sabato 29 dicembre 2012

"Al paese non servono imbonitori...




... ma la convergenza di forze diverse»

Intervista a Bruno Forte, a cura di Gian Guido Vecchi
in “Corriere della Sera” del 29 dicembre 2012
«Il richiamo fatto dal presidente Monti alla frase di Alcide De Gasperi, "un politico guarda alle
prossime elezioni, uno statista alle prossime generazioni", mi sembra abbia ispirato le scelte di
quest'uomo, al quale si deve la ritrovata credibilità internazionale del Paese e la terapia d'urto per
evitare il baratro, il "fiscal cliff" italiano che si stava rischiando un anno fa». L'arcivescovo Bruno
Forte, 63 anni, è un grande teologo assai stimato da Benedetto XVI, fu il cardinale Ratzinger a
consacrarlo vescovo nel 2004. «Personalmente nutro stima per le qualità dimostrate nei fatti dal
presidente Monti. Ha dimostrato di non inseguire il consenso».
Eccellenza, nella Chiesa si moltiplicano attestati di stima al premier. Che cosa è successo?
«La politica, come diceva Paolo VI, è la più alta forma di carità, un servizio al prossimo e al bene
comune. E come tale esige uno stile frutto di un insieme di qualità personali e collettive, di cui la
prima e fondamentale è l'obbedienza alla verità...».
Ed è ciò che è mancato?
«Vede, in politica negli ultimi anni è sembrato prevalere il gioco delle maschere, il dire una cosa
pensandone un'altra. Come ad esempio è avvenuto con l'apparente consenso sulla riforma della
legge elettorale della quale nulla è stato fatto».
E quindi?
«Mi sembra ci sia urgente bisogno di un agire politico che rimetta al centro la verità dei problemi,
del primato del bene comune, delle esigenze etiche che devono governare anzitutto la vita personale
di chi sceglie di "salire in politica" per servire il bene di tutti. Quando si respira quest'aria — ed è
ciò che abbiamo provato nell'ultimo anno grazie al governo Monti — si ravviva in tutti il desiderio
che la scena politica, comunque si configurerà, sia abitata da protagonisti onesti, servitori della
verità, non populisti, non imbonitori, ma capaci di indicare in maniera veritiera le mete da
raggiungere, le vie da percorrere, anche quando fossero lastricate di sacrifici che, auguriamoci,
siano richiesti sempre più a chi può dare di più e sempre meno a chi può dare di meno».
C'è chi legge la stima della Chiesa come l'esito di un calcolo di convenienza, Imu,
finanziamenti...
«Ciò che ci sta a cuore come credenti mi sembra debba essere non un interesse di lobby ma, al di
sopra di tutto, il bene comune e l'urgenza per ogni coscienza di obbedire al primato della verità. Io
ritengo importante la scelta di Monti di salire in politica per servire con ulteriori possibilità la causa
comune. E in questo giudizio positivo non entrano interessi di parte ma l'apprezzamento di uno
stile, il riconoscimento di chi entra in gioco non a proprio vantaggio ma al servizio degli altri. Di
questa aria nuova c'è tanto bisogno nello scenario politico del Paese. Sono convinto che la società
civile sia molto migliore ed eticamente più ricca di quello che una certa politica dominante negli
ultimi anni ha saputo o voluto esprimere e che perciò meriti politici di alta statura morale».
Cosa sono le «qualità collettive»?
«Il vero politico deve arrivare ad amare l'avversario come se stesso, perché suo compito è servire il
bene di tutti, anche di chi lo avversasse. Le qualità collettive si riferiscono all'esercizio effettivo
della democrazia, che non dev'essere inteso come pregiudiziale contrapposizione delle parti, ma
come cooperazione di esse, ciascuna nella fedeltà alla propria identità ideale, nel comune sforzo di
servire la cosa pubblica. L'ultimo anno ha dato al Paese l'esempio di forze politiche disparate che
hanno accettato di far convergere i loro sforzi per sostenere un governo chiamato a salvare l'Italia
chiedendo sacrifici a tutti. L'auspicio è che la virtù espressa in queste scelte, anche se purtroppo
ancora troppo condizionata da interessi di parte, possa crescere e maturarsi in convergenze ampie di
forze diverse per storia e tuttavia accomunate dalla fine dei mondi ideologici e dall'emergere di
urgenze inedite».
Ha più volte citato l'espressione di Monti «salire in politica»...
«La apprezzo molto, perché dice che chi si impegna per il bene comune non lo fa a proprio
vantaggio o a promozione dei propri interessi, ma con sacrificio e anche a rischio di perdita
personale, che dev'essere credibile a partire da una testimonianza di reale distacco, che deve avere
mete grandi, in grado di servire tutti e soprattutto i più deboli. Chi governerà l'Italia non potrà
rinunciare al rigore richiesto da Monti, anche se, come lui stesso auspica nella sua Agenda, dovrà
lavorare sodo per coniugarlo alla crescita e alla solidarietà nell'attenzione alle fasce più deboli del
nostro popolo».