Le donne di divina sapienza correvano con aromi, e ti cercarono con lacrime quasi tu fossi un mortale.
Ma esultanti di gioia, ti adorarono Dio vivo, e te annunciarono ai discepoli tuoi, o Cristo.
Chi ha rotolato con le sue mani la pietra dal sepolcro? Chi ha fatto seccare il fico? Chi ha risanato la mano inaridita?
Chi ha saziato un giorno la folla nel deserto? Chi se non il Cristo che fa risorgere i morti?
Chi ha dato la luce ai ciechi, purificato i lebbrosi, drizzato gli storpi e camminato a piedi asciutti sul mare come su terra ferma?
Non forse il Cristo Dio che risuscita i morti?
Chi ha risuscitato dalla tomba un morto di quattro giorni, e il figlio della vedova?
Chi, come Dio, ha drizzato il paralitico costretto a letto?
Grida la pietra stessa, gridano i sigilli che avete messo, aggiungendo guardie per sorvegliare il sepolcro:
Cristo è veramente risorto e vive nei secoli.
(S. Andrea di Creta, Canone orientale dei vespri della domenica delle mirrofore).
* * *
Di seguito il testo della preghiera mariana del Regina Caeli, che durante il tempo
pasquale sostituisce l'Angelus, il Vangelo di oggi con un commento e un testo breve
di san Gregorio Magno. Buon lunedi di Pasqua!
BENEDETTO XVI
REGINA CÆLI
Lunedì dell'Angelo
Castel Gandolfo, 9 aprile 2012
Castel Gandolfo, 9 aprile 2012
Buona giornata a voi tutti! Il lunedì dopo Pasqua è in molti Paesi una giornata di vacanza, in cui fare una passeggiata in mezzo alla natura, oppure andare a visitare parenti un po’ lontani per ritrovarsi insieme in famiglia. Ma vorrei che fosse sempre presente nella mente e nel cuore dei cristiani il motivo di questa vacanza, cioè la Risurrezione di Gesù, il mistero decisivo della nostra fede. Infatti, come scrive san Paolo ai Corinzi, «se Cristo non è risorto, vuota è allora la nostra predicazione, vuota anche la vostra fede» (1 Cor 15,14). Perciò in questi giorni è importante rileggere le narrazioni della risurrezione di Cristo che troviamo nei quattro Vangeli e leggerle con il nostro cuore. Si tratta di racconti che, in modi diversi, presentano gli incontri dei discepoli con Gesù risorto, e ci permettono così di meditare su questo evento stupendo che ha trasformato la storia e dà senso all’esistenza di ogni uomo, di ognuno di noi.
L’avvenimento della risurrezione in quanto tale non viene descritto dagli Evangelisti: esso rimane misterioso, non nel senso di meno reale, ma di nascosto, al di là della portata della nostra conoscenza: come una luce così abbagliante che non si può osservare con gli occhi, altrimenti li accecherebbe. Le narrazioni incominciano invece da quando, all’alba del giorno dopo il sabato, le donne si recarono al sepolcro e lo trovarono aperto e vuoto. San Matteo parla anche di un terremoto e di un angelo sfolgorante che rotolò la grande pietra tombale e vi si sedette sopra (cfrMt 28,2). Ricevuto dall’angelo l’annuncio della risurrezione, le donne, piene di timore e di gioia, corsero a dare la notizia ai discepoli, e proprio in quel momento incontrarono Gesù, si prostrarono ai suoi piedi e lo adorarono; ed Egli disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno (Mt 28,10). In tutti i Vangeli, le donne hanno un grande spazio nei racconti delle apparizioni di Gesù risorto, come del resto è anche in quelli della passione e della morte di Gesù. A quei tempi, in Israele, la testimonianza delle donne non poteva avere valore ufficiale, giuridico, ma le donne hanno vissuto un’esperienza di legame speciale con il Signore, che è fondamentale per la vita concreta della comunità cristiana, e questo sempre, in ogni epoca, non solo all’inizio del cammino della Chiesa.
Modello sublime ed esemplare di questo rapporto con Gesù, in modo particolare nel suo Mistero pasquale, è naturalmente Maria, la Madre del Signore. Proprio attraverso l’esperienza trasformante della Pasqua del suo Figlio, la Vergine Maria diventa anche Madre della Chiesa, cioè di ognuno dei credenti e dell’intera comunità. A Lei ci rivolgiamo ora invocandola quale Regina Caeli, con la preghiera che la tradizione ci fa recitare al posto dell’Angelus durante tutto il tempo pasquale. Maria ci ottenga di sperimentare la presenza viva del Signore risorto, sorgente di speranza e di pace.
Dopo il Regina Caeli
Le Christ est vraiment ressuscité, alléluia ! Avec cette affirmation, je suis heureux de vous saluer, chers pèlerins de langue française. À la suite de Pierre et des Apôtres, nous sommes invités à témoigner de notre foi en la Résurrection du Christ. Soyez sans crainte, allez annoncer cette bonne nouvelle à tous vos frères. Renouvelés par la foi de notre baptême, nous participons déjà à la victoire pascale du Christ. Proclamons à notre monde, qu’il est présent et vivant au milieu de nous. Avec la Vierge Marie, soyons les porteurs de l’espérance et de la joie pascales ! À tous, je souhaite de saintes fêtes de Pâques !I am pleased to welcome all the English-speaking pilgrims present today for this Regina Coeliprayer. Today we continue our solemn Easter celebration, recalling with greater joy than ever our redemption from sin and death in Jesus Christ. May the Risen Lord pour out his grace upon us, and give us the courage to bring the Good News to others. I invoke Easter blessings upon all of you!
In österlicher Freude grüße ich die Pilger und Besucher deutscher Sprache. Die Botschaft von Ostern heißt Hoffnung: Jesus lebt. Er hat die Macht der Sünde, des Bösen und des Todes gebrochen. Er hat als der Auferstandene auch uns heute in seinen Ostersieg hineingenommen. In der Begegnung mit ihm im Wort und im Sakrament schenkt er uns neues Leben. Euch allen wünsche ich einen frohen Ostermontag und eine gute Osterwoche. Gottes Segen euch allen.
Dirijo mi cordial saludo a los peregrinos de lengua española que participan en esta oración mariana. Como las mujeres que fueron al sepulcro o los discípulos, todos estamos llamados a encontrarnos con el Señor Resucitado. Él se nos muestra en la Palabra, en la fracción del Pan o en medio de la asamblea reunida en su Nombre. Su presencia amorosa nos trae la paz, nos hace vencer el miedo y nos llena de su Espíritu, enviándonos a anunciar con valentía la alegría de su victoria sobre la muerte, el gozo de la salvación. De esto, hemos de ser testigos. ¡Feliz Pascua de Resurrección a todos!
Pozdrawiam wszystkich Polaków. Siostry i Bracia! „Chrystus zmartwychwstał, jak zapowiedział, radujmy się wszyscy, ponieważ króluje na wieki!” (Ant. Liturgiczna). Niech ta radość zawsze gości w naszych sercach, aby świadectwo naszej wiary pociągało innych do żyjącego Pana chwały. Serdecznie wam błogosławię!
[Saluto tutti i polacchi. Sorelle e fratelli! “Il Signore è risorto, come aveva predetto; rallegriamoci tutti ed esultiamo, perché egli regna in eterno!” (Antifona liturgica). Questa gioia riempia sempre i nostri cuori, perché la testimonianza della nostra fede attiri gli altri al Signore vivente della gloria. Vi benedico di cuore!]
E saluto con affetto i pellegrini di lingua italiana, i gruppi parrocchiali e le famiglie. In particolare saluto la Scuola Materna “Santa Teresa” di Sinalunga. A tutti auguro una serena giornata, nella luce e nella pace del Signore risorto. Buona festa. Grazie! Buona settimana!
* * *
Surrexit Dominus de sepulchro qui pro nobis pependit in ligno.
Christus Resurrexit sicut dixit. Alleluia!
Christus Resurrexit sicut dixit. Alleluia!
Christos Anesti! Alithos Anesti!
Dal Vangelo secondo Matteo 28,8-15.
Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l'annunzio ai suoi discepoli.
Ed ecco Gesù venne loro incontro dicendo: «Salute a voi». Ed esse, avvicinatesi, gli presero i piedi e lo adorarono.
Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunziare ai miei fratelli che vadano in Galilea e là mi vedranno».
Mentre esse erano per via, alcuni della guardia giunsero in città e annunziarono ai sommi sacerdoti quanto era accaduto.
Questi si riunirono allora con gli anziani e deliberarono di dare una buona somma di denaro ai soldati dicendo:
«Dichiarate: i suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo.
E se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi libereremo da ogni noia».
Quelli, preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute. Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi.
IL COMMENTO
Quanto più importante è una notizia tanto più si fa urgente il suo annuncio. Quanto più si è coinvolti nella notizia, tanto più si fa impellente trasmetterla a chi ci è vicino, a quanti amiamo. Il Signore è risorto! L'ascolto di questa notizia e l'esperienza della sua veridicità e attendibilità nell'incontro con Gesù vivo, spinge prepotentemente le donne nella fretta di trasmettere lo stesso annuncio. La stessa fretta della Vergine Maria: anche Lei, con l'annuncio fecondo appena accolto nel grembo, si reca in fretta a sperimentarne l'autenticità, a vedere l'impossibile che si stava compiendo in sua cugina Elisabetta. Gesù risorto sul cammino delle mirofore, Elisabetta in cinta sulla soglia di casa ad accogliere la Piena di Grazia, incinta dello Spirito Santo. Così, tra l'aurora e il compimento della vicenda di Gesù Salvatore, come un arcobaleno tra la terra e il Cielo, si stende il miracolo dell'impossibile divenuto possibile. Il Vangelo è questa Buona Notizia: è vero che "nulla è impossibile a Dio". Non vi è nulla che possa qualcosa di fronte al potere di Dio: non la morte di un grembo sterile, non la verginità serrata sulla fecondità biologica, non una pietra adagiata dinanzi ad un sepolcro. "Chi ha rotolato con le sue mani la pietra dal sepolcro? Chi ha fatto seccare il fico? Chi ha risanato la mano inaridita? Chi ha saziato un giorno la folla nel deserto? Chi se non il Cristo che fa risorgere i morti? Chi ha dato la luce ai ciechi, purificato i lebbrosi, drizzato gli storpi e camminato a piedi asciutti sul mare come su terra ferma? Non forse il Cristo Dio che risuscita i morti? Chi ha risuscitato dalla tomba un morto di quattro giorni, e il figlio della vedova? Chi, come Dio, ha drizzato il paralitico costretto a letto? Grida la pietra stessa, gridano i sigilli che avete messo, aggiungendo guardie per sorvegliare il sepolcro: Cristo è veramente risorto e vive nei secoli" (S. Andrea di Creta, Canone orientale dei vespri della domenica delle mirofore).
La gioia e il timore costituiscono sempre il fondo della missione della Chiesa. La gioia infatti, è sempre unita indissolubilmente al timore. Esso non è la paura che atterrisce e rende schiavi, è piuttosto lo stupore per l'enormità di quello che le donne hanno visto e ascoltato. Lo stupore deve sedimentare, scendere, passare ad essere consapevolezza e certezza; per questo lo stupore necessita un cammino, anzi, si può dire che proprio questo è il timore, il balbettare dei passi alla ricerca delle orme che sigillino nel cuore quanto visto e udito; il timore è la necessità di un appoggio, dei fratelli cui annunciare e con cui procedere nel cammino. E nel cammino della missione l'apparizione del Signore stesso, come un sigillo, un memoriale. E' la storia della Chiesa, da quell'alba a Gerusalemme sino ai nostri giorni; è la nostra storia, quotidiana. La Chiesa, e noi in essa, è coinvolta in un'urgenza insopprimibile di annunciare al mondo la gioia che ha smarrito, In questa fretta, in questa corsa sino agli estremi confini della terra, appare sempre il Signore risorto: appare perchè, proprio nello zelo missionario, la Chiesa sperimenti anzi tutto in se stessa l'autenticità dell'annuncio, nell'adorazione fatta amore che diviene testimonianza certa di apostoli altrettanto certi. Appare Gesù sulla via della missione, a indicare la Galilea, il più in là dell'evangelizzazione. Non ci si può fermare, pena la putrefazione. La Galilea delle genti, i lontani, coloro che non conoscono lo stupore e la gioia, che non hanno visto Cristo vivo. La nostra personale Galilea di ogni giorno, alla quale siamo inviati ad andare per vedere il suo volto. La Galilea, il luogo dove il Signore oggi, come ogni giorno, ci dà appuntamento.
Ma contemporaneamente, proprio sulla soglia della missione, inizia anche la persecuzione. Essa segna l'alba della risurrezione, è orientata a spingere la Chiesa ogni giorno di più tra le braccia del suo Signore risorto, ad attingere, quasi istante dopo istante, la forza, la fede e la certezza dell'evento udito, visto e sperimentato. Accanto ad esso si fa sempre presente la tentazione, il dubbio, l'attacco gonfio d'ira di satana, precipitato sulla terra a far guerra a coloro che possiedono la testimonianza di Gesù. Essa infatti deve essere costantemente provata nel crogiuolo della tentazione, della persecuzione, perchè non si corrompa, non si adagi nella routine, perchè la missione non divenga mestiere. Soprattutto, anche se può sembrare paradossale, perchè la gioia della risurrezione non evapori come rugiada dl mattino. Per questo il Signore, entrando nella sua passione, aveva rincuorato i suoi apostoli dicendo loro di non temere di fronte alle persecuzioni che avrebbero sofferto nel mondo. Di non aver paura quando la ragione sarà attaccata dai sofismi di satana, per indurre al dubbio, a seguire dottrine false e subdole, duemila anni fa come oggi; di non indietreggiare di fronte al relativismo, alle menzogne dell'avversario, che si nascondono nel pensiero e nella cultura dominanti come nei pensieri che tentano di insinuarsi in ciascuno di noi. "io ho vinto il mondo" dice il Signore a ciascuno di noi, anche oggi, e chi si nasconde in Lui, chi resta unito a Lui non teme alcuna menzogna, nessuna tentazione.
Ogni persecuzione e tentazione prende infatti avvio dalla menzogna, goffa, inventata dai sommi sacerdoti e dagli anziani. Le guardie "annunciano" ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. E che cosa era accaduto? Che cosa avevano visto le guardie? Dopo che Gesù è stato deposto nella tomba, i sommi sacerdoti e i farisei avevano detto a Pilato: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima! ». Ma Pilato gli rispose: « Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete ». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia". Questo è il fatto precedente la mattina di Pasqua. Sigilli e guardia, a prova di furto. Racconta poi Matteo che, all'alba di Pasqua, mentre le donne si stavano recando al sepolcro, "vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve". E qui Matteo descrive quanto è occorso alle guardie: "Per lo spavento che ebbero "di lui" le guardie tremarono tramortite". Dunque le guardie hanno visto l'angelo scendere dal cielo, lo hanno visto rotolare la pietra assicurata dai capi del popolo e sedervi sopra. Hanno tremato tramortite, forse non sono riuscite a cogliere le parole dell'angelo alle donne, ma hanno di certo visto l'evento eccezionale che fugava ogni possibilità di furto del corpo di Gesù da parte dei discepoli. E questo hanno annunciato ai sommi sacerdoti! Un annuncio dunque è giunto anche a loro, ma avevano il cuore indurito, come quello del faraone. E un cuore indurito può solo partorire la menzogna già architettata. Non avevano creduto alle parole di Gesù circa la sua identità, lo avevano creduto un impostore quando annunciava la sua risurrezione, ed era menzogna. Ed essa, come sempre, ha bisogno di altra menzogna per legittimarsi come verità. Così, pur di fronte all'evidenza del fatto annunciato loro dalle guardie, la loro unica preoccupazione è quella di far tacere sul nascere la verità. Il dubbio non li sfiora neppure, anzi, credono alle guardie, credono che un angelo abbia rotolato la pietra, ma, schiavi della propria carne e del progetto demoniaco che li aveva afferrati, decidono di seguirlo sino in fondo, dando corpo alla menzogna che avevano già insinuato a Pilato. E, per realizzare il piano, corrompono con denaro le guardie, strangolando la verità nella cupidigia. Non solo, si impegnano e si fanno carico di persuadere il governatore che le cose erano andate proprio come essi avevano inventato, facendosi missionari della menzogna.
Accanto alla Verità infatti appare sempre la menzogna. Non a caso Gesù è venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, come la Chiesa è stata costituita perchè sia fedele annunciatrice e testimone della Verità. Perchè la testimonianza sia credibile e perchè ogni uomo possa essere davvero libero nell'accoglierla o nel rifiutarla, è necessaria la menzogna. Esattamente come accadde nel paradiso ai progenitori. Per questo, contemporaneamente alla corsa delle donne e degli apostoli sulle strade della missione, corre anche la menzogna, che spesso si fa persecuzione sanguinaria. Corre accanto all'annuncio del vangelo un altro annuncio, persuasivo, subdolo, falso. Per questo, al fatto della risurrezione che si compie ogni giorno nella Chiesa e nei suoi figli, nelle famiglie, nei posti di lavoro, ovunque arrivino e vivano i cristiani, si oppone sempre la menzogna architettata dal demonio. Il fatto non esiste, anche se è lì, autentico, visibile. E' un'impostura dei discepoli, è il tentativo della Chiesa di fare adepti, di conquistare denaro e potere, è l'oppio dei popoli...
E' l'attacco del demonio al cuore degli apostoli, ancor prima che a quello del mondo. Ma essi hanno la certezza incrollabile che Cristo è risorto! Ha mangiato e bevuto con loro, lo hanno visto, cammina con loro ogni giorno! E' Lui ad operare nella missione, come nella nostra vita di ogni giorno. La differenza è tutta in questa esperienza: gli apostoli l'hanno sigillata nel cuore e la rinnovano ogni giorno; i nemici di Cristo no, anche davanti ai segni e ai fatti non possono che opporre la propria carne malata e cieca d'orgoglio. Non possono credere, anche se la menzogna mostra tutti i suoi limiti: Come è possibile credere a delle guardie che, esercitate e formate proprio per vegliare e custodire, dormano tutte insieme nello stesso momento.... Negli inganni del demonio, in quelli grandi che si traducono in grandi persecuzioni, come in quelle che soffriamo ogni giorno, ma non per questo meno violente, negli attacchi del demonio vi è sempre una falla, una crepa che svela la menzogna. Come credere a delle guardie che si addormentano? Eppure la diceria ha preso piede, a infingere la verità della risurrezione. Così come il mondo crede facilmente alle menzogne del demonio che alla verità di cristo. Ne facciamo esperienza ogni giorno.
Per questo occorre essere astuti come serpenti e semplici come colombe, e indossare la corazza della fede per resistere ai dardi infuocati del demonio. Come la Vergine Maria correre ogni giorno da Elisabetta, alla nostra vita e scoprire l'autenticità della resurrezione di Cristo, il suo amore e il suo perdono, nei fatti della nostra storia. Per esultare di gioia come Lei, in un magnificat che sembra proprio la colonna sonora della Risurrezione: Maria infatti esclama tra l'altro: "Ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori". Il greco originale ha "dianoia cardias", che è qualcosa di diverso dai semplici pensieri: sono piuttosto i propositi, le trame del cuore, gli stessi che albergavano nel cuore dei giudei avversari di Gesù, e da Lui smascherati. La sua risurrezione ha disperso, frantumato le trame di menzogna che vogliono vanificare l'annuncio del Vangelo. Uniti a Lui, sperimentando il suo potere nella nostra vita, possiamo vedere anche noi dileguarsi le tentazioni per correre sulle strade della missione che ci è affidata, annunciare a tutti la gioia della Pasqua.
San Gregorio Magno
(circa 540-604), papa, dottore della Chiesa Omelie sui vangeli, 26, 2-6
« Andate a dire ai suoi discepoli : 'È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea ; là lo vedrete' » (Mt 28,7)
Apposta è detto : « Vi precede in Galilea ; là lo vedrete, come vi ha detto ». Galilea significa « fine della schiavitù ». Il Redentore era già passato dalla passione alla risurrezione, dalla morte alla vita, dal castigo alla gloria, dalla corruzione all'incorruttibilità. Ma se i discepoli, dopo la risurrezione, lo vedono prima in Galilea, è perché, dopo, noi contemplassimo nella gioia, la gloria della sua risurrezione soltanto dopo aver lasciato i nostri vizi per i vertici della virtù. C'è da fare uno spostamento : se l'annuncio è fatto al sepolcro, Cristo si mostra altrove... Ci sono due vite ; ne conoscevamo una, ma non l'altra. C'era una vita mortale e una vita immortale, una corruttibile e l'altra incorruttibile, una di morte e l'altra di risurrezione. Allora venne il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo (1 Tm 2, 5), che prese su di sè la prima vita e ci rivelò l'altra, che perse la prima morendo, e ci rivelò l'altra risuscitando. Se avesse promesso, a noi che conoscevamo la vita mortale, una risurrezione della carne senza darcene una prova tangibile, chi avrebbe potuto prestare fede alle sue promesse ?
Quanto più importante è una notizia tanto più si fa urgente il suo annuncio. Quanto più si è coinvolti nella notizia, tanto più si fa impellente trasmetterla a chi ci è vicino, a quanti amiamo. Il Signore è risorto! L'ascolto di questa notizia e l'esperienza della sua veridicità e attendibilità nell'incontro con Gesù vivo, spinge prepotentemente le donne nella fretta di trasmettere lo stesso annuncio. La stessa fretta della Vergine Maria: anche Lei, con l'annuncio fecondo appena accolto nel grembo, si reca in fretta a sperimentarne l'autenticità, a vedere l'impossibile che si stava compiendo in sua cugina Elisabetta. Gesù risorto sul cammino delle mirofore, Elisabetta in cinta sulla soglia di casa ad accogliere la Piena di Grazia, incinta dello Spirito Santo. Così, tra l'aurora e il compimento della vicenda di Gesù Salvatore, come un arcobaleno tra la terra e il Cielo, si stende il miracolo dell'impossibile divenuto possibile. Il Vangelo è questa Buona Notizia: è vero che "nulla è impossibile a Dio". Non vi è nulla che possa qualcosa di fronte al potere di Dio: non la morte di un grembo sterile, non la verginità serrata sulla fecondità biologica, non una pietra adagiata dinanzi ad un sepolcro. "Chi ha rotolato con le sue mani la pietra dal sepolcro? Chi ha fatto seccare il fico? Chi ha risanato la mano inaridita? Chi ha saziato un giorno la folla nel deserto? Chi se non il Cristo che fa risorgere i morti? Chi ha dato la luce ai ciechi, purificato i lebbrosi, drizzato gli storpi e camminato a piedi asciutti sul mare come su terra ferma? Non forse il Cristo Dio che risuscita i morti? Chi ha risuscitato dalla tomba un morto di quattro giorni, e il figlio della vedova? Chi, come Dio, ha drizzato il paralitico costretto a letto? Grida la pietra stessa, gridano i sigilli che avete messo, aggiungendo guardie per sorvegliare il sepolcro: Cristo è veramente risorto e vive nei secoli" (S. Andrea di Creta, Canone orientale dei vespri della domenica delle mirofore).
Grida la gioia! Gesù incontra le donne che, con timore e gioia grande, correvano a portare l'annuncio ai discepoli. La "gioia grande" delle donne incontra la Gioia infinita, Colui che, vincendo la tristezza e il dolore distruggendone la morte da cui hanno origine, è divenuto Egli stesso gioia pura, sottratta alla contaminazione della fine, alla corruzione del sepolcro. Gesù viene incontro alle donne, ed è un cortocircuito esplosivo: "Rallegratevi!" - le parole di Gesù alle donne secondo l'originale greco - lo stesso invito rivolto dall'Arcangelo Gabriele alla Vergine Maria investe ora loro, le prime testimoni della risurrezione. E lo stesso stupore e timore dinanzi a quelle parole e a quell'evento inaspettato, a quel Cielo piombato d'improvviso sulla terra, a quella Vita apparsa nel seno vergine di Maria e nella carne crocifissa di Gesù. Lo stesso impatto con l'impossibile che s'era fatto possibile. Non conosceva uomo Maria, e ha generato l'Uomo. Nessuno a ribaltare la pietra del sepolcro, e una vittoria che rovescia ogni lapide e fa di ogni sepolcro la porta spalancata sulla vita che non muore. Di fronte a tutto questo non poteva essere che la gioia l'unica risposta delle donne, esattamente come è stata quella di Maria. Gioia che non si può contenere e che si fa, naturalmente, fretta e corsa per annunciare il prodigio che cambia, definitivamente, il corso della storia e dell'esistenza di ogni uomo: la morte è vinta!
Così anche per ciascuno di noi, immerso nell'incertezza di fronte alle tante pietre che sigillano i sepolcri delle situazioni dove respiriamo odore di morte, corruzione nelle relazioni, i fallimenti che sembrano decretare la fine delle speranze. La pietra che grava sul cuore è stata rovesciata, dall'ombra della morte che schiaccia nella sofferenza è risorto Cristo! La Chiesa ce lo ha annunciato nella notte delle notti; le letture proclamate, come angeli, hanno illuminato la nostra storia indicandoci i luoghi di morte del nostro passata e presente trasformati in santi sepolcri, vuoti come quello di Gesù a Gerusalemme; nella solennità della liturgia pasquale, nello splendore dei suoi segni, abbiamo visto stupiti, deposti le bende e il sudario con i quali avevamo avvolto pietosamente la nostra vita, le fragili supposizioni e interpretazioni dei fatti, la rassegnazione, la rabbia ormai senza forza per i troppi tentativi di rianimare situazioni irreversibilmente compromesse; abbiamo visto la tomba vuota, un senso di leggerezza dentro, che quanto ci stava schiacciando, aveva smesso di angustiarci; e, nutriti nel sacramento di quella carne e di quel sangue liberati dalla morte, siamo ritornati di corsa alla nostra vita, con gioia e timore grandi, ad annunciare il miracolo avvenuto in noi, lo stesso che aveva raggiunto Maria a Nazaret e alle donne dinanzi al sepolcro di Gesù.
Ed eccoci oggi, sul cammino uguale a quello di ogni giorno, la casa, la famiglia, e poi il lavoro, gli amici, la nostra storia. Eccoci pronti ad incontrare Gesù in persona, su questo concreto cammino che descrive ogni nostro giorno, come Maria incontro alla sua cugina sterile, come le donne di corsa verso i discepoli. Eccoci esattamente dove siamo, così come siamo, per incontrare il Signore risorto, per sperimentare l'autenticità dell'annuncio che ci ha colmati di gioia. Elisabetta è davvero incinta, il Signore è davvero risorto, la nostra vita, anche se in apparenza nulla è cambiato, non è più come prima! Ci viene incontro il Signore e ci fissa con uno sguardo che sa di Cielo, e libera in noi la gioia. Sì, è tutto vero, non è un sogno, un'illusione, un'altra speranza prodotta dalla nostra disperazione. E' risorto, è qui vivo sul nostro cammino, nella storia di oggi, da oggi luogo dove accogliere e sperimentare la sua vittoria. Possiamo "cingere i suoi piedi", come la peccatrice perdonata, e possiamo"adorarlo": possiamo perdonare ciò che è stato sino ad oggi imperdonabile; possiamo servire e umiliarci davanti a coloro di cui ci siamo sentiti superiori. Possiamo caricarci dei peccati di chi abbiamo sempre giudicato; possiamo aprirci alla vita, essere sinceri, obbedire; possiamo adorare Cristo in Spirito e Verità perchè, finalmente, possiamo amare. Sì, perchè adorare è amare, e solo può adorare davvero il Signore chi lo ha visto risorto, chi ha sperimentato il suo potere sulla morte e il peccato, chi è stato perdonato, liberato dalla schiavitù della paura della morte, risuscitato dallo stesso sepolcro che ha rinchiuso Gesù.
La gioia e il timore costituiscono sempre il fondo della missione della Chiesa. La gioia infatti, è sempre unita indissolubilmente al timore. Esso non è la paura che atterrisce e rende schiavi, è piuttosto lo stupore per l'enormità di quello che le donne hanno visto e ascoltato. Lo stupore deve sedimentare, scendere, passare ad essere consapevolezza e certezza; per questo lo stupore necessita un cammino, anzi, si può dire che proprio questo è il timore, il balbettare dei passi alla ricerca delle orme che sigillino nel cuore quanto visto e udito; il timore è la necessità di un appoggio, dei fratelli cui annunciare e con cui procedere nel cammino. E nel cammino della missione l'apparizione del Signore stesso, come un sigillo, un memoriale. E' la storia della Chiesa, da quell'alba a Gerusalemme sino ai nostri giorni; è la nostra storia, quotidiana. La Chiesa, e noi in essa, è coinvolta in un'urgenza insopprimibile di annunciare al mondo la gioia che ha smarrito, In questa fretta, in questa corsa sino agli estremi confini della terra, appare sempre il Signore risorto: appare perchè, proprio nello zelo missionario, la Chiesa sperimenti anzi tutto in se stessa l'autenticità dell'annuncio, nell'adorazione fatta amore che diviene testimonianza certa di apostoli altrettanto certi. Appare Gesù sulla via della missione, a indicare la Galilea, il più in là dell'evangelizzazione. Non ci si può fermare, pena la putrefazione. La Galilea delle genti, i lontani, coloro che non conoscono lo stupore e la gioia, che non hanno visto Cristo vivo. La nostra personale Galilea di ogni giorno, alla quale siamo inviati ad andare per vedere il suo volto. La Galilea, il luogo dove il Signore oggi, come ogni giorno, ci dà appuntamento.
Ma contemporaneamente, proprio sulla soglia della missione, inizia anche la persecuzione. Essa segna l'alba della risurrezione, è orientata a spingere la Chiesa ogni giorno di più tra le braccia del suo Signore risorto, ad attingere, quasi istante dopo istante, la forza, la fede e la certezza dell'evento udito, visto e sperimentato. Accanto ad esso si fa sempre presente la tentazione, il dubbio, l'attacco gonfio d'ira di satana, precipitato sulla terra a far guerra a coloro che possiedono la testimonianza di Gesù. Essa infatti deve essere costantemente provata nel crogiuolo della tentazione, della persecuzione, perchè non si corrompa, non si adagi nella routine, perchè la missione non divenga mestiere. Soprattutto, anche se può sembrare paradossale, perchè la gioia della risurrezione non evapori come rugiada dl mattino. Per questo il Signore, entrando nella sua passione, aveva rincuorato i suoi apostoli dicendo loro di non temere di fronte alle persecuzioni che avrebbero sofferto nel mondo. Di non aver paura quando la ragione sarà attaccata dai sofismi di satana, per indurre al dubbio, a seguire dottrine false e subdole, duemila anni fa come oggi; di non indietreggiare di fronte al relativismo, alle menzogne dell'avversario, che si nascondono nel pensiero e nella cultura dominanti come nei pensieri che tentano di insinuarsi in ciascuno di noi. "io ho vinto il mondo" dice il Signore a ciascuno di noi, anche oggi, e chi si nasconde in Lui, chi resta unito a Lui non teme alcuna menzogna, nessuna tentazione.
Ogni persecuzione e tentazione prende infatti avvio dalla menzogna, goffa, inventata dai sommi sacerdoti e dagli anziani. Le guardie "annunciano" ai sommi sacerdoti quanto era accaduto. E che cosa era accaduto? Che cosa avevano visto le guardie? Dopo che Gesù è stato deposto nella tomba, i sommi sacerdoti e i farisei avevano detto a Pilato: «Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima! ». Ma Pilato gli rispose: « Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete ». Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia". Questo è il fatto precedente la mattina di Pasqua. Sigilli e guardia, a prova di furto. Racconta poi Matteo che, all'alba di Pasqua, mentre le donne si stavano recando al sepolcro, "vi fu un gran terremoto: un angelo del Signore, sceso dal cielo, si accostò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come la folgore e il suo vestito bianco come la neve". E qui Matteo descrive quanto è occorso alle guardie: "Per lo spavento che ebbero "di lui" le guardie tremarono tramortite". Dunque le guardie hanno visto l'angelo scendere dal cielo, lo hanno visto rotolare la pietra assicurata dai capi del popolo e sedervi sopra. Hanno tremato tramortite, forse non sono riuscite a cogliere le parole dell'angelo alle donne, ma hanno di certo visto l'evento eccezionale che fugava ogni possibilità di furto del corpo di Gesù da parte dei discepoli. E questo hanno annunciato ai sommi sacerdoti! Un annuncio dunque è giunto anche a loro, ma avevano il cuore indurito, come quello del faraone. E un cuore indurito può solo partorire la menzogna già architettata. Non avevano creduto alle parole di Gesù circa la sua identità, lo avevano creduto un impostore quando annunciava la sua risurrezione, ed era menzogna. Ed essa, come sempre, ha bisogno di altra menzogna per legittimarsi come verità. Così, pur di fronte all'evidenza del fatto annunciato loro dalle guardie, la loro unica preoccupazione è quella di far tacere sul nascere la verità. Il dubbio non li sfiora neppure, anzi, credono alle guardie, credono che un angelo abbia rotolato la pietra, ma, schiavi della propria carne e del progetto demoniaco che li aveva afferrati, decidono di seguirlo sino in fondo, dando corpo alla menzogna che avevano già insinuato a Pilato. E, per realizzare il piano, corrompono con denaro le guardie, strangolando la verità nella cupidigia. Non solo, si impegnano e si fanno carico di persuadere il governatore che le cose erano andate proprio come essi avevano inventato, facendosi missionari della menzogna.
Accanto alla Verità infatti appare sempre la menzogna. Non a caso Gesù è venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità, come la Chiesa è stata costituita perchè sia fedele annunciatrice e testimone della Verità. Perchè la testimonianza sia credibile e perchè ogni uomo possa essere davvero libero nell'accoglierla o nel rifiutarla, è necessaria la menzogna. Esattamente come accadde nel paradiso ai progenitori. Per questo, contemporaneamente alla corsa delle donne e degli apostoli sulle strade della missione, corre anche la menzogna, che spesso si fa persecuzione sanguinaria. Corre accanto all'annuncio del vangelo un altro annuncio, persuasivo, subdolo, falso. Per questo, al fatto della risurrezione che si compie ogni giorno nella Chiesa e nei suoi figli, nelle famiglie, nei posti di lavoro, ovunque arrivino e vivano i cristiani, si oppone sempre la menzogna architettata dal demonio. Il fatto non esiste, anche se è lì, autentico, visibile. E' un'impostura dei discepoli, è il tentativo della Chiesa di fare adepti, di conquistare denaro e potere, è l'oppio dei popoli...
E' l'attacco del demonio al cuore degli apostoli, ancor prima che a quello del mondo. Ma essi hanno la certezza incrollabile che Cristo è risorto! Ha mangiato e bevuto con loro, lo hanno visto, cammina con loro ogni giorno! E' Lui ad operare nella missione, come nella nostra vita di ogni giorno. La differenza è tutta in questa esperienza: gli apostoli l'hanno sigillata nel cuore e la rinnovano ogni giorno; i nemici di Cristo no, anche davanti ai segni e ai fatti non possono che opporre la propria carne malata e cieca d'orgoglio. Non possono credere, anche se la menzogna mostra tutti i suoi limiti: Come è possibile credere a delle guardie che, esercitate e formate proprio per vegliare e custodire, dormano tutte insieme nello stesso momento.... Negli inganni del demonio, in quelli grandi che si traducono in grandi persecuzioni, come in quelle che soffriamo ogni giorno, ma non per questo meno violente, negli attacchi del demonio vi è sempre una falla, una crepa che svela la menzogna. Come credere a delle guardie che si addormentano? Eppure la diceria ha preso piede, a infingere la verità della risurrezione. Così come il mondo crede facilmente alle menzogne del demonio che alla verità di cristo. Ne facciamo esperienza ogni giorno.
Per questo occorre essere astuti come serpenti e semplici come colombe, e indossare la corazza della fede per resistere ai dardi infuocati del demonio. Come la Vergine Maria correre ogni giorno da Elisabetta, alla nostra vita e scoprire l'autenticità della resurrezione di Cristo, il suo amore e il suo perdono, nei fatti della nostra storia. Per esultare di gioia come Lei, in un magnificat che sembra proprio la colonna sonora della Risurrezione: Maria infatti esclama tra l'altro: "Ha disperso i superbi nei pensieri dei loro cuori". Il greco originale ha "dianoia cardias", che è qualcosa di diverso dai semplici pensieri: sono piuttosto i propositi, le trame del cuore, gli stessi che albergavano nel cuore dei giudei avversari di Gesù, e da Lui smascherati. La sua risurrezione ha disperso, frantumato le trame di menzogna che vogliono vanificare l'annuncio del Vangelo. Uniti a Lui, sperimentando il suo potere nella nostra vita, possiamo vedere anche noi dileguarsi le tentazioni per correre sulle strade della missione che ci è affidata, annunciare a tutti la gioia della Pasqua.
San Gregorio Magno
(circa 540-604), papa, dottore della Chiesa Omelie sui vangeli, 26, 2-6
« Andate a dire ai suoi discepoli : 'È risuscitato dai morti, e ora vi precede in Galilea ; là lo vedrete' » (Mt 28,7)
Apposta è detto : « Vi precede in Galilea ; là lo vedrete, come vi ha detto ». Galilea significa « fine della schiavitù ». Il Redentore era già passato dalla passione alla risurrezione, dalla morte alla vita, dal castigo alla gloria, dalla corruzione all'incorruttibilità. Ma se i discepoli, dopo la risurrezione, lo vedono prima in Galilea, è perché, dopo, noi contemplassimo nella gioia, la gloria della sua risurrezione soltanto dopo aver lasciato i nostri vizi per i vertici della virtù. C'è da fare uno spostamento : se l'annuncio è fatto al sepolcro, Cristo si mostra altrove... Ci sono due vite ; ne conoscevamo una, ma non l'altra. C'era una vita mortale e una vita immortale, una corruttibile e l'altra incorruttibile, una di morte e l'altra di risurrezione. Allora venne il Mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Gesù Cristo (1 Tm 2, 5), che prese su di sè la prima vita e ci rivelò l'altra, che perse la prima morendo, e ci rivelò l'altra risuscitando. Se avesse promesso, a noi che conoscevamo la vita mortale, una risurrezione della carne senza darcene una prova tangibile, chi avrebbe potuto prestare fede alle sue promesse ?