martedì 2 settembre 2014

Un Papa per amico



Il  tweet di Papa Francesco: "Un cristiano che non sente la Vergine Maria come madre è un orfano." (2 settembre 2014)

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Non sbaglia mai la data del mio compleanno. Alicia B., Liliana e Alicia O. raccontano la loro amicizia con Papa Francesco

(Silvina Pérez) Toccare con mano. Non sarà questo da solo una terapia, certo, ma è un buon inizio. Mettersi nei panni dell’altro. È questo il pensiero, il filo che lega Alicia B., Liliana e Alicia O. a Papa Francesco. Provare a vivere fino in fondo nella realtà della persona povera, umiliata e spaventata. Impossibile? No, si può fare. 
Così ha fatto Alicia Barrios quando, in meno di ventiquattro ore, cambiò vita e iniziò il suo pellegrinaggio nei luoghi del disagio con padre Jorge: nelle carceri di Buenos Aires, nei quartieri poveri, nell’ospedale psichiatrico Borda, l’ultima frontiera del disagio mentale nel Paese sudamericano. 
Alicia è una nota giornalista argentina, una sorte di Oprah Winfrey della radio e televisione locale. Bella, benestante, con una carriera sotto i riflettori, il 25 dicembre 1999 incontrò per la prima volta l’arcivescovo di Buenos Aires. Alicia Barrios rimase colpita dalla sua visione della situazione in Argentina e nel mondo; dall’idea del ruolo e del futuro della Chiesa; dall’atteggiamento e il linguaggio di estrema semplicità che caratterizzavano Jorge Mario Bergoglio. 
E così, passo dopo passo, tappa dopo tappa condivisi nell’arco di quindici anni come “giornalista pellegrina” un percorso all’interno delle piaghe del dolore nelle “periferie esistenziali” accarezzando il disagio. Provando a raccontare e a presentare i fatti in modo diverso. «Il giornalista è come il prete — afferma Alicia — deve avere la chiamata, la vocazione, sentire la missione». 
Jorge Mario Bergoglio, prosegue la donna, «è una persona con un grande senso dell’umorismo e continua ad averlo anche da Pontefice. È un uomo mite, sobrio, molto alla mano. È davvero fatto così. Una persona diretta, abituata a non avere troppi filtri che si frappongano tra lui e la gente. Personalmente, quando lo rincontro, trovo la stessa persona che ho conosciuto anni fa: con quella coerenza tra fede e vita e anche una grande sensibilità e capacità di ascolto. Era un cardinale che faceva il prete e ora è un Papa che fa il prete. Sicuramente lo sguardo che ha sulle cose è rimasto lo stesso. Però, come ha detto anche il mio amico padre Pepe, l’ho trovato ringiovanito. Questo sicuramente è evidente, c’è in lui un’energia, una forza che è proprio all’origine dello stupore che provoca in tutti noi».
Ed è soprattutto chiaro, prosegue Alicia Barrios, «che questa energia che caratterizza Bergoglio non è il frutto di uno sforzo o dell’entusiasmo per il ruolo che ha ricevuto, ma è il frutto che sgorga da una pace, dalla pace del cuore. Questa è la cosa che comunica subito. È evidente che il suo cuore è abbracciato ed è portato in braccio dalla tenerezza di Gesù, e lui al mondo non vuole dire altro che questo». 
Liliana invece è l’amica cartonera di Papa Francesco. Ha cinquantotto anni e una pensione sociale minima. I soldi non bastano. Di notte, appunto, raccoglie cartone: in Argentina sono i poveri dei poveri, quelli che per guadagnarsi da vivere rivendono al mattino gli scarti riciclabili della spazzatura. «Lo faccio — spiega — per mio figlio e per i miei nipoti, chissà che la Madonna non mi aiuti a sistemarli tutti». 
Bergoglio è il Papa dei cartoneros. Quella per il riconoscimento dei loro diritti è una delle storiche battaglie portate avanti dai gruppi dell’associazione sita nel quartiere Parque Avellaneda, nella parte sud-est della città, uno dei più popolari di Buenos Aires. Liliana ricorda che Papa Francesco, ai tempi in cui era arcivescovo, fu attivamente al loro fianco in molte delle iniziative intraprese a favore dell’inclusione sociale dei cartoneros e per il riconoscimento giuridico del loro lavoro. 
«Jorge Mario Bergoglio è una persona che lotta per i poveri e vive come i poveri, siamo diventati amici in quel periodo. Ha una memoria incredibile — racconta Liliana, e la sua voce è carica di stima — non sbaglia mai la data del mio compleanno. Non ha mai avuto una macchina né una scorta, mangia per strada e ha sempre vissuto coerentemente con quello che pensa e che dice. Jorge ha fatto della difesa di noi poveri la sua ragione di vita», conclude.
Poi c’è Alicia Oliveira che conosce Papa Francesco da più di quarant’anni ed è diventata, nel 1973, il primo giudice donna del foro penale argentino. Tre anni dopo è arrivato il golpe militare, e la giovanissima Oliveira, cacciata da quell’incarico, è stata perseguitata dai militari. 
«Sono diventata una disoccupata. Dopo che mi hanno mandata via, Bergoglio mi ha inviato uno splendido mazzo di rose. Ci vedevamo due volte a settimana. Lui accompagnava i sacerdoti; ero sempre informata da lui su quanto stava accadendo». Alicia racconta quindi una storia legata a quegli anni di piombo. «Quando qualcuno doveva andarsene dal Paese perché non poteva restare qui un minuto di più, veniva salutato con un pranzo. E lui c’era sempre». 
Alicia Oliveira parla spesso al telefono con il Papa, si sente emozionata dall’avere «un amico» così importante e ricorda quando ha celebrato le nozze di sua sorella. È una donna politicamente impegnata, molto moderna. Ha circa sessant’anni e quattro figli, un matrimonio alle spalle e si considera progressista. Il senso della giustizia è stato da sempre il motore della sua vita. «Quando penso a Bergoglio, una cosa ammiro e condivido profondamente dell’uomo — dice Alicia — la convinzione che le certezze assolute sono il rifugio di chi ha paura, e chi si rifugia nel fondamentalismo è una persona che ha paura di mettersi in cammino per cercare la verità».
Sono loro le amiche di vecchia data del Papa molto diverse tra loro ma molto simili a tante altre donne.

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UOMINI

«Maschio e femmina li creò» (Genesi 1, 27). Compreso, criticato, strumentalizzato, letto e riletto: questo il meraviglioso inno alla differenza di cui nessuno è riuscito davvero a svelare il mistero. Cosa significa essere donne ed essere uomini? Qualcuno ultimamente la contesta, eppure la differenza tra i sessi è una realtà, vigile sul passato e spalancata sul futuro. Così reale, eppure così indefinibile. Nel 1963, a Oriana Fallaci che lo intervistava, il torero spagnolo Antonio Ordóñez rispose: «Io non capisco certe differenze. I tori sono tutti tori e gli uomini sono tutti uomini. Voglio dire che l’unica differenza tra noi due che non siamo tori è che lei è una donna e io un uomo». È vero che nei secoli la differenza ha significato prevaricazione, violenza e gerarchia, ma non è certo negandola che eliminiamo la misoginia, e tutte le sue subdole declinazioni. La differenza, ne siamo certe, va ancora indagata. Ridurla a quello che la società, nei secoli, ha teorizzato, è sbagliato e fuorviante. Il 5 ottobre 1941, in una pagina del suo diario scritto nella Praga occupata dai nazisti, una bimba ebrea annotava: «A casa, intanto, papà cucina. Suona forse un po’ strano, ma lo fanno quasi tutti gli ebrei. Cos’altro dovrebbero fare altrimenti tutto il giorno? In fondo sono ormai tre anni che hanno perso il lavoro. È incredibile i progressi che tre anni di pratica consentono di raggiungere. Prima papà non sapeva prepararsi neanche un tè, invece adesso fa già i dolci da solo e prepara il pranzo dall’inizio alla fine. Con il papà di Eva fanno a chi finisce prima le faccende e vanno a controllarsi a vicenda per vedere a chi splende più il parquet, chi ha i fornelli o i piatti più brillanti». Ma se la differenza tra le donne e gli uomini, come ci spiega Helga Weiss, non risiede nella contrapposizione tra òikos e agorà, dove sta allora? Proprio per cercare di svelare qualcosa in più sulle connotazioni di questo binomio tra pari, abbiamo scelto — noi di «donne chiesa mondo» — di riflettere sui maschi dando loro la parola. Dal Papa al giornalista, dal cardinale al priore: raccontandosi e raccontandoli attraverso le loro voci e le loro azioni. Perché — come in ogni ambito della vita e della storia — l’incontro e lo scambio hanno senso solo se parlando ci si mette, almeno un po’, nei panni dell’altro. (g.g.)
L'Osservatore Romano