venerdì 27 settembre 2013

Missione e pratica di un istituto bancario cristiano


Prima di iniziare un grande progetto devi avere i calli alle mani


Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, spiega missione e pratica di un istituto bancario cristiano

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In un mondo dove sembra prevalere la speculazione e l’utilitarismo, può una banca moderna continuare a operare con principi cristiani? E quali sono le politiche creditizie coerenti con la dottrina sociale della Chiesa?In che modo l’essere cristiano influisce sulla gestione del credito? Quali solo le virtù e le buone politiche di un istituto di credito? E come ci si comporta con i creditori durante un periodo di crisi?
Queste ed altre domande ZENIT le ha rivolte a Flavio Trinca, dal 1997 presidente di Veneto Banca.
Dottore commercialista, ex deputato, già componente del consiglio dell'Associazione Bancaria Italiana, ora siede al tavolo del Comitato esecutivo accanto ai più importanti esponenti del mondo bancario nazionale.
Lei è presidente di Veneto Banca, una delle prime dodici realtà bancarie italiane, con una storia gloriosa che nasce nel 1877. Può illustrarci qual è la mission del gruppo?
Flavio Trinca: “Quella che a fine Ottocento era la Banca Popolare di Montebelluna è oggi un Gruppo bancario di rilevanza internazionale: con 3 banche in Italia (Veneto Banca, Banca Apulia e Banca Intermobiliare) e 4 nell’Est Europa (in Romania, Moldova, Croazia e Albania). Un gruppo con poco meno di 600 filiali, nel quale lavorano oltre 6000 persone.
Questa crescita, costante e solida, non sarebbe stata possibile se non fosse stata fondata sui valori portanti di una banca di territorio: partecipe e attenta alle istanze di tutti i comprensori, vecchi e nuovi, dove è presente.
Con una formula forse stereotipata, ma che ben sintetizza sia i nostri indirizzi di lungo termine che l’impegno quotidiano dei nostri uomini, possiamo affermare che la mission del Gruppo Veneto Banca è essere leader nel sostegno allo sviluppo dei propri territori, fornendo servizi di qualità e generando, con etica e responsabilità, valore nel tempo per soci, clienti e dipendenti”.
Uno dei vostri slogan è “Sappiamo di essere grandi perché di noi si fidano i piccoli”, vuol spiegarci di che si tratta?
Flavio Trinca: “È la logica conseguenza di quanto illustrato poco fa, della storia e del dna dell’Istituto. Siamo una banca che per natura è il partner delle famiglie e di quella miriade di aziende medie, piccole e piccolissime che costituiscono la grande maggioranza del tessuto produttivo e occupazionale italiano.
Da una parte la banca è in costante ascolto delle esigenze che provengono dalla clientela, dall’altro sono i nostri clienti che con la loro fiducia fanno crescere la banca della loro terra, in un circolo virtuoso. Senza dimenticare il cardine fondamentale rappresentato dai nostri soci”.
Ci spieghi meglio…
Flavio Trinca: “Veneto Banca vanta attualmente oltre 70mila soci, con una crescita massiccia e costante di coloro che ci danno fiducia, che erano 62mila a fine 2012.
Quasi la metà sono residenti in Veneto, ma con una presenza sempre più significativa da ogni parte d’Italia.
Sottolineo con orgoglio questo dato perché i soci costituiscono il legame più stretto con il territorio e un insostituibile strumento di ascolto delle necessità della gente.
Le popolari non appartengono ad uno o pochi azionisti di riferimento. Bensì a migliaia di soci con eguale importanza in sede assembleare e, tramite questi, alle comunità locali.
Questa proprietà diffusa è il valore aggiunto che garantisce a Veneto Banca il carattere di banca dei territori. Alla base della nostra forza vi è questa ‘democrazia economica’ dalla quale scaturiscono il radicamento territoriale, il dialogo con le persone, il senso di solidarietà e di responsabilità sociale”.
Di fronte alla crisi economica che sta facendo soffrire tante persone, quali politiche propone la vostra banca?
Flavio Trinca: “Innanzitutto, pur con la cautela dovuta a chi come noi gestisce il risparmio della collettività, Veneto Banca non ha mai negato e non nega fondi a coloro che ne sono meritevoli e con la loro azione creano sviluppo e occupazione.
Poi, come ho cercato di spiegare, in ogni sua scelta il Gruppo si impegna per sposare mission industriale e responsabilità sociale. Vale la pena ricordare, solo per citare alcuni esempi, la sospensione delle rate sui mutui per l’acquisto della prima casa, le moratorie a favore delle Pmi, il finanziamento per la copertura delle 13/14sime mensilità e delle imposte, quello per l’anticipo della Cassa Integrazione Straordinaria, l’adesione al Fondo Nuovi Nati ed al Programma di microcredito in accordo con la Cei denominato Prestito della Speranza a supporto dei nuclei familiari in situazioni di vulnerabilità economica e sociale”.
Quali sono le attività che assistete e promuovete in ambito sociale e caritativo, sportivo e artistico?
Flavio Trinca: “Elencarle tutte sarebbe davvero lungo. Spesso si sottolinea, a ragione, l’azione che gli Istituti di credito debbono portare avanti a favore delle comunità locali anche oltre la loro attività caratteristica. Per Veneto Banca è doveroso creare collaborazioni e sinergie con quanti si prodigano nell’associazionismo, nella formazione dei giovani e nello sport, nonché essere al fianco delle realtà che tengono accesa la luce della speranza per coloro che sono in situazioni di disagio e difficoltà. 
Un impegno che non portiamo avanti soltanto come banca ma anche attraverso la Fondazione Veneto Banca e quella di Intra”.
Qual è la sua idea di un cattolico che fa il presidente di un gruppo bancario? In che modo l’essere cristiano influisce sulla gestione e sulle scelte?
Flavio Trinca: “Credo che, tanto più con il crescere delle nostre responsabilità, occorra mantenersi innanzitutto vigili rispetto alla concretezza della realtà che ci circonda affinché questo mondo, affidato alle nostre mani, lo riconsegniamo migliore di come l’abbiamo ricevuto.
Guardo a questi tempi difficili e penso che ai cristiani sta il dovere di non rassegnarsi, né adagiarsi sulle sicurezze raggiunte, ma di essere fedeli all’altro e all’impegno concreto.
C’è una frase di un religioso toscano, Padre Vannucci, che ben si addice ai valori della nostra gente: “Prima di immergerti in ideali sublimi, guarda le tue mani: se ci sono i calli inizia, non prima”.
Cosa pensa degli appelli di Papa Francesco, il quale chiede un ritorno alla centralità dell’uomo, ponendo tutti gli strumenti economici finanziari in funzione subordinata ai bisogni delle persone?
Flavio Trinca: “Papa Francesco è una grande guida, un uomo del quale i nostri tempi avevano strenuo bisogno. Lo dico come presidente di una banca ed ancora di più come uomo e cattolico.
Il pensiero di Papa Bergoglio contro la "globalizzazione dell'indifferenza" ed i moniti a coloro che “prendono decisioni socio-economiche” che coinvolgono interi popoli, deve rappresentare un punto di riferimento per le pagine nuove che la nostra società deve scrivere se vuole uscire da questi anni di strisciante rassegnazione e difficoltà.
Non dimentichiamo il “laboratorio Buenos Aires” dove si è formato il primo pontefice gesuita della storia: passando, da arcivescovo, per l’esperienza traumatica del default del 2001 con le strade invase dal rumore assordante delle mamme argentine che battevano sulle pentole vuote.
Ho letto che già prima del conclave di lui si diceva “Gli basterebbero quattro anni per cambiare le cose”. Di certo il suo messaggio è di efficacia immediata a tutti i livelli. Il suo è davvero un pontificato “in dialogo con il mondo”.
A. Gaspari