lunedì 30 settembre 2013

A Mosca non basta la dedizione





La Chiesa ortodossa russa punta sulla formazione dei futuri sacerdoti. 

(Giovanni Zavatta) Non basta avere dedizione, curiosità e passione, o il desiderio di apprendere le lingue straniere, e non è sufficiente la segnalazione del proprio vescovo o del rettore del seminario per ricevere un’attenzione particolare: occorre rispondere alle attese precise della Chiesa ortodossa russa, essere utile alla sua missione, avere una prospettiva concreta dopo la fine degli studi, ricompensare gli sforzi e i mezzi finanziari profusi.«La Chiesa ha bisogno di ministri ben formati, di giovani istruiti. Una buona formazione, una visione allargata del mondo, l’erudizione, la padronanza delle lingue straniere, la conoscenza dell’evoluzione della società e della cultura s’impongono come qualità indispensabili fra i giovani che desiderano servirla». Perché il primate Cirillo auspica una crescita del livello generale della nuova generazione di preti, e anche di laici, che servono la Chiesa ortodossa. In un’intervista pubblicata di recente sul sito on line del seminario ortodosso russo in Francia, lo ieromonaco Ioann (Kopeikin), segretario della Commissione per lo scambio di studenti del patriarcato di Mosca, si sofferma su un obiettivo sempre più prioritario per gli ortodossi russi, quello della collaborazione con le università straniere, delle prospettive per i seminaristi che studiano all’estero e dell’accoglienza degli allievi stranieri in Russia.
La Commissione per lo scambio di studenti, della quale è presidente il metropolita di Volokolamsk, Hilarion, è stata creata nel 2012 su iniziativa del patriarca Cirillo. Ne fanno parte il presidente del Comitato pedagogico, rappresentanti del Dipartimento per le relazioni esterne, della scuola di dottorato «Santi Cirillo e Metodio» e delle accademie di teologia di Mosca e di San Pietroburgo. Il principale compito della commissione è di coordinare lo scambio degli studenti (attualmente una settantina quelli russi) che fanno già parte dell’attività ecclesiale all’estero, sviluppata in particolare negli ultimi vent’anni. Se prima dell’istituzione dell’organismo tale scambio era possibile grazie ai rapporti internazionali tenuti dal Dipartimento per le relazioni esterne, alla cooperazione scientifica prestata dall’università «San Tikhon» di Mosca e alle conoscenze personali di singoli vescovi, adesso l’approccio è divenuto più organico, strategico, desideroso di risultati concreti.
La Chiesa, su impulso del patriarca Cirillo, ha il dovere di essere sempre più presente nella società e quindi nella cultura, nell’insegnamento, nella scienza, nei dibattiti pubblici, nei media. Ma per promuovere lo sviluppo delle istituzioni ecclesiali a tutti i livelli, servono specialisti formati allo scopo. Da qui — spiega Ioann — la collaborazione con il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, con l’Università cattolica di Friburgo, in Svizzera, con istituti di Amsterdam e Budapest, con l’università di Oxford, in Inghilterra, con le scuole teologiche irlandesi (decisivo in questo caso il sostegno dell’arcivescovo di Dublino, Diarmuid Martin), con gli atenei parigini grazie al seminario ortodosso russo di Épinay-sous-Sénart, con la facoltà di teologia e scienze religiose dell’Università cattolica di Lovanio, in Belgio, con facoltà di teologia ortodossa in Grecia, Polonia, Serbia, Romania, con il seminario «San Vladimiro» di New York e la sua importante casa editrice. Particolarmente fruttuoso il lavoro con l’università di Friburgo, della quale è rettore padre Guido Vergauwen, primo ateneo a siglare una convenzione con la scuola di dottorato del patriarcato di Mosca che consente ai suoi iscritti di studiare nei due istituti contemporaneamente, seguendo un programma comune; alla fine dei corsi, essi sostengono una tesi in una delle facoltà ottenendo due diplomi, uno di valore europeo, l’altro ecclesiastico. Un esempio concreto di ecumenismo. Va inoltre ricordato che, in Italia, la Chiesa cattolica mette ogni anno a disposizione borse di studio in favore dei dottorandi del patriarcato di Mosca che completano la loro formazione teologica nelle università e negli istituti romani. E che la cooperazione in materia di formazione teologica e di scambio di studenti è uno dei principali argomenti dei frequenti incontri fra il metropolita Hilarion e il presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, cardinale Kurt Koch.
Sono tre le linee direttrici indicate nell’intervista dallo ieromonaco segretario: il grande bisogno di dirigenti nelle scuole teologiche e nelle istituzioni scientifiche, amministrative e sociali della Chiesa; la presenza nelle università straniere di docenti esperti, specializzati nei campi che più interessano al patriarcato (patristica, teologia liturgica, fondamentale e sociale, ecclesiologia, diaconia); il fatto di poter contare su una riserva di candidati capaci e motivati.
Secondo la Commissione per lo scambio di studenti conta, oltre alla buona formazione, la futura capacità di essere dei bravi amministratori, specialisti nelle relazioni con la società, missionari. È personalmente il metropolita Hilarion a seguire il percorso di studi di ciascun allievo e sarà cura della Commissione, al termine, indirizzarlo verso il ministero più adeguato alle sue capacità e aspettative.
Lo scambio è reciproco. Attualmente sono più di cinquanta i giovani stranieri che studiano nella scuola «Santi Cirillo e Metodio» e nelle accademie di teologia di Mosca e di San Pietroburgo. Vengono da Finlandia, Polonia, Slovacchia, Bulgaria, Serbia, Macedonia, Grecia, Cipro, Germania, Stati Uniti, Giappone, Filippine, Cina. All’inizio i programmi prevedono corsi di lingua russa ma anche visite ai musei e ai monumenti storici delle principali città, perché «la formazione all’estero offre allo stesso tempo la conoscenza di tradizioni e culture differenti e legami di amicizia con professori e colleghi».
Il luogo del ministero del prete — ha detto il patriarca di Mosca nel corso di una recente visita alla diocesi di Khanty-Mansiysk — non è solo la chiesa: «Un tempo, quando tutti erano credenti, il prete si raccoglieva in parrocchia, il campanaro suonava e i fedeli venivano a pregare. Ma oggi viviamo in un’epoca» dove non è più così. «Lavorate senza sosta», ha aggiunto rivolgendosi ai sacerdoti e invitandoli ad agire in stretta collaborazione con la società, i personaggi della cultura, i docenti, con tutti coloro che hanno un’influenza sulla formazione dell’uomo contemporaneo. «Siete giovani, pieni di energia, istruiti. Non vi lasciate andare, mai. Non c’è posto per l’ozio né per l’appagamento».
L'Osservatore Romano