domenica 19 ottobre 2014

I Vaticanisti e il dopo Sinodo...

Maria e apostoli

La Chiesa non è partito
Avvenire
(Stefania Falasca) Il cammino del Sinodo è aperto. Non ha chiuso i suoi battenti ieri e non ha sbattuto la porta in faccia a nessuno, l’ha lasciata aperta ricalcando il paradigma di «Cristo che ha voluto che la Sua Chiesa fosse una casa con la porta sempre aperta nell’accoglienza», come si è scritto nel messaggio sinodale approvato dall’ampia maggioranza dell’assemblea. 
E così come emerge dal testo della Relatio Synodi, varato e consegnato ieri sera nelle mani del Papa e che egli ha voluto far subito pubblicare nella sua totale integrità per una assoluta trasparenza di quanto svoltosi in aula.Un testo, questo, che non è un documento dottrinale, né un documento chiuso – come si è ribadito più volte –, ma un contributo per un cammino ulteriore e che allo stesso tempo mostra il grado di maturità del percorso fin qui sostenuto dai Padri sinodali. Certamente è il frutto di un’elaborazione comune che si mostra rispettosa della pluralità, delle sensibilità e delle divergenze di opinioni emerse dall’ampio dibattito, vivace e franco, svoltosi in tutti questi giorni senza veli e senza censure, ed è quindi l’espressione di una "dinamica inclusiva", una dinamica autenticamente sinodale, riscoperta nel suo significato originario. 
Quella che ha portato innanzitutto la Chiesa a interpellarsi, a intraprendere un profondo moto di discernimento e ad aprire gli occhi sulla realtà guardando alle famiglie per quello che oggi sono e non soltanto per come dovrebbero essere. 
Ed è allo stesso tempo anche il paradigma di una Chiesa che non ha avuto paura del confronto aperto al suo interno e nei confronti delle realtà vissute dalle famiglie nel contesto globale del nostro tempo, cosciente che occorrono nuovi linguaggi e nuovi approcci pastorali per farsi prossimi a tutti.
È dunque proprio questo metodo, questa consapevolezza di un rinato modo di procedere che sconfigge la sclerotizzazione, che fa la differenza e costituisce la novità più importante dell’assemblea straordinaria dei vescovi sul tema della famiglia. Proprio in continuità con quanto auspicava Paolo VI nella sua Apostolica Sollecitudo istituendo per la Chiesa universale il Sinodo.
Il Papa che oggi viene proclamato beato parlava della «sollecitudine apostolica, con la quale, scrutando attentamente i segni dei tempi, cerchiamo di adattare le vie ed i metodi del sacro apostolato alle accresciute necessità dei nostri giorni ed alle mutate condizioni della società». «Potrei dire serenamente che con uno spirito di collegialità e di sinodalità abbiamo vissuto davvero un’esperienza di "Sinodo", un percorso solidale, "un cammino insieme"», ha detto Papa Francesco nel suo discorso conclusivo rivolgendosi all’assemblea. 
E con lucidità e intensità ha voluto sottolineare e rimarcare il valore di questi passi compiuti nell’autentica sinodalità attraverso quel dibattito non formale che il Papa stesso fin dall’inizio aveva sollecitato, e che si distanzia dai sinodi degli ultimi tempi: «Personalmente mi sarei molto preoccupato e rattristato se non ci fossero state tentazioni e animate discussioni... se tutti fossero stati d’accordo o taciturni in una falsa e quietista pace. Invece ho visto e ho ascoltato con gioia e riconoscenza discorsi e interventi pieni di fede, di coraggio e di parresìa. 
E ho sentito che è stato messo davanti agli occhi il bene della Chiesa, delle famiglie e la suprema lex, la salus animarum». Confidando, poi, di aver vissuto «con serenità e con pace interiore» queste giornate di lavoro perché il Sinodo «si svolge cum Petro et sub Petro e la presenza del Papa è garanzia per tutti», Francesco ha perciò voluto ribadire cos’è la Chiesa: «La Madre fertile e Maestra premurosa che non ha paura di rimboccarsi le maniche per versare l’olio e il vino sulle ferite degli uomini, che non guarda l’umanità da un castello di vetro per giudicare le persone... e i suoi ministri hanno il dovere di servirla, non come padroni ma come servitori. 
Questa è la Chiesa... composta da peccatori, bisognosi della Sua misericordia». Con parole che offrono la chiave ermeneutica per riflettere sul percorso fin qui maturato e per quello che si apre ancora ha annotato: «Tanti commentatori hanno immaginato di vedere una Chiesa in litigio dove una parte è contro l’altra» e hanno dubitato «perfino dello Spirito Santo» che è «il vero promotore e garante dell’unità e dell’armonia della Chiesa che lungo storia ha condotto la barca». Così, invece, progredisce la Chiesa di Cristo. E questo è il suo modo di lavorare, il suo spartito per arrivare a una sintesi e a una comprensione più alta, ben diversa da un compromesso. Perché è la Chiesa, non un partito.
Avvenire

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La castità non è più una virtù? 
di Enrico Cattaneo

Penso che non solo i Padri sinodali, ma anche tutti i cattolici e tutte le persone di buona volontà abbiano vissuto con molta sofferenza interiore il dilemma dibattuto al Sinodo tra l’essere fedeli alla parola di Cristo sul matrimonio e nello stesso tempo il venire incontro a tante situazioni di fragilità, di fallimento, di crisi della famiglia. Questa lacerazione interiore, presente certamente in tutti i Padri sinodali e in tutti gli altri partecipanti (coppie, religiosi e osservatori di altre confessioni), impedisce di classificare semplicisticamente le varie posizioni, contrapponendo i “conservatori” agli “aperti”, i “rigidi” ai “misericordiosi”.  
Anche la relazione-sintesi della prima settimana, fatta dal card. Erdő, rifletteva questa lacerazione, e indicava delle possibili vie per affrontare i problemi della famiglia, tenendo salda la dottrina. Le cose positive presenti in questa relazione sono molte, però altre lasciano un senso di disagio. Tra le cose positive va sottolineato l’atteggiamento di fondo da assumere di fronte alla crisi dell’istituto familiare, ed è quello di presentare “il Vangelo della famiglia”, e cioè tutta la bellezza del matrimonio e della famiglia cristiana, testimoniata da tanti sposi e da tante famiglie. Questa “bellezza”, frutto della grazia, passa certamente per la via della croce, fino all’eroismo dell’amore oblativo. La relazione del card. Erdő toccava anche tante situazioni che sono più o meno direttamente in connessione con la famiglia, e cioè le convivenze (e quindi i rapporti prematrimoniali), le unioni di fatto, i matrimoni civili tra battezzati e la questione omosessuale.

Ora ci chiediamo: invece di prospettare soluzioni ambigue, che non fanno che disorientare i fedeli, perché non è stata detta nessuna parola sulla “bellezza della castità”, come valore autenticamente umano e cristiano? O forse che la castità non è più una virtù? O forse che la Chiesa non ha più il coraggio di indicare ai giovani, ai fidanzati e anche alle coppie sposate, il valore della castità e della verginità per il Regno di Dio? Non sarebbe questo il vero messaggio profetico per il nostro tempo?

Del resto, i primi cristiani, che erano immersi in un mondo corrotto sotto tutti i punti di vista, si sono presentati proclamando da una parte la bellezza del matrimonio cristiano, monogamico e indissolubile, segno dell’unione di Cristo con la Chiesa, ma anche proponendo la superiore bellezza della verginità, abbracciata a motivo di Cristo e del Vangelo. Gesù non era vergine? E la Madre di Gesù, Maria, non è sempre stata proclamata “sempre vergine”? Certo, i tempi moderni esigono una presentazione adeguata alle problematiche di oggi. Ma è mai possibile che non esistano oggi teologi, pastori, medici, psicologi, sociologi, che sappiano illustrare la bellezza della castità come valore umano, e soprattutto la verginità per il Regno? Questo sarebbe il lavoro da fare, e speriamo che lo si faccia nell’anno della vita consacrata (novembre 2014-2015).
Che il Sinodo abbia del tutto ignorato questo aspetto, sembra una cosa sconcertante e preoccupante. Se la Chiesa non sa più proporre integralmente il messaggio evangelico sulla sessualità, allora significa che la mentalità del mondo è entrata pure nella Chiesa. E volendo andare un po’ a fondo alla questione, c’è un motivo di questo offuscamento, che è avvenuto da quando si sono volute livellare tutte le vocazioni, tutti i carismi, dicendo che la scelta della verginità per il Regno non è “migliore” della scelta matrimoniale. Non dice Paolo di “aspirare ai carismi più grandi” (1Cor 12,13)? E non dice forse che chi si sposa “fa bene”, ma chi non si sposa per essere tutto del Signore “fa meglio” (cf. 1Cor 7,32-38)? E non è stata sempre questa la posizione della Chiesa cattolica nei suoi duemila anni di storia? O Dio non è libero di dare i suoi doni, e di offrire all’uno cinque talenti, a un altro due e a un altro ancora uno solo? Toccherà poi a ciascuno fare fruttare al massimo il dono ricevuto, e su questo il Signore valuterà la santità della persona.
Tornando al Sinodo, dovrebbe essere chiaro che la crisi della famiglia è dovuta anche alla crisi della morale sessuale. Ora, invece di spruzzare un po’ di acqua santa su situazioni oggettive di peccato (ed è stato notato come nella relazione-sintesi manchi proprio questo concetto), perché non fare anche nei riguardi della sessualità quella proposta positiva che si vuole fare per la famiglia? In altre parole, ci sono due “bellezze” evangeliche da presentare: la “bellezza della famiglia”, scuola di oblatività, di fecondità e di comunione, e la “bellezza della castità”, scuola di autodisciplina e di elevazione dell’amore umano e cristiano.  
Se poi la riflessione sulla famiglia che andrà avanti fino al Sinodo ordinario dell'anno prossimo, si riducesse a copiare gli ortodossi per quanto riguarda la comunione ai divorziati risposati; a copiare i protestanti nel considerare il Vangelo come un ideale, lasciando alle coscienze dei singoli decidere nelle situazioni concrete; a copiare gli anglicani nell’intendere la sinodalità come un risolvere le questioni a forza di maggioranza, allora non si capisce dove stia quella “creatività” che è stata sollecitata da papa Francesco.


Sinodo. Card. Maradiaga: momento speciale nella vita della Chiesa   
Radio Vaticana
 
A conclusione dei lavori del Sinodo straordinario sulla famiglia, Paolo Ondarza ha raccolto il commento del cardinale Óscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa e presidente di Caritas internationalis: R. – Penso che questo Sinodo sia stato veramente un momento speciale della vita della Chiesa, (...)

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Brandmüller: “Il Vangelo non può cambiare a nostro piacimento”
Vatican Insider
 
(Giacomo Galeazzi) Intervista con uno degli autori del volume «Permanere nella verità di Cristo: matrimonio e comunione nella Chiesa cattolica» insieme a Muller, Burke, De Paolis e Caffarra --«La verità del Vangelo non può mutare a nostro piacimento, per esigenze cosiddette pastorali», (...)