martedì 9 settembre 2014

Love in action



Da Lorenzo Bertocchi
17 anni fa, era il 5 settembre 1997, saliva al Cielo un’anima di Dio. Una piccola donna dal viso che parlava, soprattutto attraverso le inconfondibili rughe che segnavano il volto bello di Madre Teresa di Calcutta. Un icona santa del nostro tempo anche per chi non crede, una donna capace di annientarsi per amore degli ultimi, “i più poveri dei poveri”. Annientarsi per-dono, non per annichilirsi, non per sfizio filantropico, né per darsi un tono.
Tanti di noi, distratti dalle preoccupazioni quotidiane, la ricordano soltanto in qualche  immagine rubata alla Tv, o su un rotocalco qualsiasi. Flash ormai consunti dal tempo, eppure, vivi, restano ad interrogarci. Perchè?
Già, perchè tanto amore? Nel 1950 fondò le Missionarie della Carità, le suore che portano il bellissimo sari bianco-azzurro, e lo fece per prendersi cura “di tutte quelle persone che si sentono non volute, non amate, non curate dalla società”. Le andava a cercare per le strade di Calcutta, nel regno di desolazione e miseria, dove poteva trovare quei disperati su cui  piegarsi e far sentire un cuore che batte. Disperatamente desiderosa di dar da bere l’acqua buona dell’amore incondizionato.
Da questo pulpito martellava il magistero inconfondibile di chi vive il Vangelo, parole dure all’Occidente “sazio e disperato”. Un occidente che considerava malato perchè incapace di sentirsi amato, e così, freddo e indifferente, questo “occidente” si limita a risolvere il problema dell’amore con un’indistinta solidarietà. Invece, Madre Teresa ricordava che prima di tutto “bisogna amarsi in casa, spartire l’amore in casa per imparare a donare agli altri. E poi imparare a dare deve costare, deve farci male perché valga! L’amore che non ci fa soffrire non è vero.”
Lo viveva e lo diceva, testimone e maestra, madre. Agli sposi ricordava che il matrimonio non è uno scherzo, perchè “può darsi che si debba morire per quelli che si amano. Quando due si sposano devono rinunciare a tutto per amarsi”. Molti l’hanno maldestramente criticata (e calunniata) soprattutto per le sue posizioni chiare nei confronti del divorzio, dell’aborto e della contraccezione, ma come avrebbe potuto essere diversamente?
Il teorema dell’amore è matematico: se si ama incondizionatamente, allora nulla sfugge a questa legge. Per questo lasciò di stucco il mondo intero quando, ricevendo il Nobel nel 1979, disse, davanti a tutti, che “oggi il più grande distruttore della pace è l’aborto. (…) Perché se una madre può uccidere il proprio stesso bambino, cosa mi impedisce di uccidere te, e a te di uccidere me? Nulla.” Qualche brivido percorse la schiena di tanti signori e signore che erano là seduti ad ascoltare la piccola suora; li sorprese: con un discorso libero, privo di ogni untuosa formalità.
Una follia d’amore, incomprensibile pazzia ai nostri occhi calcolatori, perchè, in fondo, il problema vero è che “il termine amore è tanto incompreso e maltrattato”. Oggi, in effetti, sotto la bandiera “amore” c’è un po’ di tutto e anche il suo contrario, un’inclusiva parola magica che apre le porte alla beneficenza più varia, alla raccolta differenziata e, perfino, al poliamore.
Il “love in action” di Madre Teresa ha tutta un’altra radice, quella dell’albero della Croce di Cristo, “scandalo per i Giudei, stoltezza per i pagani”. Lì, quando il cielo stava per farsi scuro, Madre Teresa deve essersi fermata a contemplare Dio in croce. Immobile con il suo sari bianco-azzurro, mentre un vento carico di umidità alzava la polvere del Golgota, ha penetrato il mistero dell’amore sacrificale e salvifico. E ha sentito una parola: “Ho sete!”
Da quel momento Madre Teresa ha cercato solo Lui in tutti quelli che incontrava, ha cercato soltanto di dar da bere l’acqua dell’amore incondizionato.