venerdì 26 luglio 2013

Via Crucis di Papa Francesco a Rio



Nuovo tweet del Papa:
 Non c’è croce piccola o grande della nostra vita che il Signore non condivide con noi. 
(27 luglio 2013)

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Copacabana - Via Crucis. Papa Francesco: "Nessuno può toccare la Croce di Gesù senza lasciarvi qualcosa di se stesso e senza portare qualcosa della Croce di Gesù nella propria vita"

[Text: Italiano, Português, Français, English, Español]
"Tre domande vorrei che risuonassero nei vostri cuori questa sera accompagnando il Signore: Che cosa avete lasciato nella Croce voi, cari giovani del Brasile, in questi due anni in cui ha attraversato il vostro immenso Paese? E che cosa ha lasciato la Croce di Gesù in ciascuno di voi? E, infine, che cosa insegna alla nostra vita questa Croce?" Carissimi giovani!"
Siamo venuti oggi qui per accompagnare Gesù lungo il suo cammino di dolore e di amore, il cammino della Croce, che è uno dei momenti forti della Giornata Mondiale della Gioventù. Al termine dell'Anno Santo della Redenzione, il Beato Giovanni Paolo II ha voluto affidarla a voi, giovani, dicendovi: «Portatela nel mondo come segno dell'amore di Gesù per l'umanità e annunciate a tutti che solo in Cristo morto e risorto c’è salvezza e redenzione» (Parole ai giovani [22 aprile 1984]: Insegnamenti VII,1 [1984], 1105). 
Da allora la Croce ha percorso tutti i Continenti e ha attraversato i più svariati mondi dell’esistenza umana, restando quasi impregnata dalle situazioni di vita dei tanti giovani che l’hanno vista e l’hanno portata. Nessuno può toccare la Croce di Gesù senza lasciarvi qualcosa di se stesso e senza portare qualcosa della Croce di Gesù nella propria vita. Tre domande vorrei che risuonassero nei vostri cuori questa sera accompagnando il Signore: Che cosa avete lasciato nella Croce voi, cari giovani del Brasile, in questi due anni in cui ha attraversato il vostro immenso Paese? E che cosa ha lasciato la Croce di Gesù in ciascuno di voi? E, infine, che cosa insegna alla nostra vita questa Croce? 
1. Un’antica tradizione della Chiesa di Roma racconta che l'Apostolo Pietro, uscendo dalla città per fuggire dalla persecuzione di Nerone, vide Gesù che camminava nella direzione opposta e stupito gli domandò: “Signore, dove vai?”. La risposta di Gesù fu: “Vado a Roma per essere crocifisso di nuovo”. In quel momento, Pietro capì che doveva seguire il Signore con coraggio, fino in fondo, ma capì soprattutto che non era mai solo nel cammino; con lui c’era sempre quel Gesù che lo aveva amato fino a morire sulla Croce. Ecco, Gesù con la sua Croce percorre le nostre strade per prendere su di sé le nostre paure, i nostri problemi, le nostre sofferenze, anche le più profonde. Con la Croce Gesù si unisce al silenzio delle vittime della violenza, che non possono più gridare, soprattutto gli innocenti e gli indifesi; con essa, Gesù si unisce alle famiglie che sono in difficoltà, che piangono la perdita dei loro figli, o che soffrono nel vederli preda di paradisi artificiali come la droga; con essa, Gesù si unisce a tutte le persone che soffrono la fame in un mondo che ogni giorno getta via tonnellate di cibo; con essa, Gesù si unisce a chi è perseguitato per la religione, per le idee, o semplicemente per il colore della pelle; in essa, Gesù si unisce a tanti giovani che hanno perso la fiducia nelle istituzioni politiche perché vedono egoismo e corruzione o che hanno perso la fede nella Chiesa, e persino in Dio, per l’incoerenza di cristiani e di ministri del Vangelo. Nella Croce di Cristo c’è la sofferenza, il peccato dell’uomo, anche il nostro, e Lui accoglie tutto con le braccia aperte, carica sulle sue spalle le nostre croci e ci dice: Coraggio! Non sei solo a portarle! Io le porto con te e io ho vinto la morte e sono venuto a darti speranza, a darti vita (cfr Gv 3,16). 
2. E così possiamo rispondere alla seconda domanda: che cosa ha lasciato la Croce in coloro che l’hanno vista, in coloro che l’hanno toccata? Che cosa lascia in ciascuno di noi? Lascia un bene che nessuno può darci: la certezza dell’amore incrollabile di Dio per noi. Un amore così grande che entra nel nostro peccato e lo perdona, entra nella nostra sofferenza e ci dona la forza per portarla, entra anche nella morte per vincerla e salvarci. Nella Croce di Cristo c’è tutto l’amore di Dio, la sua immensa misericordia. E questo è un amore di cui possiamo fidarci, nel quale possiamo credere. Cari giovani, fidiamoci di Gesù, affidiamoci totalmente a Lui (cfr Lettera enc. Lumen fidei, 16)! Solo in Cristo morto e risorto troviamo salvezza e redenzione. Con lui, il male, la sofferenza e la morte non hanno l'ultima parola, perché Lui ci dona speranza e vita: ha trasformato la Croce da strumento di odio, di sconfitta, di morte in segno di amore, di vittoria e di vita. 
Il primo nome dato al Brasile è stato proprio quello di “Terra de Santa Cruz”. La Croce di Cristo è stata piantata non solo sulla spiaggia più di cinque secoli fa, ma anche nella storia, nel cuore e nella vita del popolo brasiliano e non solo. Il Cristo sofferente lo sentiamo vicino, uno di noi che condivide il nostro cammino fino in fondo. Non c'è croce, piccola o grande, della nostra vita che il Signore non condivida con noi.
3. Ma la Croce di Cristo ci invita anche a lasciarci contagiare da questo amore, ci insegna allora a guardare sempre l’altro con misericordia e amore, soprattutto chi soffre, chi ha bisogno di aiuto, chi aspetta una parola, un gesto e ad uscire da noi stessi per andargli incontro e tendergli la mano. Tanti volti hanno accompagnato Gesù nel suo cammino verso il Calvario: Pilato, il Cireneo, Maria, le donne… (...) Anche noi davanti agli altri possiamo essere come Pilato che non ha il coraggio di andare controcorrente per salvare la vita di Gesù e se ne lava le mani. Cari amici, la Croce di Cristo ci insegna ad essere come il Cireneo, che aiuta Gesù a portare quel legno pesante, come Maria e le altre donne, che non hanno paura di accompagnare Gesù fino alla fine, con amore, con tenerezza. E tu, come sei? Come Pilato, come il Cireneo, come Maria? (...)
Cari giovani, alla Croce di Cristo portiamo le nostre gioie, le nostre sofferenze, i nostri insuccessi; troveremo un Cuore aperto che ci comprende, ci perdona, ci ama e ci chiede di portare questo stesso amore nella nostra vita, di amare ogni nostro fratello e sorella con questo stesso amore. Così sia!
PORTOGHESE
Queridos jovens,
Viemos hoje acompanhar Jesus no seu caminho de dor e de amor, o caminho da Cruz, que é um dos momentos fortes da Jornada Mundial da Juventude. No final do Ano Santo da Redenção, o Bem-aventurado João Paulo II quis confiá-la a vocês, jovens, dizendo-lhes: «Levai-a pelo mundo, como sinal do amor de Jesus pela humanidade e anunciai a todos que só em Cristo morto e ressuscitado há salvação e redenção» (Palavras aos jovens [22 de abril de 1984]: Insegnamenti VII,1 (1984), 1105). A partir de então a Cruz percorreu todos os continentes e atravessou os mais variados mundos da existência humana, ficando quase que impregnada com as situações de vida de tantos jovens que a viram e carregaram. Ninguém pode tocar a Cruz de Jesus sem deixar algo de si mesmo nela e sem trazer algo da Cruz de Jesus para sua própria vida. Nesta tarde, acompanhando o Senhor, queria que ressoassem três perguntas nos seus corações: O que vocês terão deixado na Cruz, queridos jovens brasileiros, nestes dois anos em que ela atravessou seu imenso País? E o que terá deixado a Cruz de Jesus em cada um de vocês? E, finalmente, o que esta Cruz ensina para a nossa vida?
1. Uma antiga tradição da Igreja de Roma conta que o Apóstolo Pedro, saindo da cidade para fugir da perseguição do Imperador Nero, viu que Jesus caminhava na direção oposta e, admirado, lhe perguntou: «Para onde vais, Senhor?». E a resposta de Jesus foi: «Vou a Roma para ser crucificado outra vez». Naquele momento, Pedro entendeu que devia seguir o Senhor com coragem até o fim, mas entendeu sobretudo que nunca estava sozinho no caminho; com ele, sempre estava aquele Jesus que o amara até o ponto de morrer na Cruz. Pois bem, Jesus com a sua cruz atravessa os nossos caminhos para carregar os nossos medos, os nossos problemas, os nossos sofrimentos, mesmo os mais profundos. Com a Cruz, Jesus se une ao silêncio das vítimas da violência, que já não podem clamar, sobretudo os inocentes e indefesos; nela Jesus se une às famílias que passam por dificuldades, que choram a perda de seus filhos, ou que sofrem vendo-os presas de paraísos artificiais como a droga; nela Jesus se une a todas as pessoas que passam fome, num mundo que todos os dias joga fora toneladas de comida; nela Jesus se une a quem é perseguido pela religião, pelas ideias, ou simplesmente pela cor da pele; nela Jesus se une a tantos jovens que perderam a confiança nas instituições políticas, por verem egoísmo e corrupção, ou que perderam a fé na Igreja, e até mesmo em Deus, pela incoerência de cristãos e de ministros do Evangelho. Na Cruz de Cristo, está o sofrimento, o pecado do homem, o nosso também, e Ele acolhe tudo com seus braços abertos, carrega nas suas costas as nossas cruzes e nos diz: Coragem! Você não está sozinho a levá-la! Eu a levo com você. Eu venci a morte e vim para lhe dar esperança, dar-lhe vida (cf. Jo 3,16). 
2. E assim podemos responder à segunda pregunta: o que foi que a Cruz deixou naqueles que a viram, naqueles que a tocaram? O que deixa em cada um de nós? Deixa um bem que ninguém mais pode nos dar: a certeza do amor inabalável de Deus por nós. Um amor tão grande que entra no nosso pecado e o perdoa, entra no nosso sofrimento e nos dá a força para poder levá-lo, entra também na morte para derrotá-la e nos salvar. Na Cruz de Cristo, está todo o amor de Deus, a sua imensa misericórdia. E este é um amor em que podemos confiar, em que podemos crer. Queridos jovens, confiemos em Jesus, abandonemo-nos totalmente a Ele (cf. Carta enc. Lumen fidei, 16)! Só em Cristo morto e ressuscitado encontramos salvação e redenção. Com Ele, o mal, o sofrimento e a morte não têm a última palavra, porque Ele nos dá a esperança e a vida: transformou a Cruz, de instrumento de ódio, de derrota, de morte, em sinal de amor, de vitória e de vida.
O primeiro nome dado ao Brasil foi justamente o de «Terra de Santa Cruz». A Cruz de Cristo foi plantada não só na praia, há mais de cinco séculos, mas também na história, no coração e na vida do povo brasileiro e não só: o Cristo sofredor, sentimo-lo próximo, como um de nós que compartilha o nosso caminho até o final. Não há cruz, pequena ou grande, da nossa vida que o Senhor não venha compartilhar conosco.
3. Mas a Cruz de Cristo também nos convida a deixar-nos contagiar por este amor; ensina-nos, pois, a olhar sempre para o outro com misericórdia e amor, sobretudo quem sofre, quem tem necessidade de ajuda, quem espera uma palavra, um gesto; ensina-nos a sair de nós mesmos para ir ao encontro destas pessoas e lhes estender a mão. Tantos rostos acompanharam Jesus no seu caminho até a Cruz: Pilatos, o Cireneu, Maria, as mulheres... Também nós diante dos demais podemos ser como Pilatos que não teve a coragem de ir contra a corrente para salvar a vida de Jesus, lavando-se as mãos. Queridos amigos, a Cruz de Cristo nos ensina a ser como o Cireneu, que ajuda Jesus levar aquele madeiro pesado, como Maria e as outras mulheres, que não tiveram medo de acompanhar Jesus até o final, com amor, com ternura. E você como é? Como Pilatos, como o Cireneu, como Maria? 
Queridos jovens, levamos as nossas alegrias, os nossos sofrimentos, os nossos fracassos para a Cruz de Cristo; encontraremos um Coração aberto que nos compreende, perdoa, ama e pede para levar este mesmo amor para a nossa vida, para amar cada irmão e irmã com este mesmo amor. Assim seja!
FRANCESE
Très chers jeunes !
Nous sommes venus ici aujourd’hui pour accompagner Jésus tout au long de son chemin de douleur et d’amour, le chemin de la Croix, qui est un des moments forts des Journées mondiales de la Jeunesse. Au terme de l’Année Sainte de la Rédemption, le bienheureux Jean-Paul II a voulu confier la Croix à vous, les jeunes, en vous disant : « Portez-la dans le monde comme le signe de l’amour de Jésus pour l’humanité et annoncez à tous que seul dans le Christ mort et ressuscité, il y a le salut et la rédemption » (Paroles aux jeunes [21 avril 1984] : Insegnamenti VII,1 [1984], p. 1105). Depuis lors, la Croix a parcouru tous les Continents et a traversé les secteurs les plus variés de l’existence humaine, en restant presqu’imprégnée des situations de vie de beaucoup de jeunes, qui l’ont vue et l’ont portée. Personne ne peut toucher la Croix de Jésus sans y laisser quelque chose de lui-même et sans porter quelque chose de la Croix de Jésus dans sa vie. Alors que vous accompagnez le Seigneur, ce soir, je voudrais que trois questions résonnent dans vos cœurs : qu’avez-vous laissé sur la Croix, vous, chers jeunes du Brésil, en ces deux ans durant lesquels elle a sillonné votre immense pays ? Et qu’est-ce que la Croix de Jésus a laissé en chacun de vous ? Et, enfin, qu’est-ce que cette croix enseigne à notre vie ?
1. Une tradition ancienne de l’Église de Rome raconte que l’Apôtre Pierre, sortant de la ville pour fuir la persécution de Néron, vit Jésus qui marchait dans la direction opposée et étonné, il lui demanda : « Seigneur, où vas-tu ? ». La réponse de Jésus fut : « Je vais à Rome pour être de nouveau crucifié ». A ce moment-là, Pierre comprit qu’il devait suivre le Seigneur avec courage, à fond, mais il comprit surtout qu’il n’était jamais seul dans sa marche ; avec lui il y avait toujours ce Jésus qui l’avait aimé jusqu’à mourir sur la Croix. Voilà ! chargé de sa Croix, Jésus parcourt nos routes pour prendre sur lui nos peurs, nos problèmes, nos souffrances, même les plus profondes. Avec sa Croix, Jésus s’unit au silence des victimes de la violence qui ne peuvent plus crier, surtout les innocents et ceux qui sont sans défense ; avec elle, Jésus s’unit aux familles qui sont en difficulté, qui pleurent la mort de leurs enfants, ou qui souffrent en les voyant être les proies des paradis artificiels comme la drogue ; avec elle, Jésus s’unit à toutes les personnes qui souffrent de la faim dans un monde qui chaque jour met à la poubelle des tonnes de nourriture ; avec elle, Jésus s’unit à celui qui est persécuté à cause de sa religion, de ses idées, ou simplement pour la couleur de sa peau ; avec elle, Jésus s’unit aux nombreux jeunes qui ne mettent plus leur confiance dans les institutions politiques, car ils y voient égoïsme et corruption, ou qui ont perdu la foi en l’Église, et même en Dieu, à cause de l’incohérence des chrétiens et des ministres de l’Évangile. Dans la Croix du Christ, il y a la souffrance, le péché de l’homme, aussi le nôtre, et lui accueille tout avec les bras ouverts, prend sur ses épaules nos croix et nous dit : courage ! Tu n’es pas seul à les porter ! Je les porte avec toi, j’ai vaincu la mort et je suis venu te donner espérance, te donner la vie (cf. Jn 3, 16).
2. Et nous pouvons ainsi répondre à la deuxième question : qu’est-ce que la Croix a laissé en ceux qui l’ont vue, en ceux qui l’ont touchée ? Que laisse-t-elle en chacun de nous ? Elle laisse le bien que personne ne peut nous donner : la certitude de l’amour inébranlable de Dieu pour nous. Un amour tellement grand qu’il entre dans notre péché et le pardonne, qu’il entre dans notre souffrance et nous donne la force de la porter ; qu’il entre même dans la mort pour la vaincre et nous sauver. La Croix du Christ renferme tout l’amour de Dieu, son immense miséricorde. Et c’est un amour auquel nous pouvons nous fier, auquel nous pouvons croire. Chers jeunes, ayons confiance en Jésus, en remettons-nous totalement à lui (cf. Lettre enc. Lumen fidei, n. 16) ! Seul dans le Christ mort et ressuscité nous trouvons le salut et la rédemption. Avec lui, le mal, la souffrance et la mort n’ont pas le dernier mot, parce que lui nous donne espérance et vie : il a transformé la Croix, d’instrument de haine, de défaite, de mort en signe d’amour, de victoire et de vie.
Le premier nom donné au Brésil a été justement celui de « Terre de la Sainte Croix ». La Croix du Christ a été plantée non seulement sur la plage, il y a plus de cinq siècles, mais aussi dans l’histoire, dans le cœur et dans la vie du peuple brésilien et pas seulement. Nous sentons le Christ souffrant proche de nous, un de nous qui partage à fond notre marche. Il n’y a pas de croix, petite ou grande, de notre vie que le Seigneur ne partage pas avec nous.
3. Mais la Croix du Christ nous invite aussi à nous laisser contaminer par cet amour, elle nous enseigne alors à regarder toujours l’autre avec miséricorde et amour, surtout la personne qui souffre, qui a besoin d’aide, qui attend une parole, un geste ; elle nous enseigne à sortir de nous-mêmes pour aller à sa rencontre et lui tendre la main. De nombreux visages ont accompagné Jésus dans sa marche vers le Calvaire : Pilate, le Cyrénéen, Marie, les femmes … Devant les autres, nous pouvons être nous aussi comme Pilate qui n’a pas le courage d’aller à contre-courant pour sauver la vie de Jésus ; il s’en lave les mains. Chers amis, la Croix du Christ nous enseigne à être comme le Cyrénéen, qui aide Jésus à porter ce bois pesant, à être comme Marie et les femmes, qui n’ont pas peur d’accompagner Jésus jusqu’au bout, avec amour, avec tendresse. Et toi, à qui t’identifies-tu ? A Pilate, au Cyrénéen, à Marie ?
Chers jeunes, sur la Croix du Christ déposons nos joies, nos souffrances, nos succès ; nous y trouverons un Cœur ouvert qui nous comprend, nous pardonne, nous aime et nous demande de porter ce même amour dans notre vie, d’aimer chacun de nos frères et de nos sœurs avec le même amour. Ainsi soit-il !
INGLESE
Dear Young Friends,   
We have come here today to accompany Jesus on his journey of sorrow and love, the Way of the Cross, which is one of the most intense moments of World Youth Day.  At the end of the Holy Year of Redemption, Blessed John Paul II chose to entrust the Cross to you, young people, asking you “to carry it throughout the world as a symbol of Christ’s love for humanity, and announce to everyone that only in the death and resurrection of Christ can we find salvation and redemption” (Address to Young People, 22 April 1984).  Since then, the World Youth Day Cross has travelled to every continent and through a variety of human situations.  It is, as it were, almost “steeped” in the life experiences of the countless young people who have seen it and carried it.  No one can approach and touch the Cross of Jesus without leaving something of himself or herself there, and without bringing something of the Cross of Jesus into his or her own life.  I have three questions that I hope will echo in your hearts this evening as you walk beside Jesus: What have you left on the Cross, dear young people of Brazil, during these two years that it has been crisscrossing your great country?  What has the Cross of Jesus left for you, in each one of you?  Finally, what does this Cross teach us?
1. According to an ancient Roman tradition, while fleeing the city during the persecutions of Nero, Saint Peter saw Jesus who was travelling in the opposite direction, that is, toward the city, and asked him in amazement: “Lord, where are you going?”  Jesus’ response was: “I am going to Rome to be crucified again.”  At that moment, Peter understood that he had to follow the Lord with courage, to the very end.  But he also realized that he would never be alone on the journey; Jesus, who had loved him even unto death on the Cross, would always be with him.  Jesus, with his Cross, walks with us and takes upon himself our fears, our problems, and our sufferings, even those which are deepest and most painful.  With the Cross, Jesus unites himself to the silence of the victims of violence, those who can no longer cry out, especially the innocent and the defenceless; with the Cross, he is united to families in trouble, those who mourn the loss of their children, or who suffer when they see them fall victim to false paradises, such as that offered by drugs.  On the Cross, Jesus is united with every person who suffers from hunger in a world where tons of food are thrown out each day; on the Cross, Jesus is united with those who are persecuted for their religion, for their beliefs or simply for the colour of their skin; on the Cross, Jesus is united with so many young people who have lost faith in political institutions, because they see in them only selfishness and corruption; he unites himself with those young people who have lost faith in the Church, or even in God because of the counter-witness of Christians and ministers of the Gospel.  The Cross of Christ bears the suffering and the sin of mankind, including our own.  Jesus accepts all this with open arms, bearing on his shoulders our crosses and saying to us: “Have courage!  You do not carry your cross alone!  I carry it with you.  I have overcome death and I have come to give you hope, to give you life” (cf. Jn 3:16).
2. And so we can answer the second question: What has the Cross given to those who have gazed upon it or touched it?  What has it left in each one of us?  It gives us a treasure that no one else can give: the certainty of the unshakable love which God has for us. A love so great that it enters into our sin and forgives it, enters into our suffering and gives us the strength to bear it.  It is a love which enters into death to conquer it and to save us.  The Cross of Christ contains all the love of God, his immeasurable mercy.  This is a love in which we can place all our trust, in which we can believe.  Dear young people, let us entrust ourselves to Jesus, let us give ourselves over entirely to him (cf. Lumen Fidei, 16)!  Only in Christ crucified and risen can we find salvation and redemption.  With him, evil, suffering, and death do not have the last word, because he gives us hope and life: he has transformed the Cross from an instrument of hate, defeat and death into a sign of love, victory and life.
The first name given to Brazil was “The Land of the Holy Cross”.  The Cross of Christ was planted five centuries ago not only on the shores of this country, but also in the history, the hearts and the lives of the people of Brazil and elsewhere.  The suffering Christ is keenly felt here, as one of us who shares our journey even to the end.  There is no cross, big or small, in our life which the Lord does not share with us.
3. But the Cross of Christ invites us also to allow ourselves to be smitten by his love, teaching us always to always look upon others with mercy and tenderness, especially those who suffer, who are in need of help, who need a word or a concrete action which requires us to step outside ourselves to meet them and to extend a hand to them.  How many people were with Jesus on the way to Calvary: Pilate, Simon of Cyrene, Mary, the women…  Sometimes we can be like Pilate, who did not have the courage to go against the tide to save Jesus’ life, and instead washed his hands.  Dear friends, the Cross of Christ teaches us to be like Simon of Cyrene, who helped Jesus to carry that heavy wood; it teaches us to be like Mary and the other women, who were not afraid to accompany Jesus all the way to the end, with love and tenderness.  And you?  Who are you like?  Like Pilate?  Like Simon?  Like Mary?
Dear friends, let us bring to Christ’s Cross our joys, our sufferings and our failures.  There we will find a Heart that is open to us and understands us, forgives us, loves us and calls us to bear this love in our lives, to love each person, each brother and sister, with the same love.  Amen!
SPAGNOLO
Queridísimos jóvenes
Hemos venido hoy aquí para acompañar a Jesús a lo largo de su camino de dolor y de amor, el camino de la Cruz, que es uno de los momentos fuertes de la Jornada Mundial de la Juventud. Al concluir el Año Santo de la Redención, el beato Juan Pablo II quiso confiarles a ustedes, jóvenes, la Cruz diciéndoles: “Llévenla por el mundo como signo del amor de Jesús a la humanidad, y anuncien a todos que sólo en Cristo muerto y resucitado hay salvación y redención” (Palabras al entregar la cruz del Año Santo a los jóvenes, 22 de abril de 1984: Insegnamenti VII,1 (1984), 1105). Desde entonces, la Cruz ha recorrido todos los continentes y ha atravesado los más variados mundos de la existencia humana, quedando como impregnada de las situaciones vitales de tantos jóvenes que la han visto y la han llevado. Nadie puede tocar la Cruz de Jesús sin dejar en ella algo de sí mismo y sin llevar consigo algo de la cruz de Jesús a la propia vida. Esta tarde, acompañando al Señor, me gustaría que resonasen en sus corazones tres preguntas: ¿Qué han dejado ustedes en la Cruz, queridos jóvenes de Brasil, en estos dos años en los que ha recorrido su inmenso país? Y ¿qué ha dejado la Cruz en cada uno de ustedes? Y, finalmente, ¿qué nos enseña para nuestra vida esta Cruz?
1. Una antigua tradición de la Iglesia de Roma cuenta que el apóstol Pedro, saliendo de la ciudad para huir de la persecución de Nerón, vio que Jesús caminaba en dirección contraria y enseguida le preguntó: “Señor, ¿adónde vas?”. La respuesta de Jesús fue: “Voy a Roma para ser crucificado de nuevo”. En aquel momento, Pedro comprendió que tenía que seguir al Señor con valentía, hasta el final, pero entendió sobre todo que nunca estaba solo en el camino; con él estaba siempre aquel Jesús que lo había amado hasta morir en la Cruz. Miren, Jesús con su Cruz recorre nuestras calles para cargar con nuestros miedos, nuestros problemas, nuestros sufrimientos, también los más profundos. Con la Cruz, Jesús se une al silencio de las víctimas de la violencia, que no pueden ya gritar, sobre todo los inocentes y los indefensos; con ella, Jesús se une a las familias que se encuentran en dificultad, que lloran la pérdida de sus hijos, o que sufren al verlos víctimas de paraísos artificiales como la droga; con ella, Jesús se une a todas las personas que sufren hambre en un mundo que cada día tira toneladas de alimentos; con ella, Jesús se une a quien es perseguido por su religión, por sus ideas, o simplemente por el color de su piel; en ella, Jesús se une a tantos jóvenes que han perdido su confianza en las instituciones políticas porque ven egoísmo y corrupción, o que han perdido su fe en la Iglesia, e incluso en Dios, por la incoherencia de los cristianos y de los ministros del Evangelio. En la Cruz de Cristo está el sufrimiento, el pecado del hombre, también el nuestro, y Él acoge todo con los brazos abiertos, carga sobre su espalda nuestras cruces y nos dice: ¡Ánimo! No la llevas tú solo. Yo la llevo contigo y yo he vencido a la muerte y he venido a darte esperanza, a darte vida (cf. Jn 3,16).
2. Y así podemos responder a la segunda pregunta: ¿Qué ha dejado la Cruz en los que la han visto, en los que la han tocado? ¿Qué deja en cada uno de nosotros? Deja un bien que nadie más nos puede dar: la certeza del amor indefectible de Dios por nosotros. Un amor tan grande que entra en nuestro pecado y lo perdona, entra en nuestro sufrimiento y nos da fuerza para sobrellevarlo, entra también en la muerte para vencerla y salvarnos. En la Cruz de Cristo está todo el amor de Dios, su inmensa misericordia. Y es un amor del que podemos fiarnos, en el que podemos creer. Queridos jóvenes, fiémonos de Jesús, confiemos totalmente en Él (cf. Lumen fidei, 16). Sólo en Cristo muerto y resucitado encontramos salvación y redención. Con Él, el mal, el sufrimiento y la muerte no tienen la última palabra, porque Él nos da esperanza y vida: ha transformado la Cruz de instrumento de odio, de derrota, de muerte, en signo de amor, de victoria y de vida.
El primer nombre de Brasil fue precisamente “Terra de Santa Cruz”. La Cruz de Cristo fue plantada no sólo en la playa hace más de cinco siglos, sino también en la historia, en el corazón y en la vida del pueblo brasileño, y en muchos otros. A Cristo que sufre lo sentimos cercano, uno de nosotros que comparte nuestro camino hasta el final. No hay en nuestra vida cruz, pequeña o grande, que el Señor no comparta con nosotros.
3. Pero la Cruz nos invita también a dejarnos contagiar por este amor, nos enseña así a mirar siempre al otro con misericordia y amor, sobre todo a quien sufre, a quien tiene necesidad de ayuda, a quien espera una palabra, un gesto, y a salir de nosotros mismos para ir a su encuentro y tenderles la mano. Muchos rostros han acompañado a Jesús en su camino al Calvario: Pilato, el Cireneo, María, las mujeres… También nosotros podemos ser para los demás como Pilato, que no tiene la valentía de ir contracorriente para salvar la vida de Jesús y se lava las manos. Queridos amigos, la Cruz de Cristo nos enseña a ser como el Cireneo, que ayuda a Jesús a llevar aquel madero pesado, como María y las otras mujeres, que no tienen miedo de acompañar a Jesús hasta el final, con amor, con ternura. Y tú, ¿como quién eres? ¿Como Pilato, como el Cireneo, como María?
Queridos jóvenes, llevemos nuestras alegrías, nuestros sufrimientos, nuestros fracasos a la Cruz de Cristo; encontraremos un Corazón abierto que nos comprende, nos perdona, nos ama y nos pide llevar este mismo amor a nuestra vida, amar a cada hermano o hermana nuestra con ese mismo amor. Que así sea.