mercoledì 19 dicembre 2012

La vera sfida



«La Chiesa non sottovaluti le altre unioni»
intervista a Bruno Forte a cura di Gian Guido Vecchi
dal “Corriere della Sera” di oggi, 19 dicembre 2012
«Più che stare ad allarmarsi, credo che per la Chiesa ci sia una chance da cogliere, annunciare la
possibilità di un valore stabile, definitivo ed eterno. La vera sfida non è più o meno matrimoni
religiosi ma, al fondo, più o meno evangelizzazione
: la nuova evangelizzazione voluta da Benedetto
XVI, il bisogno di un annuncio in modo nuovo, non moralistico ma "cherigmatico", evangelico nel
senso di gioioso...». L'arcivescovo Bruno Forte non accusa né si straccia le vesti ma, da grande
teologo, va ai fondamenti: «Secolarizzazione? In realtà siamo già in un'età post secolare...».
In che senso, eccellenza?
«Partiamo dal calo dei matrimoni in sé. Dimostra anzitutto come l'effetto della grande crisi si stia
cominciando ad avvertire anche nelle scelte di vita e induca a passi più provvisori, con meno fiducia
nella stabilità...».
Resta però la tendenza: al Nord le nozze civili superano quelle religiose, no?
«C'è da dire che la scelta di sposarsi in Chiesa, nel passato, nasceva anche dal condizionamento di
un contesto sociale che oggi viene meno. Celebrare il matrimonio religioso per compiacere la
famiglia o gli altri è sempre meno rilevante rispetto alla scelta personale di fede e speranza degli
sposi. Senza contare che le nozze in Chiesa appaiono qualcosa di più assoluto del contratto civile,
che peraltro non va sottovalutato o oscurato».
Non sono due scelte contrapposte?
«È chiaro che la proposta ai credenti è fidarsi di Dio e affidarsi a Lui come coppia. Ma coloro che si
sposano con rito civile sono comunque persone che hanno scelto un patto stabile. Del resto le due
cose non si escludono: molte volte al matrimonio civile segue quello religioso, dopo un periodo
vissuto come una "verifica" prima del passo ulteriore. Non lo condivido, ma lo constato: nei corsi
prematrimoniali ho visto tante coppie già sposate in Comune».
Ma perché parlava di età post secolare?
«La secolarizzazione è lo sradicamento da una appartenenza comune. Sembrava rendere l'uomo più
libero e in realtà lo ha lasciato più solo. Il grande problema, ora, è la solitudine. Una società
sfilacciata, una folla di solitudini nella quale l'altro diventa lo straniero morale, la sfiducia verso il
prossimo e il futuro. Non è un caso che si veda più al Nord, dove la secolarizzazione ha colpito
prima».
E gli «attacchi» alla famiglia che la Chiesa lamenta?
«Certo ci sono, ma io credo che il vero attacco sia questa realtà più sottile, pervasiva, che la erode
nei suoi fondamenti: la fiducia verso l'altro e verso il futuro che alla fine è fiducia in Dio».
Che significa «un modo nuovo» di evangelizzare?
«Quando dico Chiesa penso anzitutto alle coppie di sposi e fidanzati che credono e possono
testimoniare che è bello, ne vale la pena: il vangelo nel senso della "buona notizia" che l'amore
eterno è vero, il "sì" definitivo è possibile. Tra i rapporti sfilacciati da ricomporre c'è quello fra
generazioni. Vede, io mi commuovo davanti alle coppie di sposi anziani che si guardano con
tenerezza d'amore, e penso alla testimonianza che possono dare ai giovani. Non si tratta di fare
richiami moralistici. Vale ciò che diceva Paolo VI: l'uomo contemporaneo ascolta i testimoni più
che i maestri, e se ascolta i maestri è perché sono testimoni».

* * *

 Traggo il commento che segue da Vatican Insider.

Monsignor Rino Fisichella in un'intervista al quotidiano "Messaggero" ha commentato i dati del Rapporto Istat sottolineando che e' ''un campanello d'allarme che peròdice anche altre cose''.
  
''Per esempio - aggiunge mons. Fisichella - le unioni civili sono di più perchè potrebbe trattarsi di un secondo matrimonio. Non potendo accedere ad una seconda unione in chiesa ci si sposa in Municipio. In ogni caso il fatto che una persona decida di risposarsi civilmente, assumendosi le proprie responsabilità davanti ad un'autorità civile è da considerare comunque positivo. Diverso, invece, quando il matrimonio civile è fatto come prima scelta''.
 Il fenomeno registrato dall'Istat, spiega monsignor Fisichella, ''va collocato in un ambito culturale. Chiaramente al Nord si vive con più disinvoltura la cultura secolarista mentre il Sud è ancora legato alle tradizioni.Tuttavia se il Nord perdesse il rapporto tradizionale è come se perdesse per strada la sua stessa storia, la sua identità. Un taglio alle tradizioni non è mai cosa positiva''.


Per Fisichella è fondamentale ''riportare al centro di tutto, anche della politica, la famiglia''. La comunione ai divorziati risposati, osserva infine monsignor Fisichella, è ''uno dei tanti punti cruciali. La Chiesa però in primo luogo deve essere fedele alla parola del Signore e noi dobbiamo sforzarci il più possibile a capire che l'impegno del matrimonio, del sacramento matrimoniale, resta una promessa che vale per sempre''.