Aula dei Gruppi parlamentari della Camera dei Deputati in occasione del 7° anniversario di Chiara Lubich, Maria Voce, Presidente Movimento dei Focolari e L’on. Laura Boldrini, Presidente della Camera dei deputati, hanno espresso il desiderio di unire le forze politiche intorno ai grandi valori.
La presidente dei Focolari ha spiegato che Chiara Lubich ha speso la vita per un ideale: l'unità.
“Ha cercato e portato l'unità in ogni ambito. Non c'è stato territorio in cui non l'abbia sperimentata, per questo il Movimento dei focolari, è impegnato ovunque nel mondo a vincere la sfida delle diversità componendole in unità, senza perdere la propria identità”.
Per quanto riguarda la politica Maria Voce ha ricordato che la Costituzione italiana, allude all'unità famigliare (art. 29), all'unità nazionale (art. 87), all'unità di indirizzo politico (art. 95), all'unità giuridica e all'unità economica (art. 120).
Secondo la Voce, l’Unità va intesa come “l'istanza politica fondamentale”.
La fondatrice dei Focolari infatti vedeva nella politica “l’amore degli amori” che consente di comporre l’unità tra i progetti degli amministratori e i bisogni delle comunità, aiutando i cittadini a realizzare le proprie aspirazioni individuali e sociali.
L'unità è quindi un valore universale, che può essere coniugato solo se si fa riferimento e si riconosce “la fraternità universale”.
“Solo la fraternità – ha sottolineato Maria Voce - può dare il giusto valore alla libertà ed alla uguaglianza, che altrimenti rischiano di rimanere categorie individuali”.
“Solo la fraternità – ha ripetuto - può far progredire l’umanità perché porta a considerare ogni uomo, ogni donna, un fratello/una sorella a cui posso dare qualcosa e da cui posso certamente imparare qualcosa”.
Dopo aver indicato esperienze dove si coltiva lo studio e la pratica della fratellanza come collante per l’unità politica, Maria Voce ha rivolto un augurio ai presenti: “una politica fraterna che vale la pena di essere vissuta, perché dà senso alla vita di chi vi si impegna: politici, amministratori, cittadini, insieme per il bene comune”.
Ed ha concluso “Questo il nostro sogno: per la pace e per l’unità tra i popoli”.
L’onorevole Laura Boldrini, presidente della Camera dei deputati, si è rivolta ai 400 giovani presenti affermando “Le ingiustizie si possono sanare, e ciò che deve fare la politica. Bisogna prendere posizione che significa avere una visione di società. Dai momenti difficili nascono grandi cose”.
Per questo motivo ha detto, In una breve intervista dopo l’incontro,  “vorrei dire ai giovani che non devono essere riluttanti e timidi, né devono sentirsi intimiditi da chi semina odio, da chi non crede nella condivisione, nel rispetto reciproco; vorrei dire loro di essere più “vocal”, più assertivi e quindi di uscire dall’angolo”.
“Lo capisco, è difficile sfidare questo pensiero, che sta diventando un pensiero sempre più unico, ma occorre farlo, perché altrimenti si rischia di appiattirsi su una dimensione di società basata proprio sulla contrapposizione e l’esclusione. Quindi ai giovani io dico “coraggio, impegnatevi”.
“La politica – ha concluso la Presidente della camera - può essere un esercizio meraviglioso anche di generosità. Va fatto servendo il bene comune e chi ha i valori deve poterlo fare”. 

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"La guerra non è mai santa. Solo la pace è veramente santa"

Secondo Chiara Lubich l'essenza del progetto politico dell'umanità è l'unità dei popoli

In alcune aree del mondo, ed in particolare in Medio Oriente, si manifestano fattori di gravissima instabilità. In molti casi, un rozzo radicalismo si unisce a pratiche di violenza e di intolleranza che sembravano essere relegate negli archivi della storia.
In questo contesto già di per sé critico, l'errore più grave che potremmo compiere sarebbe quello di rappresentare queste crisi in termini di guerra di religione. In realtà, è la storia ad insegnarci che le guerre più devastanti e i conflitti più cruenti hanno avuto luogo per ragioni che non hanno nulla a che fare con la religione.
Il militarismo, l'egemonia economica, l'intolleranza a tutti i livelli sono cause di conflitto unitamente a tanti altri fattori sociali e culturali di cui la religione costituisce solo una componente. Tutto ciò ha molto a che vedere con le consuete ricette del dominio di oligarchie e della prevalenza di strutture improntate alla cultura bellica. 
Da ogni punto di vista, in questi casi si dovrebbe parlare non tanto di guerre di religione ma, più concretamente, realisticamente e prosaicamente, di religione della guerra.
E’ la guerra in quanto tale, senza alcuna aggettivazione, a costituire un relitto della storia, una pratica barbara da abbandonare, una “istituzione” che ha dimostrato di essere fallimentare se pensata come un “praticabile” strumento politico o sociale. 
Chiara Lubich affermava con grande lucidità e saggezza, indicando un cammino di unità pur pienamente consapevole delle criticità mondiali, che “è finito il tempo delle ‘guerre sante’. La guerra non è mai santa, e non lo è mai stata. Dio non la vuole. Solo la pace è veramente santa, perché Dio stesso è la pace.”
In questo contesto le implicazioni politiche della paura e la domanda di sicurezza sono centrali nella politica internazionale. Ma quale sicurezza?
In realtà, nella globalizzazione della nozione di sicurezza può essere ricondotta ad una sua radicale ri-concettualizzazione, che comporta, da un lato, un più diretto rapporto con la dimensione sociale e individuale, dall’altro, la consapevolezza della sua ramificazione in molteplici ambiti.
Si tratta del tema della sicurezza umana, ben più ampia del concetto di difesa dalle minacce militari o para-militari. Una sicurezza che trovi il suo punto focale sui legami comunitari, ma aperti e in un atteggiamento di dialogo, di capacità di sintesi, pur nella distinzione
L’impressione è che ci siamo concentrati su uno stucchevole dibattito sullo “scontro di civiltà” e non abbiamo affrontato per tempo i “nodi della civiltà”, vale a dire le grandi incongruenze globali come le sperequazioni economiche a livello mondiale (e all’interno degli Stati), il cambiamento climatico, il grande tema bio-politico delle risorse alimentari e idriche e delle malattie endemiche. Ci siamo interrogati a lungo se il mondo fosse diventato unipolare, multipolare, unipolare o interpolare.
Ci troviamo nella frattura dal passaggio da un ordine egemonico liberale guidato dall’Occidente una situazione che Charles Kupchan, professore di Affari Internazionali della  Georgetown University ha efficacemente definito come “No one’s world” il mondo di nessuno.
E’ necessaria una più matura ed ampia riflessione sugli assetti mondiali a partire da alcune questioni-chiave e sulle prospettive di una logica compaginativa delle relazioni internazionali in quella temperie storica che ormai potrebbe definirsi in termini di post-globalità.
Quest’ultima si caratterizza con i fenomeni di crescente opposizione o resistenza alla mondializzazione dell’economia capitalista e alla generalizzazione del canone liberal-democratico, di mitologia localista e sindrome identitaria, di assolutizzazione di visioni del mondo parziali ed escludenti, ma al contempo nutre l’aspirazione a prospettare un modello alternativo (forse meno “globalista”) di interazione dialogica, sviluppo integrale e cooperazione strutturata e paritaria, più concretamente universalista e autenticamente pluralista.
C’è bisogno di un nuovo progetto politico internazionale, un new deal globale, una nuova alleanza più inclusiva e paritaria, che vada ben oltre le alleanze militari ed economiche esistenti.
Seguendo Chiara Lubich, la domanda che ci si pone è se sia davvero possibile vivere in un mondo di popoli liberi, uguali, uniti, non solo rispettosi l’uno dell’identità dell’altro, ma anche solleciti alle rispettive necessità. 
La risposta – ne è sicura Chiara Lubich - è una sola: non solo è possibile, ma è l’essenza del progetto politico dell’umanità.
È l’unità dei popoli, nel rispetto delle mille identità, il fine stesso della politica, che la violenza terroristica, la guerra, l’ingiusta ripartizione delle risorse nel mondo e le disuguaglianze sociali e culturali sembrano oggi mettere in discussione.
Sono questi i tempi in cui ogni popolo deve oltrepassare il proprio confine e guardare al di là, fino ad amare la patria altrui come la propria.  Bisogna rimettere in moto la pace non come un’idea accanto alle altre, ma come l’idea fondamentale della convivenza tra gli uomini.
Non è per nulla un progetto utopico: basti guardare allo stato del mondo per comprendere che non solo è realistico, ma anche urgente e necessario.
Pasquale Ferrara è Segretario Generale dell'Istituto Universitario Europeo a Fiesole

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I giovani dei Focolari e la forza dell'amore contro il terrorismo

La testimonianza di due giovani che vivono in territori dove si vede il peggio ed il meglio dell'umanità. Una dimostrazione di come solo l'amore può vincere il male


di George Zahm, Lara Abou Moussa 

Siamo due giovani libanesi e siamo grati per l’opportunità che ci è stata data oggi di poter parlare a Montecitorio, davanti a quest’assemblea così speciale, chiamata ad accogliere le attese e i problemi del popolo per trasformarli in leggi a servizio dell’uomo.
Come sapete, il Medio Oriente vive una delle pagine più sanguinose della storia dell’umanità. Davanti a tanto orrore, l’esempio straordinario di persone condannate a morte che rifiutano di rinnegare la loro religione, che pregano per i loro persecutori e che perdonano prima della loro morte questi massacri, come è stato per i ventuno copti morti in Libia durante gli eventi di febbraio scorso, ci interpella profondamente, sia cristiani che musulmani viventi in questi Paesi, e ci richiama alla grandezza dell’amore, del perdono, che un giorno cambieranno la faccia del mondo.
Tanti esempi dalla Siria, ci hanno riconfermato che l’amore vince tutto anche là dove sembra impossibile. E’ il caso di una famiglia siriana che ha perso due dei suoi figli, di 3 e 9 anni. Mentre giocavano al balcone un missile ha colpito i loro poveri corpi proprio nel momento in cui erano contenti di poter finalmente giocare all’aria aperta approfittando di un cosiddetto cessate il fuoco. Davanti al dramma e al dolore dei loro genitori, l’amore presente nella comunità dei focolari, e la condivisione nel quotidiano di questa sofferenza, tentano di sanare questa profonda ferita e di ridare senso alla loro esistenza.
Un altro fatto drammatico è accaduto a una famiglia musulmana, nostri amici, in attesa di un bambino. Il papà, con il suo fratello si erano proposti come volontari per assicurare la sicurezza dei loro quartieri, abbandonati ai malfattori. I gruppi armati scontenti della loro presenza, li rapiscono per due mesi prima di renderli alle loro famiglie, morti, tagliati a pezzi.
Ancora una volta l’amore della comunità cristiana vivente attorno a queste famiglie ha potuto offrire un po’ di consolazione. Queste stesse persone dicono che la forza dell’amore li aiuta ad accettare questo tragico dolore e poco a poco a superare i loro drammi.
Uno dei nostri amici che ci voleva raggiungere, è stato fermato al confine e si è trovato per errore nell’oscurità della prigione. Avendo come unica arma la preghiera e la fiducia in Dio, decide di mettere da parte la sua pena, per offrire agli altri prigionieri un sorriso, un ascolto, un consiglio, e anche i pochi alimenti che aveva.
Voleva testimoniare l’amore di Dio in questo luogo cosi oscuro. Davanti al suo atteggiamento sorprendente gli altri prigionieri si sono messi a loro volta in questa disposizione d’amore e di aiuto reciproco. Alcuni giorni dopo è stato fatto uscire di prigione.
In luoghi diversi, specialmente in Giordania, non si esita ad accogliere anche nelle proprie case e con i pochi mezzi che ci sono, le famiglie irachene rifugiate, che scopriamo nostri fratelli e sorelle. Condividiamo con loro la fame, la vergogna, l’umiliazione, la perdita di persone care e ci arricchiamo dei tesori nascosti dietro le sofferenze.
Ci interpellano le parole di Gesù riportate nel Vangelo: “…Avevo fame e voi mi avete dato da mangiare, avevo sete e mi avete dato dell’acqua, ero straniero e mi avete ospitato nella vostra casa, ero nudo e mi avete dato dei vestiti, ero malato e in prigione e siete venuti a trovarmi!”
Con tanti amici, abbiamo sperimentato e crediamo fermamente che la violenza non avrà l’ultima parola. Se è capace di distruggere le città e di ammazzare le persone, non potrà mai mettere fine all’uomo e alla forza dell’amore che abita in Lui. Davanti all’odio, come dice Chiara Lubich, un atto d’amore è capace di fermare la mano di un terrorista.
Lara Abou Moussa, 25 anni, laureata in biochimica e impiegata in uno studio per il controllo nella qualità del cibo, e George Zahn, 22 anni, studente di marketing e pubblicità, fanno parte del Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich.
Il 12 marzo sono stati a Montecitorio per partecipare, insieme a 400 giovani da 24 Paesi, ad una giornata dedicata al dialogo con la politica. E’ stata l’occasione per presentare il United World Project (Progetto mondo unito) che promuove e diffonde la cultura della fraternità.