martedì 18 marzo 2014

Ti ricordi la Casa Rossa?



“Mentre una madre perde inesorabilmente la memoria, il figlio non fa che ricordare, anzi impara a ricordare”.
“Ti ricordi la Casa Rossa?” (Mondadori, 2014)

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(di Nicoletta Tamberlich)
(ANSA). - ''Non c'è futuro, e senza futuro il presente è solo il passato. Per questo sono qui accanto ma non mi vedi. O mi vedi e non mi riconosci. Mi fissi e mi attraversi con lo sguardo. Vedi altro. Vedi altri, di altri tempi''. Mentre una madre perde inesorabilmente la memoria, il figlio non fa che ricordare, anzi impara a ricordare. In 'Ti ricordi la Casa Rossa, lettera a mia madre' (Mondadori, 144 pagine, 16,00 euro) l'attore Giulio Scarpati torna a raccontare alla madre, affetta dal morbo di Alzheimer, la storia della sua famiglia: ripercorre tutte le tappe del consueto viaggio a Licosa, nel Cilento, per anni loro meta estiva e luogo a lei particolarmente caro, fa il ritratto nitido della persona vitale che era prima di ammalarsi, percorre ogni possibile strada per farla reagire e restituirle i ricordi delle cose, dei nomi, di una vita intera. Si tratta del primo libro di Scarpati ma a sentir lui ''sarà anche l'ultimo'', dice in una conversazione con l'ANSA -.
 ''E' stato molto doloroso - confessa - volevo mollare. Sono riuscito ad arrivare in fondo solo perché avevo l'urgenza di restituire a mia madre quella dignità del suo passato che aveva smarrito per strada, la sua personalità, i suoi ricordi, la sua memoria. All'inizio è stato difficile perché per primo non accettavo la sua malattia, non la guardavo negli occhi. Pensavo a torto che bastasse metterle le cuffie dell'iPod, farle ascoltare la musica classica o napoletana che amava tanto per riportarla indietro, mi raccontavo da solo una grande balla, continuavo a mentire. Noi uomini talvolta siamo così, ci ostiniamo a fuggire di fronte alla malattia. E' strano, perché invece mia madre non pensava in certi momenti che a scappare di casa per andare non si sa dove, una volta a Budapest con il taxi''.
  - Il libro affronta un tema importante, ma senza tralasciare l'ironia, perché ora il tempo non fa più da fissativo ma da solvente: il dissolversi delle memorie della madre è il set dei ricordi del figlio. Nell'itinerario percorso in direzioni contrarie c'è la ricerca di un appuntamento, la rinnovata speranza di incontrarsi in qualche fortunato luogo dell'anima. Risalendo di ricordo in ricordo, attorno alla Casa Rossa, il cuore della memoria condivisa, ruotano gli aneddoti più malinconici ma anche più divertenti, a partire dal periodo della guerra e dai vecchi rituali cilentani, l'esplorarsi dei corpi, la scoperta del sesso. Passando per le vicende del Giulio angelo biondo, ragazzino sempre obbediente, al quale si contrappone l'alter ego Giulio il pazzo, meno inquadrato e più artista fino ai suoi primi lavori teatrali (Il trionfo dell'amore, Prima del silenzio, Lorenzaccio, Orfani, Ifigenia, L'idiota...) , il periodo di attivismo politico negli anni Settanta, l'avventura del cinema ('Il giudice ragazzino, Pasolini, Chiedi la luna, Cuori al verde, Italiani, Mario Maria e Mario...) e il grande successo in tv. L'arrivo in casa di Nora: ''Come te era polemica e volitiva, mai una sottoposta che pagava l'omaggio al capo. Sarà per questo che dopo cinque anni di convivenza, quando le chiesi di sposarmi, tu arrivasti a domandarmi: 'Sei proprio convinto di lei?'. Non è una bella cosa da chiedere a un figlio innamorato, qualche giorno prima delle sue nozze. Certo Nora non concedeva nulla alla diplomazia, no mamma non l'ha imparata neanche adesso, ma allora eravamo due ragazzini...''. ''C'è gente che patisce la mancanza di famiglia. Io e Nora avevamo il problema opposto: ne avevamo due che vaevano per dieci''.
  Scarpati forse per la prima volta in questo libro si mette a nudo anche sul privato: di lei non si sapeva nulla o quasi?
- ''Si è vero, ma lo dovevo a mia madre. Ho imparato a ricordare da lei che dimentica, ma anche quanto è importante comunicare, non essere rigidi. Io sono stato anche un gran rompicoglioni nella vita, diciamocelo. Mi sono anche reso conto di quanto i valori dei ricordi cambino a seconda del significato che ognuno di noi attribuisce loro. Ho scritto questo libro per tutte le persone che si trovano a vivere situazioni simili, io ho ha avuto la fortuna di avere una famiglia numerosa accanto, ma c'è tanta gente che vive questi drammi in totale solitudine. Mi piacerebbe poter fare qualcosa, pensare a strutture di auto-sostegno sul modello di quelle che esistono nei paesi nordici''.
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La casa nel Cilento, luogo di lunghe vacanze estive, di reminiscenze piacevoli e spensierate, per Giulio Scarpati (proprio lui, l’attore poliedrico di teatro, cinema e televisione) è il luogo da dove iniziare il suo lunghissimo flashback, con la speranza sempre viva di rincontrare sua madre o almeno le loro comuni memorie. L’autore racconta alla madre, affetta dal morbo di Alzheimer, la storia della loro famiglia: il viaggio a Licosa, stipati tutti in una seicento bianca; i mesi estivi che dividevano la fine e l’inizio della scuola tra mare, partite di calcio, canzoni da cantare e ballare, i primi amori, la scoperta del sesso e l’odore e il sapore dell’ “acquasale, ovvero pane duro con sale e pomodori”. Scarpati passa poi al racconto della propria vita: l’attivismo politico negli anni settanta, i primi passi sul palcoscenico, la grande notorietà di “Un medico in famiglia”, l’incontro e il matrimonio con Nora. Un viaggio poetico, un memoir doloroso, pieno di aneddoti malinconici ma anche ironici e soprattutto una testimonianza personale di chi si confronta quotidianamente con chi soffre di Alzheimer.
Non parli, ma credo sia questo che intendi. Non c’è futuro, e senza futuro il presente è solo il passato. Per questo sono qui accanto a te ma non mi vedi. O mi vedi e non mi conosci. Mi fissi e mi attraversi con lo sguardo. Vedi altro, vedi altri.”
Come un albo fotografico in bianco e nero affiorano dal libro una serie di ritratti appartenenti a un mondo perduto: Flavia, la madre napoletana, una donna incredibilmente bella, iperattiva e con il pollice verde, Franco il padre svizzero, un uomo serio, compassato e studioso, una serie di tate, che i tre ragazzi, chiamano per nome ( Maddalena, Flora, Angela, “tutte rigorosamente licosane” ), loro tre, in ordine di età, Luigi, Giulio e Irene e i membri effettivi della famiglia, una razza variegata di animali: papere, galline, porcospini, cani e gatti.
Giulio Scarpati ha scritto questo libro per metabolizzare tutte le situazioni imbarazzanti in cui si è trovato con la madre, per affermare la crudeltà della malattia che l’ha colpita e, come ha detto lui stesso in un’intervista, per
“poter fare qualcosa, pensare ad esempio a strutture di auto-sostegno sul modello di quelle che esistono nei paesi nordici’’
soprattutto per chi non ha una famiglia numerosa come lui e si trova quindi da solo ad affrontare una malattia così irreversibile e progressiva.
sololibri

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Pupi Avati ha realizzato un film struggente...



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Mara Consoli un documentario...

VIttorio Capitan Pistone e tutti gli altri 

Vittorio, il protagonista, è un perfetto sconosciuto, ma ha qualcosa in comune con Ronald Reagan, Rita Hayworth, Winston Churchill, Charles Bronson, Annie Girardot e altre 20 milioni di persone. Vittorio, infatti, ha l' Alzheimer e questo documentario è un diario di viaggio: nella testa di un malato, avanti e indietro nel tempo, al di là delle parole, tra denuncia e poesia, fino all'essenza delle cose. Un viaggio per scoprire che l'Italia "non è un paese per vecchi"