venerdì 21 dicembre 2012

La sobria ebbrezza di Maria



Di seguito il Vangelo di oggi, sabato 22 dicembre 2012, con un commento.

L'unica nobiltà dell'uomo, 
la sola via di salvezza consiste 
nel riscatto del tempo 
per mezzo della bellezza, della preghiera e dell'amore. 
Al di fuori di questo,
i nostri desideri, le nostre passioni,
i nostri atti non sono che "vanità e soffiar di vento",
risacca del tempo che il tempo divora. 
Tutto ciò che non appartiene all'eternità ritrovata 
appartiene al tempo perduto.

Gustave Thibon, L'uomo maschera di Dio




Lc 1,46-55


In quel tempo, Maria disse: “L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre”.


IL COMMENTO

Natale è umiltà. E’ una Donna umile ebbra di gioia. Maria, immacolata sin dalla concezione, priva del veleno che ci distrugge la vita, la superbia che tiene Dio fuori dalla porta. L’inganno che ci fa credere d'essere quel che non siamo, e dilapidare tutte le nostre energie per diventare quel che non saremo mai. Immaginare futuri impossibili, cambi di marcia, le ore cucite sui sogni bambini che rincorrono professioni e mestieri da fare quando si diventerà grandi.
 Grandi, sempre più grandi, in amore, al lavoro, nello sport, ovunque e sempre. Anche quando non riusciamo, e il volto s'appesantisce di pensieri depressi, nell'acre malessere di chi non riesce a smaltire la sbornia dei sogni infranti, degli ideali spezzati, dei progetti falliti. Per questo non v'è posto per Maria e Giuseppe in nessun albergo, i "bed and breakfast" di sogni e chimere che segnano i nostri giorni non hanno un angolo per accogliere il Signore. Meglio così, a Lui non si addice nessuna delle nostre torri di Babele lanciate in improbabili scalate alla divinità. Lui è la Verità, e cerca il vero. Cerca Maria, lo scrigno della Verità. Dio “ha guardato” alla sua “umiliazione”, la semplice verità di una fanciulla vergine nella carne perché vergine nello spirito, nella mente e nel cuore. Maria, donna vera, la creatura pura che non teme e non ricusa d'esser creatura. Maria, autentica perché semplice nella quotidianità d'una vita sciolta nella volontà del Creatore. Maria, e null'altro. Maria, una vergine di Nazaret, niente di diverso desiderato. 
 
In Lei è svelata l’immagine di ciascuno di noi così come dipinto nella mente di Dio, prima d'ogni inalazione mortifera di superbia originale. Il Suo seno verginale è immagine di tutto quello che di noi appartiene al Creatore. Le sue viscere materne sono la grotta povera, spoglia, di nessun valore, che si addice - l'unica - al Dio che si fa uomo. La sua umiliazione accoglie oggi ogni frammento divino che è in noi: il cuore, la mente, il corpo che ci sono donati per servire e che giacciono schiavi del tiranno che ci ha insegnato l'orgoglio con le parole della menzogna. Maria è l'eletta che ha riassunto in sé ogni creatura perduta, immacolata per i macchiati, umile per i superbi, vera per i falsi. Guardando la sua umiliazione, gli occhi misericordiosi del Padre hanno fissato in Lei il suo primo progetto, un Figlio, una Figlia, e l'abbandono totale tra le braccia dell'amore. Dio ha guardato all'umiliazione di Maria come ha guardato il popolo gemente sotto il giogo del Faraone, come oggi fissa le sofferenze e le angosce di tutti noi scappati dall'ovile della verità. Sulla soglia di questo Natale, Maria ci insegna a gridare, ad aspettare, ad accogliere; specchiandoci in Lei scopriamo  il vuoto che ci pervade, mentre ci aiuta a non averne paura, ad accettare quello che siamo, a lasciare ogni sogno, ogni desiderio alla volontà di Dio per noi, per schiuderci alla Grazia e allo stupore di fronte alle meraviglie della misericordia di Dio preparate per ciascuno di noi.  Maria ci accoglie e ci riconduce nel Magnificat della creatura che esiste e sussiste nel Creatore, che gli appartiene e vive per Lui. Con Lei, nella Chiesa nostra Madre, possiamo lasciare che vengano “dispersi i pensieri superbi” annidati nei nostri cuori, che Dio “svuoti” le nostre mani piene di false ricchezze, che ci “rovesci dai troni” del potere, dell'arroganza, dei vani sogni di gloria. Maria ci abbraccia oggi come abbracciò Elisabetta, e ci unisce al suo canto di lode per cui siamo stati creati; la lode di povere, umili creature che, istante dopo istante, sono ricolmate di beni dal proprio Creatore.