venerdì 5 settembre 2014

Scholas ocurrentes. Discorso di Papa Francesco conclusivo dell'Incontro



Estoy como aquel que le dijeron: “Diga algo..” y entonces dice: “Bueno voy a improvisar..” y saca lo que tenía hecho….

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Discorso del Papa. 
Questi sono i punti che, più o meno, volevo dirvi e che incorporano con quanto che ho visto qui. 
Prima di tutto, molte grazie! 
La vostra presenza qui è qualcosa di raro. Lo dicevo già al presidente dell’Accademia Pontificia, mons, Marcelo Sanchez Sorondo, si sta “creando un movimento”… Qualcosa di raro per il movimento, per il lavoro, per l’intensità, per la gente che va e che viene, per la creatività del Protocollo, no?
In occasione di questa III Giornata della rete mondiale delle Scuole per l’Incontro, perché l’idea è l’incontro. Questa cultura dell’incontro che rappresenta la sfida, no? Oggi nessuno dubita che il sia in guerra! Nessuno ne dubita! E nessuno dubita, quindi, che il mondo sia in disaccordo. Bisogna proporre una cultura dell’incontro, in qualche modo. Una cultura dell’integrazione, dell’incontro, dei ponti. Non è certo? E questo lavoro lo state facendo voi! Ringrazio la Pontificia Accademia delle Scienze e mons, Marcelo Sanchez Sorondo che ha facilitato tutto questo. Si è mossa molta gente. Io so che quando questi due si muovono è pericoloso! Si muovono in molti e i ricordo un proverbio africano “Per educare un bambino ci vuole un villaggio”. No? Per educare una persona è necessario tutto questo!
Non possiamo lasciare soli i ragazzi, per favore! Fa gà parte ormai del nostro linguaggio parlare di “bambini di strada”. I bambini di strada. Come se un bambino potesse stare solo! Abbandonato da tutto quello che il suo ambiente culturale, da tutto quello che è il suo ambiente familiare… Sì, c’è la famiglia, c’è la scuola, c’è la cultura, però il bambino è solo! Perché? Perché il patto educativo si è rotto! E’ necessario ricomporre il patto educativo! 
Una volta, in quarta elementare, ho mancato di rispetto alla maestra e la maestra mandò a chiamare la mia mamma. Venne mia madre: io rimasi in classe e la maestra uscì…. Poi mi chiamarono. E la mia mamma era molto tranquilla. Io temevo il peggio! E mi disse: “Tu hai fatto questo, questo e questo? Hai detto questo alla maestra?”; “Sì!”; “Chiedile perdono!”. E io chiesi perdono davanti a lei. Ero felice e fu facile. Il secondo atto ci fu quando arrivai a casa! 
Oggigiorno, almeno in tante scuole della mia patria, una maestra scrive una osservazione sul quaderno di un bambino e il giorno dopo il padre o la madre, denunciando la maestra. E’ rotto il patto educativo! Non è tutto unito per il ragazzo! E così parliamo anche della società: ricomporre il patto educativo, ricomporre questo villaggio per educare un ragazzo. Non possiamo lasciarlo solo! Non lo possiamo lasciare in strada. Non li possiamo lasciare senza protezione e in balia di un mondo nel quale prevale il culto del denaro, della violenza e dello scarto. Mi ripeto molto su questo, ma evidentemente si è instaurata la cultura dello scarto! Quello che non serve si butta! Si scartano i ragazzi, perché non lo si educa o non li si vuole: i livelli di natalità di alcune nazioni sviluppate sono allarmanti! Si scartano gli anziani. E non dimenticate quello che ho detto dei giovani e gli anziani. Si è instaurato questo sistema di eutanasia nascosta: che è a dire che le opere sociali ti coprono fino qui e poi “Morite!”. Si scartano i ragazzi e gli anziani. E ora un nuovo scarto: tutta una generazione di giovani senza lavoro, nei Paesi sviluppati. Si parla di 75 milioni di giovani dai 25 anni in giù senza lavoro. Si scarta una generazione di giovani! E questo ci obbliga a uscire e a non lasciare i ragazzi soli! Almeno questo. E questo è il nostro lavoro. Loro e gli anziani certamente sono le persone più esposte (vulnerabili) in questa cultura, in cui predomina questo scarto. Ma anche ai giovani è toccato il turno, anche a loro, per mantenere una sistema finanziario equilibrato, al centro del quale non vi è la persona umana, ma il denaro. 
In questo senso, è molto importante rafforzare i legami, rafforzare i legami: i legami sociali, familiari e personali. Tutti, ma specialmente i bambini e i più giovani, hanno bisogno di un ambiente adeguato, un ambiente che sia realmente umano, in cui siano soddisfatte le condizioni per uno sviluppo personale armonico e per la loro integrazione nell’ambiente più grande che è la società. Quindi importante risulta l’impegno per creare una “rete” estesa e forte di legami realmente umani, che sostenga i bambini, che li apra fiduciosamente e serenamente alla realtà, che sia un autentico luogo di incontro, nel quale il vero, il buono e il bello abbiano la loro giusta armonia. Se il ragazzo non ha questo, gli rimane solamente il cammino della delinquenza e delle dipendenze. 
Vi incoraggio a continuare a creare questo villaggio umano, sempre più umano, che offra ai bambini un presente di pace e un futuro di speranza.
Vedo in voi, in questo momento, il viso di tanti bambini e giovani, quelli che porto nel cuore perché so che sono materiali di scarto e per i quali vale la pena di lavorare senza sosta. 
Grazie per quello che fate per questa iniziativa, in cui anche i legami fra di voi devono prevalere per non dar luogo a “internas” (guerre): “No, questa la prendo io”; “Su questo ho messo le mani io”; “Questo è il mio settore”. No, no, no. Quindi io creo legami di unità se sono in grado di vivere in una iniziativa in cui il desiderio di tutti è rinunciare al desiderio di mandare e far crescere il desiderio di servire. 
Vi chiedo di pregare per me, perché ne ho bisogno e che Dio vi benedica!
Scambio doni: 
Parole a braccio del Papa
Nessuno vince solo, né in campo né nella vita! E’ molto pericoloso camminare soli sia in campo, sia nella vita!

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Risposte alle domande dei ragazzi durante la videoconferenza

[Text: Italiano, English, Español]
Partecipanti alla videoconferenza.
Prima domanda: da Cameron, in Queensland, Australia. 
Seconda domanda: da Eyal, in Tel Aviv, Israele.
Terza domanda: da Sina, in Istanbul, Turchia. 
Quarta domanda: da Cristian, in Eastern Cape, Sudafrica. 
Quinta domanda: da Ernesto, in La Campanera, El Salvador.
***
Saludo del Papa
Buenas tardes, me dicen que están cerrando, que están terminando. Deseo que hayan sembrado lindo para que el fruto sea bueno. Y gracias por todo el esfuerzo que han hecho. Gracias. 
*** Primera Pregunta: Australia
Hello and Good Day from Australia. Our message to you is that St. Joseph’s… College is a Catholic School in the… tradition. We follow in the footsteps of Scholas and in several campaigns advocating peace internationally and within our own community: an example of such is that we held an interreligious soccer month last month for peace between our school and refugees of the local Vietnamese community. So because of this we’d like to thank you personally for the Scholas programme. It allows us to have direct communication with yourself. As youths of diverse religions and because of this we’re all incredibly humbled to have this opportunity to speak with you. It is certainly a leap in the right direction in terms of developing a global network of peace and it’s quite amazing how we can use technology to have dialogue to learn from each other. So, what we’d really like to know from you is specifically how the Scholas programme will help us bridge gaps between the youths of various countries today?
R. Gracias. Y gracias también por lo que me dices que haces y lo que hacen ustedes. Procuro responder tu pregunta. ¿Cómo puede Scholas avanzar en esta comunicación y tender puentes? Antes de responderte, tomo una palabra que dijiste: “tender puentes”. En la vida vos podés hacer dos cosas contrarias: o tender puentes o levantar muros. Los muros separan, dividen. Los puentes acercan. Respondiendo a tu pregunta: ¿qué pueden hacer?, seguir comunicándose, comunicar las experiencias, las experiencias que ustedes hacen. Ustedes tienen mucho en el corazón. Ustedes pueden realizar muchas cosas. Esto mismo que dijiste al presentarte, comunicarlo para que otros se inspiren y escuchar de los otros lo que te digan, y con esta comunicación nadie manda, pero todo funciona. Es la espontaneidad de la vida, es decirle un sí a la vida. Comunicarse es dar, comunicarse es generosidad, comunicarse es respeto, comunicarse es evitar todo tipo de discriminación. Sigan adelante chicos. Y me gusta lo que dijeron que hacen. Que Dios los bendiga.

*** Segunda pregunta: Israel
P. Hola Papa. Buenas tardes, Su Santidad. Le quiero contar sobre nuestro colegio. Nuestro colegio, La Salle, se sitúa al sur de Tel Aviv; están reunidas las tres religiones: cristianos, judaísmo y musulmán. Y estamos todos junticos, y hablamos casi el mismo idioma: el inglés, el francés, el español, el árabe, el hebreo. Hacemos mucho deporte, ciencias, arte, nos comunicamos mucho, tenemos muchos amigos. Y quiero agradecerle a usted por este proyecto Scholas.
R: Gracias. Y veo que ustedes se mueven bien, y saben comunicarse en diversos idiomas y desde la identidad de la propia religión. Y eso es lindo. ¿Qué me querías preguntar?
P. ¿Cuándo quieres venir acá, a Tierra Santa, a Israel?
R. Me gustaría volver. Estuve hace unos meses y vine muy contento… vine muy contento. El ejemplo que ustedes dan [interrupción del presentador]…

*** Tercera pregunta: Estambul 
P. Hi Pope… Hello Pope… I’m joining from Istanbul. First of all, I want to say thank you for everything – that you haven’t only brought some people or schools and students together, but also our beliefs and hearts. We hope you will increase the number of projects, which supports peace and interfaith dialogue. We as students don’t want a world full of worse crimes and poverty. People from all nationalities that contain different religions and ethnic groups must learn how to live in peace. We must forget about racism and discrimination. The last thing is that I want to learn your thoughts about the future. Would it be better or worse than present? 
R. Gracias por la pregunta, y gracias por la reflexión que hiciste, que ustedes los jóvenes no quieren guerra, que quieren paz. Y eso lo tienen que gritar desde el corazón, desde adentro: ¡Queremos paz!, desde adentro. 
La pregunta tuya: ¿El futuro será mejor o será peor? Yo no tengo esa bola de cristal que tienen la brujas para mirar el futuro. Pero te quiero decir una cosa: ¿Sabes dónde está el futuro? Está en tu corazón, está en tu mente y está en tus manos. Si vos sentís bien, si vos pensás bien y si vos con tus manos llevás adelante ese pensamiento bueno y ese sentimiento bueno, el futuro será mejor. El futuro lo tienen los jóvenes. Pero cuidado, jóvenes con dos cualidades: jóvenes con alas y jóvenes con raíces. Jóvenes que tengan alas para volar, para soñar, para crear, y que tengan raíces para recibir de los mayores la sabiduría que nos dan los mayores. Por eso el futuro está en las manos de ustedes si tienen alas y raíces. Animáte a tener alas a soñar cosas buenas, a soñar un mundo mejor, a protestar contra las guerras. Y, por otro lado, respetar la sabiduría que recibiste de tus mayores, de tus padres, de tus abuelos, de los mayores de tu pueblo. El futuro está en las manos de ustedes. Aprovechen para que sea mejor. 

*** Cuarta pregunta: Sudáfrica
P. Gracias, Su Santidad, por tomarse el tiempo para conversar con nosotros. Me llamo Christian Sakapa, y yo voy a hacer unas preguntas. No se ponga nervioso… Estoy de acuerdo con el concepto de la plataforma escolar y los valores que representa. ¿Cómo se formó la idea de la plataforma escolar?
R. Scholas surgió… iba a decir de casualidad, pero no, no fue de casualidad. Surgió de una idea de este señor que está aquí, José María del Corral, y lo acompañó Enrique Palmeiro. Así surgió Scholas, formando una escuela de vecinos, en la Diócesis de Buenos Aires. Además de las escuelas, una red de escuelas de vecinos, para tender puentes entre las escuelas de Buenos Aires. Y tendió muchos puentes, muchos puentes, hasta puentes transoceánicos. Empezó como una cosa chiquita, como una ilusión, como algo que no sabíamos si se iba a lograr, y hoy podemos comunicarnos. ¿Por qué? Porque estamos convencidos de que la juventud necesita comunicarse, necesita mostrar sus valores y compartir sus valores. La juventud, hoy, necesita tres pilares claves: educación, deporte y cultura. Por eso Scholas junta todo. Tuvimos un partido de fútbol. Lo hacen las escuelas y también se hacen actos de cultura. Educación, deporte y cultura. Adelante, para que los Estados puedan preparar salidas laborales para estos chicos que son acompañados por educación, el deporte y la cultura. Y el deporte es importante porque enseña a jugar en equipo. El deporte salva del egoísmo, ayuda a no ser egoísta. Por eso es importante trabajar en equipo y estudiar en equipo y andar el camino de la vida en equipo. Como ves, no me asusté de la pregunta. Te la agradezco mucho. Y sigan adelante ustedes en este camino de la comunicación, de tender puentes, buscar la paz, por la educación, el deporte y la cultura. Gracias. 

*** Quinta pregunta: América Latina. El Salvador. Ernesto
P. Bueno, yo le quiero decir que… agradecerle desde aquí, desde El Salvador y aquí de toda Latinoamérica, y decirle que… y también decirle que le haga un llamado a todas las universidades…, o a las empresas privadas…
R. Te agradezco el saludo desde tu barrio, desde tu pueblo con tus amigos. Yo sé todo el trabajo que están haciendo ustedes en El Salvador. José María me lo contó. Sé que están avanzando bastante y que están trabajando fuerte en educación, pero acordáte lo que le dije a tu compañero de Sudáfrica: educación, deporte y cultura. Y cuidado con las “maras” porque, así como existen puentes que los unen a ustedes, también existen comunicaciones para destruir. Estén bien alerta cuando hay grupos que buscan la destrucción, que buscan la guerra, que no saben trabajar en equipo. Defiéndanse entre ustedes, como equipo, como grupo, y trabajen fuerte allí. Sé que están trabajando muy bien, y muy bien apoyados. Y el Ministerio de Educación, sé que los apoya. Sigan adelante por este camino de trabajar en equipo y defenderse de aquellos que quieren atomizarlos y quitarles esa fuerza del grupo. Que Dios los bendiga.
PALABRAS IMPROVISADAS
Pregunta del presentador: ¿Qué mensaje le quiere decir Francisco a estos cinco chicos que lo escucharon y a todos los miles de niños de todo el mundo que están siguiendo ahora ésta comunicación? ¿Qué mensaje les quieres dar a todos?
R. Una cosa que no es mía –Jesús la decía muchas veces–: “No tengan miedo”. Nosotros en mi país tenemos una expresión que no sé cómo la traducirán en inglés: “No se arruguen”. No tengan miedo, vayan adelante, tiendan puentes de paz, jueguen en equipo y hagan el futuro mejor porque acuérdense que el futuro está en las manos de ustedes. Sueñen el futuro volando, pero no olviden la herencia cultural, sapiencial y religiosa que les dejaron sus mayores. Adelante y con valentía. Hagan el futuro. 

ITALIANO
Saluto del Papa
Buonasera, mi dicono che state chiudendo, che state terminando. Spero che sia stato bello, che il frutto sia buono e grazie per lo sforzo che avete fatto. Grazie!
Prima domanda 
Australia - Cameron
(Domanda in inglese)
(Papa)
R. - Grazie. Grazie anche per quello che hai detto che fai e per quello che fate. Cerco di rispondere alla tua domanda: “Come può Scholas avanzare in questa comunicazione e costruire ponti?”. Prima di rispondere, riprendo una parola che hai detto: “Costruire ponti”. Nella via voi potete essere due cose opposte: o costruire ponti e alzare muri. I muri separano, dividono; i ponti avvicinano. Rispondendo alla tua domanda, “Che può fare?”: andare avanti comunicando. Comunicare le esperienze, le esperienze che voi fate. Voi avete molto nel cuore e potete realizzare molte cose, quello che hai detto presentandoti. Comunicare perché altri si ispirino e ascoltare dagli altri quello che vi dicono. E con questa comunicazione nessuno comanda, ma tutto funziona! E’ la spontaneità della vita: è dire sì alla vita! Comunicare è dare; comunicare è generosità; comunicare è rispetto; comunicare è evitare tutti i tipi di discriminazione. Andate avanti ragazzi! Mi piace quello che dite e quello che fate. Che Dio lo benedica!
Israele - 
D. - (Domanda in spagnolo)
R. - Grazie! Vedo che voi vi muovete bene e sapete comunicare in diverse lingue e dall’identità della propria religione. Questo è bello! Che mi volevi domandare? 
D. - Quando verrà qui in Terra Santa e in Israele?
R. - Mi piacerebbe tornare! Ci sono stato circa un mese fa e sono stato molto contento. Sono stato molto contento. L’esempio che voi date…. (Il Papa viene interrotto…)
Turchia
D. - Hi Pope… Hello Pope… I’m joining from Istanbul. First of all I want to say thank you for everything – that you haven’t only brought some people or schools and students together, but also our beliefs and hearts. We hope you will increase the number of projects which supports peace and interfaith dialogue. We as students Don’t want a world full of worse crimes and poverty. People from all nationalities that contain different religions and ethnic groups must learn how to live in peace. We must forget about racism and discrimination. The last thing is that I want to learn your thoughts about the future. Would it be better or worse than present? 
R. - Grazie della domanda e grazie per la riflessione che hai fatto che voi - i giovani - non volete la guerra, volete la pace! E questo dovete gridarlo dal cuore, da dentro: “Vogliamo la pace!”. Da dentro… La tua domanda: “Il futuro sarà migliore o sarà peggiore?”. Io non ho la sfera di cristallo che hanno le streghe per vedere il futuro… Però ti voglio dire una cosa: “Sai dove sta il futuro? Sta nel tuo cuore, sta nella tua mente e sta nelle tue mani! Se senti bene, se pensi bene e alzi le mani su questo pensiero buono e questo sentimento buono, il futuro sarà migliore!”. Il futuro lo hanno i giovani! Però attenzione i giovani che hanno due qualità: giovani con le ali e giovani con le radici. Giovani che abbiano ali per volare, per sognare, per creare; e che abbiano radici per ricevere dagli anziani la saggezza, che ci possono dare solo gli anziani. Abbiate il coraggio di avere le ali per sognare cose grandi, per sognare un mondo migliore, per protestare con la guerra! D’altra parte, però, rispettate la saggezza che avete ricevuto dagli anziani, dai genitori, dai nonni, dagli anziani del tuo popolo. Il futuro è nelle vostre mani. Afferratelo affinché sia migliore.
Sudafrica - Christian
D. - (Domanda in spagnolo)
R. - Scholas è nata… dovrei dire per caso… No, no non è stata per casualità! E’ stata l’idea di questo signore che sta qui: José María del Corral y lo acompañó Enrique Palmeiro, creando una scuola di quartiere nella diocesi di Buenos Aires: al di là delle scuole, una rete di scuole di quartiere per costruire ponti tra le scuole di Buenos Aires. E costruì molti ponti! Molti ponti! Alcuni ponti anche transoceanici! E’ cominciata come una cosa piccola, come una illusione, come un qualcosa che non sapevano che si sarebbe realizzato. Oggi possiamo comunicare! Perché? Perché siamo convinti che la gioventù ha bisogno di comunicare, ha bisogno di mostrare i suoi valori e condividere i suoi valori. La gioventù oggi ha bisogno di tre pilastri chiave: educazione, sport e cultura. Per questo Scholas unisce tutto. Abbiamo giocato una partita di calcio; lo fanno le scuole e anche fanno atti di cultura. Educazione, sport e cultura. Avanti! Affinché gli Stati possano preparare delle uscite professionali per questi ragazzi, che siano accompagnati dall’educazione, dallo sport e dalla cultura. Lo sport è importante perché insegna a giocare in squadra: lo sport salva dall’egoismo, aiuta a non essere egoisti! Per questo è importante lavorare in squadra, studiare in gruppo e andare nel cammino della vita insieme, in squadra. Come vedi non mi faceva paura la tua domanda… Te ne ringrazio molto. E andate avanti in questo cammino della comunicazione, costruendo ponti e di cercando la pace attraverso l’educazione, lo sport e la cultura. Grazie!
Salvador - Ernesto
D. - (Domanda in spagnolo)
R. - Ti ringrazio per il saluto del tuo quartiere, del tuo paese e dei tuoi amici. Io so tutto il lavoro che state facendo voi in Salvador. José Maria me lo ha raccontato. So che state avanzando e che state lavorando forte sull’educazione. Però ricordate quello che ho detto al tuo compagno del Sudafrica: educazione, sport e cultura. Ma attenzione con “maras”, perché così come esistono ponti che vi uniscono, esiste anche comunicazione che distrugge! State ben attenti quando ci sono gruppi che cercano la distruzione, che cercano la guerra e che non sanno fare un lavoro di squadra. Difendetevi fra di voi, come una squadra, come un gruppo. E lavorate forte lì! So che state lavorando molto bene e molto ben sostenuti. Y il Ministero dell’Educazione so che vi appoggia. Andate avanti in questo cammino, lavorando in gruppo e difendendovi da coloro che vogliono “atomizzarvi” e togliervi la forza del gruppo. Che Dio vi benedica.
Parole a braccio del Papa
Una cosa che non è mia, ma che Gesù diceva molte volte: “Non abbiate paura!”. Noi, nel mio Paese, abbiamo una espressione, che non so come la potranno tradurre in inglese: “No arrugen”…. “Non abbiate paura! Andate avanti! Costruite ponti di pace. Giocate in squadra e fate il futuro migliore, perché ricordatevi che il futuro è nelle vostre mani. Sognate il futuro volando, ma non dimenticate l’eredità culturale, sapienziale e religiosa che vi hanno lasciato gli anziani. Avanti, con coraggio! Fate il futuro!