domenica 3 marzo 2013

Beppe Grillo: tra finte apocalissi e autentiche volgarità


È uscito un volume che fa molto riflettere. Il libro appena pubblicato dai sociologi Roberto Biorcio e Paolo Natale «Politica a 5 stelle. Idee, storia e strategia del movimento di Grillo» legge il movimento del comico genovese da una prospettiva dichiaratamente di sinistra, ma offre diverse osservazioni interessanti e utili, che del resto si ritrovano negli studi di Biorcio di qualche anno fa sulla Lega Nord, acuti anche se talora offuscati da un'antipatia militante.

La maggioranza dei commentatori, sostengono Biorcio e Natale, non capiscono il movimento di Grillo perché danno rilievo a uno solo dei tre elementi che lo costituiscono: il «partito personale» di un comico che diventa «imprenditore politico»; lo spostamento della comunicazione dalla stampa e dalla televisione a Internet; e il «populismo», una parola ormai talmente abusata da non significare quasi più nulla ma che in questo caso indica la chiamata a raccolta di quanto attribuiscono i mali dell'Italia alla «casta» dei politici di professione, che si tratterebbe di spazzare via così risolvendo d'incanto tutti i problemi. Mentre, sostengono gli autori, questi tre elementi vanno sì analizzati uno per uno, ma vanno poi anche composti insieme perché è dalla loro sintesi che nasce il successo del movimento.

Cominciamo dal primo elemento: un comico si trasforma in organizzatore politico. Qui i punti di riferimento che Grillo ha tenuto presente sono due. Il primo non è un comico - checché ne pensi qualche giornale straniero - ma è Silvio Berlusconi, il quale ha dimostrato che è possibile costruire partiti personali a partire da credito e simpatia acquisiti in campi diversi dalla politica. Stupirà non pochi elettori grillini del 2013, ma nel 1994 quando Berlusconi scende in campo Grillo si schiera con lui, dichiarando: «Sono da mandare via, da mandare via questa gente qua [i politici della Prima Repubblica], da votare gli imprenditori; ecco perché sono contento che è venuto fuori Berlusconi: lo voglio andare a votare»: 

Il secondo modello è francese, ed è un amico e mentore di Grillo, il comico Coluche (1944-1986), che lo showman genovese aveva conosciuto sul set del film «Scemo di guerra» di Dino Risi (1916-2008), di cui entrambi erano stati interpreti, nel 1985. Portare alla luce il ruolo di Coluche è un contributo importante del libro di Biorcio e Natale, anche se in un certo senso il comico transalpino aveva provato a diventare il Grillo francese e aveva fallito. In un periodo di scandali che scuotono la classe politica francese Coluche ottiene grande successo a Radio Montecarlo con uno slogan rivolto ai politici che Grillo avrebbe poi ripreso alla lettera: «Vaffanculo», e con un culto studiato della volgarità come forza sovversiva.  Licenziato da quella radio, si candida alla presidenza della Repubblica in vista delle elezioni del 1981, e comincia a volare sia nei sondaggi sia nel sostegno d'intellettuali - di sinistra - molto influenti, tra cui il filosofo Gilles Deleuze (1925-1995) e i sociologi Alain Touraine (1925-) e Pierre Bourdieu (1930-2002). 

Quest'ultimo definisce, enfaticamente, l'invito di Coluche ai politici ad andare a quel paese come «le parole più importanti per la Francia dalla Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino del 1789». I tempi, però, non sono maturi. C'è ancora la Guerra fredda, il Muro di Berlino non è caduto e nessuno dei due grandi blocchi internazionali vuole vedere un Paese strategico come la Francia consegnato a un comico imprevedibile. Coluche è minacciato di morte e intimidito dai servizi segreti, e la sua campagna finisce in tragedia quando il suo Casaleggio, René Gorlin (+1980), è assassinato in un oscuro omicidio presentato come passionale ma su cui restano molti dubbi. Coluche capisce ll'antifona, si ritira dalla campagna elettorale e invita i suoi sostenitori a votare per il socialismo autogestionario di François Mitterrand (1917-1996). Ma, anni dopo, comincia a far venire qualche idea al suo amico italiano Grillo.

Secondo elemento: Internet. Se il transito di Grillo dalle televisioni - che progressivamente lo emarginano per la sua virulenza anti-politica - all'attivismo militante su temi sociali ed ecologici comincia poco dopo l'incontro con Coluche, all'inizio il comico italiano non accoglie con particolare favore Internet. Nel 2000, anzi, alla fine di ogni spettacolo sfascia in scena un computer, considerato uno strumento dei poteri forti per lavare il cervello alla gente. Ma tutto cambia dopo l'incontro con Gianroberto Casaleggio, che per Biorcio - studioso della Lega - ha per Grillo il ruolo che per Bossi hanno gli incontri con il teorico del federalismo dell'Union Valdôtaine Bruno Salvadori (1942-1980) e con il politologo Gianfranco Miglio (1918-2001). 

Casaleggio non è solo uno dei migliori esperti italiani di marketing sul Web. È un guru, interessato all'esoterismo e - ci dicono gli autori - accompagnato da «ipotesi di appartenenza alla massoneria», che ha trasformato Internet in una religione. Il suo pensiero, sintetizzato nel volume con citazioni dirette dai suoi video, si riassume in una profezia apocalittica: siamo alla vigilia di crisi ecologiche e di «guerre ideologiche, razziali e religiose» in cui moriranno i sei settimi degli attuali abitanti della Terra. Il miliardo di sopravvissuti abolirà «i partiti, la politica, le ideologie e le religioni», sostituite da «Gaia» - un nome che in molte teorie esoteriche indica la Terra come organismo vivente e unica divinità -, la quale sarà insieme religione e politica e gestirà il mondo tramite un «nuovo governo mondiale» selezionato e organizzato tramite Internet. Cioè, precisa Casaleggio, tramite gli «influencer», quella piccola percentuale di persone che padroneggia perfettamente la Rete e crea il novanta per cento dei suoi contenuti. Persone come lo stesso Casaleggio, che però per il loro sogno di nuovo governo mondiale hanno bisogno di «portavoce» dotati di quelle «capacità di comunicare con il pubblico» - compreso quello che non ha come suo primo punto di riferimento Internet - che agli «influencer» della Rete spesso mancano. Ma che non mancano a Grillo, il quale diventa leader politico globale quando Casaleggio gli mostra la luce di Internet e la accende, creando per il comico quello che diventa uno dei dieci blog più visitati nel mondo. Senza Casaleggio non ci sarebbe Grillo come leader politico. Ma senza Grillo il guru Casaleggio sarebbe solo il capo di un piccolo movimento esoterico. 

Dove abbiamo già visto le sue prospettive apocalittiche? Precisando che i grillini sono adepti della non violenza, Biorcio e Natale paragonano le declinazioni politiche dell'utopia di Casaleggio ai manifesti delle Brigate Rosse degli anni 1970. Per me, studioso di nuovi movimenti religiosi, la teoria di Casaleggio ricorda piuttosto in modo irresistibile - anche qui, senza sospettare il guru di Grillo d'inclinazioni violente - la prospettiva della «Famiglia» del pluri-assassino Charles Manson, un pericoloso nuovo movimento religioso che attendeva l'«Helter Skelter», una guerra razziale in cui la maggioranza degli americani sarebbe morta, convincendo i superstiti a lasciarsi guidare da chi l'aveva prevista, cioè appunto Manson e i suoi adepti.

Terzo elemento: il populismo e l'avversione per la politica. E qui, suggeriscono gli autori, ben prima di incontrare i movimenti globali di «indignati» degli ultimi anni, il modello di Grillo è Umberto Bossi. Come Bossi, il Grillo elettorale non decolla immediatamente. Parte dal 3-4% delle sue liste civiche nel 2009, arriva al massimo del 7% in Emilia alle regionali del 2010. Come Bossi esplode con Mani pulite, così Grillo fa il pieno dopo gli scandali che travolgono esponenti non solo del centro-destra ma anche del centro-sinistra nel secondo decennio del XXI secolo. Il Movimento 5 stelle - il nome è assunto nel 2010 con riferimento a cinque semplici punti programmatici - diventa così il primo partito alle elezioni siciliane del 2012 e a quelle nazionali del 2013.

Ma chi vota Grillo? La sua base originale non poteva sognare le percentuali del 2013, perché rappresentava un blocco - non sociale ma culturale - per sua natura minoritario: gli «innamorati della Rete», persone in maggioranza settentrionali e laureate che hanno deciso di fidarsi soltanto di Internet, disprezzando giornali e televisione. A questi però si sono aggiunti, secondo il volume, altre tre categorie di elettori: anzitutto i «gauchisti», persone di sinistra per cui il PD si è spostato troppo al centro appoggiando il governo Monti, e chi si allea con il PD come Vendola ne condivide le colpe. Ci sono poi quelli che i due sociologi chiamano i «ragionevoli», che votano Grillo sulla base di un calcolo razionale di costi e benefici, convinti che un suo successo, per quanto effimero e problematico, possa costringere la politica a quelle riforme necessarie che i partiti tradizionali da anni promettono invano. Infine, i «menopeggio», elettori dell'estrema destra o della Lega che non condividono le idee di Grillo ma che lo considerano meno peggiore di tutti gli altri quando si tratta di criticare la «casta», le banche o l'Unione Europea. Qui il volume anticipa gli ultimi studi sui flussi dell'Istituto Cattaneo, secondo i quali, se la maggioranza degli oltre otto milioni di elettori di Grillo viene da sinistra, una parte significativa viene dalla Lega e un dieci per cento, in parte transitato da La Destra, votava a suo tempo Alleanza Nazionale.

Tenere insieme questi quattro gruppi di elettori non sarà particolarmente facile, come non lo sarà gestire una massa di deputati selezionati sul Web e che spesso non hanno mai parlato con Grillo. I problemi di democrazia interna del movimento nascono dalla sua stessa natura. Casaleggio potrebbe dire che il problema è mal posto, perché nell'epoca di Gaia comunque la democrazia rappresentativa non ci sarà più. Ma quanti fra gli eletti del Cinque Stelle, per non parlare degli elettori, davvero conoscono e capiscono le profezie di Casaleggio?

Infine, un tema cui Biorcio e Natale dedicano solo due paginette, ma che sta a cuore a me e credo ai miei lettori: il rapporto con la Chiesa. Gli studi di Franco Garelli hanno mostrato che, qualunque cosa suggeriscano loro i vescovi, i cattolici votano più o meno come gli altri italiani. Ma il Cinque Stelle richiede un supplemento di analisi. I questionari somministrati da Biorcio e Natale rivelano tra i suoi militanti ed elettori una percentuale più alta della media nazionale di non credenti e persone ostili alla Chiesa. I due sociologi osservano che il boom del 2012 e 2013 ha portato a votare Cinque Stelle anche cattolici praticanti. Ma questi rimangono in minoranza, e forse non sanno che dopo la morte della maggioranza dei terrestri e il trionfo di Gaia previsti da Casaleggio  le religioni sono destinate a sparire, sostituite dal culto esoterico della Terra Madre.

I cattolici sono del resto in buona compagnia. Nell'utopia di Casaleggio non spariranno solo le religioni ma anche il capitalismo, il socialismo e perfino i libri, che il guru di Grillo vede completamente sostituiti dalla Rete. Se però Grillo e Casaleggio sono inscindibili l'uno dall'altro, la prospettiva generale del movimento non può che essere la distruzione totale di qualunque pensiero politico - o religioso - alternativo. E chi pensa di «mettersi con Grillo» per salvare qualche poltrona assomiglia ai borghesi di cui parlavano i primi bolscevichi. Quelli che portano allegramente ai nemici la corda con cui saranno impiccati. (M. Introvigne)

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 Nel fragoroso epilogo della sua forsennata e vittoriosa campagna elettorale, Beppe Grillo, innanzi alla folla oceanica di Piazza San Giovanni, ci ha tenuto che a chiudere il suo spettacolo (lo chiama impudicamente così, “comizio” del resto era una parola che faceva ripulsa anche a Monti) facendo parlare altre facce del movimento.

Tutti quanti sul palco, candidati e non: ecco che il microfono vien dato a Pizzarotti, il sindaco grillino di Parma, poi il siciliano, poi Beppe presenta tutti, il cameraman, la guardia del corpo, il tecnico informatico. Infine, un gesto che ha spiazzato tutti: «Non ci sarebbe stato il Movimento 5 stelle senza una persona, che è qua, per la prima volta... è una persona schiva, un manager, ha una piccola azienda, ci ha rimesso soldi e tempo, ha solo raccolto ingiurie delle più incredibili, che dietro di lui ci sia la massoneria, la J.P. Morgan, una persona come voi e come me che si è rotta i coglioni di questo mondo e lo vuole cambiare, è Gianroberto Casaleggio». Coup de Theatre. Applausi, qualche fischio, non si sa se di disapprovazione.

Casaleggio, il “guru” che sta dietro Grillo e di cui il grande pubblico ha appreso solo quando recentemente il consigliere regionale Favia ha raccontato in un fuori onda i suoi metodi e le sue idee («Casaleggio è il guru che ha costruito il movimento 5 stelle», «prende per il culo tutti», «è vendicativo»), sul palco non si era mai visto: le eminenze grigie, i pupari, quando mai si mostrano in pubblico? Eppure è successo. Eccolo, sostenuto dall’abbraccio un po’ sgraziato del comico, il guru pare un po’ torvo, la sua posizione rispetto alla massa è un po’ defilata, la testa con la caratteristica canuta tendina di capelli arruffati è leggermente china. «Grazie» dice Casaleggio, con una erre moscia che potrebbe tradire l’estrazione non esattamente popolana. «Io parlo poco, quindi stasera è una delle pochissime volte che mi vedrete parlare» dice severo.

«Io mi ricordo un famoso slogan del 1968 che diceva la fantasia al potere, ecco noi abbiamo bisogno della fantasia e della creatività per uscire da questa situazione, che è molto peggiore di quella che forse voi pensate. Però oltre alla fantasia e alla creatività, abbiamo bisogno di due cose in più: una è la trasparenza, e assieme alla trasparenza l’onestà, e assieme all’onestà la competenza. Con la trasparenza, l’onestà e la competenza cambieremo l’Italia». Applausi. «Poi volevo dirvi un’altra cosa: io e Beppe in questi quattro o cinque anni più volte abbiamo alternativamente deciso di buttare la spugna, però quando voleva buttare la spugna lui non volevo buttarla io, e viceversa, quindi siamo arrivati fino a qui, questa sera, grazie a tutti». Fine del messaggio.

La prima epifania pubblica di Casaleggio produce un messaggio che apparentemente è di una banalità sconcertante. Ma essendo la prima comunicazione diretta del guru fuori dal web e dalle stanza del movimento (Favia ha raccontato a Canale 5 anche qualche sera fa del programma fatto a porte chiuse da Grillo e Casaleggio, in base a principi di marketing) vale la pena di analizzare bene il messaggio. Tanto più che viene da un pensatore dalla radice culturale molto inquietante: per alcuni è ossessionato dai cicli arturiani, per Massimo Introvigne potrebbe essere seguace dell’ideologia tecnocratico-esoterica di Alexandre Saint-Yves d’Alveydre (1842 – 1909); certo è che, come dichiarato nel video Gaia, prodotto dalla Casaleggio Associati e fino a poco tempo fa ben visibile sulla sua pagina web con la dicitura "La nostra visione del futuro della politica", preconizza per il 2020 una guerra mondiale contro Russia, Cina e Iran (interessante dato per capire la finora fumosa politica estera del primo partito d’Italia) a base di armi batteriologiche, al termine della quale sopravviverà un miliardo di persone soltanto: con una popolazione mondiale così drasticamente ridotta, questa sarà la condizione ideale per instaurare finalmente la democrazia elettronica, in un mondo senza più stati, passaporti o rappresentanti politici, con un account web per ogni sopravvissuto che gli consente di accedere alla società.

Una prospettiva mostruosa, che il Casaleggio invece rivendica come ideale.
Così, soffermiamoci su questo messaggio apparentemente banale pronunciato in Piazza San Giovanni. Grillo, in quella che potrebbe suonare come una excusatio non petita, tira in ballo la massoneria e la J.P Morgan - sui legami tra Casaleggio e la massoneria non vi sono ovviamente dati certi, sulla discussa banca d’affari J.P. Morgan invece ci scrisse un denso articolo Il Giornale, indicandola come partner della Casaleggio associati tramite la società Enamics. Quando poi Casaleggio tira in ballo il ‘68 e la creatività, non sta parlando a vanvera: sta atuando una strategia precisa. Ossia, quella di convincere il pubblico che esso è libero e indipendente, fantasioso, speciale. Uomini liberi e creativi, e non invece quello che pare da fuori: una immane massa di frustrati urlanti, membri di un partito che al suo interno ha una democrazia fittizia (i voti per le “parlamentarie”, le primarie per scegliere i deputati, sono certificati dai server di Casaleggio). Si tratta di una precisa strategia aziendale di Casaleggio.

Un servizio del giornalista di Affari Italiani Antonio Amorosi, indaga il caso della Webegg S.p.a., società informatica prima di Olivetti e poi di Telecom, che il manager Casaleggio gestì nei primi anni 2000: la società arrivò a perdere 15 milioni di euro, ma Casaleggio comunque non rinunciava ad una sede ipertecnologica, una sala centrale a forma di uovo (per dare l’idea di essere proiettati nel futuro), voli charter per il calcetto aziendale, feste faroniche, spettacoli privati della Litizzetto, Luttazzi, Aldo Giovanni e Giacomo.. Ai dipendenti della Webegg - anche molto critici verso il management che sperperava inutilmente mentre la società andava malissimo - venne infine propinato un video che indicava i dodici “comandamenti” della Webegg. Il comandamento numero 4 dice «Il divertimento è forza creativa». Ecco la creatività al potere: convincere i dipendenti della propria creatività era un modo di motivarli, anche in tempi di crisi aziendale. Poi il decimo comandamento: «trasparenza nei rapporti interni ed esterni». Ecco la trasparenza di cui parla nella fatidica vigilia elettorale. Amorosi scova poi altri comandamenti che sono fisicamente trasmigrati dalla Webegg Spa al Movimento 5 Stelle.

Il personale degli Uffici milanesi della Webegg venne infine travasato nella Casaleggio e associati, che di fatto è il vero nucleo iniziatore dell’M5S. È la Casaleggio associati che fonda nel 2005 il blog di Beppe Grillo, organizza il V-day (dove V sta per “vaffanculo”, iniziale che rimane in maiuscolo anche in “MoVimento” e “PortaVoce”), lanci i meetup: il primo meetup, quello di Milano, infatti non nasce da un gruppo di cittadini arrabbiati, ma da un dipendente di Casaleggio, Maurizio Benzi. È il giugno 2005: il mese successivo, Grillo sul suo blog proporrà ai fan di utilizzare la piattaforma meetup per gli incontri dei suoi sostenitori.

Infine il messaggio relativo ai momenti in cui voleva buttare la spugna lui, ma non Grillo, oppure a quelli in cui voleva mollare tutto Grillo, ma non lui. L’avvertimento è chiarissimo: senza di me, Grillo non esiste. Voi, M5S, non esistete. Sic et simpliciter. Considerando che il movimento nasce fisicamente come parto della sua azienda, come non credergli? (R. Dal Bosco)
Fonte: La nuova bq