sabato 1 marzo 2014

Missionari della gioia




Messaggio per la Giornata ispanoamericana. 

È la gioia il filo conduttore che attraversa tutto il messaggio della presidenza della Pontificia Commissione per l’America Latina (Cal) per la prossima Giornata ispanoamericana, che si celebrerà domenica 2 marzo. Il tema scelto, «La gioia di essere missionario», evoca la risposta che ogni battezzato è tenuto a dare riguardo all’annuncio evangelico. «I cristiani — si legge nel messaggio firmato dal cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione — non possono avere una faccia triste, ma volti pieni della gioia di aver ricevuto la fede per mezzo del battesimo, di essere salvati, di essere redenti, di vivere in comunione, di essere testimoni delle meraviglie di Dio, del suo amore misericordioso!». 
Questa gioia trova la sua ragione nel «condividere la vita con Gesù». Nasce da qui la domanda su cosa sia la missione. Essa non è altro che una «sovrabbondanza della gratitudine e della gioia che si comunica agli altri». È per questo che nel messaggio trova ampio spazio il riferimento all’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium. Infatti, come sottolinea il cardinale Ouellet, la celebrazione della Giornata ispanoamericana del 2014 sarà «illuminata» da questa esortazione apostolica. Da qui l’invito a leggerla, meditarla e confrontarla con l’esperienza personale di ogni cristiano laico e di ogni sacerdote, con particolare riferimento alla «conversione personale, pastorale e missionaria che ci chiede Dio per bocca di Papa Francesco». 
D’altronde, ricorda il porporato, quando il cardinale Jorge Mario Bergoglio era a capo della commissione che ha redatto il documento di Aparecida, «volle personalmente stampare alla fine di questo documento le espressioni tipiche dello stile di un autentico evangelizzatore, raccogliendole dall’esortazione apostolica di Paolo VI Evangelii nuntiandi e ora includendole anche nell’Evangelii gaudium». 
Uno stile che, fin dall’inizio del suo pontificato, Papa Francesco ha raccomandato come caratteristica di tutti gli uomini e le donne del nostro tempo, invitando a «condividere la gioia di Gesù, generata dalla sua intimità di amore con Dio Padre e lo Spirito Santo nel mistero di comunione trinitaria e per la sua obbedienza nel compimento del disegno di salvezza delle moltitudini». Un messaggio di gioia oggi «specialmente diretto ai missionari ad gentes». 
Quando il Papa, sottolinea il cardinale Ouellet, si riferisce alla nuova evangelizzazione, «include come principale e prioritaria finalità la necessaria conversione dei cristiani che non vivono le esigenze del battesimo». Tuttavia, egli considera come «compito primordiale della Chiesa» la viva sollecitudine «dell’annuncio a quelli che sono lontani da Cristo». Da qui l’invito a raggiungere le periferie esistenziali, come più volte ha chiesto Papa Francesco. 
Certamente, ammette il porporato, è difficile «essere testimoni della gioia in mezzo a tante ferite fisiche e spirituali che condividiamo». D’altronde, «essere missionario — spiega il porporato — è stare, in corpo e anima, in tutte queste periferie umane, come compagnia cristiana e sacerdotale educativa ed evangelizzatrice». 
Come realizzare ciò? Non certo con «le nostre sole forze, fragili e disordinate», perché anche noi siamo peccatori «che abbiamo bisogno e imploriamo la misericordia di Dio». Per questo, quanto più siamo «decentrati» nella missione, tanto più dobbiamo essere «centrati» in Cristo, perché il ministero missionario si compie «in ginocchio». 
Non sfugge poi nel messaggio la circostanza che quest’anno la ricorrenza della Giornata ispanoamericana assume una caratteristica particolare per la presenza del primo Papa venuto dal nuovo mondo americano. Celebrare quindi questo appuntamento durante il pontificato di Papa Francesco porta con sé implicazioni e ripercussioni di speciale risonanza: per la Chiesa in Spagna, per il suo episcopato, per la commissione episcopale di missioni e cooperazione tra le Chiese, per tutte le diocesi e comunità. Essa è «una chiamata a intensificare e approfondire i vincoli che uniscono la Spagna con l’Ispanoamerica e a fortificare la comunione evangelizzatrice tra le sue Chiese». Infatti, sottolinea il cardinale, «non dimentichiamo che, nel tempo del pontificato di Papa Francesco, la Provvidenza di Dio ha collocato le Chiese dell’America latina in una situazione singolare. Devono assumere nuove responsabilità, esigenze e sfide. Tutta la loro vita, strutture e attività devono essere rinnovate dal paradigma missionario».
L’Osservatore Romano