Di seguito il Vangelo di oggi, 21 aprile, sabato della II settimana di pasqua, con un commento
e un testo breve di san Pietro Crisologo.
Non abbiate paura! Aprite, anzi spalancate le porte a Cristo!
Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!
Giovanni Paolo II
Dal Vangelo secondo Giovanni 6,16-21.
Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
Venuta intanto la sera, i suoi discepoli scesero al mare e, saliti in una barca, si avviarono verso l'altra riva in direzione di Cafarnao. Era ormai buio, e Gesù non era ancora venuto da loro. Il mare era agitato, perché soffiava un forte vento. Dopo aver remato circa tre o quattro miglia, videro Gesù che camminava sul mare e si avvicinava alla barca, ed ebbero paura. Ma egli disse loro: «Sono io, non temete». Allora vollero prenderlo sulla barca e rapidamente la barca toccò la riva alla quale erano diretti.
COMMENTO
Gesù
cammina sul mare ed abbiamo paura, come i discepoli. Ci spaventa
l'incontro con un mistero che supera la nostra stessa speranza. Siamo
presi dalle onde della vita, è buio, e ci sentiamo soli; le
preoccupazioni, le difficoltà ci schiacciano in una prospettiva
limitata, distolgono il nostro sguardo dall'orizzonte verso il quale
stiamo navigando. Gli eventi contingenti appesantiscono il nostro cuore
sino a pensare che la vita si esaurisca in quel momento che viviamo, che
tutto si giochi in quell'istante, ineluttabile. Risolvere quel
problema, sospingere la barca un metro più avanti, sfangarla e superare
quell'ostacolo. E dimentichiamo il contesto autentico della nostra
esistenza; è buio, e Gesù non è ancora con noi, ed è un
sentimento che ci coglie spesso, inconscio, subdolo, ma che si manifesta
nelle nostre attitudini concrete. Gesù è in ritardo, bisogna
sbrigarsela da soli...
Abbiamo
visto miracoli, ed in essi, il nostro povero cuore incapace di sfamare
reso fecondo di una vita straripante e abbondante. Abbiamo sperimentato
il potere della benedizione del Signore, ma il buio, il vento e le onde
ci annebbiano la memoria, siamo ancora così acerbi nella fede... Ci si
arrangia, si cercano soluzioni seguendo criteri umani, si briga e ci si
affatica. E abbiamo paura quando Lui appare, quando ci si avvicina
camminando sulle acque. Temiamo di vedere sbriciolarsi le piccole
certezze acquisite, smentito il nostro meschino modo di orientarsi nei
problemi, evaporare l'effimera soluzione di compromesso, strapparsi le
toppe cucite sul vestito vecchio. Abbiamo paura di un destino più grande, di un orizzonte che relativizza queste nostre giornate, questi nostri affari, sentimenti, lotte, preoccupazioni. Perchè la serietà della vita risiede nel destino per la quale ci è data.
Non è seria e autentica quando ci afferra e ci schiaccia sul presente.
Non è più seria perchè stringiamo i pugni e mettiamo ogni sforzo per un
colpo di remi in più. Gli eventi non sono atomi isolati, ogni istante
che ci è donato è incastonato in una volontà che abbraccia l'eternità,
che è proprio da dove viene Gesù camminando sul mare. Egli ci segue, ci
cerca, viene a noi per riannodare la nostra vita al filo di misericordia
che abbraccia l'eternità. Egli sorge dal buio, da tutto ciò che non
possiamo e non riusciamo a vedere, per orientare la nostra vita
nell'unica direzione autentica; Gesù ci prende con sé per condurci verso
un destino che, come Abramo, non conosciamo, ma del quale Lui è
profezia e primizia. Con Lui possiamo solcare i marosi perchè siamo
stabiliti sulla rotta che congiunge la terra e la storia, al Cielo, il
porto per il quale ci siamo imbarcati nella vita. Un matrimonio sarà
santo, e compiuto, solo se sospinto sulla rotta celeste, aperto
alla vita che non muore. Il buio, il vento e le onde, il mare di morte e
solitudine, angoscia e timore che solchiamo ogni giorno è aperto verso
il Cielo. Cafarnao è la Patria, l'origine e la meta, immagine della
dimora dalla quale siamo stati chiamati e verso la quale siamo diretti.
Il
Cielo è la nostra Cafarnao: ogni evento reca inscritto il destino
celeste cui siamo chiamati. Vivere autenticamente è remare avendo bene
presente l'orizzonte verso il quale è orientata la nostra barca. Gesù si
avvicina anche oggi a ciascuno di noi, persi nei frammenti disordinati
delle nostre esistenze. Appare camminando sul mare, e ci parla, ci
illumina, ci desta: sono Io, non temete! Sono Io, e voi siete in me,
esistete per me, e con me camminate verso il Cielo. Non temete, proprio
nelle avversità, in quelle di oggi, e di domani, splende più vivido e
consolante l'orizzonte celeste che dà senso alla vita. Ogni evento
indica il Cielo, camminare sulle acque significa scoprire in ogni
legame, nel lavoro, nella famiglia, nelle amicizie, nelle sofferenze e
nelle gioie, il segno eterno del suo amore. Camminare sul mare significa
non esaurirsi nei problemi, non esigere soluzioni e cambiamenti, non
intestardirsi e nevrotizzare tutto, come se quel problema, quella
difficoltà, quel litigio fossero l'ultima spiaggia. Non cedere alla
diperazione, perchè tutto guarda oltre, e la pazienza di chi ha gli
occhi fissi sul Cielo raggiunge sempre il porto sospirato. "Nada
te turbe, nada te espante, quien à Dios tiene nada le falta. Solo Dios
basta. Todo se pasa, Dios no se muda, la paciencia todo lo alcanza. Niente
ti turbi, niente ti spaventi, chi ha Dio niente gli manca. Solo Dio
basta. Tutto passa, Dio non cambia, la pazienza tutto lo raggiunge"
(Santa Teresa d'Avila).
Perchè
tutto concorre al bene, anche quello che sembra non avere soluzione.
Come disse Gesù a Santa Faustina Kowalska: "Non aver paura di nulla. Io
sono sempre con te. Sappi ancora questo, figlia mia. che tutte le
creature, sia che lo sappiano, sia che non lo sappiano, sia che
vogliano, sia che non lo vogliano, fanno sempre la mia volontà".
Camminare sul mare è percorrere ogni centimetro della storia con questa
certezza, che tutto obbedisce alla volontà di Dio, che è l'orizzonte più
grande in cui tutto si muove. La sua percezione è fonte di pace,
quella di chi ha sperimentato che nessun limite è posto a chi vive la
vita di Cristo. Camminare sul mare è sperare, sempre, anche contro ogni
speranza: "in colui che è morto per tutti si è già realizzato
in pieno l'ideale della nostra speranza. Quindi noi non siamo esitanti o
dubbiosi, non rimaniamo perplessi nell'incertezza dell'attesa; avendo
invece già ricevuto l'anticipo della promessa, siamo in grado di vedere
con l'occhio della fede quel che sarà il nostro futuro, e tutti lieti
per l'elevazione della nostra natura, possediamo già quel che crediamo"
(San Leone Magno, Sermo LXXI, 1-5, De resurrectione Domini).
Siamo
venuti al mondo per prendere Gesù con noi, nella barca della nostra
vita, e far risplendere il Cielo nel buio della terra. E' Lui, è il
nostro amato che oggi ci ricorda la sublimità della nostra chiamata, la
bellezza e la pienezza della nostra vita, che nulla di noi è chiuso in
se stesso, che nulla si perde, che tutto è dischiuso verso un destino
più grande, che anche il dolore e il falimento portano le stigmate di un
amore infinito, quello che dà consistenza e pace ad ogni nostro
momento. Apriamo, spalanchiamo oggi le porte del nostro cuore per
accogliere Cristo, che ci conosce, che ci ama e fa della nostra vita un
segno bellissimo del Cielo, speranza per ogni uomo.
San Pietro Crisologo (circa 406-450), vescovo di Ravenna, dottore della Chiesa
Discorsi 50, 1.2.3 ; PL 52, 339-340
Cristo sale su una barca : non è forse stato lui ad aver messo in secca il letto del mare, dopo aver respinto le sue acque, affinché Israele camminasse sull'asciutto in mezzo al mare, come in una valle (Es 14, 29) ? Non è forse stato lui ad aver rassodato sotto i piedi di Pietro, le onde del mare, affinché l'acqua fosse sotto i suoi passi un cammino saldo e sicuro (Mt 14, 29) ?
Sale sulla barca. Per attraversare il mare di questo mondo fino alla fine dei tempi, Cristo sale sulla barca della sua Chiesa per condurre in una traversata tranquilla, quanti credono in lui, fino alla patria del cielo, e fare di coloro con i quali egli è in comunione nella sua umanità, i cittadini del suo Regno. Cristo, certo, non ha bisogno della barca ; invece la barca ha bisogno di Cristo. Infatti, senza questo pilota celeste, la barca della Chiesa, agitata dalle onde, non giungerebbe mai al porto.