venerdì 20 giugno 2014

Quattro autori per una vita.




 Una biografia collettiva di Papa Montini pubblicata dall’Istituto Paolo VI. Sembrava fragile

In occasione della prossima beatificazione di Giovanni Battista Montini Paolo VI l’Istituto che gli è intitolato pubblica una biografia che ne percorre la lunga vita e l’attività complessa, ne illustra il ruolo centrale nella Chiesa e nella società. Il volume (Paolo VI. Una biografia, Brescia-Roma, Istituto Paolo VI - Studium, 2014, pagine 563, euro 26) è curato dal segretario generale dell’Istituto, Xenio Toscani, che ha scritto i capitoli dedicati agli anni 1897-1933 e con il quale hanno collaborato nella stesura delle diverse sezioni Fulvio De Giorgi (1934-1954), Giselda Adornato (1954-1963) ed Ennio Apeciti (1963-1978). Anticipiamo stralci dell’introduzione scritta dal presidente dell’Istituto.
Alle sorgenti della fede
Diciassette testi, dal discorso pronunciato ad Amman in Giordania il 24 maggio, alle parole pronunciate durante il volo di ritorno in Italia: è il contenuto del volume Alle sorgenti della fede (Città del Vaticano, Libreria Editrice Vaticana, 2014, pagine 104, euro 7) che riunisce gli interventi di Papa Bergoglio tenuti nel corso del suo viaggio in Terra Santa. Il libro — parte della collana «Le parole di Papa Francesco», che conta già altri otto titoli — contiene anche gli interventi dei presidenti di Israele e dell’Autorità nazionale palestinese, Shimon Peres e Mahmoud Abbas, tenuti domenica 8 giugno.
Dietro l’esile costituzione fisica una straordinaria forza di volontà
Angelo Maffeis

La biografia di Papa Montini pubblicata dall’Istituto Paolo VI intende anzitutto offrire uno sguardo sintetico sulla vita del Pontefice affidabile dal punto di vista storico e capace di restituire il dipanarsi delle tappe di un percorso che ha attraversato larga parte del XX secolo e si è intrecciato con le più importanti vicende storiche ed ecclesiali del tempo. L’itinerario personale di Giovanni Battista Montini ha mosso i suoi primi passi in una famiglia bresciana, erede e continuatrice della tradizione del Movimento Cattolico fiorito nel XIX secolo. Dopo l’ordinazione sacerdotale è proseguito a Roma, dove don Battista ha continuato gli studi e si è dedicato alla formazione degli studenti universitari aderenti ai circoli della Fuci. Accanto a questa attività pastorale, nel 1924 è iniziato il lavoro in Segreteria di Stato, dove per un trentennio monsignor Montini è stato collaboratore, con responsabilità via via crescenti, di Pio XI e di Pio XII in anni segnati dal confronto della Chiesa cattolica con i regimi totalitari, dalla seconda guerra mondiale e dalla ricostruzione postbellica. Con l’elezione ad arcivescovo di Milano nel 1954 il suo cammino ha conosciuto una svolta e Montini è stato proiettato sul fronte della guida pastorale di una grande diocesi, chiamata a rispondere alle trasformazioni sociali e culturali dell’Italia del dopoguerra. L’episcopato milanese rappresenta oggettivamente la preparazione all’ultima tappa di questo cammino che, nei quindici anni di pontificato, ha visto Paolo VI raccogliere da Giovanni XXIII l’eredità del concilio Vaticano II e il suo impegno nel guidare alla sua conclusione l’assise conciliare e nell’attuarne le decisioni con un programma di riforma di ampio respiro.
Non meno importante del quadro storico delineato è lo sforzo compiuto dalla biografia che presentiamo di aprire qualche squarcio sulla spiritualità che ha animato e sostenuto le molteplici attività e il ministero di Giovanni Battista Montini nelle successive tappe della sua vita. In contrasto con l’apparenza di fragilità e di debolezza che l’esile costituzione fisica e le spesso precarie condizioni di salute potevano suggerire, Montini rivela infatti, oltre a una straordinaria intelligenza, una singolare forza di volontà e un’alta tensione spirituale. Gli scritti giovanili — gli articoli pubblicati sui fogli studenteschi e sulle riviste della Fuci, le note che fissano i temi della meditazione biblica e delle letture compiute, così come gli appunti di carattere spirituale e le lettere — documentano ampiamente il processo di formazione e la crescita di un’attitudine spirituale disponibile a misurarsi a viso aperto con gli interrogativi posti alla fede cristiana dalla cultura del tempo. Tale apertura nasce dalla fiducia nella verità della fede cristiana e nella sua capacità di illuminare l’esistenza umana e s’incarna nello sforzo di tradurre gli ideali in concrete scelte di vita, accettando anche di pagare il prezzo che la fedeltà a tali scelte comporta.
La storia personale e il ministero ecclesiale di Giovanni Battista Montini sono caratterizzati da un intenso impegno nell’opera educativa. Questa sensibilità, che aveva preso forma in famiglia e all’interno del cattolicesimo bresciano, si manifesta con particolare evidenza nel periodo dedicato al lavoro con gli studenti della Fuci e nei rapporti con i giovani fucini coltivati anche negli anni successivi al tempo degli studi universitari. Da questa fitta rete di relazioni appare il Montini formatore di coscienze e propugnatore di un progetto educativo che riconosce centralità alla coscienza. È infatti la coscienza umana il luogo dove può avvenire l’incontro tra l’acuta sensibilità per il soggetto, caratteristica della cultura moderna, e la libera risposta umana all’appello alla fede che risuona nella parola del Vangelo. Ed è proprio la ricerca delle possibilità di aprire la cultura contemporanea alla fede che costituisce un fondamentale motivo ispiratore dell’azione educativa e induce a valorizzare il metodo del dialogo.
Il tema del dialogo ritorna con particolare forza all’inizio del pontificato di Paolo VI nella sua prima enciclica Ecclesiam suam. Nella lettera enciclica dedicata a illustrare le vie che la Chiesa è chiamata a percorrere, dopo aver illustrato la necessità che la Chiesa approfondisca la coscienza della propria identità e si disponga al rinnovamento necessario per corrispondere in modo sempre più pieno alla sua vocazione, Paolo VI sviluppa ampiamente il tema del dialogo che trae la sua origine dal «dialogo della salvezza» intrecciato da Dio con l’umanità e costituisce di conseguenza il modo, l’arte e lo stile con cui la Chiesa è chiamata a entrare in relazione con il mondo contemporaneo.
Ricordando insieme ai pellegrini della diocesi di Brescia il cinquantesimo anniversario della elezione al pontificato di Paolo VI, il 22 giugno 2013 Papa Francesco ha messo in luce le attitudini fondamentali che ne hanno ispirato la vita e l’azione: l’amore appassionato per Cristo, per la Chiesa e per l’uomo.
E proprio nell’amore per l’uomo convergono e trovano la loro unità le linee di forza della figura spirituale e pastorale del papa bresciano: «È la stessa passione di Dio — ha affermato Papa Francesco — che ci spinge ad incontrare l’uomo, a rispettarlo, a riconoscerlo, a servirlo (...). E con uno sguardo globale al lavoro del Concilio, (Paolo VI) osservava: “Tutta questa ricchezza dottrinale è rivolta in un’unica direzione: servire l’uomo. L’uomo, diciamo, in ogni sua condizione, in ogni sua infermità, in ogni sua necessità. La Chiesa si è quasi dichiarata l’ancella dell’umanità”. E questo anche oggi ci dà luce, in questo mondo dove si nega l’uomo, dove si preferisce andare sulla strada dello gnosticismo, sulla strada del pelagianesimo, o del “niente carne” (un Dio che non si è fatto carne) o del “niente Dio”, l’uomo prometeico che può andare avanti. Noi in questo tempo possiamo dire le stesse cose di Paolo VI: la Chiesa è l’ancella dell’uomo, la Chiesa crede in Cristo che è venuto nella carne e perciò serve l’uomo, ama l’uomo, crede nell’uomo. Questa è l’ispirazione del grande Paolo VI».
L'Osservatore Romano