sabato 8 marzo 2014

La serie sistematica dei Detti dei padri del deserto: prima traduzione italiana


Bose, 8 marzo 2014

a cura di LUIGI D'AYALA VALVA
 Detti 
Alcuni fratelli interrogarono abba Agatone dicendo: “Padre, quale virtù tra quelle che pratichiamo richiede maggior fatica?”. Rispose: “Perdonatemi, penso che non vi sia fatica cosi grande come pregare Dio senza distrazione. Ogni volta infatti che l’uomo vuole pregare, il Nemico cerca di impedirglielo, perche sa che nulla può fargli ostacolo se non il pregare Dio. Qualsiasi condotta di vita l’uomo pratichi, se persevera in essa, trova riposo; ma per pregare bisogna lottare fino all’ultimo respiro”.
Alcuni interrogarono abba Macario dicendo: “Come dobbiamo pregare?” (cf. Lc 11,1). L’anziano disse loro: “Non c’è bisogno di sprecare molte parole (cf. Mt 6,7), ma di stendere le mani frequentemente e dire: ‘Signore, come vuoi e come sai, abbi pietà di me!’. Quando poi sopraggiunge una tentazione: ‘Signore, aiutami!’. Egli sa ciò che e bene per noi e ci usa misericordia”.
Un fratello andò a far visita a un anziano chiaroveggente e lo supplicava dicendo: “Prega per me, padre, sono debole!”. E rispondendo l’anziano disse al fratello: “Una volta uno dei santi disse: ‘Colui che si versa dell’olio sulla mano per ungere il malato è il primo a trarre beneficio da quell’unzione (cf. Gc 5,14). Così, chi prega per il fratello, prima ancora che quello ne tragga beneficio, ne riceve beneficio lui stesso a motivo della propria deliberata decisione di amare’. Preghiamo dunque l’uno per l’altro, fratello mio, per essere guariti. E a questo infatti che ci invita l’Apostolo dicendo: Pregate gli uni per gli altri per essere guariti (Gc 5,16)”.
Fu chiesto a un anziano: “Che cosa vuol dire pregare incessantemente?” (cf. 1Ts 5,17). Ed egli rispose: “È la supplica rivolta a Dio dal profondo del cuore per chiedere ciò che è utile. Non preghiamo infatti solo quando stiamo in piedi in preghiera, ma la vera preghiera è quando puoi pregare continuamente in te stesso”.
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La serie sistematica
dei Detti dei padri del deserto:
prima traduzione italiana
All’origine dell’intera tradizione dei Detti vi sono le “parole” che gli anziani vissuti nel deserto egiziano tra il iv e il v secolo hanno rivolto, per lo più in lingua copta, ai loro discepoli per rispondere a domande concrete riguardanti la vita ascetica e spirituale. Queste parole nate in tale contesto concreto, nella maggior parte dei casi individuale ma anche comunitario, furono poi ricordate e tramandate dai discepoli e applicate a situazioni diverse da quelle originarie. Da questo insieme eterogeneo di documenti preesistenti furono composte, in greco, le due grandi collezioni giunte fino a noi attraverso la tradizione manoscritta: la collezione alfabetico-anonima e la collezione sistematica, che qui presentiamo per la prima volta in italiano.
Una profonda sapienza umana e un acuto discernimento spirituale emergono in modo vivido dai Detti dei padri del deserto: sono parole di “maestri” resi tali dall’esperienza del concreto vivere, parole trascritte dopo una lunga tradizione orale, in risposta a domande nate da discepoli nei quali è facile immedesimarsi. Brevi, incisive e dinamiche, queste “sentenze” non intendono tanto spiegare quanto piuttosto suggerire, rimandare a un’ulteriore ricerca, perché si giunga progressivamente alla capacità di un discernimento personale, a vivere “come fuoco ardente”. 
vai alle recensioni:
Europa, 24 febbraio 2014
Voci dei Padri del deserto 
di ANTONELLO COLIMBERTI
Zenit.org, 28 gennaio 2014
Un invito al deserto dei Padri 
di ROBERT CHEAIB 
Corriere della sera, 31 dicembre 2013
La saggezza dei Padri
sgorga dal deserto

di PIETRO CITATI