martedì 18 dicembre 2012

Pellegrini di fiducia




Sono in cammino verso Roma, sono tanti, in migliaia, e portano speranza. Cantano e pregano e camminano. Da decenni si impegnano a costruire un mondo più cristiano e dunque umano, nel dialogo e nel rispetto. Sono i giovani, oggi anche adulti e famiglie che si alimentano alla fonte della comunità monastica di Taizè. Una realtà che prese forma grazie dall'intuzione del Frère Roger Schutz, nel corso degli anni bui del conflitto mondiale nel cuore della Francia, e oggi prosegue il suo cammino. La fede dei giovani e l’esigenza dell’unità, la spiritualità nel mondo post-moderno e la profezia del perdono. Questi sono gli orizzonti dei giovani che si apprestano a celebrare il pellegrinaggio di fiducia sulla terra (28 dicembre – 2 gennaio) previsto a Roma, con decine di migliaia di giovani che incontreranno Benedetto XVI.

Per raccontare e approfondire cosa anima questa ricerca interiore e impegno in favore dell'uomo è uscito un bel lbro di frère Alois di Taizè: Pellegrini di fiducia. Il cammino di comunione seguito a Taizè, pubblicato dall’Editrice Missionaria Italiana che descrive «una bella esperienza di amicizia cristiana» come ha detto il Papa domenica all'Angelus.

Raccontare l’anelito di spiritualità, l’esigenza dell’ascolto, la fame di fiducia che i giovani, incontrati nella propria esperienza di monaco, testimoniano ad ogni latitudine. Frère Alois di Taizè, alla guida della comunità ecumenica dalla morte del fondatore frère Roger (2005), affronta nel suo nuovo libro – con diversi registri, che vanno dall’approfondimento storico al consiglio spirituale – i richiami ad una maggior radicalità cristiana e ad un confronto fecondo tra la fede e il mondo contemporaneo.

Silenzio, ascolto della Parola di Dio, preghiera comune, servizio ai poveri, impegno per la riconciliazione: sono questi i «pilastri» della spiritualità di Taizè che vengono qui riproposti nel loro ancoraggio alla Scrittura e alla Tradizione cristiana indivisa e che si rifà ai grandi testimoni della fede.

Nel libro Alois offre anche numerosi spunti concreti a quanti vogliano praticare un cristianesimo eloquente per nella nostra epoca: «Sviluppare reti di assistenza reciproca; favorire un’economia solidale; accogliere gli immigrati; muoversi per capire dal di dentro culture diverse; suscitare gemellaggi fra città, villaggi, parrocchie per aiutare coloro che sono nel bisogno; utilizzare consapevolmente le nuove tecnologie per creare dei legami di sostegno …».

Basandosi sul pensiero di frère Roger, che voleva Taizè come un luogo di profezia per l’unità dei cristiani, Alois (tedesco di nascita, francese di lingua) ricorda il legame inscindibile tra Taizè e il Concilio: «Quello che viviamo a Taizè oggi sarebbe impensabile senza la realtà del Concilio. Più personalmente: se, da ragazzo cattolico di 16 anni, sono potuto andare a Taizè nel 1970 e approfondire la mia fede con cristiani di diverse confessioni, è stato grazie al Concilio Vaticano II».

Reduce dal recente Sinodo sulla Nuova evangelizzazione, al quale era come «invitato speciale» del papa, Alois ricorda i grandi amici intellettuali di Taizè: il teologo ortodosso Olivier Clément, per il quale «l’insistenza di frère Roger sull’amore di Dio ha segnato la fine del periodo in cui si temeva un Dio che punisce»; il filosofo protestante Paul Ricoeur, che scrisse della comunità già nel 1947, a pochissimi anni dalla sua fondazione; i fortissimi legami con diversi pontefici: Giovanni XXIII, per frère Roger «il fondatore di Taizè»; Giovanni Paolo II, «sulle cui parole quando venne a Taizè (1986) non smettiamo di meditare»; e Benedetto XVI, il quale pregherà con i giovani e la comunità a Roma il 29 dicembre.

Come papa Ratzinger, anche frère Alois nota il rischio di un’eclissi del credere nella nostra epoca: «Oggi la fede in Dio è sempre più spesso messa in discussione, soprattutto nel mondo occidentale. Il semplice pensiero che Dio esista sembra diventare più difficile». Ma di fronte a questa situazione i cristiani hanno il compito – sottolinea frère Alois – di rilanciare la propria testimonianza di vita e di speranza. Tocca a loro ribadire che «ogni essere umano è sacro a Dio. Cristo ha aperto le braccia per raccogliere tutta l’umanità in Dio». Ancor più, le nuove generazioni sono chiamate ad «affermare che la vita di fraternità portata da Cristo è una realtà già possibile oggi. Noi vorremmo già vivere quello che ad occhi umani non sembra possibile, perché sappiamo che niente è impossibile a Dio». (L. Rolandi)
Fonte: Vatican Insider

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 Di seguito il testo introduttivo


Oggi la fede in Dio è sempre più spesso messa in discussione, soprattutto nel mondo occidentale. Il semplice pensiero che Dio esista sembra diventare più difficile. In un universo di cui conosciamo sempre meglio la complessità e l’infinitezza, come immaginare una onnipresenza di Dio, che si occuperebbe contemporaneamente dell’universo e di ogni essere umano in particolare?
Ai giovani che vengono a Taizé alla ricerca della fede, certuni alla ricerca di una vocazione, mi capita spesso di dire loro: la fede si presenta oggi come un rischio, il rischio della fiducia. Per correre questo rischio, abbiamo bisogno di coinvolgere tutto il nostro essere, tutte le nostre capacità umane, tanto quelle del cuore quanto quelle della ragione.
Se molti giovani potessero cogliere meglio come la fede non è in primo luogo l’adesione a delle verità, ma una relazione personale con Dio! Il centro della nostra fede è il Risorto presente in mezzo a noi, il quale ha un personale legame d’amore con ciascuno.
Una trentina d’anni fa, fratel Roger ha lanciato il «pellegrinaggio di fiducia sulla terra». Attraverso degli incontri di città in città, in Europa e negli altri continenti, chiedendo l’ospitalità delle famiglie che aprono le loro case, vogliamo permettere alle nuove generazioni di testimoniare che Cristo ha instaurato una solidarietà nuova che si estende a tutta la famiglia umana, al di là delle frontiere politiche, etniche, sociologiche, confessionali e anche religiose.
Il nostro pellegrinaggio di fiducia cerca, insieme ai giovani, come poter mettere in pratica questa nuova solidarietà. Ci siamo dati fino ad agosto 2015 — momento dell’«incontro per una nuova solidarietà» a Taizé — per permettere a giovani di tutti i continenti di mobilitare le loro energie, mettere in comune le loro attese, le loro intuizioni, le loro esperienze, e prendere nuovo slancio verso il presente.
Insieme alle nuove generazioni vorremmo affermare che la vita di fraternità portata da Cristo, che sarà vissuta in pienezza l’ultimo giorno, è una realtà possibile già oggi. Noi vorremmo già vivere quello che ad occhi umani non sembra possibile, poiché sappiamo che niente è impossibile a Dio.

Fratel Alois