lunedì 24 dicembre 2012

Natale: la Madre



La ricerca di un Natale diverso, ricco di pace e speranza 
di Bruno Forte
Riporto da “Il sole 24 Ore” del 23 dicembre 2012
In questa vigilia di Natale vorrei fermarmi su una figura chiave della scena della natività: la Madre.
Chi è Maria nel suo profilo di donna, di credente, di testimone del Messia? Come ha vissuto il suo
rapporto con Dio e le sue relazioni umane?
Proverò a rispondere a queste domande secondo quanto la discrezione dei Vangeli consente di farlo,
convinto che la conoscenza di Maria può aiutare credenti e non credenti a vivere non banalmente
questi giorni speciali. Maria è una donna ebrea dalla fede profonda. Il suo nome viene dall'ebraico
"Myriam" o "maryam". Fra le possibili etimologie c'è "mara", "signora", o "mi-ram","eccelsa,
desiderata". Già nel nome si avverte come ella sia stata attesa dai suoi, desiderata e amata. Quando
concepisce il Figlio, Maria è una almah, termine usato da Isaia 7,14 («la vergine concepirà e
partorirà un figlio, che chiamerà Emmanuele»), la cui traduzione è "giovane donna".
Una donna cioè di poco più di 14 anni. Poiché la nascita di Gesù va fissata intorno al 6 a.C. -
almeno due anni prima della morte di Erode, che aveva ordinato la strage dei bambini dai due anni
in giù - la nascita di lei può essere collocata fra il 22 e il 20 a.C. Al tempo degli eventi pasquali del
Figlio, Myriam aveva dunque fra i cinquanta e i cinquantacinque anni. La versione greca della
Bibbia, detta dei Settanta e considerata ispirata dall'ebraismo della diaspora, tradusse l'ebraico
almah con la parola greca parthénos, cioè "vergine", aprendo così la strada alla lettura credente del
testo come profezia della nascita verginale di Gesù (cf. Mt 1,23).
Maria è una giovane ebrea credente, familiare al linguaggio delle Scritture: così, nel racconto
dell'annunciazione le risultano immediatamente comprensibili i riferimenti ai Profeti (come nel
saluto angelico, in cui risuona il testo del profeta Sofonia 3,14-17: «chàire, esulta, piena di
grazia...»),. È una credente che osserva scrupolosamente la Torah, come mostra ad esempio la sua
andata al Tempio per celebrare la purificazione rituale dopo il parto. La spiritualità di Myriam è
quella dello "Shemà", cioè dell'"ascolto" obbediente del Dio unico, perché parli quando e come
vorrà alla sua serva e compia in Lei le sue opere: in questo Maria si colloca al vertice della fede
biblica dell'attesa e dell'accoglienza della Parola divina. Lo si coglie anche nella scena
dell'adorazione dei pastori, dove Maria è la protagonista, silenziosa e raccolta, che «custodiva tutte
queste cose, meditandole nel suo cuore» (Luca 2,19). L'espressione richiama un atteggiamento caro
alla tradizione ebraica: il ricordare associando fra loro gli eventi, in cui si manifestano i misteriosi
disegni dell'Altissimo. In ciò consiste propriamente lo studio della Torah e il greco "symballousa" -
"meditando", ben richiama quest'atteggiamento di confronto, intelligenza, giudizio, decisione.
Maria è la donna credente e riflessiva, che si abbandona all'Eterno con serietà radicale e pensosa. È
questo peraltro il modello di femminilità nella tradizione ebraica: la donna sa tenersi in prossimità
dell'invisibile Voce e questo la colma della gioia di sapersi amata dall'Altissimo. Maria è la donna
della gioia, testimoniata dal suo Magnificat: "L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito
esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva" (Luca 2,46-48). Il suo
atteggiamento interiore è ben espresso da questo canto, che richiama i Salmi degli "anawim", i
"poveri" che confidano solamente in Dio e si aprono con docilità alle Sue sorprese. Alla scuola di
Maria è possibile imparare il primato della dimensione contemplativa della vita, quel continuo
desiderare, ascoltare e accogliere l'iniziativa del Signore, lasciandosi amare e condurre docilmente
da Lui. La scena della visitazione mostra, poi, quali siano le caratteristiche dell'agire della giovane
Myriam: ella è capace di un amore attento, concreto e tenero. Maria non ha bisogno di richieste per
capire il bisogno della cugina Elisabetta, avanzata negli anni e in attesa di un figlio: il suo sguardo,
nutrito d'amore, ha capito il da farsi al di là di ogni comunicazione verbale. "Ubi amor, ibi oculus":
dove c'è l'amore, c'è lo sguardo che vede! All'attenzione Maria unisce la concretezza: non indulge a sogni di bene, agisce.
L'espressione "in fretta" (v. 39) dice la sollecitudine e la premura con cui concretizza la decisione di
andare in aiuto alla madre di Giovanni. Commenta Sant'Ambrogio: «La grazia dello Spirito Santo
non tollera indugi» (Expositio in Evangelium secundum Lucam, 2,19)! L'agire di Maria, poi, è
pervaso della tenerezza, propria dell'amore che non crea distanze, che avvicina, anzi, i lontani,
facendoli sentire accolti e riempiendoli della gioia di scoprirsi oggetto di dono gratuito. «A che cosa
devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei
orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo» (vv. 43s). Nella vita di Gesù la Madre ha
avuto un ruolo decisivo. La tradizione rabbinica sottolinea che la Torah rivelata al Sinai fu data
prima alle donne, poiché senza di esse la vita ebraica non sarebbe stata possibile, e invita i mariti ad
"ascoltare" le proprie mogli, poiché è per loro merito che le benedizioni raggiungono la famiglia.
Maria è la madre ebrea che educa il figlio, a lei sottomesso (cf. Luca 2,51), secondo la Legge del
Signore. Madre attenta e tenera, vive le attese, i silenzi, le gioie e le prove che ogni mamma è
chiamata ad attraversare. Gesù morente si rivolge a sua Madre e al discepolo che egli ama. Alla
morte del Figlio abbandonato sulla Croce, segue il sabato santo della prostrazione e dell'attesa, in
cui la tradizione cristiana ha riconosciuto un ruolo unico a Maria, la Vergine Madre di Gesù, come
attesta il titolo di "Sancta Maria in Sabbato".
Mentre il Figlio giace morto nel sepolcro, la Madre custodisce la fede, affidata alle mani del Dio
fedele che compirà le Sue promesse. Il sabato santo di Maria parla ai pellegrini del grande sabato
del tempo: nell'ora del silenzio di Dio, nello stupore dolente davanti al Dio crocifisso e
abbandonato, Maria ci invita a fidarci di Dio. Proprio così, questa giovane donna ebrea, questa
"Vergine Madre, figlia del tuo Figlio", parla alle nostre difficoltà, alle sfide del nostro difficile
presente, alla solitudine dei cuori, e ci introduce in un Natale diverso, dove il vero regalo da
chiedere e da offrire è la pace e la speranza del cuore.