venerdì 22 aprile 2016

VIBRANTI PARADOSSI

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 PER ALETEIA
L’autore di questo saggio ha assistito all’edizione di Vibrant Paradoxes.
Jacques Maritain ha osservato una volta che Tommaso d’Aquino “riunisce”, mentre Cartesio “spacca e separa”.
È stato più di un semplice commento sulla differenza tra due filosofi. La dichiarazione di Maritain arriva al cuore di quello che definisce il pensiero moderno. La modernità non è, al suo stadio più elementare, un cambiamento epocale a livello di diritti, etica o politica, ma di metodo. Essere moderni è pensare in “binari”, in termini di “o/o”, e spaccare e separare come conseguenza naturale. È vedere la vita umana come una successione di problemi che vengono risolti al meglio raccontando una storia di forze opposte e prendendo posizione a favore di una di esse.
Una nuova raccolta di saggi del vescovo Robert Barron,Vibrant Paradoxes: The Both/And of Catholicism, ci introduce però in quel metodo rappresentato dall’Aquinate, un mondo in cui impulsi apparentemente divergenti – incluso l’antico e il nuovo – sono tenuti insieme nella tensione creativa.
“Il cattolicesimo celebra consistentemente la riunificazione dei contrari”, scrive il vescovo Barron nell’introduzione, usando “Ortodossia” di Chesterton come punto iniziale, “non a mo’ di blando compromesso, ma in un modo per cui la piena energia degli elementi che si oppongono resta in piedi. Una volta che si coglie questo principio, si inizia a vederlo ovunque nella grande tradizione cattolica. Grazia e natura, fede e ragione, Scrittura e tradizione, corpo e anima, immanenza di Dio e trascendenza di Dio: quello che il grande teologo protestanto Karl Barth definiva ‘il dannato ‘e’ cattolico è quello che io definirei il suo vibrante paradosso’”.
Il libro si divide in cinque paia di questi apparenti opposti: “Peccato e Misericordia”; “Ragione e Fede”, “Materia e Spirito”, “Libertà e Disciplina” e “Sofferenza e Gioia”. Nella mente moderna, queste polarità non possono (e non dovrebbero) essere tenute insieme. Una persona o insiste sulla legge morale o è accogliente e amorevole; basa la sua vita sulla scienza o sulla Scrittura; appartiene all’ordine della chimica o all’anima cartesiana; sceglie liberamente o segue regole e regolamentazioni; prova dolore o gioia. Si può avere una cosa o l’altra, ma non entrambe.
Dal nostro mondo incanalato è difficile vedere come potrebbe essere altrimenti, ma il vescovo Barron invita a guardare alle questioni e alle complessità del mondo e della storia partendo da ogni paradosso. In un ampio range di argomenti, che includono un breve commento su qualsiasi cosa, dagli iPhone all’ISIS, queste tensioni possono convivere e “svelare” gradualmente ogni argomento come prendere semplicemente le parti dell’uno o dell’altro non riesce a fare.
Ogni capitolo ha i suoi eroi tratti dalla tradizione cattolica: la continuità tra papa Benedetto XVI e papa Francesco rivela misericordia e acuta consapevolezza del peccato; seguendo l’Aquinate vediamo come la persona umana, composta da anima e corpo, si basi sia sull’intelletto che sulla fede per vedere chiaramente; Ireneo ci mostra cosa significhi essere un essere umano “pienamente vivo”, e i santi, passati e presenti, mostrano il vero prezzo della gioia.
Ma c’è un’unica luce che tiene insieme i vividi colori di questi paradossi: quella che il vescovo Barron definisce “la cristologia ortodossa della Chiesa”.
“Secondo il Concilio di Calcedonia”, scrive nell’introduzione, “Gesù non è in parte divino e in qualche modo umano, né in parte umano e in qualche modo divino. È invece pienamente divino e pienamente umano, e ogni natura è presente in modo non competitivo nei confronti dell’altra nell’unità della sua persona. Le prime eresie si perdevano questo principio del sia/e. Il monofisismo sottolineava eccessivamente la divinità del Signore, il nestorianesimo la sua umanità; l’arianesimo presentava il compromesso apparentemente ragionevole – una fusione di divinità e umanità. E Calcedonia, con finezza straordinaria, ha detto di no a ciascuna di queste posizioni, sventolando la bandiera della divinità e il terreno dell’umanità con uguale vigore”.
Vibrant Paradoxes è stato lodato da tutti, da George Weigel a padre James Martin, SJ, e include una splendida introduzione di Peter Kreeft. È facile capire il perché: in un mondo lacerato e frammentato dall’antagonismo, è una presentazione impegnativa, piacevole ed estremamente leggibile di una tradizione che ha sempre osato “riunificare”.
Matthew Becklo è marito e padre, filosofo amatoriale e commentatore culturale di Aleteia e Word on Fire. I suoi scritti sono apparsi su First ThingsThe Dish e Real Clear Religion.
[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti]