martedì 23 luglio 2013

Stile carioca





Terzo tweet del Papa oggi: Cari giovani, Cristo ha fiducia in voi e vi affida la sua stessa missione: Andate, fate discepoli #Rio2013 #JMJ (23 luglio 2013)

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I media internazionali commentano l’arrivo del Papa in Brasile per la gmg. Nel laboratorio del mondo

Il Brasile è il «laboratorio del mondo», scrive il sociologo brasiliano Francisco Borba — coordinatore del Nucleo Fé e Cultura della Pontificia Università Cattolica di San Paolo — nelle pagine dello speciale «G1» che il sito di «O Globo» dedica alla Giornata mondiale della gioventù. Lo studioso spiega che il suo è un Paese fondamentale per l’espansione e la tutela del cattolicesimo mondiale, uno dei luoghi in cui si incontrano in modo più evidente le grandi sfide che deve affrontare la Chiesa: la crisi di «mancanza di sentimento» diffusa tra i giovani più ricchi e l’esclusione sociale vissuta da gran parte dei ragazzi più poveri. «Il popolo brasiliano riconosce facilmente la presenza del soprannaturale — scrive Borba — qui da noi il cattolicesimo è profondamente mistico». La varietà delle credenze è grandissima in Brasile, e proprio per questo è ancora più necessario che ci sia una figura capace di unire tutti intorno a sé. Questa figura può essere Papa Francesco. «I giovani e gli adolescenti — sottolinea — hanno estremo bisogno di modelli da seguire, molto più degli adulti».
Il giornale brasiliano ha pubblicato sul suo sito internet anche il video A importância da vinda do Papa e da peregrinação in cui il giornalista e scrittore Luiz Paulo Horta commenta l’arrivo del Papa a Rio: un’occasione per riacquistare fiducia, «davanti a un uomo così simpatico, e così onesto» in un momento non facile per il Paese, ma anche «un test per noi brasiliani, per verificare la nostra apertura di cuore».
Al di qua dell’oceano la «Frankfurter Allgemeine Zeitung» focalizza l’attenzione su Varginha, una favela di Rio de Janeiro, dove si attende per giovedì 25 la visita del Papa. Il quotidiano tedesco ha intervistato Everaldo Oliveira, factotum della piccola comunità locale, stupito della decisione del Pontefice. «Non ho idea del motivo per cui ha deciso di visitare proprio la nostra favela. Certo non perché siamo migliori degli altri, forse perché siamo una minoranza: siamo una delle parrocchie di fede cattolica più piccole, con appena mille fedeli». In questi quartieri, che nel 1982 furono visitati da madre Teresa di Calcutta, vive anche Jaime Soares, della Chiesa pentecostale, che, salutando la venuta del Papa, ricorda come la sua comunità esista a Varginha da più tempo di quella cattolica. «Da oltre quarant’anni abbiamo un progetto che vuole salvare delle vite tenendo lontani i giovani dalla droga e dalla criminalità organizzata». La visita del Papa è vista in questo caso in maniera molto pragmatica: «L’amministrazione locale ha sistemato il manto stradale e riempito le buche e questo rimarrà anche dopo».
Il quotidiano argentino «Clarín» in collaborazione con il giornale brasiliano «Folha de São Paulo», in occasione della Giornata mondiale della gioventù hanno anche lanciato una speciale “app”, una piattaforma digitale per smartphone e tablet, chiamata «Papa Francisco», in spagnolo e in portoghese, da cui attingere articoli, foto inedite e interviste, e a cui collabora anche il biografo del Papa Sergio Rubin, autore del libro El Jesuita; le versioni in inglese e in italiano di «Papa Francisco» sono in preparazione.
La lingua ufficiale del Papa a Rio sarà il portuñol, scherza Darío Menor sul quotidiano madrileno «La Razón», un idioma ibrido nato dalla fusione di portoghese e spagnolo. Sébastien Maillard inviato del francese «la Croix» a Rio de Janeiro, racconta invece il suo breve dialogo con il Papa a bordo dell’Airbus A330 sull’anniversario del giornale per cui lavora, che quest’anno festeggia i suoi primi centotrent’anni; «voi non siete leoni feroci» gli ha detto sorridendo Papa Francesco, evocando l’immagine della fossa dei leoni del profeta Daniele, prima del consueto «Pregate per me!».
La modestia di Francesco e l’entusiasmo della folla sono i temi che ricorrono più spesso sulla stampa americana: se Simon Romero su «The New York Times» rimarca il primo aspetto (With Modesty, Pope Francis Begins a Week in Brazil), Vincent Bevins sul «Los Angeles Times» pone invece l’enfasi sul secondo aspetto riportando le reazioni della folla («Voglio vederlo e sentirlo vicino a me» ha detto Carlos Alberto Fahd, studente ventireenne arrivato dal nord del Brasile). Danno voce ai presenti anche Nicole Winfield e Bradley Brooks, giornalisti della Associated Press: «Io non posso andare a Roma — ha detto la settantatreenne Idaclea Rangel — e allora è venuto lui a rendere il mio Paese migliore e la nostra fede più profonda». «Con lui — ha detto invece Paulo Fernando Carneiro de Andrade, preside del centro teologico dell’Università Cattolica di Rio, a Juan Forero di «The Washington Post» — c’è molto più spazio di azione per raggiungere le persone. Francesco parla in modo empatico ed evangelico con la gente. E la gente ricambia moltissimo».
I quotidiani italiani preferiscono per il momento puntare sull’eredità che Francesco porta in Brasile, dopo i primi mesi di pontificato. Una eredità che viene sintetizzata nel titolo La valigia di Francesco, che contraddistingue un articolo di Enzo Bianchi sul quotidiano «la Repubblica». L’autore rileva che «sono in molti a parlare di nuovo di "primavera della Chiesa" inaugurata da Papa Francesco», sottolineando alcuni gesti del Pontefice. In particolare l’articolo ricorda «il primo viaggio apostolico al santuario degli ultimi, dell’umanità sofferente, a quel mare che anziché essere un ponte di fraternità è diventato per molti poveri del mondo, che tentano di andare verso il pane, un luogo di morte». Questo viaggio, aggiunge l’analisi, si inserisce in una «visione di una Chiesa in esodo, di una Chiesa in movimento e che ha l’audacia di uscire, di uscire da se stessa» proprio per essere fedele alla sua missione e alla sua identità.
L'Osservatore Romano

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Accoglienza in puro stile carioca per le strade della città. Una «torcida» per Papa Francesco

(Gianluca Biccini) Con le braccia allargate per stringere a sé «l’intera nazione brasiliana nella sua complessa ricchezza umana, culturale e religiosa», Papa Francesco, giunto da poche ore a Rio de Janeiro, ha già conquistato tutti. Un clima da torcida, il festoso tifo degli stadi a ritmo di samba, ha accolto il passaggio del corteo papale nel tratto percorso dall’aeroporto internazionale Galeão “Antonio Carlos Jobim” — dov’è atterrato alle ore 16 di lunedì 22 luglio (quando in Italia erano le 21) — fino alla residenza di Guanabara, sede della cerimonia ufficiale di accoglienza.Due ali di folla incontenibile hanno scortato la vettura lungo il tragitto, rallentandone e a tratti persino arrestandone il percorso. Il Pontefice ha utilizzato una piccola monovolume e poi la jeep scoperta, prima che le autorità brasiliane consigliassero di salire sull’elicottero nel vecchio stadio della squadra di calcio del Fluminense per raggiungere la zona del Palazzo di Guanabara, dove era in corso una manifestazione politica che non aveva nulla a che vedere con la visita papale.
La marea di giovani che indossavano le marelinhas, come chiamano da queste parti le maglie gialle della nazionale, offriva un colpo d’occhio impressionante, insieme con le bandiere, i foulard e i cappellini sventolati al passaggio dei veicoli con a bordo il Santo Padre e il seguito.
Canti, applausi, danze: nulla è mancato delle tipiche coreografie che i brasiliani sanno regalare all’occhio del visitatore. E il Pontefice latinoamericano ha ricambiato questo calore con il suo stile entusiasta, sempre sorridente, con la mano fuori dal finestrino anche quando il corteo è stato bloccato per alcuni istanti. O quando egli stesso è sceso di propria iniziativa per salutare alcuni bambini.
Con la sua energia straordinaria, le poche ore trascorse in pubblico gli hanno già permesso di entrare in sintonia con i brasiliani. Come ha detto nel suo primo discorso, è venuto a «bussare delicatamente alla porta» del cuore dei giovani. Ma attraverso loro anche alle famiglie e alle comunità di appartenenza, ha aggiunto riproponendo quel «patto» tra vecchie e nuove generazioni auspicato durante l’incontro con i giornalisti durante il volo.
Com’era prevedibile la visita di Papa Bergoglio alla più popolosa nazione latinoamericana è stata subito caratterizzata da qualche fuori-programma, che ha provocato circa un’ora di ritardo sugli orari previsti per gli avvenimenti e gli impegni ufficiali, protocollari. All’aeroscalo di Rio, prima di scendere dall’aereo — dopo un viaggio di circa dodici ore, durante le quali ha anche visitato la cabina di pilotaggio — il Papa ha ricevuto il primo tradizionale benvenuto da parte del nunzio apostolico, arcivescovo Giovanni d’Aniello, e del capo del Protocollo brasiliano. Quindi, ai piedi del velivolo, ha ricevuto l’omaggio floreale di due bambini. Poi lo hanno accolto il presidente della Repubblica, signora Dilma Vana Rousseff; l’arcivescovo di São Sebastião do Rio de Janeiro, monsignor Orani João Tempesta, l’arcivescovo di Aparecida e presidente della Conferenza nazionale di vescovi del Brasile (Cnbb), cardinale Raymundo Damasceno Assis; il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici; i vescovi Josef Clemens, segretario del dicastero, António A. Dias Duarte e Paulo Cesar Costa, ausiliari di Rio e coordinatori della Gmg — tutti gli ecclesiastici insieme al nunzio e ai suoi più stretti collaboratori si sono poi uniti al seguito papale — e le più alte autorità dello Stato e della città: il governatore di Rio de Janeiro, Sérgio Cabral Filho, e il sindaco Eduardo da Costa Paes.
Successivamente la visita al Palazzo di Guanabara, una costruzione in stile coloniale già conosciuta come Isabel Palace, tra le sedi di rappresentanza più prestigiose del Governatore di Rio. Raggiunti i giardini del palazzo per l’incontro con le più alte autorità del Paese e della Chiesa, dopo le parole del presidente Rousseff il Papa ha pronunciato il primo discorso in terra brasiliana, parlando per la prima volta in pubblico in una lingua che non era l’italiano né il suo spagnolo. Più volte applaudito, al termine il Santo Padre ha abbracciato il capo di Stato.
All’interno, lontani dalle telecamere, si sono svolti poi i colloqui privati, durante i quali la presidenta si è detta impressionata dal discorso del vescovo di Roma a Lampedusa, soprattutto quando ha parlato di accoglienza agli immigrati e di giustizia per i poveri, per poi soffermarsi sull’importanza della cultura dell’incontro e infine sulla speranza che la venuta del Pontefice sia d’incoraggiamento per la fede cattolica in Brasile. Allo scambio dei doni Papa Bergoglio ha lasciato un mosaico di genere paesaggistico che raffigura la celebre «veduta di Rio de Janeiro», con la baia di Guanabara (che nella lingua degli indigeni tamoios significa braccio di mare); la collina del Corcovado, sormontata dall’enorme statua del Cristo redentore; e, sullo sfondo, il monolite del Pan di Zucchero.
A conclusione della lunga e faticosa giornata, Papa Francesco si è trasferito nella residenza di Sumaré, dove pernotterà per tutta la settimana e dove trascorre la giornata di martedì 23 in assenza di impegni ufficiali. Alloggia nella stessa struttura che ha già ospitato Giovanni Paolo II. Immersa nel verde, sui pendii della Serra di Carioca a 400 metri di altitudine, fa parte di un complesso che comprende anche un grande centro studi per incontri culturali, corsi di formazione e ritiri spirituali. Ed è stata agli inizi del Novecento la residenza del cardinale Arcoverde, primo porporato brasiliano e latinoamericano.
L'Osservatore Romano