Approfondire
alcuni temi cruciali per la nuova evangelizzazione nel continente
americano, soprattutto alla luce degli insegnamenti dell'Esortazione
Apostolica post-sinodale "Ecclesia in America", siglata da Giovanni
Paolo II nel 1999: è questo l'obiettivo principale del Congresso
internazionale 'Ecclesia in America' in programma in Vaticano, nell'aula
del Sinodo, dal domenica 9 al 12 dicembre prossimo. L'evento è
organizzato dalla Pontificia Commissione per l'America Latina, insieme
ai Cavalieri di Colombo, il gigante cattolico dell'assicurazione Usa, e
con la collaborazione dell'Istituto superiore di studi guadalupani.
"Nel 15° anniversario del Sinodo speciale dei vescovi per l'America - si
legge in una nota della Commissione - il congresso vuole ricordare
l'intuizione profetica di tale iniziativa pontificia per svilupparla in
chiave di strategia pastorale, missionaria e culturale". Ad aprire i
lavori, domenica 9 dicembre, alle 18.00, sarà una celebrazione
eucaristica presieduta in San Pietro dal card. Marc Ouellet (nella foto con Benedetto XVI),
presidente della Commissione e prefetto della Congregazione dei
vescovi. Al termine della Messa, inoltre, Benedetto XVI si recherà nella
Basilica Vaticana per rivolgere il suo messaggio di saluto ai presenti.
Il programma integrale del Congresso è stato presentato oggi presso la
Sala Stampa della Santa Sede, con la partecipazione, tra gli altri, del
caveliere supremo di Colombo, Carl Anderson, membro del 'board' dello
Ior nonché
principale fautore, a maggio scorso, del 'licenziamento' del presidente
Ettore Gotti Tedeschi. Un appuntamento di grande rilievo, a 15 anni dal
Sinodo dei vescovi per l’America Latina, incentrato sul tema “Incontro
con Gesù Cristo vivo, via per la conversione, la comunione e la
solidarietà in America”, chiuso il 12 dicembre del 1997. Due anni dopo,
il “frutto più maturo” di quell’Assemblea, ha ricordato in conferenza
stampa il card. Ouellet, fu l’Esortazione Apostolica "Ecclesia in
America", da cui questo Congresso trarrà ispirazione, ha detto, per
“intensificare i rapporti di comunione e di cooperazione tra le Chiese
del Continente":
“Il prezioso patrimonio di fede cristiana...oggi sottoposto all’erosione
provocata dalle ondate di secolarizzazione, all’impatto di una cultura
globale sempre più lontana e ostile e al proliferare delle ‘sette’, ha
bisogno di essere sempre più rivitalizzato, riformulato e
riattualizzato”.
Si tratta, ha proseguito il porporato di “affrontare comuni problemi e
sfide” sviluppatisi in questi ultimi 15 anni: dal tema scottante
dell’immigrazione, alle “reti del narcotraffico” e al “consumo delle
droghe” e alle “politiche per combatterle”, alla “violenza cittadina”
specie giovanile, alle aggressioni alla “cultura della vita” e
all’“istituzione della famiglia”, alla promozione dell’“educazione”
cattolica, alle diffuse “situazioni stridenti di povertà e indigenza”,
alla difesa della “liberta religiosa”, così come ha fatto “con vigore e
con una presenza pubblica forte” l’episcopato negli Usa. “Questo aiuta -
ha spiegato - anche la formazione delle coscienze e la testimonianza
della Chiesa nella cultura contemporanea”:
“E tutto ciò si inquadra entro le nuove condizioni di ripensamento delle
relazioni politiche, economiche e culturali tra Stati Uniti, Canada e i
Paesi latinoamericani, nella ricerca di maggiore dialogo, comprensione e
rispetto, solidarietà e giustizia”.
Per questo, ha concluso il cardinale Ouellet, si vogliono “creare reti
di amicizia lungo tutto il continente, con fedele senso di appartenenza
alla Chiesa”. Qui, vivono oltre il 50 per cento dei cattolici del mondo:
“Senza una vera e forte unità, non c’è protagonismo né missionario né
sociale”.
* * *
Di seguito la Nota della Sala Stampa Vaticana.
Alle
ore 11.30 di questa mattina, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala
Stampa della Santa Sede, ha avuto luogo la conferenza stampa di
presentazione del Congresso Internazionale Ecclesia in America sulla
Chiesa nel Continente Americano, che si svolge in Vaticano dal 9 al 12
dicembre. Il Congresso è organizzato dalla Pontificia Commissione per
l’America Latina (Cal) e dai Cavalieri di Colombo, con la collaborazione
dell’Istituto Superiore di Studi Guadalupani. Intervengono nel corso
della conferenza: l’Em.mo Card. Marc Ouellet, P.S.S., Presidente della
Pontificia Commissione per l’America Latina; il Prof. Avv. Guzmán
Carriquiry Lecour, Segretario della Pontificia Commissione per l’America
Latina; il Dott. Carl Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di
Colombo. Di seguito gli interventi:
INTERVENTO DEL CARD. MARC OUELLET.
Dal 9 al 12 dicembre, fra pochi giorni, avrà luogo in Vaticano il
Congresso internazionale destinato alla ripresa dell’Esortazione
apostolica post-sinodale “Ecclesia in America”, organizzato dalla
Pontificia Commissione per l’America Latina e i Cavalieri di Colombo.
Precisamente in questi giorni di dicembre di 15 anni fa concludeva i
suoi lavori l’Assemblea speciale del Sinodo dei Vescovi per l’America,
il cui frutto più maturo fu questa Esortazione apostolica post-sinodale,
pubblicata dal Beato Giovanni Paolo II il 22 gennaio 1999. Sua Santità
Giovanni Paolo II aveva già accennato all’idea di convocare quel Sinodo
nel suo discorso inaugurale alla IV Conferenza Generale dell’Episcopato
latino-americano, a Santo Domingo, il 12 ottobre 1992, affermando che
“la Chiesa, ormai alle soglie del terzo millennio cristiano ed in
un’epoca in cui sono cadute molte barriere e frontiere ideologiche,
avverte come un dovere ineludibile l’unire spiritualmente in modo ancor
maggiore tutti i popoli che formano questo grande Continente e, allo
stesso tempo, partendo dalla missione religiosa che le è propria, il
promuovere uno spirito di solidarietà fra di essi”. L’iniziativa fu poi
ripresa dalla Sua Lettera apostolica Tertio Millennio adveniente
confermando il proposito di convocare un’assemblea sinodale “sulle
problematiche della nuova evangelizzazione in due parti dello stesso
continente tanto diverse tra loro per origine e storia, e sulle
tematiche della giustizia e dei rapporti economici internazionali,
tenendo conto dell’enorme divario tra il Nord e il Sud”. Tra il 16
novembre e il 12 dicembre 1997 questa Assemblea sinodale si svolse alla
luce del tema scelto: “Incontro con Gesù Cristo vivo, via per la
conversione, la comunione e la solidarietà in America”. Questo tema
ispirerà certamente i lavori del nostro prossimo Congresso
Internazionale, che pretende riesaminare l’intuizione profetica del
Beato Giovanni Paolo II e i contenuti fondamentali dell’Esortazione
Ecclesia in America, nonché intensificare i rapporti di comunione e di
cooperazione tra le Chiese del Canada e degli Stati Uniti con le Chiese
dell’America Latina per affrontare comuni problemi e sfide che si
pongono alla missione della Chiesa nel continente americano. Non è per
caso dunque che questo Congresso Internazionale abbia luogo in diretta
relazione con due grandi eventi della cattolicità. Esso segue l’esigenza
– segnalata nella Lettera apostolica Porta Fidei nella quale si indice
l’Anno della fede – di riscoprire il cammino della fede per mettere in
luce con sempre maggiore evidenza la gioia e il rinnovato entusiasmo
dell’incontro con Cristo”. È un invito, anche alle Chiese in America “ad
un’autentica e rinnovata conversione al Signore, unico Salvatore del
mondo” per “confessare la fede in pienezza e con rinnovata convinzione,
con fiducia e speranza”. Il Congresso Internazionale sarà uno dei primi
grandi eventi dell’Anno della fede. Allo stesso tempo, come non
avvertire che esso si realizza poco tempo dopo la recente Assemblea
generale del Sinodo dei Vescovi, che ha esaminato il tema della “nuova
evangelizzazione per la trasmissione della fede”? Questi saranno i
riferimenti fondamentali per i lavori del Congresso, come lo sono per
tutte le Chiese del continente americano. Il prezioso patrimonio di fede
cristiana, che è all’origine del “Nuovo Mondo” americano e che anima la
vita dei suoi popoli, oggi sottoposto all’erosione provocata dalle
ondate di secolarizzazione, all’impatto di una cultura globale sempre
più lontana e ostile e al proliferare delle “sette”, ha bisogno di
essere sempre più rivitalizzato, riformulato e riattualizzato. Quanto
bello e arricchente può essere lo scambio di doni e di esperienze tra le
Chiese di Dio che vivono nelle diverse latitudini del Continente!
Questo scambio già trova un laboratorio provvidenziale con la sempre più
massiccia presenza degli “ispani” negli Stati Uniti e nel Canada.
Inoltre, non può sfuggire a nessuno che in questi ultimi quindici anni
si sono sviluppati problemi e sfide comuni che le Chiese del Nord,
Centro e Sud America devono affrontare alla luce di una maggiore
comunione e cooperazione. Basta elencare alcuni di essi per rendersi
conto della loro portata: il tema dell’immigrazione è una questione
scottante sia per gli Stati Uniti che per il Messico, i Caraibi e
l’America Centrale; le reti del narcotraffico, il consumo delle droghe e
le politiche per combatterle sono materia di grave preoccupazione e
dibattito; c’è ovunque un incremento della violenza cittadina che
coinvolge le frange giovanili; la cultura della vita e l’istituzione
della famiglia stanno soffrendo una grave aggressione in tutto il
continente; nell’ambito dell’educazione, la Chiesa conta su una rete di
istituzioni che sono chiamate ad offrire un contributo fondamentale;
preoccupa un po’ dappertutto la difesa e promozione della libertà
religiosa; ci sono ovunque situazioni stridenti di povertà e di
indigenza…E tutto ciò si inquadra entro le nuove condizioni di
ripensamento delle relazioni politiche, economiche e culturali tra Stati
Uniti, Canada e i Paesi Latino-americani, nella ricerca di maggiore
dialogo, comprensione e rispetto, solidarietà e giustizia. Per
affrontare questi problemi alla luce della missione della Chiesa è
fondamentale rafforzare il senso di comunione in ognuna delle Chiese e
tra di loro. Questo Congresso Internazionale vuole anche cooperare a
creare reti di amicizia lungo tutto il continente, con un fedele senso
di appartenenza alla Chiesa. Senza una vera e forte unità, non c’è
protagonismo né missionario né sociale. In questa luce, si comprende
perché questo Congresso inter-americano si svolga in Vaticano. Infatti,
esso mette alla luce la sollecitudine universale di Chiese che
rappresentano più del 50% dei cattolici di tutto il mondo, nella fedeltà
e devozione al Successore di Pietro, Pastore universale, primo
testimone e garante dell’unità e della comunione. Infine, il Congresso
organizzato congiuntamente dalla Pontificia Commissione per l’America
Latina e i Cavalieri di Colombo conta anche con la collaborazione
dell’Istituto di Studi Guadalupani. Non è stato per caso che il Beato
Giovanni Paolo II presentò l’Esortazione apostolica post-sinodale
Ecclesia in America portandola ai piedi di Nostra Signora di Guadalupe
nel suo Santuario a Città del Messico. Anche il nostro Congresso affida i
suoi propositi e lavori alla Patrona delle Americhe, Stella della nuova
evangelizzazione, affinché nella sua materna intercessione, per opera
dello Spirito Santo, l’amore misericordioso di Dio e la grazia di Cristo
si rendano sempre più presenti nella vita personale, familiare e
sociale di tutti gli americani.
INTERVENTO DEL PROF. AVV. GUZMÁN CARRIQUIRY LECOUR
Il
Congresso internazionale organizzato dalla Commissione per l’America
Latina e i Cavalieri di Colombo, con la cooperazione dell’Istituto di
Studi Guadalupani, convocato per i giorni 9-12 dicembre prossimi,
prevede la partecipazione di più di 200 partecipanti. Sono stati
invitati più di cento personalità del Nord, Centro e Sud America, tra i
quali numerosi Prelati, che hanno già confermato la loro presenza. Ci
saranno i Cardinali Thomas C. Collins (Toronto), Sean Patrick O’Malley
(Boston), Juan Sandoval Íñiguez (emerito di Guadalajara), Nicolás de
Jesús López Rodríguez (Santo Domingo), Oscar Rodríguez Maradiaga
(Tegucigalpa) e arcivescovi e vescovi di molti Paesi del continente.
Insieme a loro, l’invito è stato anche trasmesso ai Superiori dei
diversi Dicasteri della Curia Romana, ai Superiori Generali e alle
Superiore Generali di Congregazioni Religiose, e ai loro più diretti
collaboratori, residenti a Roma e di origine nordamericana o
latino-americana, ai Rettori e delegati dei Pontifici Collegi in cui
risiedono sacerdoti delle diverse Chiese del continente a Roma, e molte
altre personalità che hanno mostrato vivo interesse per questa
iniziativa. I rappresentanti del Corpo diplomatico di tutti i Paesi del
Continente accreditati presso la Santa Sede saranno anche presenti in
alcune delle attività previste nel programma. Si può ben affermare che
il programma del Congresso non manca di una certa originalità. È lontano
dall’offrire una successione ininterrotta di conferenze e di
interventi, come spesso succede. Sa combinare adeguatamente momenti
accademici, di riflessione teologica-pastorale e di dibattito generale,
con altri di condivisione in gruppi di lavoro tra i partecipanti, con
conclusioni propositive e operative, insieme a fondamentali celebrazioni
liturgiche e a significative espressioni di devozione. Infatti, il
Congresso si apre e si chiude con due celebrazioni eucaristiche. La
prima sarà domenica 9 dicembre, alle ore 18.30, nella Basilica di San
Pietro, aperta per questa occasione soltanto per i partecipanti al
Congresso, precisamente nella giornata in cui la Chiesa ricorda San Juan
Diego, il messaggero del Tepeyac. Conclusa questa Santa Messa, avremo
il dono di ricevere il Santo Padre, che scenderà alla Basilica dalle
stanze pontificie e rivolgerà un breve messaggio inaugurale. Non ci sarà
miglior modo per cominciare e illuminare i lavori congressuali. Un
ricevimento nella sala di ingresso dell’Aula Paolo VI concluderà la
prima giornata. La seconda celebrazione eucaristica, con cui si
concluderà il Congresso, si svolgerà nella Chiesa di Santa Maria in
Traspontina, il 12 dicembre, alle 18.30, nella festività di Nostra
Signora di Guadalupe, Patrona delle Americhe, con tutta la prevedibile
larga partecipazione e viva devozione, entusiasmo e allegria. Questa
Santa Messa porterà con sé la memoria grata di quella presieduta dal
Santo Padre nella Basilica di San Pietro il 12 dicembre 2011. Nella
mattina di lunedì 10 dicembre, sotto la presidenza del Sig. Cardinale
Marc Ouellet, Presidente della Pontificia Commissione per l’America
Latina, nell’aula del Sinodo si terranno tre relazioni: “L’avvenimento
guadalupano all’origine dell’evangelizzazione del Nuovo Mondo”,
pronunciata da Mons. Eduardo Chávez, Direttore dell’Istituto di Studi
Guadalupani, “L’Esortazione apostolica post-sinodale: profezia,
insegnamenti e impegni”, a carico del Prof. Avv. Guzmán Carriquiry
Lecour, Segretario della Pontificia Commissione, e “L’Esortazione
Apostolica Ecclesia in America sotto l’intercessione di Nostra Signora
di Guadalupe, stella della nuova evangelizzazione e madre della civiltà
dell’amore”, che sarà presentata dal Prof. Carl Anderson, Cavaliere
Supremo dei Cavalieri di Colombo. Tutto il pomeriggio sarà dedicato allo
scambio di esperienze, riflessioni e proposte in 8 gruppi di lavoro,
sui temi fondamentali per la cooperazione tra le Chiese nel continente,
introdotti da diversi Prelati e studiosi. In essi si affronteranno temi
come la nuova evangelizzazione nel continente americano, esperienze di
filiazione e discepolato nei popoli americani, la Chiesa come sacramento
di comunione e di riconciliazione nel continente, le sfide che vi si
pongono alla famiglia cristiana, alla dignità della donna e alla
speranza dei giovani, l’impegno delle Chiese nel campo dell’educazione e
specialmente nel mondo universitario, l’unità dei cristiani e la sfida
delle sette, la carità e la solidarietà dall’amore preferenziale per i
poveri e alcuni altri problemi sociali come la corruzione, le droghe, la
corsa agli armamenti, la cultura della morte, la situazione degli
indigeni e degli afro-americani, la problematica degli
immigrati…Concluderà la giornata una Conferenza di S.E.R. Mons. Luis
Francisco Ladaria Ferrer, S.I. sul “Significato dell’Anno della fede”.
Nella giornata di martedì 11 dicembre sono da mettere in rilievo due
preziosi gesti di devozione. Il primo sarà la recita del Santo Rosario
nei Giardini Vaticani, alle ore 11.30, attorno alla statua che raffigura
Nostra Signora di Guadalupe insieme con Juan Diego e l’Arcivescovo Juan
de Zumárraga. La preghiera sarà guidata dalla lettura di testi ispirati
dal “Nican Mopohua”, primo documento che raccoglie i dialoghi della
Santissima Vergine Maria con Juan Diego nella collina del Tepeyac. E
alle 16.00, nell’Aula Pio X, in via della Conciliazione n. 5, si
svolgerà un atto allo stesso tempo culturale, teologico e devozionale in
cui si presenterà attraverso mezzi audiovisivi lo splendore della
bellezza nell’immagine di Nostra Signora di Guadalupe, arricchito dalle
più serie ricerche scientifiche sulla “tilma” e intercalato anche da
inni guadalupani. Nella mattina di mercoledì 12 dicembre i congressisti
parteciperanno all’Udienza generale presieduta dal Santo Padre. Nel
pomeriggio seguirà la conferenza propositiva sugli “Scenari e proposte
per la comunione e la cooperazione tra le Chiese del continente
americano e per la solidarietà tra i loro popoli”, a carico del Sig.
Cardinale Sean Patrick O’Malley O.F.M., arcivescovo di Boston, alla
quale seguirà un dibattito generale e la sintesi conclusiva del Sig.
Cardinale Marc Ouellet. I risultati del Congresso saranno poi comunicati
ai Dicasteri della Curia Romana, alle Conferenze episcopali del
continente e al CELAM.
INTERVENTO DEL DOTT. CARL ANDERSON
Before
I begin, I would like to thank Cardinal Ouellet, Professor Guzman
Carriquiry and Fr. Lombardi for the invitation to be here with you
today. It is indeed an honor for the Knights of Columbus to have the
opportunity to help organize this conference on Ecclesia in America –
together with the Pontifical Commission for Latin America – under the
patronage of Our Lady of Guadalupe. As a lay organization that has been
in the United States, Canada, Mexico – and other parts of Latin America –
for more than a century, we are particularly aligned with the vision
presented in Ecclesia in America, and are working with the Church in our
hemisphere on the project of the New Evangelization. In re-reading
Ecclesia in America 15 years after the close of the Synod for America
held here in Rome in November and December 1997, three things stand out
to me as particularly important to our discussion here and at the
conference next week. First, Ecclesia in America makes clear that
“America” – broadly defined as the entire American continent from Alaska
to Argentina – is a key area for the work of the New Evangelization.
America remains today a Christian continent. Christianity is interwoven
in the history of each of its countries, and the faith in America is
stronger and more vibrant than in most other places. It is fertile
ground for the New Evangelization: for an even greater spiritual
awakening among the people of our continent. Second, Ecclesia in
America, reminds us that the laity has an indispensible role to play in
that New Evangelization, without which “the renewal of the Church in
America will not be possible.” (44) Third, Our Lady of Guadalupe is
described as key to our understanding of the New Evangelization in
America. In the words of Ecclesia in America; “Holy Mary of Guadalupe is
invoked as ‘Patroness of all America and Star of the first and new
evangelization,’” and as “a perfectly inculturated evangelization.” (11)
It is Our Lady of Guadalupe, then, that ties together the threads of
Ecclesia in America, and indeed the history of Christianity itself in
that hemisphere. When Our Lady of Guadalupe appeared, the American
continent was host to one of the greatest recorded clashes of
civilizations. For years following that clash, the work of the Spanish
missionaries had born little fruit. But all of that changed, when Our
Lady appeared to a humble layman. Juan Diego was not a powerful noble,
he was an ordinary, common man. But by cooperating with Our Lady of
Guadalupe and with his bishop, millions converted and the seeds of a
Christian hemisphere were sown. I believe that the legacy of Our Lady of
Guadalupe is not limited either by time or by geography, nor is the
model of New Evangelization that she and Juan Diego provide us. Indeed
as an organization with 300,000 members in the Philippines, the Knights
have seen her effect and the importance of the laity’s work for
evangelization far beyond America’s shores. In next week’s conference,
we will discuss the New Evangelization of which Ecclesia in America
speaks. We will be mindful that the continent’s first evangelization,
and its new evangelization have the same foundation: Our Lady of
Guadalupe – leading us to the message of her son. We will work together
on these issues alongside priests, bishops and lay people from
throughout the American continent and beyond, and we hope that what we
learn may be of use not only to the Church in America, but to the
universal Church as well. Thank you very much.