domenica 22 marzo 2015

Lunedì della V settimana del Tempo di Quaresima




Se gli occhi dello spirito sono colpiti dalla nuova luce,
che da Dio promana,
l'incomprensibile opera della sua incarnazione
rende possibile che Dio divenga visibile per l'uomo nel mistero sacramentale.
Questo sguardo che Dio permette,
provoca nell'uomo uno strappo ed estasi;
la visione conduce, grazie all'amore,
al mondo invisibile della fede:
l'uomo della terra viene portato in cielo.

Paul J. Cordes

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In quel tempo, Gesù parlò [ai farisei] e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».
Gli dissero allora i farisei: «Tu dai testimonianza di te stesso; la tua testimonianza non è vera». Gesù rispose loro: «Anche se io do testimonianza di me stesso, la mia testimonianza è vera, perché so da dove sono venuto e dove vado. Voi invece non sapete da dove vengo o dove vado. Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno. E anche se io giudico, il mio giudizio è vero, perché non sono solo, ma io e il Padre che mi ha mandato. E nella vostra Legge sta scritto che la testimonianza di due persone è vera. Sono io che do testimonianza di me stesso, e anche il Padre, che mi ha mandato, dà testimonianza di me».
Gli dissero allora: «Dov’è tuo padre?». Rispose Gesù: «Voi non conoscete né me né il Padre mio; se conosceste me, conoscereste anche il Padre mio».
Gesù pronunziò queste parole nel luogo del tesoro, mentre insegnava nel tempio. E nessuno lo arrestò, perché non era ancora venuta la sua ora.
 (Dal Vangelo secondo Giovanni 8, 12-20)
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"Dov'è tuo Padre?", è la domanda che ci sentiamo ripetere nell'intimo di fronte alla sofferenza, alle difficoltà nelle relazioni. Essa nasconde il bisogno di poter scoprire, oltre la superficie, le tracce del destino eterno per il quale siamo stati creati. Signore, "dov'è tuo Padre?". Tu che ci dici di essere Figlio di Dio, perché sei appeso a una Croce? Signore, "dov'è nostro Padre?". Tu ci dici che in te siamo figli di Dio, perché allora quello che i nostri occhi vedono e la nostra carne sta sentendo è dolore, precarietà e paura? Perché ancora non state seguendo me che "sono la luce del mondo; chi segue me", infatti, "non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita". Certo, qualche passo dietro a Lui lo abbiamo fatto. Come quei farisei che erano di fronte a Gesù; lo avevano cercato e in qualche modo seguito, ma difendendo il proprio "giudizio secondo la carne". Ma così ci si chiude alla luce della vita e si cammina nelle tenebre. Gli eventi e le persone divengono fantasie irreali. La "carne", infatti, non coglie ciò che si cela oltre l'apparenza e stringe gli occhi, schiacciando mente e cuore in una prospettiva angusta che nulla più dell'apparenza immediata sa prevedere. Per questo Gesù "non giudica nessuno" secondo la carne ma "testimonia". Ed è molto diverso. Un conto è giudicare le persone e la storia appoggiandosi a se stessi, un conto è "testimoniare" insieme al Padre che esiste una verità che supera l'evidenza immediata. Gesù, infatti, con il suo Mistero Pasquale, ha "testimoniato" che la morte, il peggio che ci appaia dinanzi, non è la parola fine sulla vita ma il passaggio che la trasforma in eterna. Per questo camminare dietro a Lui conduce ad entrare in tutto ciò che per la carne è tenebre rischiarandolo con la luce della sua vita immortale, più forte del peccato e della morte. Chi segue il Signore vedrà attraverso le ferite della moglie e del marito il volto del Padre che conduce la storia. Dietro al fratello che non ti capisce e ti rifiuta, a una brutta malattia, al licenziamento, alla tua inguaribile debolezza, all'ostinata fragilità psicologica c'è il Padre che ti sta amando. Perché le persone e la storia, ferite entrambe dal peccato ma assunte nella carne di Cristo che lo ha sconfitto sulla Croce, sono il cammino che ci è dato per seguire Lui e non più noi stessi. La croce che ci incute terrore e ci fa chiedere "dov'è tuo Padre? Dov'è mio Padre?" è la lampada che il Padre ha posto sul candelabro perché illumini tutta la la nostra vita. La Croce è la porta dischiusa sulla vita eterna; sta a noi, oggi e in questi giorni, aprirci a Cristo e lasciare che ci attiri a sé sul legno. Solo chi si lascia crocifiggere con Lui nella propria storia sperimenterà di essere figlio di Dio, e così "conoscerà il Padre" nell'esperienza della risurrezione del Figlio. Solo chi entra nella morte che oggi gli si presenterà con il volto del coniuge, in un'umiliazione, in un'ingiustizia o in una malattia, vedrà la "luce" della Pasqua trasfigurare quell'evento, passandovi indenne. Soffrendoci certo, ma senza che nulla abbia il potere di togliere la pace. Sì fratelli, il luogo del Padre è la nostra vita di oggi, perché Cristo si è fatto carne della nostra carne, debolezza della nostra debolezza, peccato del nostro peccato, e in tutto ci "testimonia" la verità che vi è nascosta, la sua vita più forte della morte. Allora, proprio "sapendo" che Gesù è venuto da una carne simile alla nostra, "conosceremo" che vi è giunto dal Cielo per accompagnarvi, perdonati e ricreati nel suo amore, ciascuno di noi. Anche oggi Gesù "viene" dalla stessa nostra sofferenza, ma è perché vi vuole deporre la sua vita e illuminarla con la sua luce, e così attirarci per seguirlo nel cammino verso il Cielo e l'intimità eterna con il Padre dove Lui è "andato" e ogni giorno "va" per salvarci.