sabato 2 aprile 2016

San Giovanni Paolo II e la Divina Misericordia

Pope John Paul II greets young pilgrims during WYD 2000




Si celebra questa domenica la Festa della Divina Misericordia. Una ricorrenza istituita nella seconda domenica di Pasqua da San Giovanni Paolo II nel 2000, in occasione della canonizzazione di Santa Faustina Kowalska. Proprio alla vigilia di questa festa, il 2 aprile di 11 anni fa, moriva Papa Wojtyla. Santa Faustina, suora polacca della Congregazione della Beata Vergine Maria della Misericordia, ebbe straordinarie rivelazioni: nel 1931, in una apparizione, Gesù le chiese di far dipingere l’immagine della sua Misericordia. Sul significato e sull’importanza della Domenica della Divina Misericordia, Elvira Ragosta ha intervistato suor Maria Rosa Lo Proto, segretaria delle Suore Domenicane Missionarie di San Sisto e presidente dei gruppi di preghiera “Figli spirituali di Giovanni Paolo II...


R. – E’ un momento di grazia per tutta la Chiesa riscoprire questo grande fiume erompente che dà la possibilità ad ogni uomo di riconoscersi bisognoso della misericordia di Dio per rimettersi in un cammino nuovo e quindi quasi purificati, rigenerati dalle acque preziosissime della Divina Misericordia, ci possiamo ripresentare con cuore libero e gioioso ad avere l’abbraccio del Padre.
D. – Una devozione – quella alla Divina Misericordia – che nasce con l’esperienza di Suor Faustina Kowalska …
R. – Esatto. Nel suo diario, Santa Faustina ricorda di aver pianto perché il pittore ha dipinto Gesù Misericordioso non perfettamente come lei lo vedeva e Gesù la consola dicendo: “Faustina, non preoccuparti se non mi ha fatto bene come tu volevi: la cosa importante è che coloro che guarderanno la mia immagine si abbandonino alla certezza e quindi alla gioia del mio abbraccio misericordioso”.
D. – La festa venne istituita nel 2000 da Papa Wojtyla, che morì cinque anni dopo, proprio nei Vespri della ricorrenza. Come leggere questo legame con San Giovanni Paolo II?
R. – E’ un legame che si è potuto vedere la sera del 2 aprile, quando in Piazza San Pietro migliaia di persone pregavano e invocavano il Signore per aiutarlo, perché ormai si percepiva il grande momento del suo trapasso; e quindi senz’altro anche quel tratto della Misericordia di Dio è passato attraverso di lui che pregava e si offriva per noi, unito a Maria.
D. – Alla misericordia Papa Francesco ha voluto dedicare quest'Anno giubilare; quanto è importante in questo momento storico molto particolare, la misericordia?
R. – Secondo me, lui come religioso e anche come missionario è stato ispirato, perché forse non tutti ancora abbiamo capito l’importanza di questo grande dono che ci deriva proprio dalla Passione e morte di Gesù. E c'è la famosa coroncina, tanto pregata: il Papa ne ha dato anche in omaggio in Piazza San Pietro. Ci ha fatto anche ripristinare le opere di Misericordia, corporali e spirituali, e questa è un’icona bellissima che dà a noi l’opportunità non solo di rivalorizzare un po’ quelli che sono i cardini della nostra fede, ma rivitalizzarla!
D. – Suor Maria Rosa, la festa della Divina Misericordia spiegata ai ragazzi: lei che è catechista, è stata insegnante, come ha avvicinato i giovani a questa festività? Come ha insegnato loro a pregare, in occasione di questa festività?
R. – Prima di tutto, la testimonianza e soprattutto interessare i ragazzi stessi. Presentavo quasi sempre le parabole del Figliol prodigo e del Buon Samaritano, perché non dimentichiamoci: anche il Buon Samaritano è stato uomo di misericordia, perché è stato capace non solo di fermarsi, di ungere le ferite, ma ha caricato l'uomo ferito sul suo giumento, lo ha portato alla locanda, ha pagato di persona e ha detto all'albergatore: “Ciò che spenderai di più, te lo rifonderò al mio ritorno”. E quindi, certamente, lui è stato misericordioso. Ma in quel Samaritano noi sappiamo che c’è Gesù, quindi si fa presto poi a leggere la misericordia, quando noi leggiamo la Parola di Dio, perché la Parola di Dio è una parola viva, è una parola di verità, è una parola che ti conquista, è una parola che non muore… RV
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Sabato 2 aprile 2005, alle ore 21:37, moriva San Giovanni Paolo II. Quel giorno, proprio come oggi, era la vigilia della Festa della Divina Misericordia, ricorrenza fissata dallo stesso Karol Wojtyla la prima domenica dopo Pasqua, la cosiddetta Domenica in albis.
Tutti noi abbiamo ancora vive negli occhi le immagini di quei giorni. Una fra tutte il vento che soffiava fortissimo nella Piazza San Pietro il giorno del funerale. Era l’8 aprile del 2005. L’impeto di quelle potenti raffiche scompigliava le vesti dei 160 cardinali che stavano concelebrando il rito presieduto dall’allora cardinale Joseph Ratzinger. Lo stesso vento raggelava i potenti. I grandi convenuti da ogni parte della terra: Bill Clinton inginocchiato accanto a Geroge Bush, Tony Blair e il principe Carlo, il presidente francese Chirac, il tedesco Köhler… tutti assistevano silenziosi, quasi smarriti. Erano presenti delegazioni di 172 paesi del mondo, oltre ad una folla sterminata di fedeli. Si calcola che dalla sera della morte al giorno delle esequie almeno 3, forse addirittura 5 milioni di pellegrini, abbiano reso omaggio alla salma di San Giovanni Paolo II.
Quel vento, che imperversava prepotente sulla piazza, d’un tratto si fece gentile. Si trasformò in brezza e sembrò quasi voler accarezzare un’ultima volta il Pontefice soffermandosi a sfogliare, una ad una, le pagine del Vangelo che era stato posto sulla bara chiara. Un ricordo indelebile. Una sensazione indescrivibile.
Quello stesso vento sostenuto trasportava il potente grido dei fedeli: “Santo subito!”. “Giovanni Paolo, Giovanni Paolo!”. L’iter fu notevolmente abbreviato. Il 28 aprile Papa Benedetto XVI concesse la dispensa che permise l’apertura anticipata della Causa di Beatificazione. La Cerimonia si svolse il 1 maggio del 2011, domenica della Divina Misericordia. E il 27 aprile 2014, festa della Divina Misericordia, Giovanni Paolo II fu canonizzato insieme a Giovanni XXIII.
Quattro Papi nella stessa piazza. Due Santi, uno regnante, Francesco, ed uno emerito Benedetto XVI. Oltre due miliardi di spettatori a seguire l’evento in mondovisione.
Non solo coincidenze
San Giovanni Paolo II morì ai primi Vespri della Festa della Divina Misericordia. Il Papa che tanto aveva parlato della Misericordia di Dio, e che ne aveva istituito la Festa, veniva prima beatificato e poi canonizzato nella domenica della Divina Misericordia. Quest’anno, nel Giubileo della Divina Misericordia, San Giovanni Paolo II e Suor Faustina Kowalska saranno i patroni della G.M.G. di Cracovia. Non si tratta solo di coincidenze. La Divina Misericordia è strettamente collegata a tutta la vita di Karol Wojtyla.
La traduzione del diario di suor Faustina
Al tempo del Concilio Vaticano II, fu proprio il giovane vescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, allora quarantenne, a consegnare al Cardinale Ottaviani una nuova traduzione del diario di Suor Faustina. Questo permise di sbloccare il veto del Santo Uffizio e consentì di avviare la procedura di beatificazione della mistica polacca che fu poi canonizzata dallo stesso Giovanni Paolo II il 30 aprile del 2000.
Il “bisogno” della Misericordia di Dio
“Quanto bisogno della Misericordia di Dio ha il mondo di oggi! In tutti i continenti, dal profondo della sofferenza umana, sembra alzarsi l’invocazione alla Misericordia.” Queste parole sono state pronunciate quattordici anni fa da San Giovanni Paolo II, che aggiunse: “non esiste per l’uomo altra fonte di speranza al di fuori della Misericordia di Dio” (San Giovanni Paolo II, Dedicazione del Santuario della Divina Misericordia di Kraków-Lagiewniki 17 agosto 2002).
In questo tempo difficile, tra fantasmi di guerre e attentati terroristici, è più che mai vivo il pensiero di Karol Wojtyla: “Dove dominano l’odio e la sete di vendetta, dove la guerra porta il dolore e la morte degli innocenti occorre la grazia della Misericordia a placare le menti e i cuori, e a far scaturire la pace. Dove viene meno il rispetto per la vita e la dignità dell’uomo, occorre l’amore misericordioso di Dio, alla cui luce si manifesta l’inesprimibile valore di ogni essere umano. Occorre la Misericordia per far sì che ogni ingiustizia nel mondo trovi il suo termine nello splendore della verità”.
Il culto della Divina Misericordia, nato alle soglie della Seconda Guerra Mondiale, uno dei periodi più bui della storia dell’uomo, si ripropone oggi più che mai come tavola di salvezza.
Il “secondo nome” dell’amore
Un “secondo nome” dell’amore. Così San Giovanni Paolo II definì la Misericordia di Dio nella sua Enciclica “Dives in Misericordia” del 1980: “Credere nel Figlio crocifisso significa «vedere il Padre», significa credere che l’amore è presente nel mondo e che questo amore è più potente di ogni genere di male in cui l’uomo, l’umanità, il mondo sono coinvolti. Credere in tale amore significa credere nella misericordia. Questa infatti è la dimensione indispensabile dell’amore, è come il suo secondo nome e, al tempo stesso, è il modo specifico della sua rivelazione ed attuazione nei confronti della realtà del male che è nel mondo, che tocca e assedia l’uomo, che si insinua anche nel suo cuore e può farlo «perire nella Geenna»”.