martedì 11 agosto 2015

Quelli che sognano alla grande



Intervista di Papa Francesco a un’emittente radiofonica parrocchiale. 

«C’è un solo modo per vincere una guerra: non farla». Lo ha detto il Papa, domenica 9 agosto, in diretta telefonica con la radio della parrocchia della Virgen del Carmen di Campo Gallo un paesino di seimila abitanti della provincia di Santiago del Estero, nel nord dell’Argentina. Francesco si è collegato telefonicamente poco prima delle 11 (le 16 in Italia), ripetendo dunque l’iniziativa dell’8 agosto di un anno fa proprio nel giorno dell’inaugurazione dell’emittente.

Il segnale radiofonico è stato trasmesso on line e sul satellite da alcuni media che hanno rilanciato l’iniziativa della piccola emittente, nata per costruire ponti di comunicazione tra comunità povere e isolate.
A condurre la trasmissione sono stati due sacerdoti che vivono la missione in quella zona: il parroco di Campo Gallo, Joaquín Giangreco, e il parroco di Santos Lugares, Juan Ignacio Liébana.
«Dobbiamo camminare uniti: è sempre meglio l’amicizia che la lotta, la pace che la guerra», ha affermato il Papa. «Dobbiamo fare — ha aggiunto — uno sforzo grande e prenderci cura gli uni degli altri, per non essere una famiglia triste; dobbiamo prenderci cura dei bimbi, dei nonni, con quella tenerezza che Gesù ci ha insegnato per aver cura gli uni degli altri; dobbiamo prenderci cura della casa comune». Del resto, ha proseguito, «camminare uniti ci aiuta a essere solidali perché l’uomo non è un fungo ma è fatto per vivere in famiglia». Altrimenti, se cresce e muore solo non è felice: «Il camminare insieme, in famiglia come in una comunità, dà allegria, felicità»
Francesco ha quindi esortato in particolare i giovani a mettersi in gioco, a non essere già «pensionati» ma a dedicarsi agli altri per cose grandi, unica maniera per conoscere la gioia vera. «Occorre sognare», ha suggerito, perché «chi non sogna fa gli incubi» e «Dio benedice chi sogna in grande».
Rilanciando alcuni pensieri condivisi venerdì scorso nel dialogo con i giovani del Movimento eucaristico internazionale, Francesco ha detto: «Mi dà pena vedere un giovane triste. Ci sono giovani che si ritirano prima del tempo e io non voglio giovani già pensionati, ma che si mettano in gioco, che celebrino la vita, che facciano cose per gli altri, che lavorino forte per dare felicità agli altri, camminando insieme. Non abbiate vite tristi! Se rischiate per cose grandi avrete una vita felice». Il Pontefice si è riferito in particolare al tema della festa della Vergine di Huachana: «La tua luce ravvivi la patria che sogniamo». E, ha affermato, «il popolo di Dio fa festa; ed è così dai tempi di Mosè, quando si faceva un pellegrinaggio una volta all’anno. È la festa della Madre, della Vergine, e lì è molto bella. Faccio gli auguri a tutti». Il santuario è stato costruito nel 1820 sul luogo dove Maria è apparsa a una ragazza di nome Telésfora Verón.
Prendendo spunto dal colore verde del manto della Madonna di Huachana, come anche dai contenuti dell’enciclica Laudato si’, il Papa ha sollecitato tutti a fare uno sforzo per prendersi cura gli uni degli altri, così come del creato. E ha espresso il suo dolore per le deforestazioni compiute per coltivare la soia. «Abbiate cura della terra, dell’acqua e di tutto ciò che Dio ci ha donato» ha raccomandato, rimarcando l’importanza del verbo cuidar, cioè avere attenzione, prendersi cura dell’ambiente e del prossimo.
Nel corso del colloquio Francesco ha anche espresso il desiderio della beatificazione di Mama Antula, chiedendo preghiere perché possa avvenire il miracolo necessario per la causa. Al secolo María Antonia de Paz y Figueroa (1730-1799), la donna laica consacrata argentina, originaria proprio della provincia di Santiago del Estero, è vissuta nel XVIII secolo ed è stata proclamata venerabile da Benedetto XVI nel 2010. «Pregate per la beatificazione — ha detto il Papa — perché Mama Antula è un esempio della fortezza del popolo santiagueño».
La donna promosse gli esercizi spirituali secondo lo spirito ignaziano. Riunì poi attorno a sé un gruppo di ragazze che facevano vita comune, pregavano, realizzavano opere di carità e collaboravano con i sacerdoti gesuiti. E quando i religiosi vennero espulsi dall’Argentina, nel 1767, Mama Antula percorse l’intero nord del Paese prendendosi cura delle loro opere. Portava con sé solo una croce di legno, simbolo di austerità e amore a Cristo. Si dice che in otto anni Mama Antula avesse promosso esercizi spirituali per settantamila persone. Inoltre, il Pontefice ha detto di sperare di dar presto un vescovo alla diocesi di Añatuya, la cui sede è al momento vacante.
Francesco si è congedato dagli ascoltatori recitando l’Ave Maria e impartendo la sua benedizione. «Il Papa ha voluto guardare a questo piccolo centro e a questa piccola radio — ha poi commentato padre Liébana — ed è stato come un segno: mentre noi consideriamo “centro” i grandi centri urbani, per Dio il centro sono le periferie. E lui guarda proprio lì, dove non guarda nessuno».

L'Osservatore Romano