sabato 8 marzo 2014

Attenti a tutte le povertà

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Nuovo tweet del Papa: "La sfida degli sposi cristiani: stare insieme, sapersi amare per sempre, e fare in modo che l’amore cresca" (8 marzo 2014)

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Messaggio che il Santo Padre Francesco ai partecipanti al Simposio Internazionale sul tema: “La gestione dei beni ecclesiastici degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica a servizio dell’humanum e della missione nella Chiesa” (8-9 marzo 2014, Pontificia Università Antonianum) – Testo integrale

Al Venerato Fratello
Cardinale João Braz de Aviz
Prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica
Invio il mio cordiale saluto a Lei e a tutti i partecipanti al Simposio Internazionale sul tema “La gestione dei beni ecclesiastici degli Istituti di vita consacrata e delle Società di vita apostolica a servizio dell’humanum e della missione nella Chiesa”.
Il nostro tempo è caratterizzato da rilevanti cambiamenti e progressi in numerosi campi, con conseguenze importanti per la vita degli uomini. Tuttavia, pur avendo ridotto la povertà, i traguardi raggiunti spesso hanno contribuito a costruire un’economia dell’esclusione e dell’inequità: «Oggi tutto entra nel gioco della competitività e della legge del più forte, dove il potente mangia il più debole» (cfr Esort. ap. Evangelii gaudium, 53). Di fronte alla precarietà in cui vive la maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo, come pure di fronte alle fragilità spirituali e morali di tante persone, in particolare i giovani, come comunità cristiana ci sentiamo interpellati.
Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica possono e devono essere soggetti protagonisti e attivi nel vivere e testimoniare che il principio di gratuità e la logica del dono trovano il loro posto nell’attività economica. Il carisma fondazionale di ciascun Istituto è inscritto a pieno titolo in questa “logica”: nell’essere-dono, come consacrati, date il vostro vero contributo allo sviluppo economico, sociale e politico. La fedeltà al carisma fondazionale e al conseguente patrimonio spirituale, insieme alle finalità proprie di ciascun Istituto, rimangono il primo criterio di valutazione dell’amministrazione, gestione e di tutti gli interventi compiuti negli Istituti, a qualsiasi livello: «La natura del carisma dirige le energie, sostiene la fedeltà ed orienta il lavoro apostolico di tutti verso l’unica missione» (Esort. ap. postsin. Vita consecrata, 45).
Occorre vigilare attentamente affinché i beni degli Istituti siano amministrati con oculatezza e trasparenza, siano tutelati e preservati, coniugando la prioritaria dimensione carismaticospirituale alla dimensione economica e all’efficienza, che ha un suo proprio humus nella tradizione amministrativa degli Istituti che non tollera sprechi ed è attenta al buon utilizzo delle risorse.
All’indomani della chiusura del Concilio Vaticano II, il Servo di Dio Paolo VI richiamava a “una nuova ed autentica mentalità cristiana” e a un “nuovo stile di vita ecclesiale”: «Notiamo con vigile attenzione come in un periodo come il nostro, tutto assorbito nella conquista, nel possesso, nel godimento dei beni economici, si avverta nella opinione pubblica, dentro e fuori della Chiesa, il desiderio, quasi il bisogno, di vedere la povertà del Vangelo e la si voglia ravvisare maggiormente là dove il Vangelo è predicato, è rappresentato» (Udienza generale del 24 giugno 1970).
Ho voluto richiamare tale bisogno anche nel Messaggio per la Quaresima di quest’anno. Gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica sono stati sempre voce profetica e testimonianza vivace della novità che è Cristo, della conformazione a Colui che si è fatto povero arricchendoci con la sua povertà. Questa povertà amorosa è solidarietà, condivisione e carità e si esprime nella sobrietà, nella ricerca della giustizia e nella gioia dell’essenziale, per mettere in guardia dagli idoli materiali che offuscano il senso autentico della vita. Non serve una povertà teorica, ma la povertà che si impara toccando la carne di Cristo povero, negli umili, nei poveri, negli ammalati, nei bambini. Siate ancora oggi, per la Chiesa e per il mondo, gli avamposti dell’attenzione a tutti i poveri e a tutte le miserie, materiali, morali e spirituali, come superamento di ogni egoismo nella logica del Vangelo che insegna a confidare nella Provvidenza di Dio.
Mentre esprimo la mia riconoscenza alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica che ha promosso e preparato il Simposio, auspico che esso porti i frutti sperati. Invoco per questo l’intercessione della Beata Vergine Maria e tutti vi benedico. Dal Vaticano, 8 marzo 2014

FRANCISCUS

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Simposio internazionale sul tema “La gestione dei beni ecclesiastici degli Istituti di Vita consacrata e delle Società di vita apostolica". Intervento di apertura del cardinale João Braz de Aviz, Prefetto della Congregazione

"La necessità dei mezzi economici e materiali, con la conseguenza che comporta di cercarli, di richiederli, di amministrarli, non deve tuttavia eccedere mai 'il concetto dei fini a cui essi devono servire e di cui deve sentire il freno del limite, la generosità dell’impiego, la spiritualità del significato' ” (Paolo VI).
Carissimi,
in qualità di Prefetto della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le Società di vita apostolica ho il compito ed il piacere di dare il benvenuto a tutti i partecipanti a questo incontro di riflessione e di studio, auspicato dal Santo Padre Francesco - supremo amministratore e dispensatore di tutto il patrimonio ecclesiastico (cfr. can. 1256 CJC) - ed organizzato dal Dicastero per la vita consacrata in quanto i consacrati, anche sotto l’aspetto dei beni temporali, rientrano nella propria competenza istituzionale.
“Come l’amministratore fedele e prudente ha il compito di curare attentamente quanto gli è stato affidato, così la Chiesa è consapevole della responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i propri beni, alla luce della sua missione di evangelizzazione e con particolare premura verso i bisognosi”.
Sono parole dello stesso Papa Francesco poste nell’incipit della lettera apostolica in forma di motu proprio Fidelis dispensator et prudens - dello scorso 24 febbraio – con la quale è stata costituita una nuova struttura di coordinamento degli Affari economici e amministrativi della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano.
Il tema su cui siamo chiamati a riflettere è quello della gestione dei beni degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica, che sono beni della Chiesa, al servizio dell’humanum e della missione ecclesiale.
Nella linea di un “discernimento evangelico” (Evangelii gaudium, n. 50) - sollecitato da Papa Francesco nella sua esortazione apostolica - il Simposio si propone di avviare una riflessione su i , cioè di mezzi a servizio delle finalità proprie della Chiesa (cf. can. 1254 §1), con particolare attenzione alle attuali problematiche derivate dall’amministrazione e gestione delle opere degli Istituti di Vita Consacrata e Società di Vita Apostolica. Mediante esse i Consacrati “hanno valorizzato la forza profetica dei loro carismi e la ricchezza della loro spiritualità nella Chiesa e nel mondo” (Ripartire da Cristo, 36).
A servizio dell’humanum. “La complessità e gravità dell'attuale situazione economica” - ci ricorda la Caritas in veritate (n. 21) – esige da parte dei Consacrati di dare volti alla profezia come contributo ad una “nuova sintesi umanistica” . Ciò significa “assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuro migliore” (ivi). “La profezia del Regno […] non è negoziabile […] i religiosi e le religiose sono uomini e donne che illuminano il futuro”, così Papa Francesco, lo scorso 29 novembre ai Superiori Generali.
E della missione della Chiesa. “Una individuazione dei fini senza un’adeguata ricerca comunitaria dei mezzi per raggiungerli è condannata a tradursi in mera fantasia” (Evangelii gaudium, n. 33). In questa prospettiva i Consacrati sono consapevoli che “ogni volta che [si cerca] di tornare alla fonte e recuperare la freschezza originale del Vangelo spuntano nuove strade, metodi creativi, altre forme di espressione, segni più eloquenti, parole cariche di rinnovato significato per il mondo attuale. In realtà, ogni autentica azione evangelizzatrice è sempre “nuova” (Evangelii gaudium, n. 11).
La Chiesa segue con speciale cura la vita consacrata: l’universale presenza ed il carattere evangelico della testimonianza dei consacrati sono elementi decisivi per la missione della Chiesa e per la sua vocazione di comunione e di santità (cfr. Vita Consecrata 9).
Ogni singolo istituto di vita consacrata e società di vita apostolica, come l’amministratore fedele e prudente del Vangelo, deve sempre curare quanto gli è stato affidato. I consacrati, in quanto membri della Chiesa, devono acquisire sempre più coscienza del fatto che la retta amministrazione dei beni temporali, per la Chiesa, non è solo un dovere di correttezza o di stile, un dovere umano, per così dire.
La gestione dei beni ecclesiastici è una vera e propria missione, come affermato dalla Gaudium et spes “che deve esprimere e servire quella comunione nella quale è costituito l’unico popolo di Dio”.
Sono dunque i fini propri della Chiesa che danno consistenza e legittimità ai suoi diritti di carattere economico, giustificando l’esistenza di un patrimonio ecclesiastico. Tali fini sono principalmente i seguenti:
1. l’organizzazione del culto divino che, ovviamente, comprende anche la costruzione e la manutenzione degli edifici sacri e le loro pertinenze.
2. Il dignitoso sostentamento del clero e delle altre persone che dedicano la loro attività al servizio della Chiesa, provvedendo anche alla debita formazione spirituale, dottrinale e scientifica.
3. L’esercizio delle opere di apostolato e di carità, specialmente a favore dei poveri, una parte essenziale della vita della Chiesa, insieme alla predicazione della Parola e alla celebrazione dei sacramenti.
La necessità dei mezzi economici e materiali, con la conseguenza che comporta di cercarli, di richiederli, di amministrarli, non deve tuttavia eccedere mai “il concetto dei fini a cui essi devono servire e di cui deve sentire il freno del limite, la generosità dell’impiego, la spiritualità del significato” (Paolo VI).
Sappiamo che l’economia gioca spesso un ruolo determinante nella storia umana, anche religiosa e, particolarmente nella cultura odierna, spesso determina la struttura dell’organizzazione sociale e tende a rispecchiare la stessa visione dell’uomo.
All’interno di questa cultura, i consacrati, nella loro particolare sequela Christi, devono mantenersi fedeli al Vangelo e all’uomo. Il loro non è un servizio privato ma ecclesiale, non tanto e non solo funzionalità di strutture ed efficacia dei servizi, ma capacità di farsi testimoni e prossimi per amore di Cristo.
Da una parte, i consacrati sono quasi indotti o costretti ad entrare nel meccanismo delle leggi dell’economia moderna, ma devono farlo con la semplicità e la prudenza propria del discepolo del Signore. Dall’altra devono essere consapevoli che possono correre il rischio di perdere la propria identità di consacrati, trasformandosi in amministratori mediocri o cattivi, senza punti di riferimento, e quindi agire in difformità al dettato evangelico e alla giustizia, appannando così l’immagine della Chiesa stessa.
La gestione attenta e lungimirante dei beni ecclesiastici e delle opere riveste, pertanto, un carattere evangelico. La tutela e la gestione dei beni della Chiesa non può che avvenire alla luce della sua missione di evangelizzazione.
I fini dei beni ecclesiastici sono anche le linee guida per una corretta gestione degli stessi beni della Chiesa e, per i consacrati, comportano l’irrinunciabile salvaguardia dell’identità cristiana e cattolica, come presupposto della tutela del patrimonio carismatico, di qualsiasi istituto di vita consacrata o opera caritativa.
Anche nella gestione dei beni temporali, come consacrati, siamo esortati a percorrere la via della comunione. Infatti se “dal riconoscimento di essere una sola famiglia che collabora in vera comunione ed è costituita da soggetti semplicemente l’uno accanto all’altro” (Caritas in Veritate 53) dipende lo sviluppo dei popoli, quanto più sarà richiesto il cammino in sinergia solidale agli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, che per la loro natura esistono come dono nella chiesa-comuione.
Altre linee guida irrinunciabili sono la collaborazione intra-ecclesiale tenuto conto dell’identità ed autonomia dei vari istituti, il rispetto della volontà dei donatori e degli offerenti, il principio della trasparenza finanziaria ed il rispetto della legittima legislazione civile in materia.
Non dobbiamo dimenticare che la gestione dei settori economico e finanziario è intimamente legata alla specifica missione della Chiesa, ma anche in relazione al bene comune, nella prospettiva dello sviluppo integrale della persona umana.
Considerato il grande sforzo ed il notevole contributo offerto dagli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, il momento storico particolarmente difficile e la necessità di continuare a lavorare per il bene di tutti, si impone il presente incontro di riflessione e di studio, indirizzato agli Economi Generali e, tramite loro, a tutti gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica. E’ necessario fare il punto della situazione, che presenta luci ed ombre, per una rinnovata coscienza della responsabilità propria di ogni istituto, che deve abituarsi alla progettualità, per attivare tutte le sue risorse – senza sprecarle - per la propria missione, che è missione della Chiesa, nella fedeltà al proprio carisma.
Per essere amministratori fedeli dei beni ecclesiastici è necessario avere la consapevolezza della grande responsabilità di tutelare e gestire con attenzione i beni degli istituti di vita consacrata e delle società di vita apostolica come beni ecclesiastici, alla luce dei fini propri dei beni della Chiesa, nel contesto della sua missione di evangelizzazione.
Nella nostra riflessione saremo aiutati da relazioni e da comunicazioni tenute da esperti, che sono stati chiamati a parlare della gestione dei beni ecclesiastici sotto varie aspetti ed in base alle proprie competenze ed esperienze.
Si tratta di pastori della Chiesa e di docenti universitari, di officiali della Congregazione per gli Istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e di membri di istituti di vita consacrata che svolgono il servizio dell’autorità o sono impegnati nella gestione quotidiana dei beni del proprio istituto. Ringrazio sin da questo momento quanti del nostro Dicastero si sono adoperati con un servizio nascosto ai più ma concreto ed efficace alla progettazione e alla preparazione del presente Simposio.
Voglio esprimere, inoltre, il mio più vivo ringraziamento a tutti coloro che prenderanno la parola per il contributo che ciascuno darà alla riflessione comune ed auspico che da questo simposio possiamo ripartire con rinnovati coscienza, impegno e slancio nei confronti della gestione dei beni temporali, nella fedeltà carismatica e nella docilità allo Spirito, che comportano cambiamenti di mentalità, di comportamento e, alle volte, lo sollecitiamo, anche di strutture.