venerdì 1 aprile 2016

Come limone e mirto



Il cardinale Amato parla della misericordia nella vita dei santi.

(Nicola Gori) Alla vigilia della festa della divina misericordia, istituita da Giovanni Paolo ii nel 2000 e celebrata nella seconda domenica di Pasqua, è quanto mai attuale il ricordo dei santi che l’hanno interpretata nel loro vissuto quotidiano. A cominciare da suor Faustina Kowalska, che ricevette da Cristo i segreti della devozione alla misericordia divina, fino a madre Teresa di Calcutta, che la rese tangibile con i suoi gesti di carità. Ne parla ilcardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle cause dei santi, in questa intervista al nostro giornale.
La misericordia è solo un atteggiamento filantropico o è una dimensione costitutiva della santità? 
Nella cultura cristiana la parola misericordia ha molti significati e può indicare carità, bontà, perdono. Essa include anche una molteplicità di gesti, che la tradizione ha concretizzato in quattordici comportamenti pratici, le cosiddette opere di misericordia corporale e spirituale. Si tratta di manifestazioni che sin dall’inizio hanno caratterizzato i seguaci di Gesù, non rare volte in contrasto con una certa cultura del tempo, che riteneva la compassione, la pietà come una debolezza umana. Gli stoici, per esempio, la consideravano una malattia dell’anima, che turberebbe la pace del saggio. Bisogna, tuttavia, aggiungere che questo non impediva a Cicerone di giudicare la misericordia un segno di saggezza «proprio dell’uomo buono» e di condannare come assurda la concezione stoica. La misericordia cristiana, però, non è solo espressione filantropica, ma ha profonde radici teologiche. Misericordioso è la qualifica del nome stesso di Dio, così come fu rivelato a Mosè: «Il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà». Questa traccia preziosa della bontà divina si afferma pienamente nella rivelazione neotestamentaria di Dio come amore. Il Magnificat di Maria è il canto della misericordia divina, che di generazione in generazione si stende su quelli che lo temono. 
Come i santi hanno interpretato la misericordia divina? 
Se la misericordia è l’amore appassionato di Dio per le sue creature, essa esprime anche la carità intensa del santo verso il prossimo. Per Tommaso d’Aquino la virtù della misericordia è in armonia con la giustizia, la quale senza misericordia sarebbe crudeltà. In accordo col dato biblico, l’Aquinate afferma che è proprio di Dio avere misericordia. Per cui essere misericordiosi è mostrarsi autentici figli Dio: «Siate misericordiosi come è misericordioso il vostro Padre celeste». I santi hanno profumato la storia con il balsamo della misericordia. Nella festa ebraica di Sukkot — o festa delle Capanne — c’è il seguente rito. Si legano quattro piante: limone, mirto, salice e palma. Strette insieme, la fragranza del limone e del mirto si trasmette anche alle altre due piante non profumate. E così il profumo si quadruplica. La misericordia, come profumo di carità, è cioè effusiva e sovrabbondante. In tal modo la fragranza delle buone opere dei santi contagia beneficamente la debolezza e la fragilità umana.
Ci sono santi particolarmente segnati dalla misericordia?
Essa tocca trasversalmente tutti i santi e qualifica al meglio il loro eroismo virtuoso. Se vogliamo fare qualche nome, citerei per esempio madre Teresa di Calcutta, che sarà canonizzata il 4 settembre, universalmente conosciuta come la donna della immensa compassione verso i poveri, gli emarginati, gli ammalati, tutti coloro cioè che vengono chiamati gli scarti dell’umanità. Per questo fondò la congregazione delle missionarie della carità, per testimoniare nella concretezza delle opere la presenza della misericordia divina nelle cosiddette periferie del mondo. Madre Teresa rivelò il segreto del suo cuore misericordioso in un colloquio con un giovane sacerdote, Angelo Comastri, oggi cardinale. In un incontro fortuito, la suora gli chiese a bruciapelo: «Quante ore preghi ogni giorno?». Il sacerdote, sorpreso, si aspettava un richiamo alla carità e un invito ad amare di più i poveri. Invece la madre gli chiedeva quante ore pregava. Poi prendendogli le mani tra le sue disse: «Figlio mio, senza Dio siamo troppo poveri per potere aiutare i poveri! Ricordati: io sono soltanto una povera donna che prega. Pregando, Dio mi mette il suo amore nel cuore e così posso amare i poveri. Pregando!». Per lei la misericordia profluiva come pioggia dal cielo dall’unione con Dio nella preghiera. Dopo aver ritirato nel 1979 il premio Nobel, nel suo viaggio di ritorno da Oslo, madre Teresa si fermò a Roma. I giornalisti si precipitarono a intervistarla e lei li accolse pazientemente mettendo nella mano di ciascuno una piccola medaglia dell’Immacolata. A un giornalista che le manifestò la convinzione che dopo la sua morte il mondo sarebbe stato lo stesso come prima, pieno di cattiveria, ella rispose con semplicità: «Vede, io non ho mai pensato di poter cambiare il mondo! Ho cercato soltanto di essere una goccia di acqua pulita, nella quale potesse brillare l’amore di Dio. Le pare poco?». Poi, nel silenzio commosso dei giornalisti continuò: «Cerchi di essere anche lei una goccia pulita e così saremo in due. È sposato?». «Sì, madre». «Lo dica anche a sua moglie, così saremo in tre. Ha dei figli?». «Tre figli, madre». «Lo dica anche ai suoi figli, così saremo in sei...». Insomma invitava al contagio benefico della misericordia.
Altri esempi?
Si potrebbero citare i santi ospedalieri, come Giovanni di Dio, Camillo de’ Lellis, che hanno fatto della misericordia il programma del loro apostolato a favore degli ammalati; i santi della carità, come Vincenzo de’ Paolis, Massimiliano Kolbe, Faustina Kowalska; i santi educatori della gioventù, come Giovanni Bosco. Qui vorrei ricordare Giovanni Paolo ii, il Papa che, a partire dal 2000, celebrò la ii domenica di Pasqua come domenica della Divina misericordia. È il Pontefice che, con l’enciclica Dives in misericordia del 30 novembre 1980, ha spalancato la finestra sul paradiso, rivelandoci il volto del Padre, ricco di misericordia verso tutti. Ma la galleria dei santi maestri di misericordia non si ferma ai pochi che abbiamo citato. Tutti i santi sono toccati dalla misericordia divina, diventandone ministri. Tutti sono figli della Madre della misericordia, capolavoro della misericordia divina. Nell’indire l’anno giubilare della misericordia Papa Francesco afferma di Maria: «Ha custodito nel suo cuore la divina misericordia in perfetta sintonia con il suo Figlio Gesù». È lei che, con senso materno, forma i fedeli all’esercizio della misericordia, educandoli a viverla mediante le opere di misericordia corporale e spirituale. Infine, sono molte le congregazioni religiose maschili e femminili segnate dal carisma della misericordia. In quest’anno giubilare esse ne diffondono il profumo nel mondo intero, soprattutto nel cuore dei piccoli e dei tanti bisognosi del mondo.
A cosa serve canonizzare i santi?
Fin dai primi secoli la Chiesa ha celebrato i martiri e i santi come eroi del Vangelo, che con la loro vita virtuosa e la loro testimonianza martiriale hanno mostrato la bellezza della sequela di Gesù, il primo martire e il tre volte santo. A tale riguardo possiamo ricordare che il numero dei martiri dei primi tre secoli oscilla, nelle testimonianze degli storici, tra diecimila e centomila, anche se non manca chi fa crescere notevolmente quest’ultima cifra. Non è neanche possibile fissare con precisione il numero dei santi canonizzati tra il iii e l’viii secolo in base alla vox populi o alsensus fidelium e alla comune opinio sanctitatis, anche tenuto conto del fatto che, fino al secolo xiii, era in vigore la canonizzazione vescovile. In ogni caso per avere una prima informazione sul nome dei santi, si potrebbero enumerare quelli elencati nell’editio typica del 2001 del Martyrologium romanum. Come si vede, si canonizza un servo di Dio, a motivo sia della santità della sua vita virtuosa sia della testimonianza del suo martirio. Proponendolo alla venerazione dei fedeli, la Chiesa afferma che, in quanto amico di Dio, il santo diventa intercessore di grazie e di favori celesti per i fedeli ancora pellegrini sulla terra. I santi sostengono la Chiesa nella sua continua lotta contro il male e, allo stesso tempo, ossigenano la società con l’aria pura della loro bontà e della loro carità misericordiosa.

L'Osservatore Romano