martedì 18 gennaio 2011

Francesco: memoria e identità




Francesco, un vero gigante della santità di casa nostra: non a caso Assisi è una città-simbolo, simbolo di pace e di concordia tra le religioni... In questo primo giorno della Settimana di preghiera per l'Unità dei cristiani, vi propongo la lettura di qualche sua preghiera.
Francesco non era capace di fare altro, anche quando scriveva la "Regola", soltanto pregare e, in particolare, la preghiera di Francesco era una preghiera di lode. Una cosa inimmaginabile: pieno di malattie, di sofferenze, lui che aveva conosciuto il "cauterio" (*), praticamente cieco, loda Dio. Impariamo da lui: da Francesco, povero, umile e casto. Di fronte a uomini così, possiamo andar fieri di essere italiani, nonostante tutto... Chiediamo a Francesco dal Paradiso di pregare per questo Paese, di cui è il primo Patrono.




Scritti di Francesco di Assisi
REGOLA NON BOLLATA
(1221)


[1] Questa è la prima Regola che il beato Francesco compose, e il signor papa Innocenzo gli confermò senza bolla.

CAPITOLO XXIII

PREGHIERA E RENDIMENTO Dl GRAZIE


[63] 1 Onnipotente, santissimo, altissimo e sommo Dio, Padre santo e giusto, Signore Re del cielo e della terra, per te stesso ti rendiamo grazie, perché per la tua santa volontà e per l'unico tuo Figlio con lo Spirito Santo hai creato tutte le cose spirituali e corporali, e noi fatti a tua immagine e somiglianza hai posto in Paradiso, 2 E noi per colpa nostra siamo caduti.
[64] 3 E ti rendiamo grazie, perché come tu ci hai creato per mezzo del tuo Figlio, cosi per il santo tuo amore, col quale ci hai amato, hai fatto nascere lo stesso vero Dio e vero uomo dalla gloriosa sempre vergine beatissima santa Maria, e, per la croce, il sangue e la morte di Lui ci hai voluti redimere dalla schiavitú.
[65] 4 E ti rendiamo grazie, perché lo stesso tuo Figlio ritornerà nella gloria della sua maestà per destinare i reprobi, che non fecero penitenza e non ti conobbero, al fuoco eterno, e per dire a tutti coloro che ti conobbero e ti adorarono e ti servirono nella penitenza: Venite, benedetti dal Padre mio, entrate in possesso del regno, che vi è stato preparato fin dalle origini del mondo.
[66] 5 E poiché tutti noi miseri e peccatori, non siamo degni di nominarti, supplici preghiamo che il Signore nostro Gesú Cristo Figlio tuo diletto, nel quale ti sei compiaciuto, insieme con lo Spirito Santo Paraclito ti renda grazie cosí come a te e a lui piace, per ogni cosa, Lui che ti basta sempre in tutto e per il quale a noi hai fatto cose tanto grandi. Alleluia.
[67] 6 E per il tuo amore supplichiamo umilmente la gloriosa e beatissima Madre sempre vergine Maria, i beati Michele, Gabriele e Raffaele e tutti i cori degli spiriti celesti: serafini, cherubini, troni, dominazioni, principati, potestà, virtú, angeli, arcangeli; il beato Giovanni Battista, Giovanni evangelista, Pietro, Paolo, e i beati Patriarchi, i profeti, i santi innocenti, gli apostoli, gli evangelisti, i discepoli, i martiri, i confessori, le vergini, i beati Elia e Enoch e tutti i santi che furono e saranno e sono, affinché, come a te piace, per tutti questi benefici rendano grazie a Te, sommo vero Dio, eterno e vivo, con il Figlio tuo carissimo, il Signore nostro Gesú Cristo e con lo Spirito Santo Paraclito nei secoli dei secoli. Amen. Alleluia.
[68] 7 E tutti coloro che vogliono servire al Signore Iddio nella santa Chiesa cattolica e apostolica, e tutti i seguenti ordini: sacerdoti, diaconi, suddiaconi, accoliti, esorcisti, lettori, ostiari, e tutti i chierici, e tutti i religiosi e le religiose, tutti i conversi e i fanciulli, i poveri e i miseri, i re e i principi, i lavoratori e i contadini, i servi e i padroni, tutte le vergini e le continenti e le maritate, i laici, uomini e donne, tutti i bambini, gli adolescenti, i giovani e i vecchi, i sani e gli ammalati, tutti i piccoli e i grandi e tutti i popoli, genti, razze e lingue, tutte le nazioni e tutti gli uomini d'ogni parte della terra, che sono e saranno, noi tutti frati minori, servi inutili, umilmente preghiamo e supplichiamo perché perseveriamo nella vera fede e nella penitenza, poiché nessuno può salvarsi in altro modo.
[69] 8 Tutti amiamo con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutta la mente, con tutta la capacità e la fortezza, con tutta l'intelligenza, con tutte le forze, con tutto lo slancio, tutto l'affetto, tutti i sentimenti piú profondi, tutti i desideri e la volontà il Signore Iddio, il quale a tutti noi ha dato e dà tutto il corpo, tutta l'anima e tutta la vita; che ci ha creati, redenti, e ci salverà per sua sola misericordia; Lui che ogni bene fece e fa a noi miserevoli e miseri, putridi e fetidi, ingrati e cattivi.
[70] 9 Nient'altro dunque dobbiamo desiderare, niente altro volere, nient'altro ci piaccia e diletti, se non il Creatore e Redentore e Salvatore nostro, solo vero Dio, il quale è il bene pieno, ogni bene, tutto il bene, vero e sommo bene, che solo è buono, pio, mite, soave e dolce, che solo è santo, giusto, vero, santo e retto, che solo è benigno, innocente, puro, dal quale e per il quale e nel quale è ogni perdono, ogni grazia, ogni gloria di tutti i penitenti e giusti, di tutti i santi che godono insieme nei cieli.
[71] 10 Niente dunque ci ostacoli, niente ci separi, niente si frapponga. 11 E ovunque, noi tutti, in ogni luogo, in ogni ora e in ogni tempo, ogni giorno e ininterrottamente crediamo veramente e umilmente e teniamo nel cuore e amiamo, onoriamo, adoriamo, serviamo, lodiamo e benediciamo, glorifichiamo ed esaltiamo, magnifichiamo e rendiamo grazie all'altissimo e sommo eterno Dio, Trinità e Unità, Padre e Figlio e Spirito Santo, Creatore di tutte le cose e Salvatore di tutti coloro che credono e sperano in lui, e amano lui che è senza inizio e senza fine, immutabile, invisibile, inenarrabile ineffabile, incomprensibile, ininvestigabile, benedetto, degno di lode, glorioso, sopraesaltato, sublime, eccelso, soave, amabile, dilettevole e tutto sopra tutte le cose desiderabile nei secoli dei secoli. Amen.



CAPITOLO XXIV

CONCLUSIONE


[72] 1 Nel nome del Signore! Prego tutti i frati di imparare la lettera ed il contenuto delle cose che in questa forma di vita sono state scritte a salvezza della nostra anima, e di richiamarle frequentemente alla memoria. 2 E prego Dio affinché egli stesso, che è onnipotente, trino e uno, benedica tutti quanti insegnano, imparano, custodiscono, ritengono a memoria e praticano queste cose, ogni volta che ricordano e fanno quelle cose che in essa sono state scritte per la salvezza della nostra anima. 3 E supplico tutti, baciando loro i piedi, che le amino molto, le custodiscano e le conservino.
[73] 4 E da parte di Dio onnipotente e del signor Papa, e per obbedienza io, frate Francesco, fermamente comando e ordino che nessuno tolga o aggiunga scritto alcuno a quelle cose che sono state scritte in questa vita, e che i frati non abbiano un'altra Regola. 5 Gloria al Padre, e al Figlio e allo Spirito Santo, come era in principio e ora e sempre e nel secoli dei secoli. Amen.




 Tu... che fai cose stupende
«Tu... che fai cose stupende»

Scritti di Francesco di Assisi
«LODI DI DIO ALTISSIMO»

261
1 Tu sei santo, Signore Iddio unico, che fai cose stupende. (Sal 76,15)
2 Tu sei forte. Tu sei grande. Tu sei l'Altissimo.
3 Tu sei il Re onnipotente. Tu Padre santo, del cielo e della terra.
4 Tu sei trino e uno, Signore Iddio degli dèi.
5 Tu sei il bene, tutto il bene, il sommo bene, Signore Iddio vivo e vero.
6 Tu sei amore, carità. Tu sei sapienza. Tu sei umiltà.
7 Tu sei pazienza. Tu sei bellezza. Tu sei sicurezza. Tu sei la pace.
8 Tu sei gaudio e letizia. Tu sei la nostra speranza.
9 Tu sei giustizia. Tu sei temperanza. Tu sei ogni nostra ricchezza.
10 Tu sei bellezza. Tu sei mitezza.
11 Tu sei il protettore. Tu sei il custode e il difensore nostro. Tu sei fortezza. Tu sei rifugio.
12 Tu sei la nostra speranza. Tu sei la nostra fede. Tu sei la nostra carità.
Tu sei tutta la nostra dolcezza.
Tu sei la nostra vita eterna, grande e ammirabile Signore, Dio onnipotente, misericordioso Salvatore.



 Francesco di Assisi



Scritti di Francesco di Assisi
Il Cantico delle creature

263 1 Altissimo, onnipotente, bon Signore, tue so le laude, la gloria e l'onore e onne benedizione.
2 A te solo, Altissimo, se confano e nullo omo è digno te mentovare.
3 Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature, spezialmente messer lo frate Sole, lo quale è iorno, e allumini noi per lui.
4 Ed ello è bello e radiante cun grande splendore: de te, Altissimo, porta significazione.
5 Laudato si, mi Signore, per sora Luna e le Stelle: in cielo l'hai formate clarite e preziose e belle.
6 Laudato si, mi Signore, per frate Vento, e per Aere e Nubilo e Sereno e onne tempo, per lo quale a le tue creature dai sustentamento.
7 Laudato si, mi Signore, per sor Aqua, la quale è molto utile e umile e preziosa e casta.
8 Laudato si, mi Signore, per frate Foco, per lo quale enn'allumini la nocte: ed ello è bello e iocondo e robustoso e forte.
9 Laudato si, mi Signore, per sora nostra madre Terra, la quale ne sostenta e governa, e produce diversi fructi con coloriti fiori ed erba.
10 Laudato si, mi Signore, per quelli che perdonano per lo tuo amore e sostengo infirmitate e tribulazione.
11 Beati quelli che 'l sosterrano in pace, ca da te, Altissimo, sirano incoronati.
12 Laudato si, mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullo omo vivente po' scampare.
13 Guai a quelli che morranno ne le peccata mortali!
14 Beati quelli che troverà ne le tue sanctissime voluntati, ca la morte seconda no li farrà male.
15 Laudate e benedicite mi Signore, e rengraziate e serviteli cun grande umiltate.



Scritti di Francesco di Assisi
PREGHIERA DAVANTI AL CROCIFISSO

276
1 O alto e glorioso Dio, illumina el core mio.
2 Dame fede diricta, speranza certa, carità perfecta, humiltà profonda,
3 senno e cognoscemento che io servi li toi comandamenti. Amen.







PREGHIERA «ABSORBEAT»


277
1 Rapisca, ti prego, o Signore, l'ardente e dolce forza del tuo amore la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
2 perché io muoia per amore dell'amor tuo, come tu ti sei degnato morire per amore dell'amore mio.




DELLA VERA E PERFETTA LETIZIA

278
Un giorno il beato Francesco, presso Santa Maria degli Angeli, chiamò frate Leone e gli disse: «Frate Leone, scrivi». Questi rispose: «Eccomi, sono pronto» «Scrivi - disse - cosa è la vera letizia».
«Viene un messo e dice che tutti i maestri di Parigi sono entrati nell'Ordine; scrivi: non è vera letizia.
Cosí pure che sono entrati nell'Ordine tutti i prelati d'Oltr'Alpe, arcivescovi e vescovi, non solo, ma perfino il Re di Francia e il Re d'Inghilterra; scrivi: non è vera letizia.
E se ti giunge ancora notizia che i miei frati sono andati tra gli infedeli e li hanno convertiti tutti alla fede, oppure che io abbia ricevuto da Dio tanta grazia da sanar gli infermi e da far molti miracoli; ebbene io ti dico: neppure qui è vera letizia».
«Ma cosa è la vera letizia?».
«Ecco, tornando io da Perugia nel mezzo della notte, giungo qui, ed è un inverno fangoso e cosí rigido che, all'estremità della tonaca, si formano dei ghiaccioli d'acqua congelata, che mi percuotono continuamente le gambe fino a far uscire il sangue da siffatte ferite. E io tutto nel fango, nel freddo e nel ghiaccio, giungo alla porta e dopo aver a lungo picchiato e chiamato, viene un frate e chiede: "Chi sei?"
Io rispondo: "Frate Francesco".
E quegli dice: "Vattene, non è ora decente questa di arrivare, non entrerai".
E mentre io insisto, l'altro risponde: "Vattene, tu sei un semplice ed un idiota, qui non ci puoi venire ormai; noi siamo tanti e tali che non abbiamo bisogno di te".
E io sempre resto davanti alla porta e dico: "Per amor di Dio, accoglietemi per questa notte".
E quegli risponde: "Non lo farò. Vattene dai Crociferi e chiedi là".
Ebbene, se io avrò avuto pazienza e non mi sarò conturbato, io ti dico che qui è la vera letizia e qui è la vera virtú e la salvezza dell'anima».

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(*):DEL SUO AMORE AL FUOCO, E COME IL FUOCO GLI OBBEDI'
QUANDO EBBE A SUBIRE UN CAUTERIO
Costretto per obbedienza dal cardinale di Ostia e da frate Elia, ministro generale, a recarsi all’eremitaggio di Fonte Colombo, presso Rieti, per curarsi dal male di occhi, un giorno il medico venne a vederlo. E notando lo stato del male, disse a Francesco che voleva fargli un cauterio da sopra la mascella fino al sopracciglio dell’occhio più malato. Ma Francesco non voleva si cominciasse il trattamento prima dell’arrivo di Elia, il quale aveva detto di voler essere presente all’intervento; il Santo provava disagio e gli pesava di avere tanta preoccupazione per la salute, perciò voleva che il ministro generale ne avesse iniziativa e responsabilità.
Lo aspettarono, dunque, ma Elia non veniva, a causa dei molti impegni che lo trattenevano; così Francesco permise alla fine al medico di fare quello che voleva. Il ferro fu messo ad arroventare nel fuoco, e il Santo, per rafforzare l’animo contro la paura, parlò al fuoco: «Fratello mio fuoco, nobile e utile fra le altre creature, sii gentile con me in questa ora, poiché sempre ti ho amato e ti amerò, per amore di Colui che ti ha creato. Prego il Creatore che ci ha fatto, affinché temperi il tuo ardore, in modo che lo possa sopportare». E finita la orazione, tracciò sul fuoco il segno della croce.
Noi che in quel momento eravamo con Francesco, fuggimmo tutti per pietà e compassione verso di lui, e solo rimase il medico. Terminata la cauterizzazione, tornammo dal Santo, che ci disse: «Uomini paurosi e di poca fede, perché scappaste? Vi dico in verità che non ho sentito nessun dolore per la bruciatura. Anzi, se la cauterizzazione non è ben riuscita, la si rifaccia più forte».
Il medico, trasecolato, disse: «Fratelli miei vi confesso che temevo non potesse soffrire un intervento simile, debole e malato com’è, quando non ce la farebbe forse nemmeno l’uomo più vigoroso. Non ha fatto il minimo movimento né mostrato il più piccolo segno di dolore».
Fu necessario cauterizzare tutte le vene, dall’orecchio al sopracciglio, ma non giovò a nulla. Un altro medico gli perforò entrambe le orecchie con un ferro incandescente. ancora senza risultato.
Non meravigliamoci se il fuoco e le altre creature talvolta gli obbedivano e lo veneravano. Noi, che siamo vissuti con lui, abbiamo visto spessissimo quanto amava le creature, quanto godeva di esse; il suo spirito era preso da tanta tenerezza e compassione, che non voleva fossero trattate duramente. Parlava loro con una gioia che lo pervadeva nel cuore e negli atti, come si trattasse di esseri dotati di ragione; e sovente, in questi casi, era rapito in Dio.