domenica 1 aprile 2012

Evviva i nonni!



Traggo da "La Stampa" di oggi 1 aprile, a firma di Giacomo Poretti.

In un’epoca in cui il nostro guardaroba viene sostituito completamente due volte l’anno, in concomitanza con la presentazione delle collezioni primaveraestate e autunno-inverno, e che il nostro supertablet è considerato superato dopo sei mesi dal rilascio di una nuova versione, potete immaginare che il concetto di anziano è filosoficamente a rischio.

Un ragazzo moderno non ha mai visto un maglione di lana con i pallini, una scarpa da risuolare, un calzino da rammendare, una ruota di bicicletta bucata da riparare. Tutto viene buttato prima che accada, nessuno fa in tempo a vedere una cosa che invecchia più di sei mesi, e se un ragazzo ha la fortuna di crescere nella famiglia giusta, a colpi di lifting non vedrà mai la propria mamma invecchiare.

Eppure la società sembra apprezzare, almeno esteticamente, l’usura del tempo: il vintage. I jeans invecchiati, scoloriti, bucati, sono gli unici a essere venduti: anche fino 300 euro per un pantalone strappato, macchiato sabbiato come per far vedere che sei stato in miniera con quei jeans, e invece al massimo sei entrato in un sushi bar. Anche nell’arredamento va di moda il «shabby chic»: si fa assemblare da un artigiano brianzolo un divano stile primi del Novecento, poi una volta finito gli si sfondano i cuscini, si dà qualche martellata ai braccioli e gli si buttano addosso gli avanzi della cena della sera prima, si scarteggia per bene e lo si mette in vendita a 12 mila euro. «Che figo ‘sto divano! L’hai ereditato dalla nonna?». «Ma no, l’ho comprato da uno che importa da Londra». Tra un po’ ci venderanno le «shabby cars»: Bmw o Porsche nuovissime con tutti gli optional ma fatte tamponare apposta da un tir. Ho sentito dire che le migliori case automobilistiche metteranno in vendita le auto che hanno sostenuto i crash test: ci sono già prenotazioni di otto mesi, i modelli con air bag esploso al lato passeggero anche un anno. I nonni invece sono gli unici che si ostinanoadiventarvecchiperdavvero. L’anziano, o meglio il vecchio, non riesce a stare al passo con la modernità, anzi è di inciampo per il progresso.

L’anziano tende a conservare e ad affezionarsi alle proprie cose: l’anziano possiede due paia di scarpe, una per l’inverno e una per l’estate; l’anziano ha due camicie, una con le maniche lunghe per l’autunno-inverno, l’altra con le maniche corte per la primaveraestate; l’anziano quando compra il vino al supermercato non spende mai più di 1,20 euro perché tanto – dice – dopo che hai bevuto tre bicchieri non c’è alcuna differenza tra il merlot nel tetrapak e una bottiglia di Krug Clos du Mesnil 1996 che costa 1200 euro: alla fine hai lo stesso mal di testa. L’anziano possiede una sola vettura, che all’inizio era bianca e adesso è grigia come i suoi capelli. L’anziano nelle notti d’inverno non lascia la sua auto al freddo e al gelo, la copre con il telo metallizzato. Se fosse per gli anziani, Marchionne sarebbe costretto a chiedere la cassa integrazione per se stesso. Gli anziani, anzi i vecchi, non spendono. L’anziano conosce il valore del denaro, la fatica per guadagnarlo: è per quello che conserva la capacità della contrattazione. Ho visto vu cumprà sfiniti da ore di trattativa, loro che sono maestri, per l’acquisto di una tartaruga di legno. Alla fine l’anziano riesce a spuntarla per 50 centesimi, anziché 7 euro. Il venditore poi, alla fine, riconoscendogli la superiore maestria, regala all’anziano anche l’incenso alla vaniglia.Perché l’anziano sa che con 50 centesimi sono tutti soddisfatti: il vu cumprà, il produttore cinese, il distributore italiano, il nonno e il nipotino. Il nonno sa comesi formano i prezzi, perchémagari per 40 anni ha lavorato all’ufficio acquisti della Magneti Marelli. I vu cumprà temono più i nonni che la polizia. Noi adulti invece la tartaruga la pagheremmo 10 euro, sette più tre di mancia, e senza l’omaggio dell’incenso. L’anziano ama contrattare. Mia madre una volta si è messa in testa che doveva spuntare un prezzo migliore per il canone Rai, si è avventurata nell’inferno del call center e ne è uscita sconfitta. Perché gli anziani se dopo due volte che gli dici: «Digiti cancelletto se vuole modificare il contratto», gli girano le balle perché non vedono dov’è il cancelletto sulla tastiera; poi sono così incazzati che vogliono disdire l’abbonamento del telefono, ma non ci riescono perché devono «digitare il proprio numero di telefono seguito da cancelletto» e non vedono i numeri sulla tastiera. Allora tu gli suggerisci di prendersi un paio di occhiali da vista e loro ti rispondono: «Sì, con quello che costano!».

Gli anziani, quando arrivano alla loro bella età, se sono stati oculati in genere hanno messo da parte una piccola fortuna, e se non incontrano qualche funzionario di banca che approfitta dei primi segni di decadimento mentale, hanno due possibilità di dilapidare il proprio capitale: o spendono tutto in giochini e caramelle per i nipotini, oppure subiscono la vendetta della società, che li punisce per essere stati avari per tutta la vita: 3000 euro al mese per una casa di riposo. Ma se il nonno vi chiede cosa costa al giorno stare in quel posto, voi mentite e dite che il ricovero costa 15 euro al giorno, altrimenti si arrabbia e va dal direttore a contrattare!