domenica 2 marzo 2014

Pentimento è cambiare sul serio



Omelia catechetica del patriarca Bartolomeo. 

«L’opportunità, nel bel mezzo di una crisi finanziaria diffusa e globale, per dimostrare il nostro aiuto materiale e spirituale verso gli altri. Quando agiamo con carità e manifestiamo il nostro pentimento nella pratica, passando da un modo individualistico e farisaico di vivere a un altro comunitario e altruista, allora potremo trarre profitto dalla penitenza e dalla conversione, vivendo anche il pentimento come passaggio fondamentale dal peccato di egocentrismo e vanagloria alla virtù dell’amore, aspirando all’umiltà e all’atteggiamento del pubblicano, che ha meritato la misericordia di Dio».

È uno dei passaggi più significativi dell’omelia catechetica per la Quaresima scritta dal patriarca ecumenico, Bartolomeo, arcivescovo di Costantinopoli.
Con la Quaresima, «entriamo in questo periodo salvifico di purificazione del cuore e dell’anima, al fine di accogliere la Passione, la Croce, la Sepoltura e la Risurrezione di nostro Signore non solo attraverso rituali e parole ma anche nella pratica e l’esperienza. Pentitevi per diventare persone nuove — esorta Bartolomeo — rinunciando alla vecchia natura di peccatori e acquisendo novità di vita». Vigilanza, disciplina, «cura per la nostra salvezza», sincero e tangibile pentimento «per tutti i nostri peccati, misfatti e ingiustizie»: queste le richieste “quaresimali” del patriarca. «Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!» (2 Corinzi, 6, 2). La Chiesa ortodossa raccomanda che, durante il periodo di Quaresima, «concentriamo la nostra attenzione sul pentimento sincero, il “crogiolo del peccato”, secondo san Giovanni Crisostomo». Il pentimento, infatti, è «il primo tema della predicazione di nostro Signore Gesù Cristo e la vera essenza della dottrina cristiana. È l’invito quotidiano della Chiesa a tutti noi. Nonostante ciò, molti di noi non hanno mai veramente vissuto il pentimento. A volte sentiamo che non ci riguarda personalmente», perché non si ritiene possibile l’aver commesso dei peccati. Invece — ricorda ancora l’arcivescovo ortodosso — «come ci insegna il saggio maestro di vita spirituale Isacco il Siro, e come la maggior parte dei Padri della Chiesa proclamano attraverso l’esperienza, “il pentimento è necessario anche al perfetto”. Questo perché il pentimento non è semplicemente provare rimorso per i nostri peccati, con la conseguente decisione di non ripeterli, ma implica anche un cambiamento dei nostri atteggiamenti in direzione di ciò che è meglio, così da acquisire un costante miglioramento davanti a Dio e al mondo».
In tal senso, il pentimento è un «viaggio senza fine verso la perfezione divina a cui dobbiamo sempre mirare e muoverci. Infatti, dal momento che la perfezione di Dio è infinita, la nostra strada verso la sua somiglianza deve essere illimitata e infinita. C’è sempre un livello di perfezione al di là di ciò che abbiamo realizzato — sottolinea nel discorso Bartolomeo — e quindi dobbiamo cercare costantemente il progresso spirituale e la trasformazione, come sollecitato da san Paolo, che è asceso al terzo cielo e ha visto i misteri ineffabili: “E noi tutti, a viso scoperto, riflettendo come in uno specchio la gloria del Signore, veniamo trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l’azione dello Spirito del Signore” (2 Corinzi, 3, 18). Quanto più il nostro mondo interno è pulito, più il nostro occhio spirituale si purifica e più chiaramente vediamo noi stessi e tutto ciò che ci circonda».
Di conseguenza, conclude il patriarca ecumenico, il pentimento è il presupposto fondamentale del progresso spirituale, per essere più somiglianti a Dio. Ma per essere autentico deve essere accompagnato da «frutti adeguati», soprattutto dal perdono e dalla carità: «Dopo tutto, la via del pentimento è il riconoscimento e la confessione dei nostri peccati, è non provare più rancore verso gli altri, pregare con passione e integrità». Una via lastricata di misericordia, umiltà, amore: è la vittoria del bene sul male.

L'Osservatore Romano