mercoledì 19 marzo 2014

Il Papa abbraccia i fratelli delle altre religioni


Un incontro svolto in un clima di grande semplicità e spirito di famiglia, quello vissuto stamattina in Vaticano da un gruppo di 20 esponenti di 8 religioni con Papa Francesco, in rappresentanza dei 250 tra cristiani, musulmani, indù, ebrei, sikh, buddisti e altre fedi, partecipanti all’incontro “Chiara e le religioni. Insieme verso l’unità della famiglia umana”, in corso da ieri a Castelgandolfo. Papa Francesco ha espresso il suo apprezzamento per l’iniziativa in ricordo di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, a sei anni dalla scomparsa e ha concluso:” Importante è camminare e non fermarsi mai”. A tutti poi la richiesta “Pregate per me”. Ma sull’importanza di questo originale evento che domani sera si concluderà con una conferenza pubblica alla Pontificia Università Urbaniana, sentiamo Roberto Catalano, responsabile del Centro per il dialogo interreligioso dei Focolari:

R. - Una delle definizioni più tipiche della personalità di Chiara Lubich è stata quella di “donna del dialogo”. Dialogo che lei ha fatto all’interno della Chiesa cattolica, con fedeli delle altre comunità ecclesiali e di altre Chiese, con persone di altre religioni e con persone che non hanno un riferimento religioso, in particolare con le persone di altre religioni. Lei personalmente ha incontrato buddisti, indù, ebrei, musulmani, sichks e da questo - oltre alle esperienze del Movimento nel mondo - è nata un’esperienza di dialogo che noi chiamiamo “dialogo della vita”, ma che poi si è sviluppata nel dialogo della “cooperazione”, nel dialogo della “comunione di esperienze” e anche in quello “accademico”. Sono sempre stati dialoghi bilaterali: buddisti-cristiani, indù-cristiani, ebrei-cristiani, musulmano-cristiani. Questa volta, si è però pensato di fare un incontro interreligioso: per la prima volta i rappresentanti di questi dialoghi bilaterali si sono riuniti per fare questa esperienza comune di dialogo.

D. - Con un obiettivo specifico?

R. - L’obiettivo è innanzitutto di comunicarci quelle che sono state le esperienze sulle rispettive vie di dialogo bilaterale che si sono vissute, perché siamo tutti impegnati nello stesso dialogo ma in diversi settori. Quindi, unirci come in un mosaico per poter continuare insieme, guardando a quello che questi giorni ci hanno ispirato proprio per vivere con la dimensione universale nel particolare e respirare, nel particolare, la dimensione universale.

D. - Qual è il segreto che permette a tutte queste diverse religioni, questi diversi uomini e donne, di incontrarsi e comprendersi?

R. - La spiritualità che Chiara ha offerto è una spiritualità evangelica e del Vangelo ha messo in rilievo la carità come via per arrivare all’unità, quella carità che Chiara chiamava “l’arte di amare”. Un’arte in qualche modo rappresentata anche nelle altre religioni attraverso quella che è definita "la regola d’oro": “Fai agli altri quello che vorresti che gli altri facessero a te”, oppure: “Non fare agli altri quello che non vorresti che gli altri facessero a te”. Se ciascuno mette in pratica questo, vive quello che noi cristiani chiamiamo carità - che ha anche un riflesso però nella compassione buddista, nella misericordia musulmana, nella devozione indù - e può vivere, ognuno nella propria specificità, lo stesso valore con una metodologia dialogica comune.

Sul Convegno in corso a Castelgandolfo la testimonianza del Rabbino Russel G. Pearce, docente di diritto, etica e religione alla Fordham University di New York: 


R. – So, we are here because Chiara Lubich and the Focolari, over the past 15 years, …
Siamo qui perché Chiara Lubich e i Focolari, negli ultimi 15 anni hanno invitato noi tutti al dialogo con la Chiesa cattolica. L’invito diceva che incontrando Dio in tutti noi, Chiara sarebbe diventata una cattolica migliore. Con questo invito, ella ci ha aiutato a trovare nella nostra religione un insegnamento simile: siamo tutti creati ad immagine di Dio, e se siamo tutti creati ad immagine di Dio, amare il prossimo significa amare Dio. Oggi, l’invito non è rivolto soltanto alla religione in se stessa – a me in quanto ebreo – ma a tutti noi, affinché ci uniamo attraverso le religioni per unirci in dialogo ai Focolari e alla Chiesa. E’ stupefacente. E’ una benedizione fare parte di questo …

Ma secondo lei è possibile il dialogo anche tra ebrei e musulmani?

R. – The first thing I wanted to say in answer to an earlier question during the …
La prima cosa che vorrei dire è che noi tutti qui presenti siamo coinvolti in qualche modo in un dialogo nei nostri Paesi d’origine: diversi tipi di dialogo, espressioni concrete di dialogo. Ora, lei mi chiede del dialogo tra ebrei e musulmani. Vorrei dire due cose. Prima di tutto, alla pausa caffè di questa mattina erano presenti ebrei di Israele e musulmani di un Paese arabo, che hanno condiviso la loro esperienza di amore tra vicini e discusso di come poter promuovere, nei rispettivi Paesi di origine, l’amore per il prossimo. E’ miracoloso che si sia verificato un evento di questo tipo! Credo che solo la Chiesa cattolica sia capace di mettere insieme le persone in conferenze o convegni di questo tipo. Perché? Perché questo è dovuto alla consapevolezza della Chiesa che noi tutti, a qualsiasi religione apparteniamo, siamo creati ad immagine di Dio; e perché la Chiesa è capace di essere padre, fratello, sorella impegnati a mettere insieme questa famiglia di tutti noi, che pure siamo diversi … E l’ho visto in questo convegno, ed è veramente stupefacente!

Di ciò che ha significato per lei l'incontro con la spiritualità dei Focolari parla la prof.ssa Kala Acharya, di religione indù, che vive e lavora a Mumbai in India: 

R. – For the spirituality of Chiara, as you know, …
La spiritualità, come sapete, è qualcosa che va al di là della conoscenza e delle parole. La spiritualità dev’essere vissuta, non è qualcosa di cui dobbiamo parlare. La spiritualità di Chiesa era una spiritualità sempre accompagnata dall’azione, l’azione che per lei significava amare il genere umano. Ancora, l’amore non è qualcosa di cui dobbiamo parlare, ma è qualcosa che dev’essere espresso e in ogni azione di Chiara, in ogni riflesso della sua personalità c’era sempre l’amore. Ed è per questo che lei ha espresso questo amore che aveva per il genere umano anche attraverso il dialogo: un tipo di dialogo che è nuovo, inusitato. Per concludere: lei voleva che ciascuna delle persone che incontrava potesse trarre beneficio dalla sua spiritualità. Lei era come il filo della collana: nella collana abbiamo le perle, però se non c’è il filo, le perle vanno perdute. Lei è stata come il filo di una collana, che ha portato migliaia di persone a vivere insieme.

D. – Sicuramente, Chiara avrà trovato qualcosa di utile, di bello nell’induismo. C’i fa un esempio?

R. – She said that Hinduism is very deep, very intense, very profound. …
Lei diceva che l’induismo è molto profondo, molto intenso... Il cristianesimo dà molta importanza all’amore e al servizio; l’induismo dà importanza alla vita, alla vita che è sempre presente. L’induismo dà molta importanza a quello che noi chiamiamo il karma, cioè ogni azione che noi facciamo deve produrre del bene. Non sarà Dio che ci darà la ricompensa o meno delle nostre azioni, ma saranno le nostre stesse azioni che ci ricompenseranno o ci condanneranno: questa è una caratteristica fondamentale dell’induismo.

Il reverendo Nissho Takeuchi è buddista e viene dal Giappone. Ci racconta che cosa l'ha colpito di più della spiritualità di Chiara Lubich:  

R. – Credo che la spiritualità di unità di Chiara Lubich sia proprio alla base di ogni sapienza delle diverse culture e delle diverse religioni, cioè io credo che questa sapienza di essere in unità è proprio ciò di cui il mondo moderno ha bisogno. Secondo me, alla gente del mondo odierno manca la capacità di dialogare: noi siamo educati per condurre dibattiti, piuttosto che dialoghi. Nel dibattito, si cerca di trovare i difetti o gli errori degli altri per convincere gli altri; mentre nel dialogo si cercano i punti positivi nell’altro e si cerca di imparare dall’altro. Venendo a conoscenza degli aspetti positivi dell’altro, possiamo progredire nel reciproco rispetto. Questo è proprio quello che il mondo di oggi chiede. Tutti noi partecipanti all’evento di questi giorni siamo scossi dall’impatto che ha avuto la spiritualità di Chiara che ci permette di dialogare. Questo ci dà una speranza e una prospettiva per il nostro cammino. La sapienza che si può acquisire tramite un dibattito è diversa dalla sapienza che si può raggiungere attraverso un processo di dialogo. Quindi, è necessario essere educati al dialogo; dobbiamo educare i giovani al dialogo. E questo credo che sia uno dei frutti di questi giorni …

Laila Mohammed appartiene alla comunità musulmana afro-americana. Qual è l’esperienza che lei sta facendo di questo incontro così originale? 

R. – Ho già sperimentato in passato, con il dialogo tra i musulmani e il Movimento dei Focolari, ma questa volta siamo presenti non soltanto musulmani e cristiani: ci sono indù, buddisti, sikh e questa esperienza mette in evidenza l’amore tra tutti che è più luminoso, enorme, più evidente. C’è un altro aspetto: quello del dialogo tra musulmani ed ebrei. Sappiamo tutti che tra musulmani ed ebrei non è proprio sempre facile. Ecco, ieri un ebreo ha raccontato di come lui si sentiva da piccolo come una comunità in minoranza in mezzo ad una maggioranza cristiana. Io ho capito che lui ha vissuto esattamente l’esperienza che io ho vissuto, da piccola, come musulmana in un Paese a maggioranza cristiana. E questo mi ha portato ad essere molto più vicino alle comunità che sono ai margini della società. Chiara, che ho incontrato nel 2002, ha aperto le sue braccia per abbracciare tutto il mondo e per conquistare il maggior numero possibile di uomini e donne alla fraternità. E io ho un amore speciale per Chiara perché quando l’ho sentita parlare per la prima volta, ha messo in evidenza come la parola “amore” sia citata più di cento volte nel Corano: io stessa non lo sapevo. Noi musulmani diciamo sempre che l’islam è la pace: è vero, l’islam è la pace. Però, adesso che sono una donna matura – ho 54 anni – capisco che l’islam è la pace però è anche l’amore. Mi sono innamorata per vivere questo aspetto dell’amore.
 Radio Vaticana 

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Prima dell'Udienza generale, Francesco ha ricevuto una delegazione di indù sikhs, buddhisti, musulmani, anglicani, evangelici, shintoisti, cattolici, ebrei, membri della Tenrikyo


Circa 250 esponenti di diversi gruppi religiosi e diverse scuole teologiche, indù sikhs, buddhisti, musulmani, anglicani, evangelici, shintoisti, cattolici, ebrei, membri della Tenrikyo, provenienti da una sessantina di paesi del mondo, si sono incontrati a Castel Gandolfo dal 17 marzo e continueranno a dialogare fino a domani.
Ad organizzare un incontro interreligioso così rilevante è stato il Movimento dei Focolari, il quale in occasione dell’anniversario della dipartita in cielo della Fondatrice Chiara Lubich ha organizzato quattro giorni di dialogo con il titolo Insieme verso l’unità della famiglia umana.
Nel corso di una conferenza stampa che si è svolta stamane nella sala Marconi della Radio Vaticana, una delegazione dei partecipanti all’incontro interreligioso ha raccontato di aver incontrato papa Francesco nella Domus Sanctae Marthae in Vaticano, prima dell’Udienza generale.
Il Papa ha accolto la delegazione con affetto. Ha detto di sentirsi in famiglia, ed ha chiesto preghiere per se e per il suo pontificato.
I delegati delle diverse religioni hanno ascoltato un breve intervento del Pontefice dopodiché hanno avuto un incontro personale con Papa Francesco. Il tutto è durato circa venti minuti di intensa e reciproca esperienza fraterna.
Victoria Gomez, portavoce dei Focolari, ha riportato le parole di un giovane ebreo proveniente dall’Uruguay, il quale con le lacrime agli occhi ha raccontato di un incontro incredibile, “Un impegno che mi scuote  – ha sottolineato - intendo vivere questo messaggio e farlo partecipare ad altri”.
Roberto Catalano che è condirettore del Centro per il dialogo Interreligioso del Movimento dei Focolari ha spiegato che il sogno di Chiara Lubich era quello di mettere insieme i diversi rappresentanti delle religioni per un mondo unito.
Per anni il Movimento ha sviluppato rapporti bilaterali con le singole religioni. Ora invece si è passati ad un incontro con tutti e fra tutti. 
Il risultato è stato incredibile. “Si è cercato di vivere quello che si è discusso per decenni, con lo spirito che ognuno poteva fare dono dell’esperienza di dialogo con l’altro”, ha confessato Catalano.
Così i buddisti hanno discusso con i cristiani, gli ebrei con gli indù, i musulmani con gli shintoisti e così di seguito in un cammino fraterno che è diventato momento di comunione.
L’iraniana musulmana Shahrzad Houshmand ha raccontato di aver vissuto uno spirito di condivisione umana, con la gioia di scoprirsi fratelli.
“Nonostante la grandissima diversità – ha aggiunto - abbiamo navigato in un oceano di fratellanza”.
Molte lingue, diversi modi di mangiare e di vestire. Cibi e colori diversi. Diversi modi di pregare e di chiamare Dio. Differenze di nazionalità, religione e tradizione, ma – ha detto la Houshmand - abbiamo sperimentato che nessuna diversità è ostacolo”.
“E soprattutto – ha continuato - abbiamo sperimentato che i più grandi ostacoli come la superbia, l’ignoranza e i pregiudizi, posso essere superati perché il mondo ha bisogno di fratellanza umana”.
Chiara Lubich diceva che nel dialogo interreligioso “abbiamo raggiunto l’uguaglianza nella diversità ma ci serve fratellanza”.
Il Papa ha ricevuto la delegazione di cui solo due erano cattolici. Lo ha fatto con una semplicità e familiarità incredibile.  Ha fatto capire che il suo cuore abbraccia le diverse religioni come un'unica famiglia ed ha invitato i presenti a camminare avanti senza fermarsi mai.
Ad una domanda di ZENIT, Kala Achiaria, di religione Indù, ha raccontato di essere stata impressionata dall’invito del Papa di camminare e di non fermarsi, perché la tradizione Indù incoraggia a camminare insieme con gioia, anche quando è difficile.
La signora Achiaria ha assicurato che porterà questo messaggio in India con passione attraverso l’azione e non tanto con le parole.
Islam A Kazi, professore di religione islamica presso l’università di Dakka in Bangladesh, ha detto di essere una delle persone più fortunate del mondo perché insieme a sua moglie ha potuto incontrare papa Giovanni Paolo II e anche papa Francesco.   
Il prof. Kazi ha detto: “Per gli islamici quando si incontra un uomo vicino al Signore  si dice che è uno che irradia la luce di Dio. Ho avuto questa impressione quando ho incontrato Giovanni Paolo II e ho riprovato la stessa emozione nell’incontro di oggi con papa Francesco. Ho avuto l’impressione di aver incontrato san Francesco”.
“Nel nome misericordioso di Dio – ha precisato il professore del Bangladesh - spenderò ogni momento della mia vita per unire i cuori degli uomini ed il mio impegno è stato rivitalizzato da questo incontro organizzato a Roma”.
Silvina Chemen, Rabbina proveniente dall’Argentina ha raccontato che il cardinale Bergoglio è stato molto vicino alla comunità ebraica argentina. Ha sempre risposto positivamente alle richieste di dialogo. È sempre stato presente agli incontri a cui era stato invitato”.
“Chiunque è toccato dal dialogo diventa promotore del dialogo”, ha concluso la Chemen.
Roberto Catalano ha concluso spiegando che il Movimento dei Focolari non si limita a favorire il dialogo, ma svolge una intensa attività pratica in cui i bambini, i giovani e le persone di fede diversa, collaborano e interagiscono nei campi comuni dell’educazione, degli asili, della cooperazione, degli ospedali, delle università, rafforzando e approfondendo la propria identità religiosa.
L’incontro interreligioso si concluderà domani 20 marzo, alle 17, con una conferenza che si svolgerà presso l’Aula Magna dell’Urbaniana a Roma, Interverranno  tra gli altri il monaco Phramaha Thongratana Tavorn e Waichiro Izumita, buddisti, Vinu Aram, indù, l’imam Ronald Shaheed e Amer Al Hafi, musulmani, il rabbi David Rosen, ebreo. L’incontro sarà aperto dal cardinale Francis Arinze e dall’attuale presidente dei Focolari Maria Voce.
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Settanta musulmani scrivono a Papa Francesco

La delegazione islamica presente all'incontro interreligioso degli amici di Chiara Lubich e dei Focolari, ha consegnato una lettera al Pontefice in cui ribadiscono l'impegno per il dialogo e la pace


“Possa l’unico Dio che ha illuminato San Francesco, guidare i Suoi passi e tutti noi proseguire nel cammino comune per il bene di tutta l’umanità. Le assicuriamo Santo Padre, le nostre più fervide preghiere”. Si conclude così la lettera scritta da settanta musulmani provenienti da diverse scuole teologiche, in rappresentanza di oltre trenta paesi, indirizzata a papa Francesco nel corso di un incontro svolto stamane nella Domus Sanctae Marthae in Vaticano, prima dell’udienza generale.
E’ stata l’iraniana Shahrzad Houshmand a consegnare personalmente la lettera al Pontefice. La Houshmand faceva parte di una delegazione di diverse religioni "amici di Chiara Lubich e del Movimento dei Focolari", che partecipava all’incontro “Insieme verso l’unità della famiglia umana”, in corso a Castel Gandolfo dal 17 fino a domani 20 marzo.
Obiettivo dell’incontro è di rinnovare e rafforzare il dialogo interreligioso “in uno spirito che tende a unire la famiglia umana e realizzare la fratellanza universale”. “Desideriamo esprimere il nostro profondo amore e rispetto per la Sua persona e per la mano tesa più volte verso i musulmani del mondo”, si legge nella Lettera.
Inoltre, i musulmani dicono al Papa: “Lo spirito evangelico di umiltà e di servizio che Lei rappresenta attraverso i fatti e i gesti, ci colpisce profondamente e genera in noi musulmani fiducia e speranza, facendoci rivivere la parola di Dio". “In verità - proseguono citando il Corano - i più vicini nell’amore ai credenti sono coloro che dicono: noi siamo cristiani, perché tra di loro ci sono sacerdoti e monaci, e perché non sono arroganti” (Corano 5:82)”
La delegazione interreligiosa esprime poi il proprio apprezzamento per le parole del Pontefice nella esortazione apostolica Evangelii Gaudium, in particolare il paragrafo 253 in cui il Papa scrive: “Il vero Islam e una adeguata interpretazione del Corano si oppongono ad ogni violenza”
Il messaggio ribadisce inoltre che “le diverse istituzioni del mondo islamico e la maggioranza assoluta dei musulmani credono fermamente e si adoperano per la pace e per l’Amore”.
A. Gaspari