mercoledì 31 luglio 2013

Francesco e la «rivoluzione della tenerezza»

La tenerezza di papa Francesco

Nuovo tweet del Papa: "Cari giovani, vale la pena scommettere su Cristo e sul Vangelo, rischiare tutto per grandi ideali! #Rio2013 #JMJ" (31 luglio 2013)

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«Se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti»

ANDREA TORNIELLI

Le parole pronunciate da Papa Francesco nella lunga intervista concessa ai giornalisti sul volo papale dopo il decollo da Rio de Janeiro, in particolare quelle sui gay, hanno avuto un'eco straordinaria. «Se una persona è gay e cerca il Signore e ha buona volontà, ma chi sono io per giudicarla? Il Catechismo della Chiesa Cattolica spiega in modo tanto bello questo e dice, "non si devono emarginare queste persone per questo, devono essere integrate in  società"».


Com'era peraltro comprensibile, le parole del Papa sono state interpretate da qualcuno come lo sdoganamento dell'orgoglio gay, mentre altri hanno subito cominciato a gettare acqua sul fuoco per ribadire che proprio nulla è cambiato e che nella sua risposta Francesco non ha fatto altro che ribadire la dottrina tradizionale citando il Catechismo. Ma se questa è la dottrina tradizionale della Chiesa, che sempre ha distinto tra peccato e peccatore - condannando il primo e aprendo le braccia al secondo - perché mai la sottolineatura del Papa risuona come una novità? Forse perché, in tante prese di posizione e dichiarazioni pubbliche ecclesiastiche, questo aspetto fondamentale della misericordia ha finito per passare in secondo piano?


Nel discorso al comitato di coordinamento del Celam, domenica scorsa, Francesco ha detto: «Esistono in America Latina e nei Caraibi pastorali "lontane", pastorali disciplinari che privilegiano i principi, le condotte, i procedimenti organizzativi... ovviamente senza vicinanza, senza tenerezza, senza carezza. Si ignora la "rivoluzione della tenerezza" che provocò l’incarnazione del Verbo. Vi sono pastorali impostate con una tale dose di distanza che sono incapaci di raggiungere l’incontro: incontro con Gesù Cristo, incontro con i fratelli». Siamo sicuri che il problema riguardi soltanto l'Amerca Latina e il Caribe?


Nell'altro grande discorso programmatico, quello tenuto sabato ai vescovi brasiliani a partire dall'evento di Aparecida, Francesco ha parlato di una «Chiesa che fa spazio al mistero di Dio; una Chiesa che alberga in se stessa tale mistero, in modo che esso possa incantare la gente, attirarla. Solo la bellezza di Dio può attrarre. La via di Dio è l’incanto che attrae. Dio si fa portare a casa. Egli risveglia nell’uomo il desiderio di custodirlo nella propria vita, nella propria casa, nel proprio cuore. Egli risveglia in noi il desiderio di chiamare i vicini per far conoscere la sua bellezza. La missione nasce proprio da questo fascino divino, da questo stupore dell’incontro».


È questa la dinamica in atto da duemila anni, la dinamica dell'incontro personale con Cristo. In fondo, che cosa accadeva nella Palestina dove tutto è cominciato? Che cosa leggiamo nei Vangeli? Quale era attrattiva di quell'uomo che unico nella storia dell'umanità ha detto di se stesso «Io sono la via, la verità e la vita»? Chi lo incontrava, come accadde all'adultera da lui salvata dalla lapidazione, incrociava uno sguardo di misericordia. Misericordia, prima che condanna, misericordia, prima che giudizio. Il che non significa e non ha mai significato chiamare bene il male, ma annunciare il primato dell'amore di un Dio che «mai si stanca di perdonare» se solo ci riconosciamo poveri peccatori e bisognosi della sua misericordia che continua ad abbracciarci.


Rispondendo a una domanda sui divorziati risposati: «La Chiesa è Madre: deve andare a curare i feriti, con misericordia. Ma se il Signore non si stanca di perdonare, noi non abbiamo altra scelta che questa: prima di tutto, curare i feriti. È mamma, la Chiesa, e deve andare su questa strada della misericordia. E trovare una misericordia per tutti». Ai vescovi del Brasile Francesco ha proposto l'icona dei discepoli di Emmaus per descrivere la situazione di tante persone che si sono allontanate dalla Chiesa. «Il mistero difficile della gente che lascia la Chiesa; di persone che, dopo essersi lasciate illudere da altre proposte, ritengono che ormai la Chiesa - la loro Gerusalemme - non possa offrire più qualcosa di significativo e importante. E allora vanno per la strada da soli, con la loro delusione. Forse la Chiesa è apparsa troppo debole, forse troppo lontana dai loro bisogni, forse troppo povera per rispondere alle loro inquietudini, forse troppo fredda nei loro confronti, forse troppo autoreferenziale, forse prigioniera dei propri rigidi linguaggi, forse il mondo sembra aver reso la Chiesa un relitto del passato, insufficiente per le nuove domande...».


Di fronte a questa situazione che cosa fare? «Serve una Chiesa che non abbia paura di entrare nella loro notte. Serve una Chiesa capace di incontrarli nella loro strada. Serve una Chiesa in grado di inserirsi nella loro conversazione... Serve una Chiesa in grado di far compagnia, di andare al di là del semplice ascolto; una Chiesa che accompagna il cammino mettendosi in cammino con la gente». Nel rapporto con il mondo contemporaneo, con le nostre società secolarizzate e in crisi, con coloro che sembrano così distanti, il «fondamento del dialogo» - ha ricordato ancora il Papa - lo si trova nelle parole del Concilio Vaticano II: «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini del nostro tempo, soprattutto dei poveri e di quanti soffrono, sono a loro volta gioie e speranze, tristezze e angosce dei discepoli di Cristo».
Sta qui l'originalità del pontificato del vescovo di Roma venuto «dalla fine del mondo». Un prete «callejero», di strada, che avverte l'urgenza di raggiungere, nelle periferie geografiche ed esistenziali, le tante pecore che sono uscite dal recinto o non ci sono mai entrate, invece di pettinare e coccolare quelle che sono rimaste dentro. Il pastore di una Chiesa che sa «scaldare i cuori», facendo spazio alla «rivoluzione della tenerezza», al mistero di un Dio incarnato che «mai si stanca di perdonare».

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L'offensiva sociale del Papa callejero   
Il Foglio
 
(Matteo Matzuzzi) Se Giovanni Paolo II aveva votato il pontificato all’abbattimento del comunismo e alla grande battaglia per la difesa e l’affermazione dei cosiddetti principi non negoziabili – lotta che sarebbe sfociata nel ’95 nell’enciclica (...)

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Chiesa che sfida i tabu   
La Repubblica - Rassegna "Fine settimana"
 
(Paolo Rodari, Marco Ansaldo) “Papamàvel”, il Papa amabile. Il titolo, un gioco di parole, spiccava l’altro giorno a caratteri cubitali su uno dei quotidiani più diffusi di Rio de Janeiro. E alla tv, un commentatore locale, ammaliato dalla comunicativa e dalla semplicità di Francesco (...) 
Rassegna stampa del sito Incontri di "Fine Settimana" 
- «Il Papa sui gay annuncia una Chiesa senza frontiere»(intervista a Antonio Spadaro a cura di Carlo Melato in l'Unità)
- «Ora Francesco mi ha fatto sentire accolto» (intervista a Emanuele Macca a cura di Paolo Conti in Corriere della Sera)
- E dopo 40 anni la parola «gay» entra in Vaticano(Armando Torno in Corriere della Sera)
- Papa: un dietrofront (Thomas Seiterich in www.publik-forum.de)
- La svolta del Papa, ora i cattolici gay sperano (Franca Giansoldati in Il Messaggero)
- La rivoluzione del Papa Che ride e abbraccia di Daniela Ranieri in il Fatto Quotidiano)
- Un'ora e venti minuti di discussione "senza rete"(Stéphanie Le Bars in Le Monde)
- "Come logica conseguenza, l'ordinazione presbiterale di omosessuali" (intervista a Wunibald Müller a cura di Monika Weiss in www.domradio.de)

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Avvenire 
(Salvatore Mazza) Un viaggio «bello», che «mi ha fatto spiritualmente bene». E sì, «sono stanco abbastanza ma col cuore sto bene». Sorridente, visibilmente contento anche se col viso stanco, papa Francesco, 45 minuti dopo il decollo da Rio de Janeiro per tornare a Roma (...)

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(Vittorio Messori) Mentre scrivo, ho sul tavolo il penultimo numero di Time . La sua celebre copertina è interamente occupata da un'immagine di Jorge Bergoglio, sul cui profilo campeggia lo «strillo», per dirla in gergo: The people's Pope , il Papa della gente. (...)