mercoledì 12 marzo 2014

Germania e Polonia. Cambi al vertice dei presuli.


Germania, Reinhard Marx al vertice dei presuli

Guiderà la Conferenza episcopale per i prossimi sei anni

MARIA TERESA PONTARA PEDERIVAROMA
Un metro e novanta di coraggio e determinazione tedeschi, un’energia fuori dal comune che lo vede spostarsi da Monaco di Baviera verso Bruxelles o Roma con la stessa normalità con cui ci si reca in ufficio, una grande capacità pastorale e facilità a relazionarsi con le persone che di lui apprezzano la schiettezza e la coerenza, unita ad altrettanta umanità e semplicità.

Per quanti lo conoscono questo potrebbe essere l’identikit del nuovo presidente della Conferenza episcopale tedesca, eletto oggi a Münster nel corso dell’assemblea generale: il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo dal 2007 della diocesi di München e Freising (la stessa di Joseph Ratzinger dal '77 all'81),  già segretario e portavoce della Conferenza stessa. Ma per il 60enne Marx il curricolo si allunga, dal momento che dal 2012 è anche presidente della Commissione dei Vescovi accreditati presso l’Unione europea (Comece) e dall’aprile scorso è stato chiamato da papa Francesco a far parte del gruppo dei cardinali consiglieri (“C8”) e da una settimana del nuovo Consiglio economico.

Nato il 21 Settembre 1953 a Geseke in Westphalia, prete nel 1979, ha studiato teologia e filosofia a Paderborn, Parigi, Münster e Bochum, conseguendo il dottorato in Teologia nel 1989 sul tema “Una Chiesa diversa? Possibilità e limiti del contributo sociologico”; Vescovo ausiliare di Paderborn nel 1996, diventa vescovo di Trier nel 2001 e dopo sei anni è assegnato in Baviera ed elevato a Cardinale nel concistoro del novembre 2010.

Succede all'arcivescovo di Freiburg, Robert Zollitsch (classe 1938) che ha rassegnato le sue dimissioni per raggiunti limiti di età (l'ultimo  arcivescovo di Monaco di Baviera a guidare i Vescovi tedeschi era stato il cardinale Julius Dòpfner, dal 1965 fino alla sua morte nel 1976). “È un voto che rappresenta la grande fiducia dei vescovi  (62 per la precisione)  nei confronti di Marx in un momento di grande sfida per la Chiesa", commenta a caldo il vicario generale, Peter Beer sul sito dell’arcidiocesi.

Il consiglio diocesano dell'Azione cattolica, che rappresenta i  1,75 milioni di laici bavaresi esprime la sua soddisfazione: “In lui, la Chiesa in Germania vede rappresentata una fede salda e credibile, in grado di assumere posizioni chiare, ma allo stesso tempo costruire ponti”, dichiara il presidente Hans Tremmel che aggiunge “attraverso di lui lo swing contagioso di papa Francesco potrà ispirare ancor di più la nostra Chiesa" e non nasconde come le sue capacità mediatiche potranno riportare fiducia e credibilità all’istituzione.

Se molti scommettevano sul di poco più giovane arcivescovo di Berlino, il cardinale Reiner Maria Woelki, 57 anni – e l’elezione al quarto scrutinio potrebbe confermare una certa diversità di intenzioni tra i vescovi – di fatto Marx può contare su una vasta popolarità che dalla terra tedesca si allarga a tutta Europa, ma non solo. Non è un mistero che le sue competenze di teologo morale, con particolari interessi nel campo della dottrina sociale, l’abbiano visto come uno dei più stretti collaboratori di Joseph Ratzinger nella stesura della “Caritas in veritate”.

Grande rapporto di amicizia con lo scomparso don Enrico Chiavacci e il vescovo emerito di Bolzano-Bressanone, Karl Golser, colleghi teologi morali.
Figlio di un sindacalista, appassionato da sempre alle questioni sociali, forse il principale collegamento fra la Chiesa tedesca e il governo, è stato presidente della commissione per le questioni sociali della sua Conferenza episcopale: in quella veste si è fatto conoscere (in dibattiti tv come in incontri col mondo della finanza) per la sua azione decisa nei confronti di temi come la giustizia e l’equità, denunciando i limiti dell’economia di mercato e promuovendo invece un’economia di mercato sociale. “Das Kapital - Eine sozialethische Streitschrift” è il titolo che, non senza una punta di ironia, aveva voluto per il suo fortunato testo del 2008 (tradotto in Italia da Rizzoli) dove conduceva una critica serrata al capitalismo alla stregua del suo omonimo Karl cui era dedicata una originale Lettera. Al “caro omonimo” scriveva: “Le conseguenze del tuo pensiero sono state alla fine disastrose”. Ma ciò non significa affatto sminuire la fondamentale bontà della sua analisi sociale, anzi: se avvertiva i lettori di “non aspettarsi una difesa tout court del marxismo”, invocava però una riforma dell'attuale mercato e dei suoi eccessi alla stessa stregua della critica marxiana del XIX secolo. “E questa non è da considerarsi un'utopia, bensì un'autentica necessità per il bene dell'umanità intera”.

In un'intervista a Der Spiegel dichiarava senza mezzi termini che “un capitalismo privo di un quadro etico è nemico del genere umano”, ma nel suo testo si spinge oltre affermando che “un capitalismo privo di umanità, solidarietà e giustizia è da considerarsi immorale e senza futuro”.

Concetti ripresi anche a livello europeo dove si riconosce la sua mano in diversi documenti e prese di posizione: su tutti  “A European Community of solidarity and responsability”.

Nelle sfide attuali cui l’Europa deve far fronte, Marx assegna con chiarezza uno specifico compito ai cristiani (di qui l’impegno di dialogo ecumenico tra le chiese) richiamando a più riprese la necessità di reinventare il progetto europeo a beneficio di tutti e lanciando un appello a tutti i cittadini del vecchio continente a restare uniti e solidali. “Non sta alle chiese proporre soluzioni tecniche, ma orizzonti di valori” ama ripetere.
“I sacrifici imposti dai governi, se da una parte debbono essere considerati necessari per mantenere il proprio ruolo nel XXI secolo, dall’altra non devono andar contro i principi di equità”. Il suo stimolo a un rilancio del sogno europeo dei “Fondatori” è per un’Europa con nuovi stili di vita, traino mondiale di crescita e sviluppo nell’ottica di un’economia sostenibile dal punto di vista ambientale, un’Europa, premio Nobel per la pace, motore di pace e responsabilità. Per Marx il problema ambientale è questione etica nei confronti del mondo impoverito: “Sono le persone e la terra intera il vero capitale e la Chiesa è chiamata a lottare con unghie e denti per difenderli”. “Non è compito dei vescovi realizzare il Paradiso in terra - aveva dichiarato in un'intervista alla Sueddeutsche Zeitung - ma sono convinto che la strada sociale sia l'unica via giusta alla quale non c'è alternativa ragionevole”.

Negli ultimi mesi è grande il suo impegno per far ritrovare la fiducia dei cittadini europei nelle Istituzioni comunitarie, contro ogni tentazione di nazionalismo e populismo, ed è già indetta una conferenza stampa per il 20 marzo prossimo per presentare la Dichiarazione dei vescovi Comece in vista delle prossime elezioni per il Parlamento.

Ma non c’è solo il tema sociale o quello europeo a preoccupare il nuovo presidente dei vescovi europei e le dichiarazioni in merito ai temi del prossimo Sinodo straordinario sulla famiglia lo dimostrano. “La voce della Chiesa non deve limitarsi a ribadire la dottrina – aveva detto all’assemblea autunnale dei vescovi in parallelo con quanto dichiarato a poca distanza dal suo collega austriaco, l’arcivescovo di Vienna Schönborn – come pastori dobbiamo metterci in ascolto delle persone, condividere la loro sofferenza. Ogni questione è ancora completamente aperta”.

E aperto è anche il suo tifo per la squadra di calcio del Borussia Dortmund storica rivale del Bayern Monaco.

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Polonia, mons Gądecki è la nuova guida dei vescovi


In una recente intervista aveva criticato alcuni presuli per i legami troppo forti con il mondo della politica

MAREK LEHNERTROMA


L'attuale arcivescovo metropolita di Poznań, il 64enne Stanisław Gądecki, e' il nuovo presidente dell'episcopato polacco. E' stato eletto durante la 364esima assemblea plenaria in corso a Varsavia. Succede al metropolita di Przemyśl, l’arcivescovo Józef Michalik, che ricoprì questo incarico per due mandati di un lustro ciascuno.


Durante la recente visita ad limina Apostolorum dei vescovi della Polonia, mons. Gądecki aveva alloggiato alla Domus S. Marthae e aveva avuto frequenti contatti quotidiani con papa Francesco. Una delle sue osservazioni che volle condividere con la stampa e' stata: “Il Santo Padre sembra avere un debole più per i laici che per i preti”.


Gądecki arriva alla guida dell'episcopato polacco nel momento - a detta del suo predecessore –peggiore nei rapporti fra Chiesa e Stato in Polonia. Vi è una crescente ostilità verso la Chiesa da parte di certi ambienti, soprattutto i media, come pure occorre registrare dellee divergenze sempre più marcate all'interno della conferenza episcopale. Le stesse alle quali alludeva Francesco nel suo messaggio consegnato il mese scoro congedandosi con i vescovi alla fine della loro visita ad limina: “Niente e nessuno introduca divisioni tra voi, cari Fratelli! Siete chiamati a costruire la comunione e la pace radicate nell’amore fraterno, e a darne a tutti un incoraggiante esempio”.


Lo stesso mons. Gądecki deve la sua nomina alla sede di Poznań all'incresciosa faccenda dell'arcivescovo Juliusz Paetz, sollevato clamorosamente da Giovanni Paolo II il Giovedi Santo del 2002 in seguito allo scandalo delle molestie ai danni dei seminaristi.


Nella prima intervista dopo l'elezione, resa all'agenzia KAI, il neopresidente dei vescovi polacchi torna proprio alle parole del papa sull'unita', spiegando che si tratta delle divergenze nell'ambito della “fede applicata”. E cioé nei  confronti di ben definiti avvenimenti di carattere sociale, politico, economico o culturale. “I vescovi spesso si pronunciano singolarmente su questi temi secondo i propri giudizi, senza essersi precedentemente consultati: di conseguenza la Chiesa in Polonia non parla con una voce sola”.


La cosa più grave, secondo lui, e' il fatto che alcuni presuli si impegnano troppo per una certa opzione politica. “La Chiesa non dovrebbe permeterlo, e' una disgrazia, che viene criticata dalla Santa Sede e dallo stesso Santo Padre”, dice mons. Gądecki. In una delle precedenti interviste aveva espresso una preoccupazione: “L'attuazione dello stile di papa Francesco può rivelarsi per la nostra Chiesa un problema difficile”.

Stanisław Gądecki e' eminente biblista e in questa veste prese parte al Sinodo dei vescovi del 2008 dedicato alla Parola di Dio. E altresì impegnato nel dialogo con gli ebrei, per molti anni in qualita' di presidente dell'apposito comitato in Polonia e negli anni 1995-2008 come consultore della Pontificia commissione per i rapporti religiosi con il giudaismo. Parla fluentemente latino, greco ed ebraico, come pure l'inglese, il tedesco e il russo.